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What at Doha ? Gli accordi per l'agricoltura | ||
by imc-italy Wednesday, Nov. 21, 2001 at 10:25 PM | mail: italy@indymedia.org | |
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Gli accordi relativi all'agricoltura raggiunti al termine di una lunga notte (vedi sotto) a Doha, a conclusione del meeting del Wto, sono il frutto di un mediazione talmente raffinata che non è facile stabilire, come invece è avvento altre volte, se ci siano vincitori o vinti. Indubbiamente ha avuto una certa influenza il clima di guerra, ma anche le posizioni di chi, già nei mesi scorsi e dall'interno del Wto, aveva sollevato perplessità su alcuni meccanismi che controllano il mercato delle merci nell'economia globalista. Non va dimenticato infatti che produzione e commercializzazione dei beni alimentari sono stati al centro delle più aspre contese relative agli accordi internazionali sul commercio, contesa che vede da una parte i Paesi europei con la loro agricoltura sovvenzionata, gli Usa, che hanno un mercato interno insufficiente e hanno bisogno di nuovi mercati in cui espandersi, e i Paesi in via di sviluppo, che oltre a rappresentare una larga parte degli stati membri del meeting del Wto, puntano anche sull'agricoltura per la loro crescita futura. Le derrate alimentari tra l'altro sono state tra le principali cause del fallimento dell'Uruguay Round, la cui conclusione, con la definizione dei Gatt (General agreement on Tariff and Trade, ovvero accordo su tariffe e commercio) è stata rimandata per un decennio. Le perplessità che hanno accolto l'incontro di Doha però non riguardavano solo le opposizioni. "C'è grande discussione, ovunque nel mondo, in merito agli accordi agricoli", ha dichiarato il direttore generale del Wto Mike Moore in una riunione preliminare tenutasi nel luglio scorso, riferendosi al fatto che anche all'interno della struttura si pecepisce una certa incapacità di risolvere i problemi in modo soddisfacente per tutti. Il predecessore di Moore, Peter Sutherland, aveva persino posto l'attenzione sul fatto che nel meeting di Doha poteva essere messa in crisi la credibilità stessa del Wto. Le decisioni prese durante il meeting avranno però grande importanza. E ancora di più saranno determinanti i dettagli che verranno messi a punto in seguito, visto che a Doha sono state più che altro delineate delle linee guida: restano da chiarire ancora per esempio la questione delle sovvenzioni all'agricoltura europea e il meccanismo del riconoscimento dei marchi di qualità. Oggi, nella maggior parte dei Paesi nord europei e negli Stati Uniti, è facile trovarsi a a fare colazione con succo di arancia della Florida, acqua minerale francese, formaggio olandese, tè indiano, biscotti italiani e banane centroamericane. E' il risultato più tangibile della globalizzazione. L'abbattimento di una tassa doganale, o viceversa la riduzione degli aiuti dati agli agricoltori in alcuni Paesi, potrebbero dunque portare a profondi cambiamenti. Ma c'è dell'altro: nel mercato senza frontiere i consumatori diventano ancora più importanti, perché un cambiamento delle loro scelte ha un impatto ancora più grande. Un prezzo troppo elevato, o una diffusa perplessità sulla qualità di un alimento (come sta avvenendo per i cibi ogm), potrebbero dunque constringere le multinazionali che operano in più Paesi, a rivedere le loro strategie. In sostanza comunque, viene sottolineata ancora una volta la necessità di prevenire restrizioni e disorsioni dei mercati agricoli, soprattutto per quanto riguarda i sussidi dati per sostenere le importazioni, e per le produzioni interne. In realtà l'Accordo agricolo avrebbe bisogno di radicali revisioni, e in particolare, proprio perché vengono messe in gioco localizzazione dei mercati, rispetto di alcune fasce lavorative non elastiche come gli agricoltori, il rispetto di tradizioni alimentari locali, meriterebbe di non essere più materia di discussione nell'ambito del Wto. |
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