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alcune note su mr. crowley
by kybernetes Wednesday, May. 11, 2005 at 4:29 PM mail: kybernetes@mortemale.org

frammenti della vita di aleister crowley

alcune note su mr. c...
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Edward Alexander "Aleister" Crowley (1875-1947), come Cagliostro, è una figura chiave nella storia dei nuovi movimenti magici. A lui si deve il maggiore tentativo di creare una "religione magica" per il nostro tempo e la sua influenza sull'ambiente magico contemporaneo è immensa, si tratta d'un'influenza per molti versi trasversale che riguarda anche settori determinati della cultura moderna, soprattutto giovanile, quali la letteratura, la pittura, la musica, etc.
Dal punto di vista delle scienze occulte, il suo merito principale consiste nel sistema di difese (contro l'ossessione) che escogitò per proteggere coloro che s'avventuravano nei piani sottili.
Nel mondo della magia cerimoniale di oggi Crowley è il principale indiziato di satanismo tuttavia egli non può esser considerato tecnicamente un satanista perchè ateo e le forze occulte che intendeva mobilitare non vengono affatto identificate con il diavolo della Bibbia: egli stesso afferma "il diavolo non esiste", per lui "non c'è altro dio che l'uomo" e Satana è semplicemente un nome inventato dalle religioni per i loro fini.
Crowley definisce la magia come "la Scienza e l'Arte di causare cambiamenti in conformità con la Volontà" e, nel corso della sua vita, divulgherà progressivamente tutti i rituali e gli insegnamenti della Golden Dawn di cui egli era a conoscenza nel suo giornale "The Equinox" (fu, probabilmente, la prima volta che apparvero in stampa i genuini insegnamenti operativi d'una società ermetica, e non soltanto i semplici testi cerimoniali o le traduzioni in un linguaggio simbolico incomprensibile ai "profani").
Egli anticipò una rivoluzione spirituale in contrasto con lo spargimento di sangue causato da una guerra o da una rivolta proletaria.
Crowley incontrò a Berlino lo psicoanalista austriaco di idee socialiste Alfred Adler nell'agosto del 1930 ed in quello del 1931. Vi sono testimonianze di prima mano che Crowley abbia introdotto Aldous Huxley (autore dei celebri "Le porte della percezione" ed "Il mondo nuovo"), all'uso della mescalina a Berlino negli anni precedenti al 1933.
La stampa underground (come rivela l'International Times) ha descritto Crowley come l'eroe sconosciuto degli hippies. Timothy Leary s'identificò interamente con la corrente iniziata da Crowley e considerava una delle sue aspirazioni il completamento dell'opera ch'egli aveva iniziato per preparare il mondo alla coscienza cosmica.
Da molti anni Crowley è popolare negli ambienti della musica rock e divi vecchi e nuovi hanno variamente espresso simpatia per la sua figura: : già i Beatles lo avevano inserito fra le "persone che ci piacciono" sulla copertina del famoso "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band" (elemento decisivo perchè "La Torre di Guardia" del 15 gennaio 1983 ricordasse che l'ascolto di questo disco era vietato ai Testimoni di Geova). Jimmy Page (chitarrista dei Led Zeppelin) è uno dei maggiori collezionisti mondiali di materiale crowleyano ed ha addirittura acquistato la casa di Crowley a Boleskine. Ozzy Osbourne e David Bowie lo hanno menzionato nelle loro canzoni e Mick Jagger dei Rolling Stones è un appassionato di Crowley.
Nel corso degli anni sono nati gruppi musicali esplicitamente crowleyani, come i Coil ed i Current 93, di cui almeno uno si è evoluto in un nuovo movimento magico: il Temple Ov Psychick Youth (T.O.P.Y., Tempio Della Gioventù Psichica: la storpiatura dell'ortografia inglese è voluta come gesto di ribellione alle regole) fondato nel 1981 dal cantante Genesis P. Orridge, sulle onde dei brani musicali del suo complesso (gli Psychic TV).
Nei primi anni '20, mentre i suoi amici frequentavano Monte Verità (presso Ascona, in Svizzera), Crowley diede vita ad un esperimento sociale ed a Cefalù, nel marzo del 1920, in una villa presa in affitto, venne creata la leggendaria Abbazia di Thélema, basata su quella omonima che François Rabelais, nel Cinquecento, aveva fatto erigere ad uno dei suoi più celebri personaggi, il Gigante Gargantua, con l'unica regola del "FA' QUELLO CHE VUOI, perchè persone libere, bennate, ben istruite, che frequentano oneste compagnie, sentono per natura un istinto ed inclinazione che li spinge ad arti virtuosi, e li tiene lontani dal vizio".
Fu proprio in Sicilia che Crowley conquistò buona parte della sua fama di "uomo perverso": il suo soggiorno fu anomalo e scandaloso per gli abitanti del luogo e ben presto cominciarono a diffondersi voci insistenti e preoccupanti sul conto suo e della comunità con cui viveva: li si accusava, tra l'altro, esagerando, di praticare cerimonie magiche che comportavano il sacrificio di bambini e, con l'avvento del fascismo, fu subito espulso dall'Italia da Benito Mussolini, anche a causa di ciò che si diceva circa quel che si sarebbe svolto nel suo tempio.

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Le radici occulte del nazismo
by f.u. Wednesday, May. 11, 2005 at 4:59 PM mail:

LA MODERNA MITOLOGIA DELL’OCCULTISMO NAZISTA

(…)

Mentre queste mistificazioni possono essere ricondotte a concetti di natura teosofica, vi sono anche altre fonti mitologizzanti di questa criptostoria. Parecchi anni dopo la seconda guerra mondiale, Ravenscroft ha incontrato Walter Johannes Stein (1891 - 1957), un ebreo austriaco che era emigrato dalla Germania in Inghilterra nel 1933. Prima della creazione del Terzo Reich, Stein aveva insegnato all’Istituto Waldorf di Stoccarda, che era gestito secondo i principi antroposofici di Rudolf Steiner. Durante quel periodo, Stein scrisse una curiosa e dotta opera, Weltgeschichte im Lichte des Heiligen Gral (1928), che si basava su un’interpretazione antroposofica della letteratura e della storia medievale. Stein argomentava che la storia del Graal contenuta nel Parzival (1220 c.a.) di Wolfram von Eschenbach era stata scritta sullo sfondo storico del IX secolo e che i favolosi personaggi dell’epica corrispondevano a persone reali che erano vissute durante l’impero carolingio. Ad esempio, il re del Graal Anfortas veniva indicato con Carlo il Calvo, nipote di Carlo Magno; Cundrie, maga e messaggera del Graal, sarebbe stata Ricilda la Cattiva; lo stesso Parzival era individuato in Luitward di Vercelli, cancelliere della corte franca; e Klingsor, il malefico mago e signore del Castello delle Meraviglie, veniva identificato con Landolfo II di Capua, uomo di sinistra reputazione a causa del patto che aveva stretto con le potenze pagane dell’Islam nella Sicilia occupata dagli arabi. La battaglia tra i cavalieri cristiani e i loro malvagi avversari veniva intesa come un’allegoria dell’incessante lotta per il possesso della Sacra Lancia che avrebbe trafitto il costato di Cristo durante la Crocifissione.

Ravenscroft ha fondato la sua versione occulta del nazismo sull’opera di Stein. Ne La lancia del destino (1972) riferiva come, nell’agosto del 1912, il giovane studente Stein avesse scoperto una copia di seconda mano di Parzival in una libreria occultista nei quartieri vecchi di Vienna. Questo volume conteneva numerose annotazioni sotto forma di un commentario al testo, che interpretava l’epica come una serie di prove iniziatiche lungo un percorso prestabilito verso il conseguimento della consapevolezza trascendente. Tale interpretazione era sostenuta da molte citazioni tratte da religioni orientali, alchimia, astrologia e misticismo. Stein notò anche che una robusta presenza di odio razziale e di fanatismo pantedesco percorreva tutto il commentario. Il nome scritto all’interno della copertina del libro indicava che il suo precedente proprietario era stato Adolf Hitler. Incuriosito dalle annotazioni, Stein tornò alla libreria per chiedere al proprietario se non potesse dirgli nulla su Hitler. Ernst Pretzsche informò Stein che Hitler era un assiduo studioso dell’occulto e gli diede il suo indirizzo. Stein andò a trovare Hitler. Nel corso dei loro frequenti incontri, alla fine del 1912 e agli inizi del 1913, Stein venne a sapere che Hitler riteneva che la Sacra Lancia poteva garantire a chi l’avesse posseduta illimitati poteri per fare il bene o il male. Tra i precedenti possessori dell’arma vi sarebbero stati Costantino il Grande, Carlo Martello, Enrico l’Uccellatore, Ottone il Grande e gli imperatori Hohenstaufen. Divenuta proprietà della dinastia degli Asburgo, la Lancia giaceva in quel momento nell’Hofburg, a Vienna. Hitler era deciso a entrarne in possesso per potersi assicurare il dominio del mondo. Ravenscroft aggiunse anche la sensazionale storia che Hitler avesse accelerato la propria maturazione occulta tramite l’uso del peyote, fungo allucinogeno al quale era stato introdotto da Pretzsche, che fino al 1892 aveva lavorato come assistente farmacista presso la colonia tedesca di Città del Messico.

