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Comunicato delle reti di movimento
by movimento Monday, Jun. 05, 2006 at 3:46 PM mail:

A chi c’era e a chi non c’era. A chi era dalla parte sbagliata delle transenne

2 giugno, giornata di resistenza alla guerra


Da qualche anno la Festa della repubblica, ricordo della vittoria della resistenza e della sconfitta della monarchia, è divenuta palcoscenico celebrativo delle Forze Armate, violandone lo spirito e rendendola oggettivamente occupata dalla peggiore retorica patriottarda e guerrafondaia.

Il 2 giugno 2006 è stata un’importante giornata di resistenza alla guerra.

Da Milano a Roma, da Alessandria a Genova, da Venezia a Bologna i movimenti hanno manifestato, contestato e boicottato le vergognose parate militari organizzate dal Governo italiano e dagli Enti locali.

Con diverse forme e diverse voci le reti sociali e i tanti singoli contrari alla partecipazione delle truppe italiane nei diversi teatri di guerra hanno reclamato il ritiro immediato e senza condizione alcuna dei contingenti italiani presenti in Iraq e Afghanistan.

In questi Paesi le truppe italiane hanno un ruolo diretto di partecipazione alla guerra, all’occupazione, alla protezione di interessi privati, come dimostrato dai reparti speciali dei Carabinieri a Nassirya contigui ai pozzi petroliferi in locazione all’Eni spa.

Le stragi operate dalla coalizione occupante in queste ultime settimane di guerra dimostrano la violenza dell’occupazione e tolgono ogni alibi a chi ancora sostiene che i contingenti italiani siano protagonisti di pace e veicolo di democrazia.

I movimenti, le associazioni, i moltissimi che qui e altrove hanno lottato contro la guerra, partecipando ai tanti cortei, alle azioni dirette, agli scioperi del sindacalismo di base, alle occupazioni delle Facoltà Universitarie non sono disposti a fare sconti al governo, di qualunque colore esso sia.
Il ritiro delle truppe, immediato e senza alcuna condizione è stata la parola d’ordine di tutte le manifestazioni: le timidezze, i disitinguo, i possibili rinvii sono inaccettabili, ora più che mai.

A Bologna le reti di movimento hanno contestato la vergognosa parata militare in Piazza Maggiore per esprimere l’indignazione del nostro territorio contro i mercenari che hanno la loro divisa sporca del sangue delle popolazioni occupate.

Centinaia di cittadini hanno accolto l’invito ad essere presenti, partecipando alla contestazione ed hanno espresso tutta la loro rabbia verso il palco delle autorità dal quale i rappresentanti dell’Unione assistevano e applaudivano alla celebrazione dei reparti dell’esercito, tra i quali spiccava la delegazione della Brigata Friuli, coinvolta nelle operazioni di guerra in Iraq.

Alcuni su quel palco hanno usato nei mesi di campagna elettorale le parole del movimento no war, esposto la bandiera arcobaleno, promesso di opporsi *senza se e senza ma* alla guerra globale.
Il 2 giugno, a Bologna come a Roma, se ne sono dimenticati.

Questo è quanto e non è che l’inizio. Perchè la distruzione, l’occupazione militare, le stragi sui civili ed i campi di prigionia come Abu Grahib e Guantanamo, le bombe al fosforo lanciate su Falluja, le stragi sui civili di Kabul sono faccende troppo serie per essere rimandate o peggio delegate ad altri.

Infine, negli ultimi due giorni abbiamo letto sui giornali locali molte sciocchezze e inesattezze. Ci permettiamo di stigmatizzarne solo alcune, tra le meno opportune.

Se si intende dire che il 2 giugno c’erano poche persone in Piazza siamo daccordo: davanti al palco non c’era nessuno.

Il problema della c.d. violenza e della c.d. non violenza va posto ai militari della Brigata Friuli, allo United States Marines Group, ai Carabinieri dislocati a Nassiria in nome e per conto di ENI spa.

Con Michelini e Antonioni dell’ANPI ci teniamo a ribadire che nessuno ha inteso fischiare voi o la vostra straordinaria esperienza cui portiamo il massimo rispetto. Eravate dall’altra parte delle transenne e, come sapete, i fischi non sono direzionabili. Ce ne dispiace comunque, come ci dispiace che usiate parole di condanna così forti verso di noi e non verso chi viola l’art.11 della Costituzione che proprio voi avete conquistato.

Per questo convocheremo un’assemblea cittadina di movimento nei prossimi giorni per rilanciare il confitto contro la guerra ed estenderlo anche a tutti gli uomini e le donne di Bologna che non hanno smesso di pensare e lottare, e sottolineiamo che le assemblee del movimento le convoca il movimento.


Centro Sociale TPO - Circolo Anarchico Berneri – Crash - CUB Bologna
Livello 57 - Rete Universitaria - VAG 61

Lunedì 5 giugno 2006. Bologna

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