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[Milano] LIBER* TUTT* LIBER* SUBITO, RASSEGNA STAMPA COMPLETA
by (((i))) Sunday, Jun. 18, 2006 at 5:15 PM mail:

Rassegna stampa sul corteo di Sabato 17 Giugno per la liberazione degli arrestati dell'11 Marzo a Milano.

[Milano] LIBER* TUTT...
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Corriere della Sera


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No global in corteo, in quattromila bloccano la città.

Disagi e traffico in tilt da piazza Duomo a San Vittore. Tra i manifestanti anche i parenti dei giovani in cella dall’11 marzo. «Liberate i nostri compagni». Striscioni e slogan contro l’arresto di 25 ragazzi dopo gli scontri di corso Buenos Aires.

Lo volevano mettere nero su bianco: niente violenze, perché «sarà un corteo comunicativo e non cattivo». Ieri, durante il corteo dei centri sociali per chiedere la liberazione dei 25 compagni in cella dall’11 marzo per i disordini di corso Buenos Aires, le scritte «liberi tutti» le hanno messe con la vernice rossa sopra le vetrine di due banche e di un Coin, sull’esterno della chiesa ortodossa romena di via De Amicis, del nido di viale D’Annunzio e del carcere di San Vittore. Da piazza Duomo a piazzale Aquileia lungo un tragitto passato per corso di Porta Ticinese, piazza XXIV Maggio, viale Coni Zugna. Quattromila manifestanti secondo la Questura, almeno il doppio a sentire gli organizzatori. Seicento tra poliziotti e carabinieri. Il traffico in tilt specie sui Navigli. Linee dell’Atm deviate. Tanti politici di Rifondazione comunista a marciare e a incontrare in delegazione alcuni dei 25 ragazzi dietro le sbarre. La rabbia del Comune per i graffiti: Riccardo De Corato garantisce che se verranno accertati e «grazie alle telecamere è assai probabile», i responsabili saranno denunciati. Il pianto dei genitori dei giovani, in testa al corteo, aggrappati a uno striscione: «Ridate la libertà ai nostri/e figli/e». Eppoi birra, tanta e a prezzi abbordabili (Scritta sul frigo a bordo di un camion: «Birra latta 1,50 euro»), nuvole di marijuana, commercianti con giù le saracinesche, torsi nudi e bikini, 500 no global arrivati da fuori Milano in treno, una rappresentazione teatrale itinerante dal titolo «Il grande rastrello», un furgoncino targato «Guantanamo Express». Eppoi «10, 100, 1000 Nassiriya» urlati, litri di mojito, le «precarie migranti» a sfilare, un ragazzetto a smanettare con lo spray su un palazzo «Più sbirri morti».
In mezzo, la solita Milano del sabato pomeriggio. Andamento lento con l’occhio non all’orologio ma ai negozi, turisti tedeschi in ciabatte, suonerie dei cellulari in libera uscita, quelli in auto a protestare coi vigili, famiglie con cinque borse della spesa, i tavolini all’aperto al Ticinese, gli ambulanti abusivi a far affari sulla Darsena, il solito caos del mercato di viale Papiniano.
C’era paura, all’interno degli stessi centri sociali milanesi, per qualche testa calda, proveniente dal resto della Lombardia, dal Nord-Est e da Roma, che avrebbe potuto «rovinare» la manifestazione. Invece, sia in testa sia in coda, clima tranquillo, eccetto una decina di giovani, coperti da passamontagna, le aste delle bandiere in mano, a camminare picchiando per terra il piede come fosse una marcia militare e minacciare i cameramen: «Se mi riprendi ti spacco a te a quell’aggeggio». Molto ripresi dalle telecamere gli unici politici presenti, lì in corteo tutt’insieme Rocchi, Caruso, il prete no global genovese don Gallo, Daniele Farina, lì a chiedere con insistenza «l’immediata liberazione di persone contro le quali non vi sono prove concrete» ed è chiaro che «questi sono detenuti politici» ha detto Caruso. S’è visto anche Dario Fo: «La verità è che si è voluta una pena particolarmente severa per dare il castigo a chi manifesta» ha detto, sottolineando che i giovani sono in cella per aver fatto al massimo solo un po’ di teppismo. Parole che hanno provocato l’immediata condanna di Palazzo Marino: «Teppismo? Hanno messo a ferro e fuoco la città, rischiato di uccidere poliziotti, messo a repentaglio la vita di tanti cittadini» ha replicato De Corato.
Nel tardo pomeriggio piazzale Aquileia ha iniziato a svuotarsi, il corteo è diventato un bivacco nei giardinetti, a parlare di tante cose. Compresa la partita dell’Italia, partita che ha diviso un corteo fino a quel punto assai coeso. Da una parte, «ma come faccio a tifare per questo Paese che viola le regole democratiche e tiene in prigione i compagni?». Dall’altra: «Sì, ma gli Stati Uniti? Vogliamo mettere la Coca Cola o il McDonald's?»






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