Ravenscroft ha descritto un’altrettanto fantasiosa rete di persone ipoteticamente coinvolte nell’ambiente occulto di Monaco. Dietrich Eckart veniva descritto come uno studioso di occultismo che aveva viaggiato fino in Sicilia per trovare il castello di Landulf II a Caltabellotta, dove questo presunto modello di Klingsor aveva effettuato rituali satanici di magia astrologica araba che si diceva avessero fatto inorridire i cristiani dell’Europa meridionale. Landulf avrebbe evocato gli spiriti delle tenebre tramite la tortura e il sacrificio di vittime umane; Ravenscroft suggerì che la Società Thule sotto la direzione di Eckart avesse effettuato analoghi rituali con ebrei e comunisti che erano inspiegabilmente scomparsi a Monaco durante i primi anni della Repubblica. Per questa sua mitologia nazista Ravenscroft reclutò addirittura Aleister Crowley (1875 - 1947), il mago inglese, che aveva stabilito la sua antinomistica Abbazia di Thelema a Cefalù nel 1921. Crowley avrebbe anche condotto delle ricerche a Caltabellotta, mentre Eckart avrebbe effettuato uno studio sulla magia sessuale gnostica di Crowley e sulle sue connessioni simboliche con le pratiche sataniche di Landulf. Questo guazzabuglio di legami tra occultismo del XX secolo e Sicilia del IX secolo culminava nell’asserzione che Hitler si credeva la reincarnazione di Klingsor-Landulf. Ravenscroft ne concluse che Eckart e Haushofer iniziarono Hitler ai riti della magia nera finalizzati a stabilire un contatto con le potenze del male: «Dietrich Eckart riuscì a sviluppare e ad aprire i centri del corpo astrale di Adolf Hitler, dandogli la possibilità di vedere nel macrocosmo e i mezzi per comunicare con le forze delle tenebre […] utilizzando i suoi ricordi della passata incarnazione come Landulf di Capua nel IX secolo. […] Divulgando la Dottrina segreta, Haushofer ampliò la consapevolezza temporale di Hitler […] [e lo] risvegliò ai reali motivi del principio luciferino che lo possedeva in modo che poté diventare il consapevole veicolo dei suoi malvagi intenti nel XX secolo».

Centri del corpo astrale, visione del macrocosmo, principio luciferino e sua imminente manifestazione come Anticristo sono tutti concetti derivati dall’antroposofia. Qui è possibile vedere chiaramente come Ravenscroft adattasse i materiali di Rudolf Steiner e di Walter Johannes Stein alla mitologia del nazismo occulto. Anche lo spiritismo ebbe un ruolo nella sua fantasiosa descrizione della Società Thule. Oscene sedute con una medium nuda sarebbero state tenute da Eckartr, Rosenberg e Sebottendorf come mezzi per contattare le ombre degli ostaggi della Thule assassinati. Sia il principe von Thurn und Taxis che Heila von Westarp proclamarono dall’oltretomba che Hitler sarebbe stato il prossimo possessore della Lancia Sacra e avrebbe guidato la Germania in un disastroso tentativo di conquista globale.

Non è da molto che i cripto – storici hanno scoperto gli ariosofi. Le loro gerarchie segrete e la gnosi occulta soddisfacevano tutti i requisiti di una visione arcana del nazionalsocialismo. Dopo l’inclusione di List nella Società Thule da parte di Bronder, Ravenscroft fu il secondo autore a sfruttare List come mentore occulto di Hitler. Nello scalcinato ufficio della libreria di Pretzsche, Stein avrebbe quindi visto una fotografia di gruppo che mostrava Pretzsche accanto a Guido von List. Stein rievocava List come l’infame fondatore di una loggia occulta, la quale era stata denunciata dalla stampa viennese come una «fratellanza di sangue» per aver effettuato rituali coinvolgenti perversioni sessuali e la pratica della magia nera medievale. Denunciato nel 1909, List fu costretto ad abbandonare Vienna per paura di essere linciato dagli sdegnati cattolici. Ravenscroft ne inferì che sia Ernst Pretzsche che Adolf Hitler erano stati associati alla loggia di List: «Secondo Hitler, lo stesso Pretzsche era presente quando Guido von List tentò di materializzare “l’Incubo” in un rituale finalizzato a creare un “Figlio della Luna”».

Non vi è la benché minima prova dell’esistenza di tali rituali. List non fu mai costretto a lasciare Vienna e godette della benevolenza di eminenti personaggi viennesi. La natura dei rituali che Ravenscroft ha descritto lascia trasparire l’influenza di Aleister Crowley, specialmente per quanto riguarda la creazione di un «Figlio della Luna». Si può aggiungere che nessun individuo di nome Pretzsche ha mai abitato a Vienna tra il 1890 e il 1920, né questo nome è mai apparso nell’elenco degli appartenenti della Società List. La natura fittizia dell’intero episodio costruito attorno alla copia annotata del Parzival viene indicata dalla somiglianza dell’oscura libreria di Pretzsche con quella descritta da sir Edward Bulwer-Lytton in Zanoni (1842), che probabilmente servì a Ravenscroft come modello letterario.

n.d.r. il link non lo metto sono nazi usate google

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crowley ed il nazismo magico
by kybernetes Wednesday, May. 11, 2005 at 5:33 PM mail:

Il mago inglese non ha mai avuto a che fare con Adolf Hitler ne' con il III Reich anche se Ravenscroft, Guénon e Webb nei loro testi affermano il contrario. Sulla questione rimando ai testi di Giorgio Galli.

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nazi per nazi
by no nazi Wednesday, May. 11, 2005 at 6:18 PM mail:

l'ignoranza fa i bambini ciechi

visto che oramai su indy si possono pubblicare i peggio deliri nazisti mi adeguo nella speranza che qualcuno apra gli occhi - se necessita vado avanti per la mia strada e questo lo faccio diventare il peggio post nazista di indy
se gli admin sono compiacenti mi pare chiara la deriva




Sergio Fritz Roa
ALEXANDER DUGHIN O QUANDO
LA METAFISICA E LA POLITICA SI INCONTRANO

[ tratto dal sito BAJO LOS HIELOS - Pensamiento Tradicional y Poesía Trascendente ]

Poche personalità negli ultimi anni hanno colpito in modo così rumoroso gli ambienti del radicalismo mondiale, come lo ha fatto Alexander Dughin. Polemista, uomo dotato di una memoria prodigiosa, notevole artigiano nella difficile scienza di generare idee, diffusore di un programma trasgressore come pochi altri, saggista, geopolitico, musicista, studioso della Metafisica guénoniana, critico delle ideologie politiche accettate dalla polizia del pensiero, editore clandestino delle opere di Guénon ed Evola quando ancora l' Unione Sovietica era una realtà, direttore dell' associazione e casa editoriale Arctogaia, la quale letteralmente inonda Internet con le sue pagine che trattano di Nazional-Bolscevismo, Otto Rahn, eurasismo, e Julius Evola, all' interno di un variopinto universo che potrà generare applausi od ostilità; dacchè difronte a Dughin o si stà con lui e lo si segue o lo si ripudia. Sembra che non sia data altra possibilità. E, senza dubbio, noi di seguito tenteremo di dare un giudizio critico che vada oltre le posizioni estremistiche dianzi accennate.

Esporremo le idee sostenute da Dughin indicando, qualora lo ritenessimo necessario, la nostra opinione.
1 - Tesi Geopolitica

Uno dei punti centrali degli scritti di questo pensatore russo è la geopolitica. In lui converge una tradizione che va da Halford McKinder, passando per il misterioso Karl Haushofer, fino a Parvulesco, suo amico francese.

L' importanza data da Dughin alla politica dei grandi spazi, lo scontro fra due postulati cosmovisionari come sono
l' atlantismo e l' eurasismo, il destino della Germania e della Russia, si fonda nella ricerca del senso di una lotta che possiede collegamenti invisibili e nella quale non solo attuano gli uomini ma - se ci è permessa l' espressione - gli stessi dei. E cioè, il combattimento si intende tra idee-forza più che tra personalità. Gli uomini rappresentano solamente i corpi e i punti spaziali nei quali si manifesta la violenza storica.
2 - Politica Ermetica

Per Alexander Dughin come per Pauwels, Bergier, Serrano, Robin, Evola, Angebert, e tanti altri, esistono occulte connessioni tra la politica moderna e la spiritualità. Fin troppo si è scritto sugli Illuminati di baviera, l' Ordine di Thule, la Massoneria. Dughin segnala nuovi paradigmi. Ci parla della geopolitica mossa da sette che si affrontano a morte; del cosmismo russo; e altre forze veicolate da gruppi limitati, che lavorano nell' ombra.

