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Operai della Zanon Argentina continuano ad andare avanti
by operaio metalmeccanico Sunday, Nov. 05, 2006 at 1:38 PM mail:

Un altro passo avanti per gli operai della zanon

Autogestione in Argentina: gli operai della Zanon - 4-11-06


La fabbrica Zanon, emblema dell'autogestione operaia argentina, ha ottenuto pochi giorni fa una storica vittoria giudiziaria, che le permetterà di continuare in tranquillità per tre anni la propria attività produttiva e il progetto di opere pubbliche che da anni sta portando avanti sull'intero territorio nazionale.

Dopo la crisi economica del 2001 la vicenda delle fabbriche argentine occupate e rimesse in moto dagli operai aveva fatto il giro del mondo. L'avevano raccontata Avi Lewis e Naomi Klein in “The Take”, così come molti altri documentaristi e giornalisti, sudamericani e non. L'avevano appoggiata e continuano a farlo le Madri di Plaza de Mayo e diverse associazioni per i diritti umani. L'avevano seguita migliaia di persone anche in Italia. Quello dell'autogestione, seppur non fosse un fenomeno nuovo nel sub continente americano, aveva trovato nell'Argentina distrutta dal collasso finanziario una diffusione senza precedenti, arrivando a coinvolgere circa 200 fabbriche e imprese e migliaia di lavoratori.

Adesso, a quasi cinque anni dall'inizio del fenomeno in Argentina, alcune esperienze di autogestione si sono concluse a causa di problemi finanziari o di gestione, altre hanno trovato una stabilità grazie ad accordi con gli antichi proprietari o con le varie amministrazioni provinciali. E, come spesso succede, in parte a causa del tempo, in parte a causa della distanza, l'attenzione sul fenomeno cala e ci si dimentica di chi continua a lottare.

La fabbrica di ceramiche Zanon di Neuquén, capitale dell'omonima provincia patagonica, fondata negli anni della dittatura dall'industriale veneto Luigi Zanon, è una realtà simbolo delle fabbriche autogestite argentine. Vittima di una politica volta al risparmio sui costi di gestione e sulle spese per la sicurezza dei lavoratori e caratterizzata dagli sperperi e dall'accumulo costante di debiti, la fabbrica è stata chiusa per crisi finanziaria nell'ottobre del 2001. La maggior parte degli operai rimasti senza lavoro, organizzati attorno ad un sindacato combattivo, hanno però subito capito che la storia della Zanon non poteva finire così. Decisero quindi di occuparla e rimetterla in marcia, tra numerosi problemi di organizzazione e continue minacce di sgombero. Presto gli operai ceramisti hanno trasformato la propria lotta per il recupero di una fonte di lavoro e dignità perduta in una battaglia dell'intero popolo di Neuquén, provincia ricca di petrolio e risorse ma il cui governo si è dimostrato a più riprese colpevolmente cieco di fronte alle necessità delle fasce più bisognose della popolazione. Sono diventati voce e guida di quel popolo che ogni giorno ha difficoltà a trovare di che sfamarsi, che rischia di dormire in case fatte di legno e cartone e di non potersi curare per la mancanza di strutture sanitarie.

Fin da subito la gestione operaia ha eliminato le vecchie gerarchie e ha dato una svolta alla forma organizzativa e alla conduzione dell'impresa. Al suo interno tutte le decisioni, che siano di natura politica o produttiva, sono prese in assemblea, non esistono capi settore che guadagnano più degli altri operai, ma solo coordinatori con funzioni organizzative, e gli stipendi, salvo che per qualche ridotto premio di anzianità, sono per tutti uguali. In cinque anni la fabbrica ha creato più di 210 posti di lavoro, ha costruito un centro di primo soccorso in uno dei quartieri più umili della città che sempre si è dimostrato vicino alla lotta, ha donato materiale ceramico a realtà bisognose, tra cui la provincia alluvionata di Santa Fe, ha costruito case per la popolazione locale, ha organizzato numerosi concerti all'interno degli stabilimenti e dato vita a innumerevoli progetti culturali. Ma ha dovuto ogni giorno lottare, col rischio continuo di sgomberi, chiesti a gran voce dall'ex proprietario, ordinati dal governo provinciale, ed evitati grazie al fondamentale aiuto della comunità locale. Inoltre, gli operai e i loro familiari hanno dovuto sopportare negli anni anche violente aggressioni e numerose minacce di morte.

L'anno scorso era giunta una buona notizia. La giustizia argentina aveva riconosciuto ai ceramisti, costituitisi nella cooperativa Fa.Sin.Pat (Fábrica Sin Patrones, ossia Fabbrica Senza Padroni), la possibilità di continuare la propria attività almeno per un anno sena rischio di essere sgomberati. Ma alla fine di ottobre di quest'anno sarebbero dovuti tornare davanti ai giudici. Questi, dal canto loro, avrebbero dovuto decidere se far cessare l'attività di produzione e rivendere macchinari e stabilimenti per estinguere gli ingenti debiti lasciati dagli antichi proprietari, oppure concedere una proroga alla gestione operaia. E così è stato. Il 20 ottobre scorso, il Tribunale Commerciale di Buenos Aires ha riconosciuto lo sviluppo e la crescita della gestione operaia, la correttezza dei bilanci e dei pagamenti, al contrario di quello che avveniva durante la torbida e irregolare condotta padronale degli anni passati, l'impeccabile conduzione dell'attività produttiva e industriale da parte dei più di 450 ceramisti, e ha concesso una proroga di tre anni all'attività autogestita.

Ma gli operai della Zanon sono gente che non si accontenta. Dopo ogni nuova conquista sono già pronti al passo successivo. E la prossima lotta sarà finalizzata a portare all'interno del Parlamento provinciale di Neuquén la discussione di una proposta di legge da loro stessi scritta, e appoggiata da migliaia di firme nazionali e internazionali, per l'espropriazione e la nazionalizzazione della fabbrica, da mantenere comunque sotto controllo operaio, e per un congiunto piano di opere pubbliche a favore della comunità. Se negli ultimi mesi la voce dell'intera classe operaia argentina si era in qualche maniera affievolita, di certo quella degli operai della Zanon non ha mai smesso di urlare.

http://www.obrerosdezanon.org


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