E' stata materia di aspre critiche l' idea di Dughin secondo la quale il comunismo sarebbe una sorta di "Via della Mano Sinistra", la quale trova espressione nel mondo tradizionale in correnti come il Tantrismo. E' questo ripetiamo, uno dei punti più controversi in Dughin, ogni volta che nei suoi testi si apprezza una valorizzazione di questo cammino. Abbiamo visto su Internet nella Home Page di un sito nazional-bolscevico, come se si trattasse di una rivendicazione, una fotografia del satanista Aleister Crowley, per il quale il russo ha manifestato grande interesse. Non possiamo omettere che dissentiamo da questa nebulosa spirituale, che unicamente conduce a equivoci a coloro che non si attengano alla dicotomia "spiritualità tradizionale - pseudospiritualità", espressa così chiaramente da Guénon. D' altra parte, se Dughin pretende di difendere la Tradizione, per quale ragione non si dedica esclusivamente all' esposizione seria e meditata del Cristianesimo Ortodosso - il quale si, possiede fino ad oggi la trasmissione e i riti propri a un cammino tradizionale -; invece di cercare la Luce in uno dei terreni più instabili della "spiritualità", come lo è l' occultismo?
3 - Rivoluzione Conservatrice
Lo scrittore russo riscatta il messaggio di quel dissimile gruppo che Armin Mohler nella sua tesi di laurea denominò "Rivoluzione Conservatrice", e alla quale avevano aderito pensatori della taglia di Thomas Mann, i tre Ernst (Niekish, Jünger, Salomon), Carl Schmitt, Oswald Spengler, i fratelli Strasser, tra gli altri.

La filosofia di questo gruppo si caratterizzava per un evidente culto della guerra, l' aver bevuto da fonti nitzscheane, la sua opposizione al Nazionalsocialismo, un accento di sinistra - il quale, dobbiamo dire, non è presente nel politologo cattolico Schmitt - che senza dubbio è capace di riscattare la Nazione come entità e bandiera di lotta.

I membri di questa corrente saranno centri d' attrazione per Dughin come lo son stati per il movimento culturale denominato Nuova Destra.

4 - Spiritualità Tradizionale

Dughin editerà durante gli anni del marxismo in forma di samizdat, testi degli autori tradizionalisti René Guénon e Julius Evola. Segnalerà che tanto nella Chiesa Ortodossa come nell' Islam vi sono due vive forze della Tradizione in Russia e nei paesi salvi. Sarà per tanto critico nei confronti del neo-spiritualismo e di quel fenomeno straordinariamente anti-tradizionale e sovversivo che è la New Age. Senza dubbio, e come abbiamo già indiciato, esistono aspetti nei suoi postulati che ci sembrano pienamente discutibili; per esempio la sua valorizzazione di alcuni aspetti della magia occultista e oscurantista di Crowley.
5 - Convergenza degli Estremi

Alexander Dughin si definirà Nazional-Bolscevico. Pertanto la sua pretesa è l' unione tattica delle file nazionalista e comuniste. E così unirà il radicalismo tedesco col bolscevismo russo. Da parte nostra diciamo che questa dottrina sebbene strampalata, senza dubbio non è originale e che, al contrario, si è presentata come un muro difeso da vari pensatori. E' ciò che è stata definita "l' alleanza rosso-bruna", che sedusse alcuni autori della "Rivoluzione Conservatrice", e in anni più recenti Giorgio Freda, autore del libro La disintegrazione del sistema e creatore del curioso movimento chiamato nazi-maoista.

Tale posizione, secondo i nazional-bolscevichi, si giustifica col fatto che gli unici avversari del sistema capitalista sono stati e sono l' estrema destra e l' estrema sinistra.

Come aneddoto riportiamo che Julius Evola criticò queste posizioni, le quali furono molto forti e radicali in Italia, durante la decade tra gli anni 60 e 70, portando anche in carcere vari dei militanti di questa corrente, i quali credettero che non vi era altra via percorribile che non la violenza. Il riferirsi da parte di questo gruppo a figure come Che Guevara, Mussolini, Mao Tse-Tung o il medesimo Evola (che mai nei suoi scritti o conversazioni appoggiò un simile modo d' agire!), fu una delle caratteristiche in Italia di questa dottrina piuttosto ambigua e pericolosa.
6 - Nuove Strategie

Non è stata solo l' erudizione del direttore di Arctogaia che ha richiamato l' attenzione degli europei. Lo ha fatto anche il suo carattere di polemista. Secondo lui vanno utilizzate nuove strategie e tattiche. La guerra attuale esige nuovi mezzi, e non debbono passare in secondo piano la televisione, la radio, il periodico, la rivista, Internet. Tramite tutti questi media, Dughin ha lanciato i suoi dardi velenosi, seminando l' interesse tra gli intellettuali.

Però non basta solo utilizzare nuovi armamenti, si evince dalla sua azione. Bisogna appropiarsi di una nuova semantica. La rivoluzione non è nient' altro che l' imposizione di nuovi parametri concettuali. Così, un linguaggio che utilizza parole supponentemente antagoniste richiamerà l' attenzione. Utilizzare termini come rivoluzione-conservatrice, socialismo-nazionale, unione tra estrema destra ed estrema sinistra, è fortemente polemico. Ed è qui che troviamo il rischio del metodo operativo di Dughin: per voler abbracciare molto - nell' essere estensivo - è caduto in alcune contraddizioni.


Abbiamo voluto mostrare in sintesi - che sappiamo essere stringata - le principali idee che muovono questo intellettuale
dell' attivismo più radicale. Speriamo che il nostro lavoro sia utile a coloro che ricercano altre rotte nei tristi mari della politica attuale.

Diciamo, per concludere, che si potrà essere d' accordo o in disaccordo rispetto alle teorie del pensatore russo. Senza dubbio, qualcuno potrà essere indifferente ai suoi postulati? Crediamo di no, e vi in ciò un merito non minore imputabile a questo geopolitico della metafisica.


BIBLIOGRAFIA CONSULTATA
1 - INTERNET

Possiamo dire che abbiamo passato in rassegna quali la totalità delle pagine che diffondono il pensiero di Dughin su Internet; raccomandiamo specialmente il sito web Arctogaia ( http://www.arctogaia.com/ ) che presenta molto materiale utile. Vedere inoltre il sito il cui URL è http://resist.gothic.ru/ dove si trovano tra gli altri articoli di Dughin, "We are going to cure you with poison ( Un saggio sul serpente)" ( http://resist.gothic.ru/english/serpent.html ) ed il breve testo "Axe is the name of mine ( Dostoyevskiy and the metaphysics of St. Peterburg)" ("http://resist.gothic.ru/english/axe.html).
Sebbene siano pochi i testi di Dughin tradotti in castigliano disponibili in Internet, se ne possono rintracciare tre o quattro. Uno di questi è "La dinámica ideológica en Rusia y los cambios del curso de su política exterior" (http://www.geocities.com/CapitolHill/6824/felix.htm)

Ed infine, un altro sito Nazional-Bolscevico che deve essere visitato è Synergeon (http://www.nationalbolshevik.com/synergon/directory.html)

2 - RIVISTE

1. - Ghio, Marcos. El Quinto Estado: Una réplica a Alexander Dugin. In "El Fortín", N° 12, 3a. Época, Buenos Aires, pág. 4-6. Si tratta di una eccellente formulazione di critiche mosse dal direttore del Centro di Studi Evoliani al politico russo.

2. - Autore sconosciuto. La verdadera Rusia. Alexander Dughin, un "tradicionalista metafisico" en la URSS de Gorbachov. In "Ciudad de los Césares" N° 19, Luglio-Agosto del 1991, Santiago del Cile, pág- 5-7. E' un' intervista realizzata dalla rivista "Orion", N° 73, Gennaio-Febbraio del 1991, Bruxell, e che la pubblicazione cilena tradusse accostandole un' utile introduzione. Nel medesimo numero di "Ciudad de los Césares", si trova un lavoro relativo al Nazional-Bolscevismo, il cui autore è José Cuadrado Costa, e intitolato Ernst Niekisch y el Nacional-Bolchevismo.

3. - Aleksandr Dugin. Cosmismo y comunismo. Conspiracion ideológica en Rusia. In En "Ciudad de los Césares" N° 39, Maggio-Luglio del 1995. Santiago del Cile, pág. 17-22.

4. - Andrade, Gustavo. ¿Nacional-Comunismo o alianza pardo roja? In "Ciudad de los Césares" N° 32, Novembre-Febbraio del 1994. Santiago del Cile, pág. 3-5.

5. - Andrade, Gustavo. Por una geopolítica (hispano) americana. A propósito de la perspectiva geopolítica eurasiática. In "Ciudad de los Césares" N° 27, Novembre-Dicembre del 1992. Santiago del Cile, pág. 3-6. Si presentano in questo lavoro le idee esposte durante la riunione celebrata in Russia e alla quale assistettero autori come Dughin, Steuckers, Baburin, Benoist tra gli altri.


Inoltre si è consultata la bibliografia completa di "Ciudad de los Césares" - dove si possono trovare molti testi o rassegne riferentisi al Nazional-Bolscevismo - i testi politici di Julius Evola, specialmente ""Cabalgar el tigre" (Ediciones Nuevo Arte Thor, Barcelona, 1987).

fonte: Società Thule Italia

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Dugin: Evola e il tradizionalismo russo
by no nazi Wednesday, May. 11, 2005 at 6:27 PM mail:

Julius Evola e il tradizionalismo russo



1. La scoperta di Evola in Russia


L'opera di Evola è stata scoperta in Russia negli anni 60 dal gruppo assai ristretto degli intellettuali dissidenti anticomunisti, detti "i dissidenti di destra". Era una piccola cerchia di persone che avevano rifiutato volutamente la partecipazione alla vita culturale sovietica e avevano scelto l'esistenza clandestina. La contestazione della realtà sovietica è stata presso di essi così totale perché si cercavano i principi fondamentali che avrebbero potuto spiegare le radici di questo giudizio negativo assoluto. E' su queste vie di rifiuto del comunismo che si sono scoperti certi lavori di autori antimoderni e tradizionalisti: soprattutto i libri di Réné Guénon e di Julius Evola. Due personaggi centrali animavano questo gruppo - il filosofo musulmano Geidar Djemal e il poeta non conformista Evgeni Golovin. Grazie ad essi, i "dissidenti di destra" hanno conosciuto i nomi e le idee di questi grandi tradizionalisti del nostro secolo. Negli anni 70 sono state fatte le prime traduzioni dei testi di Evola ("La Tradizione Ermetica") sempre nel quadro della medesima cerchia e sono state distribuite sotto forma di samizdat. La qualità delle prime traduzioni era assai scadente perché esse venivano eseguite da appassionati poco competenti, ai margini del gruppo degli intellettuali tradizionalisti propriamente detti. Nel 1981 è apparsa nel medesimo ambiente la traduzione di "Heidnische Imperialismus", il solo libro disponibile presso la Biblioteca Lenin di Mosca. Questa volta la distribuzione per samizdat è stata assai ampia e la qualità della traduzione migliore. Poco a poco si è formata la vera corrente dei tradizionalisti che è passata dall'anticomunismo all'antimodernità, estendendo il rifiuto totale della realtà sovietica al mondo moderno in quanto tale, coerentemente con la visione tradizionalista integrale. Bisogna notare che le idee dei tradizionalisti in questione a quell'epoca erano molto lontane dall'altra branca dei "dissidenti di destra" che erano cristiani ortodossi, monarchici e nazionalisti. Dunque Evola era più popolare tra le persone che si interessavano di spiritualismo in senso lato - yoga, teosofismo, psichismo, etc. Nel corso della perestroika tutte le forme di dissidenza anticomunista si sono manifestate alla luce del sole e, a partire dai "dissidenti di destra", si è creata la corrente ideologica, culturale e politica della Destra - nazionalista, nostalgica, antiliberale e antioccidentale. In questo contesto e seguendo lo sviluppo della glastnost le idee propriamente tradizionaliste, i nomi di Guénon ed Evola si sono introdotti nel complesso culturale della Russia. I primi testi di Evola sono apparsi negli anni 90 presso la cosiddetta stampa "patriottica" o "conservatrice" di grande tiratura e l'argomento del tradizionalismo è divenuto il tema di polemiche virulente e assai animate nel campo della destra russa nel senso più lato del termine. Le riviste "Elementy", "Nach Sovremennik", "Mily Anguel", "Den" etc. hanno cominciato a pubblicare parti degli scritti di Evola o articoli ispirati alle sue opere dove il suo nome era più volte citato. Poco a poco il campo dei "conservatori" è stato strutturato ideologicamente e si è prodotta la separazione tra la Destra arcaica, nostalgica, monarchica e l'altra Destra più aperta, non conformista e meno "ortodossa" - una sorta di "novye pravye" in russo, che si può tradurre come "nuova destra", ma precisando che si tratta di un fenomeno molto originale e molto differente dalla ND europea. Questo secondo partito dei "patrioti" lo si potrebbe qualificare come "terzaforzisti", "nazional-rivoluzionari" etc. La linea di rottura passa precisamente nell'accettazione o nel rifiuto delle idee di Evola o piuttosto dello spirito di Evola che non si può qualificare solamente come "conservatore" o "reazionario" ma come quello della Rivoluzione Conservatrice, come la "rivolta contro il mondo moderno". Recentemente il primo libro - "Heidnische Imperialismus" - è stato pubblicato a grande tiratura in 50.000 copie. Una trasmissione televisiva sul primo canale è stata dedicata a Evola. Dunque si può dire che per la Russia comincia la scoperta di Evola su larga scala. Quello che era un nucleo intellettuale estremamente marginale prima della perestroika in Russia è divenuto ora un fenomeno ideologico e politico importante. Ma è evidente che Evola scriveva i suoi libri e formulava le sue idee in un contesto temporale, culturale, storico ed etnico molto differente. Dunque si pone il problema: che cosa c'è di valido in lui per la Russia attuale e quale parte della sua opera deve essere adattata o respinta nelle nostre condizioni? Questo richiede almeno una breve analisi delle divergenze e delle convergenze tra il tradizionalismo di Evola e la tradizione sacra e politica propriamente russa.

2. Contro l'Occidente moderno

Inizialmente bisogna precisare che il rifiuto del mondo moderno profano e desacralizzato che si manifesta nella civiltà occidentale del ciclo finale è comune a Evola e a tutta la tradizione intellettuale russa degli slavofili. Autori russi come Homyakov, Kirievsky, Aksakov, Leontiev, Danilevsky tra i filosofi e Dostoevsky, Gogol, Merejkovsky tra gli scrittori criticano il mondo occidentale pressoché negli stessi termini di Evola. Si trova presso di essi la medesima avversione al regno della quantità, al sistema della democrazia moderna, al degrado spirituale e alla profanità totale. Così si vedono spesso delle corrispondenze sorprendenti tra la definizione delle radici del male moderno - massoneria profana, giudaismo deviato, avvento delle plebi, divinificazione della ragione - in Evola e nella cultura "conservatrice" russa. In qualche modo, la tendenza reazionaria è qui comune, dunque la critica dell'Occidente da parte di Evola è completamente comprensibile e accettabile in la linea generale dai conservatori russi. Oltre a questo si trova sovente in Evola la critica formulata in un modo più vicino alla mentalità russa che a quella europea - lo stesso gusto per la generalizzazione, l'evocazione frequente di motivi mistici e mitologici, il vivo sentimento del mondo spirituale interiore a partire dal quale si percepisce organicamente la realtà immediata moderna come perversione e deviazione. In generale, per la tradizione conservatrice russa lo stile della spiegazione mitologica degli avvenimenti storici e anche contemporanei è quasi obbligatorio. Il richiamo al livello super-razionale o non razionale si comprende perfettamente in Russia dove piuttosto è l'eccezione un argomentare razionale. Si può inoltre notare l'influenza esercitata dai conservatori russi su Evola: nelle sue opere egli cita spesso Dostoevsky, Merejkovsky (il quale, d'altronde, egli conobbe personalmente) e alcuni altri autori russi. D'altro canto, questi frequenti riferimenti a Malynsky e a Leon de Poncins lo fanno parzialmente rientrare nella tradizione contro-rivoluzionaria tipica dell'est europeo. Si può anche citare i suoi riferimenti a Serge Nilus, l'editore dei famosi "Protocolli" che Evola ha riediti per l'Italia. Nello stesso tempo è evidente che Evola conosceva assai male la cultura conservatrice russa nel suo insieme che, d'altronde, non lo interessava particolarmente a causa della sua idiosincrasia anticristiana. A proposito della tradizione ortodossa egli ha detto appena qualche parola non significativa. Dunque l'affinità tra la sua posizione nei confronti della crisi del mondo moderno e l'antimodernismo degli autori russi è dovuta piuttosto alla comunanza delle reazioni organiche - eccezionale e individuale nel caso di Evola e tradizionali nel caso dei russi. Ma grazie alla spontaneità delle convergenze antimoderne la testimonianza di Evola diviene ancora più interessante e più preziosa. Sia quel che sia, questa parte critica di Evola rientra perfettamente nei quadri della corrente ideologica della Destra russa e apporta molto a questa visione della decadenza storica, dando formule nuove a volte più complete, più radicali e più profonde. Sotto questo aspetto le idee di Evola sono accolte molto positivamente nella Russia attuale dove l'antioccidentalismo è un fattore ideologico e politico estremamente potente.

3. Roma e Terza Roma

Aleksandr Dughin, Eurasia. La rivoluzione conservatrice in Russia L'altro aspetto del pensiero evoliano è avvertito dai russi come un soggetto intimo ed estremamente importante: si tratta della sua esaltazione dell'idea imperiale. Roma è per Evola il punto cruciale della sua Weltanschauung. Questa forza sacra, vivente e immanente che si manifesta attraverso l'Impero è stata per Evola l'essenza dell'eredità tradizionale dell'Occidente. I resti del palazzo di Nerone e delle antiche costruzioni romane sono stati da lui percepiti come la testimonianza diretta della sacralità organica e concreta la cui unità e continuità sono state sbriciolate dal "castello" kafkiano del Vaticano cattolico guelfo. La sua formula ghibellina è chiara: l'Impero contro la Chiesa, Roma contro il Vaticano, la sacralità organica e immanente contro le astrazioni devozionali e sentimentali della fede, implicitamente dualista e farisea. Ma il complesso simile si ritrova naturalmente nei russi, il cui destino storico è profondamente legato all'Impero. Questa nozione è stata dogmaticamente fissata nel concetto ortodosso di starets Philophe - "Mosca - Terza Roma". Bisogna notare che la "prima Roma" in questa visione ciclica ortodossa non è la Roma cristiana, ma Roma imperiale, perché la "seconda Roma" (o "nuova Roma") era per i cristiani Costantinopoli, la capitale dell'Impero cristiano. Dunque l'idea stessa di "Roma" presso gli ortodossi russi corrisponde alla comprensione della sacralità come immanenza del Sacro, come "sinfonia" necessaria e inseparabile tra autorità spirituale e potere temporale. Per i tradizionalisti ortodossi la separazione cattolica tra il Re e il Papa non è concepibile e rivela l'eresia, chiamata precisamente "eresia latina". In questa concezione russo-ortodossa si ritrova l'ideale puramente ghibellino in cui l'Impero è talmente valorizzato teologicamente che non si può concepire la Chiesa come qualcosa di estraneo e isolato da esso. Questa centralità della sacralità del Regnum nella tradizione russo-ortodossa si basa sull'epistola di Paolo dove vi è la questione del "katehon", "colui che sostiene", identificato precisamente con il Sacro Impero, l'ultimo ostacolo contro l'irruzione dei "Figli della Perdizione" - equivalenti dei Gog e Magog biblici. Dunque la concezione di Mosca Terza Roma, che è in qualche modo consustanziale al pensiero tradizionale russo, corrisponde perfettamente all'ideale evoliano ghibellino. Ancor di più, la denuncia del cattolicesimo e del suo ruolo nefasto nella decadenza dell'Occidente è in Evola quasi identica alle accuse dei cristiani ortodossi contro l' "eresia latina". Anche in questa occasione si vede la convergenza perfetta tra la dottrina di Evola e l'attitudine "normale" del pensiero conservatore russo. E ancora una volta, l'esaltazione spirituale e lucida dell'Impero nei libri di Evola diviene inestimabile per i russi alla ricerca della loro identità autentica e tradizionale. "L'imperialismo sinfonico" dei russi ortodossi riconosce facilmente la propria immagine nell' "imperialismo pagano" o piuttosto "ghibellino" di Julius Evola. Si può aggiungere ancora un dettaglio importante. Si sa che l'autore di "Terzo Reich" Arthur Mueller van den Bruck è stato profondamente influenzato dagli scritti di Dostoevsky per il quale l'idea di Terza Roma era centrale. Si ritrova presso van den Bruck la stessa visione escatologica dell'Impero Finale, in corrispondenza simbolica con le idee "paracletiche" dei montanisti e con le profezie di Ioachim de Flora. Mueller van den Bruck, le cui idee sono stata a volte evocate da Evola, ha adattato la concezione di Terza Roma della tradizione russo-ortodossa alla Germania, elaborando il progetto politico-spirituale ripreso in seguito dai nazional-socialisti. Dettaglio interessante: Erich Mueller, discepolo di Nikisch, che era stato assai ispirato da van den Bruck, ha suggerito che se il Primo Reich tedesco era stato cattolico, il Secondo Reich protestante, il Terzo Reich avrebbe dovuto essere precisamente ortodosso! Ma Evola partecipò egli stesso largamente al dibattito intellettuale della cerchia della rivoluzione conservatrice tedesca (l' "Herrenklub" di von Gleichen, di cui egli era membro, era la continuazione dello Juniklub fondato da Mueller van den Bruck) dove argomenti simili erano vivacemente discussi. Ecco l'altra via intellettuale che unisce la corrente conservatrice russa e il pensiero di Evola. Evidentemente non si può qui parlare di concezioni identiche, ma vi è quanto meno un'affinità straordinaria e dei ravvicinamenti "naturali" sorprendenti che spiegano inoltre la facilità di assimilazione del messaggio di Evola in Russia dove le sue vedute appaiono molto meno stravaganti che in Europa dove il conservatorismo tradizionale resta per la maggior parte cattolico e nazionalista in senso moderno e assai raramente imperiale e legato al Sacro.

4. Evola visto da Sinistra

Speciale Julius Evola In Evola vi è un altro aspetto molto interessante che si manifesta nella prime e nelle ultime tappe della sua vita. Lo si qualifica a volte come "anarchismo di destra" che è evidente nelle sue opere artistiche di gioventù e soprattutto in "Cavalcare la tigre". Contemporaneamente la sua posizione antiborghese coerente e permanente lo isola considerevolmente dalla Destra convenzionale occidentale. D'altra parte anche in seno alla Tradizione egli fu sempre attratto dai domini poco consueti che rientrano più o meno nella prospettiva della Via della Mano Sinistra. Indubbiamente, nell'insieme dei suoi scritti è molto saliente ciò che si potrebbe tentare di chiamare la "sinistra" del messaggio evoliano. L'anticonformismo totale verso la realtà moderna occidentale, la contestazione radicale dei valori borghesi avvicinano Evola a certe branche della sinistra. Questo fenomeno non è la manifestazione della sua natura personale. Vi è qui un lato sintomatico estremamente importante. La Rivolta evoliana contro il mondo moderno possiede degli aspetti distruttivi come ogni rivolta, d'altronde. Il suo radicalismo intransigente lo spinge alla rottura con il conservatore abituale che difende per inerzia i valori di ieri contro i valori di oggi. Per Evola lo "ieri" non del tutto ideale. Il suo orientamento va molto più lontano, verso il mito primordiale, verso l'Iperborea perduta, verso la Trascendenza, verso l'Eterno Presente. Questa ricerca dell'assoluto qui e ora obbliga a superare i limiti convenzionali e anche a sgretolare le forme secondarie della Tradizione adattate al kali-yuga. Evola non accetta una parte del Sacro, lo vuole Tutto, immediatamente. Questa Rivolta gli fa prendere posizioni "anarchiche", contestare la legittimità delle forme tradizionali svuotate di ogni vita. E' d'altronde la posizione autentica dell'adepto dei Tantra, quella che egli spiega perfettamente ne "Lo Yoga della Potenza". Ma paradossalmente la stessa antinomia è propria alla corrente della sinistra radicale e la fenomenologia esistenziale ed estetica delle due rivolte, per quanto differenti, le unisce in un certo caso quasi perfettamente. La rivoluzione, la guerra, la crisi, il ribaltamento sociale provocano sempre un trauma profondo che necessariamente obbliga l'essere umano a incontrare la realtà ontologica profonda che supera i cliché profani della vita "normale". Ernst Juenger, al quale Evola si interessò molto, sviluppò nei suoi romanzi e scritti politici questo problema del reincontro dell'uomo moderno, profondamente alieno, con la realtà superiore nella situazioni di crisi estrema. D'altronde, Evola attraversò egli stesso dei periodi di crisi personale al limite del suicidio. Dunque la sete dell'assoluto è in logico rapporto con le esperienze "negative" e talvolta anche "antinomiche". Queste considerazioni spiegano anche l'interesse di Evola per certi personaggi giudicati dagli altri tradizionalisti (Guénon, Burkhardt, etc.) nettamente "contro-iniziatici" - Alister Crowley, Giuliano Kremmerz, Gustav Meyrink etc. A sinistra, soprattutto all'estrema sinistra, si ritrova facilmente il medesimo complesso, la stessa passione, la stessa esaltazione dell'esperienza traumatica e nello stesso tempo lo stesso ifiuto del conformismo, la stessa avversione viscerale in rapporto alle norme e alle convenzioni, la stessa rivolta contro l'abituale. D'altra parte, la cultura ideologica della "sinistra rivoluzionaria" non è priva di accostamenti esoterici che a volte sono gli stessi come nel caso dei tradizionalisti e della "rivoluzione conservatrice". Citiamo a titolo di esempio Theodore Reusse, attivista di sinistra e iniziatore alla massoneria dello stesso Guénon! Il lato "sinistro" di Evola richiama il paradosso politico della Russia attuale dove i neocomunisti, antiliberali fanno fronte comune con i conservatori russo-ortodossi. Cosa che si può anche pensare di certi aspetti del bolscevismo russo storico in cui si sono sviluppate per vie eterodosse e contraddittorie le tendenze profonde della sacralità russo-ortodossa - l'avversione per il mondo occidentale borghese, la ricerca del Regnum, i fattori escatologici, l'esperienza diretta, rivoluzionaria e immediata della Verità. Più ancora, vi erano all'alba della corrente comunista russa accostamenti esoterici estremamente curiosi con i rappresentanti delle correnti spirituali locali ed europee. Si può dire che tra Evola e la Russia esistono non solo le corrispondenze a livello di corrente ideologica "conservatrice", "di destra", ma anche certi lati della "sinistra" russa, nella sua dimensione profonda e paradossale, possono essere comparati con gli scritti di Evola e anche chiariti grazie al suo metodo di ricerca della struttura dei fenomeni traumatici. Il fatto stesso che il comunismo abbia vinto nel paese più conservatore e più tradizionalista d'Europa ci obbliga a rivedere gli schemi abituali conservatori a proposito della natura profana e moderna del comunismo, come tappa avanzata della degrado dell'attuale civiltà. D'altronde, le previsioni dei conservatori e contro-rivoluzionari (come Léon de Poncin) concernenti la necessità della vittoria della quarta casta proletaria in tutto il pianeta sono smentite dal trionfo attuale della civiltà borghese (presunta terza casta) nella Russia postsovietica. Lo stesso Evola commise il medesimo errore accettando la posizione radicalmente antisocialista e anticomunista, propria dei conservatori reazionari con i quali, a livello metafisico, egli era in pieno disaccordo, dovuto alla differenza profonda tra la Via della Mano Sinistra che gli era propria e la Via della Mano Destra che (a volte) indirettamente e parzialmente ispira i conservatori convenzionali. In altri termini la "sinistra metafisica" in Evola non ha potuto trovare la manifestazione dottrinale coerente a livello politico e il lato "anarchico" ed "esoterico" restano in qualche modo sovrapposti assai contraddittoriamente alla sua fedeltà alla "reazione" politica. Lo stesso equivoco esiste nelle sue relazioni col fascismo e col nazional-socialismo dove egli criticava l'aspetto politico di sinistra e contemporaneamente tentava di rafforzare l'aspetto "metafisico di sinistra" (insistendo ad esempio sul paganesimo contro le relazioni con il Vaticano). La storia politica degli anni 80-90 mostra che il comunismo non era l'ultima forma di decadenza della caste. Dunque Evola aveva torto nel predire la vittoria dei sovietici e di conseguenza di prendere la posizione radicalmente anticomunista e di non riconoscere il lato paradossale e in qualche modo tradizionale della Rivoluzione. Malgrado il suo interesse particolare per "L'Operaio" di Junger, Evola ha falsamente identificato, seguendo la logica della Destra non rivoluzionaria, le caste tradizionali con le classi della civiltà occidentale. A questo proposito, si può richiamare l'avvertimento estremamente importante di George Dumezil riguardante il fatto che nella società tradizionale indoeuropea, dunque ariana, i lavoratori appartengono alla terza casta e non alla quarta. Oltre a ciò, i mercanti, (cioè i proto-capitalisti) non appartengono del tutto al sistema delle caste in tale società e tutte le funzioni di distribuzione dei beni e del denaro sono stati appannaggio dei guerrieri, degli kshatryas. Ciò significa che la classe dei mercanti non corrisponde assolutamente alla struttura della società ariana ed è storicamente sovrapposta ad essa con la mescolanza culturale e razziale. Dunque la lotta antiborghese dei socialisti possiede implicitamente la dimensione tradizionale e indoeuropea, cosa che spiega perfettamente le tendenze "antigiudaiche" (addirittura antisemite) di un gran numero di teorici socialisti a partire da Fourrier, Marx e fino a Stalin. Questa considerazione mostra la giustificazione dell'elemento socialista (e pure nazional-comunista) nelle correnti della Rivoluzione Conservatrice - specialmente in Spengler, Sombart, van den Bruck, junger e fino a Nikisch. E' fuori di dubbio che con questo ambiente tedesco d'anteguerra Evola aveva ottime relazioni intellettuali, cosa che ahimè, non lo ha aiutato a sfumare le sue posizioni e a rettificare le sue vie dottrinali e tradizionaliste. Questa contraddizione in Evola è notevole se si confrontano "Orientamenti" e "Gli Uomini e le Rovine" da un lato, e "Cavalcare la Tigre" dall'altro. "Evola di sinistra" non è ancora scoperto e riconosciuto. Ma ancora una volta - la Russia e la sua storia conservatrice e rivoluzionaria, paradossale e rivelatrice, antica e moderna ci aiuta a comprendere Evola nelle sue idee esplicite e soprattutto il senso implicito del suo messaggio che rimane da scoprire e assimilare. Non solamente in Russia, ma in questo ultimo aspetto anche in Occidente.

5. La questione cristiana

Ciò che pone i maggiori problemi nell'assimilazione degli scritti di Evola in Russia è la sua impostazione risolutamente anticristiana. Secondo lui l'intera tradizione cristiana è l'espressione della degenerazione ciclica, una radice della decadenza dell'Occidente tradizionale e la "sovversione" dello spirito del Sud, della mentalità "semitica" proiettata al Nord europeo ariano. E' in questa questione che vi sono degli aspetti inaccettabili del suo messaggio per il contesto del tradizionalismo russo. Qui bisogna quantomeno distinguere due aspetti differenti del problema. 1) Da un lato Evola conosceva soprattutto la forma cattolica della tradizione cristiana - quella che era propria all'Occidente. Qui la critica severa di Evola del ruolo del cristianesimo occidentale nel processo di caduta della civiltà europea è assai giusta (quantunque non senza certe generalizzazioni poco fondate). Oltre a questo nell'ottica della Chiesa Ortodossa, e soprattutto nell'ottica della Chiesa Russa dopo la caduta do Costantinopoli e l'adesione del Patriarcato di Costantinopoli all'Unità Cattolica, si trovano sovente gli stessi motivi nella denuncia dell' "eresia latina". Il devozionismo, il razionalismo scolastico e il papismo del Vaticano sono gli oggetti di critica costante dell'Ortodossia contro il cattolicesimo con più o meno le stesse conclusioni riguardanti la responsabilità della "deviazione cattolica" nella desacralizzazione dell'insieme europeo che è giunto al rigetto quasi totale della tradizione e all'avvento dell'era laica. La tradizione cristiana ortodossa differisce molto dalla tradizione cattolica nei punti essenziali dogmatici, rituali e (quello che è più importante nel caso nostro) metafisici. Lo spirito ortodosso è contemplativo, apofantico, esicastico, comunitario e risolutamente anti-individualista. Il fine nettamente dichiarato dell'Ortodossia è la "deificazione" dell'uomo per via ascetica descritta nei termini puramente esoterici e utilizzando i procedimenti iniziatici. Questa via della deificazione è assolutamente un'altra cosa rispetto al misticismo exoterico occidentale dove si esalta l'umanesimo. Si tratta della visione tradizionale della realizzazione metafisica. In altri termini l'Ortodossia non è la religione intesa nel senso di Guénon (ripreso in seguito da Evola), perché non mira alla "salute dell'anima individuale", ma alla realizzazione puramente spirituale e metafisica - dunque sovraindividuale e sovrapsichica. L'Ortodossia non è l'exoterismo necessitante dell'esistenza di società iniziatiche esteriori per giungere alla completa realizzazione spirituale (l'assenza storica di società iniziatiche fuori dalla Chiesa nei paesi ortodossi lo testimonia in una maniera sorprendente). E' piuttosto la tradizione completa inglobante esoterismo ed exoterismo come nel caso dell'Islam. L`esempio più vicino a questa particolare della Chiesa Orientale si trova nello sciismo iraniano dove non vi è più distinzione netta tra il dominio esoterico ed exoterico (a questo proposito vedere Henri Corbin "L'homme de la lumiere"). La differenza essenziale tra la tradizione cattolica e quella ortodossa rende la posizione anticattolica e "antiguelfa" di Evola pienamente comprensibile e accettabile. Oltre a ciò, certe obiezioni formulate da Evola contro l'insufficienza metafisica dell'attitudine della Chiesa Occidentale aiutano molto gli ortodossi a ritrovarsi coscientemente nella propria tradizione, cosa che manca fatalmente al cattolicesimo. 2) L'altro aspetto di questo problema consiste nel rigetto da parte di Evola della tradizione cristiana primordiale, nel sua disprezzo per la natura del cristianesimo delle origini che egli qualificò sempre come "plebeo", "semitico", e pre "antitradizionale". Egli si inscrive definitivamente nella tradizione romana precristiana e anticristiana ripetendo nei tratti generali le accuse alla Chiesa da parte dei filosofi pagani e neoplatonici. Certi elementi li ha attinti dalle fonti anticlericali massoniche tramite Arturo Reghini etc. Egli tende a identificare la tradizione cristiana con la tradizione giudeo-cristiana cosa che è esatta solo in parte e storicamente si applica soprattutto all'origine e alla particolarità della tradizione propriamente cattolica, tanto che la Chiesa orientale (o le Chiese Orientali) deve essere qualificata elleno-cristianesimo. (Un'analisi eccellente di questa differenza fondamentale si trova tra gli autori russi come Nikolaev "V poiskah sa Bojestvom", V.Lossky "Theologie mystique" et plus recemment chez les auteurs francais Jean Bies "Voyage au monte Athos" et Michel Fromaget "Corps, ame, esprit"). La tradizione della devozione passiva, della ricerca della salvezza individuale, l'egalitarismo postumo, etc., non caratterizzano l'essenza della Tradizione Cristiana contrariamente alle affermazioni di Evola. Ma è un argomento troppo complesso per essere trattato in questo scritto. Si solamente constatare che agli occhi dei cristiani orientali questo aspetto della critica di Evola non solo non è accettabile, ma resta poco comprensibile, perché i motivi propriamente giudeo-cristiani sono assai rari e marginali nell'Ortodossia. La Chiesa bizantina e dopo la sua caduta la Chiesa russa hanno ereditato la parte più sublime della tradizione ellenica incorporandola nell'insieme armonico della Rivelazione evangelica. Nella Chiesa orientale gli apostoli "gnostici" e controgiudaici sono particolarmente venerati - si tratta di S.Paolo, di Giovanni apostolo, di Andrea (patrono della Chiesa russa), etc. Al contrario, S.Pietro o S.Giacomo (i poli giudeo-cristiani del cristianesimo delle origini) hanno dei ruoli secondari. Lo spirito della Chiesa orientale resta molto caratterizzato dal marcionismo o monofitismo implicito. Il Cristo qui è soprattutto Pantakrator e lo Zar, il Dio della Seconda Venuta terribile e onnipotente. Eè anche lo spirito aristocratico e ascetico attivo ed eroico. Il punto culminante dell'affermazione cosciente di questa natura della Chiesa orientale era la santificazione di S.Gregorio di Palama, l'eminente esoterista cristiano la cui dottrina esicastica della Luce Increata e della deificazione ha scandalizzato tanto i cattolici che il settore filocattolico dell'Ortodossia. Questo stesso esicasmo è proprio alla maggioranza dei santi russi - S.Serge di Radohej, S.Nil Sorsky etc, fino agli artisti delle icone - Andrei Rubliev recentemente canonizzato come santo dal concilio della Chiesa Ortodossa russa. Dunque nel rifiuto assoluto del cristianesimo in quanto tale Evola pone un serio ostacolo alla sua assimilazione da parte del tradizionalismo russo. L'accettazione letterale del suo appello per il ritorno al paganesimo darebbe solamente effetti ridicoli a causa dell'assenza totale in Russia di residui della tradizione slava precristiana le cui parti migliori si ritrovano piuttosto nella particolarità della tradizione ortodossa specificamente russa che nei frammenti incoerenti di miti e culti il cui senso e la cui logica sono completamenti dimenticati. L'adattamento dell'anticristianesimo di Evola alla realtà russa può prodursi attraverso l'accettazione della sua critica del cattolicesimo, dello spirito giudeo-cristiano con la ricerca simultanea degli aspetti positivi - eroici e virili - all'interno stesso della tradizione ortodossa e soprattutto nel dominio esoterico di questa, nel simbolismo delle icone, nell'esicasmo, nei procedimenti iniziatici della deificazione. Si può essere d'accordo con il rifiuto dello spirito "semitico" e con l'elogio dello spirito "ariano" ed "ellenico". Ma in Russia tutto ciò è obbligato a rimanere nel quadro dell'Ortodossia cristiana, perché tali sono le condizioni storiche e "geografico-sacrali" della civiltà russa.

5. Le radici iperboree degli slavi

Vi è in Evola un aspetto estremamente importante concernente le origini iperboree della Tradizione. Si trova la stessa idea in altri tradizionalisti, soprattutto in Guénon e in B.G. Tilak e anche presso il saggista tedesco Hermann Wirth. D'altronde Evola parla di Guénon e Wirth come due dei tre personaggi che lo hanno influenzato più di altri (il terzo era Guido de Giorgio). E' il punto fondamentale della sua dottrina. Il grande merito di Evola consiste nel fatto che egli tentava di rianimare il mito iperboreo, di proporlo come realtà spirituale concreta, come l'orientamento per eccellenza non solamente nelle ricerche esoteriche, ma anche come fattore metapolitico e quasi esistenziale. Questa riattivazione dell'argomento iperboreo è l'aspetto più sorprendente della sua Weltanschauung. Ancora una volta questa idea di Evola appare estremamente vicina al tradizionalismo russo, perché il popolo russo essendo un popolo indoeuropeo, dunque ariano, deve prendere necessariamente coscienza del suo più lontano passato per riaffermare la sua identità e trovare in se stesso l'essenza spirituale. Bisogna riconoscere che, malgrado la sua importanza fondamentale, tale questione non era quasi mai stata posta in modo serio nel tradizionalismo russo, salvo alcuni intuizioni assai vaghe di saggisti prerivoluzionari che si occuparono delle origini degli slavi. La visione tradizionale delle origini presuppone la conoscenza delle leggi cicliche e delle corrispondenze cosmiche. In questo caso, l'opera di Evola ci fornisce molte informazioni preziose sull'argomento. Evola stesso era piuttosto interessato allo studio delle influenze iperboree nell'Europa occidentale e nel Vicino Oriente, applicando i metodi di Guénon, di Bachofen e di Wirth per ricostruire la tipologia ciclica delle civiltà a partire dall'età dell'oro fino ai giorni nostri ("Rivolta contro il mondo moderno"). Nelle sue opere dedicate al problema delle "razze spirituali", egli ha concretizzato certi dati tradizionali riguardanti i tipi di uomini europei nelle loro particolarità fisiche, psichiche, spirituali. Ovunque sottolineò la centralità del tipo "iperboreo", "nordico", "apollineo". Queste ricerche aiutano a comprendere le relazioni che esistono tra la dinamica storica (compresa nella prospettiva tradizionale) e lo status quo critico della nostra situazione moderna. Egli ha disegnato le grandi linee dell'itinerario delle correnti iperboree in corrispondenza con le etnie e le regioni europee. Evidentemente tutto ciò si applica soprattutto alla realtà europeo-occidentale o mediterranea. Gli spazi etnici e geografici dell'Eurasia nord-orientale restano fuori dal quadro delle sue ricerche. Ma il metodo e i principi della ricerca elaborati da Evola così come l'esempio di loro applicazione alla realtà concreta, ci dà la possibilità di compiere un lavoro simile in rapporto alla Russia e ai suoi legami con le tendenze iperboree. Si può affermare che Evola è su tale questione estremamente importante per la Russia perché egli apre delle vie di ricerca delle origini primordiali che prima di lui erano sconosciute e quasi impensabili. E' l'altra ragione di grande interesse per Evola in Russia dove egli ispira fortemente gli "studi iperborei" applicati alla Russia e all'Eurasia. (A titolo di esempio si può citare A. Dughin "Continente Russia", Parma, Ed. del Veltro, 1991, e dello stesso autore "Rusia - Misterio del Eurasia", Madrid, Grupo libro 88, 1992, dove si prova a definire le linee dello studio "iperboreo" dell'Eurasia).

6. Evola e l'Impero euro-sovietico di Jean Thiriart

L'adattamento delle idee di Evola alla Russia e la scoperta tramite il suo metodo tradizionale della sacralità russa, pone una serie di questioni interessanti sulla dottrina della Terza Via in generale, sia livello metafisico che a livello geopolitico e politico. Questi due livelli sono sempre in realtà intimamente legati e la stessa vita di Evola testimonia l'importanza assoluta di scoprire questa corrispondenza "naturale" e sacra che il mondo moderno tende sempre a negare o a nascondere. Nell'impegno politico di Evola non vi è niente di casuale o convenzionale. Le sue idee esoteriche e le sue opinioni politiche sono in perfetta armonia. Egli è uno straordinario esempio di coerenza e di fermezza di spirito di fronte al caos moderno che cerca sempre di sviare gli uomini nella loro ricerca della verità. Si può dire che vi è una logica rimarchevole tra il tradizionalismo metafisico di Evola e la sua difesa dell'idea politica imperiale, antimoderna, "iperborea" ed europea. La sua posizione ideologica decolla direttamente dall'individuazione delle due forme del degrado spirituale dell'Occidente nel capitalismo americano (il polo occidentale) e nel comunismo sovietico (il polo orientale). Dunque, politicamente egli è contro il mondo borghese e il mondo socialista, geopoliticamente egli è contro l'estremo Occidente (Stati Uniti, Francia, Inghilterra, dunque i paesi atlantisti) e contro l'Oriente comunista (il blocco euroasiatico socialista). Da ciò deriva logicamente una certa simpatia innegabile sebbene sfumata per il fascismo e il nazional-socialismo a livello politico e per la difesa dell'Europa centrale germanica a livello geopolitico. In questa visione molto coerente, La Russia (e il mondo slavo) politicamente, geopoliticamente e pure razzialmente occupano la posizione del nemico naturale, da qui questa affermazione estrema che "gli slavi non ebbero mai la tradizione" ("Heidnischer Imperialismus"). Si può supporre che questa visione geopolitica aveva in Evola i fondamenti nella geografia sacra o piuttosto in una certa versione della geografia sacra propria all'occidente imperiale prima ellenico, poi romano e infine germanico che vedeva negli spazi eurasiani le terre della barbarie, popolate dagli "untermenschen" slavo-tartari. Questa stessa concezione è stata ripresa dalla cattolicità occidentale, soprattutto dopo lo scisma. Questo terzaforzismo di Evola (né Occidente, né Oriente, - Europa) è intimamente legata agli altri aspetti già menzionati che impediscono di integrare pienamente e senza sfumature la sua dottrina nel tradizionalismo russo-ortodosso. La valutazione del socialismo come qualcosa di essenzialmente antitradizionale va di pari passo con la scarsa stima per la civiltà slava. Questi due aspetti sono intrinsecamente legati. Se nel caso di Evola vi è corrispondenza diretta tra visione metafisica e dottrina politica, vi erano altri rappresentanti della stessa tendenza politica che seguivano la stessa linea senza alcun riferimento esoterico, ma in piena conformità con i principi che essi stessi ignoravano totalmente. Il terzaforzismo geopolitico e politico del Terzo Reich (quello, ahimè, non di van den Bruck, ma di Adolf Hitler) e in minore misura lo stato fascista italiano hanno fondato la loro ideologia, nei tratti generali, sulla medesima base dottrinale. Da ciò l'attacco contro l'URSS e la guerra contro le potenze atlantiste - Inghilterra e Stati Uniti. Si può dire che la stessa visione è propria fino ad ora agli ambienti dell'estrema destra europea indipendentemente dal fatto che i loro rappresentanti leggano o meno "Orientamenti" o "Gli Uomini e le Rovine", per non parlare di "Rivolta contro il mondo moderno". E' positivo richiamare il caso estremamente interessante dell'evoluzione politica dell'ideologia di "Giovane Europa" di Jean Thiriart che apparteneva a questi movimenti terzaforzisti di estrema destra in senso lato del dopoguerra, tentando di applicare il concetto di patria nella realtà concreta dell'Europa democratica e denazificata. Thiriart dagli anni 60 rappresentava la versione "secolarizzata" e "razionalizzata" della dottrina di Evola, privata dei suoi lati metafisici, ma conservante la coerenza puramente politica. Evola stesso cita Thiriart ne "Gli Uomini e le Rovine". Thiriart cominciò con la ristretta formula "Né Occidente, né Oriente - Europa Imperial", dunque con la formula identica alla visione di Evola Nel corso degli anni 70 e 80, dopo essersi ritirato dalle lotte politiche, Thiriart è arrivato alla conclusione che i due termini negativi di questa formula non sono più eguali. Egli ha riconosciuto nel sistema socialista sovietico molte più affinità con i propri ideali che non nel mondo capitalista. La stessa cosa egli ha trovato nelle correnti della Rivoluzione Conservatrice tedesca, nel fascismo di sinistra europeo ed italiano, nella repubblica Sociale e anche nel nazional-bolscevismo russo, etc. A partire da questo egli proclama lo slogan un po' provocatorio dell' "Impero euro-sovietico da Vladovostock fino a Dublino", affermando con ciò la compatibilità politica e geopolitica del terzaforzismo europeo con il socialismo euroasiatico. Queste idee hanno influenzato molto l'ambiente nazional-rivoluzionario nelle correnti politiche europee. Bisogna notare che tutto questo è stato fatto nello spirito del pragmatismo politico più freddo, senza alcun appello alla Tradizione. Ma si può, teoricamente almeno, trovare l'esatta corrispondenza metafisica con l'operazione geopolitica di Thiriart. Questo significherebbe la revisione del pensiero evoliano dal punto di vista "eurasista" e nell'ottica del tradizionalismo russo-ortodosso. Come Thiriart è rimasto fedele al suo primo impulso di impegno politico (egli era, d'altronde, un combattente delle SS) cambiando del tutto la sua visione geopolitica, si può pure restare fedeli alla profonda essenza metafisica del messaggio di Evola, adattando certi suoi aspetti alla visione "euroasiatica" con tutte le implicazioni necessarie. Thiriart e anche certi rappresentanti della ND europea e delle correnti NR hanno optato risolutamente per la designazione del nemico unico assoluto che è il capitalismo cosmopolita e la dominazione geopolitica degli Stati Uniti. Il campo socialista è stato piuttosto percepito come "il possibile alleato". Se si farà la trasposizione di questa valutazione politica al livello spirituale più elevato si arriverà all'apprezzamento sommariamente positivo della tradizione russo-ortodossa, alla scoperta della componente slava dell'insieme indoeuropeo e anche al riconoscimento nel bolscevismo russo di tendenze antimoderne e in qualche modo tradizionali. In questo caso, si giungerà alla formula "Oriente contro Occidente", "socialismo e socialismo nazionale contro capitalismo", "eurasisti contro atlantisti", "Russia con l'Europa germanica e continentale contro gli Stati Uniti e i paesi anglosassoni" etc. Parallelamente si opera la revisione delle idee di Evola che corrisponde esattamente alla lettura "russa" dei suoi scritti (più l'accentuazione del suo aspetto rivoluzionario, di "sinistra"). Terza Roma, Terzo Reich e Terza Internazionale si mostreranno di colpo come simboli intimamente legati tra loro, come le tre forme differenti, ma complementari della Rivolta contro il mondo moderno - non sempre coscienti delle loro implicazioni trascendenti e a volte deviate e pure parodistiche. Ma forse nell'età oscura in cui noi ci troviamo, in questo kali-juga, non ci si devono aspettare dalla realtà esteriore le realizzazioni splendenti e sublimi delle verità tradizionali. Certi aspetti ripugnanti delle ideologie contemporanee e soprattutto la loro messa in pratica possono a volte nascondere i tesori spirituali come i "guardiani della soglia" della tradizione tibetana, mostruosi e aggressivi, custodiscono il deposito prezioso della Tradizione (questa metafora è stata utilizzata una volta dal prof. Claudio Mutti a proposito dell'aspetto esteriore dei regimi comunisti; bisogna precisare che egli stesso è tradizionalista guénoniano ed evoliano, russofilo e nello stesso tempo estimatore delle idee di Jean Thiriart!). Si può aggiungere che malgrado molto confronti in rapporto al lato esoterico del nazional-socialismo e molte parole severe a suo riguardo, Evola stesso accettò la partecipazione alla lotta intellettuale precisamente in questo campo ideologico, provando a "correggere i nomi" (secondo l'espressione esoterica della tradizione cinese) e ad aprire le prospettive del tradizionalismo autentico, non dal di fuori, ma dall'interno del movimento che rappresentava, sia pure approssimativamente, la Rivolta per l'Assoluto. Dunque, "i guardiani della soglia" del neo-spiritualismo ariosofista non impedirono ad Evola di mescolarsi attivamente nel combattimento spirituale al fianco dei nazional-socialisti. Bisogna riconoscere che Evola stesso non compì un'evoluzione simile a quella di Thiriart. Resta comunque il fatto che il suo ultimo libro dottrinale è "Cavalcare la tigre" e non "Orientamenti". L'Impero euro-sovietico da Vladivostock fino a Dublino, il campo della rivolta paradossale dei "rossobruni" eurasisti in cerca del Regnum si oppone totalmente alla modernità, - a questa modernità che si concretizza escatologicamente nel "dominio assoluto del capitale" e nella "mentalità semitico-mercantile", nell'avvento finale del tipo sociale che non appartiene né alla terza, né alla quarta casta tradizionale indoeuropea - tutto ciò si può dedurre dalla lettura "russa" di Evola, dalla lettura "rivoluzionaria" di Evola che sbriciola la scolastica tradizionalista impotente, accademica, e rincuora e rivivifica il suo spirito che, d'altronde, non è morto.

7. Conclusione

Julius Evola fu un uomo geniale. Più ancora, egli fu l'uomo archetipico che visse nel suo destino personale la sorte della Tradizione nel mezzo delle tenebre escatologiche. La sua eredità è più che preziosa. I suoi errori carichi di significato come le sue autentiche rivelazioni. Egli testimoniò la qualità dell'attuale realtà, mostrò eroicamente l'orientamento che porta al di là. Il suo messaggio è necessario per l'Europa. Egli è anche necessario per la Russia che attraversa il suo momento storico cruciale in cui la questione della sua identità tradizionale e sacra si pone in ogni anima russa. Grazie alla luce delle sue idee, anche se non conveniamo su tutte, noi possiamo restaurare la nostra tradizione metafisica, trovare le chiavi dimenticate o perdute. Questo spiega la popolarità di Evola nella Russia attuale. Questo spiega anche la ragione delle polemiche appassionate che provocano le traduzioni dei suoi libri e dei suoi articoli. L'incontro della Russia con Evola non è una questione di erudizione, di estremismo politico marginale o un affare di "spiritualisti". Gli aspetti che tocca Evola sono le realtà viventi, le forze sacre che si risvegliano nell'attesa dell' "Azione Trascendente" della quale Evola ha parlato profeticamente nei suoi primi libri. Evola è l'ultimo eroe dell'Occidente. Ma si sa che nell'ottica escatologica "l'ultimo è sempre il primo". Dunque il messaggio di Evola conclude un certo ciclo, ma apre l'altro - speriamo che questo sia il ciclo della Rivolta Assoluta contro il mondo moderno.

Alexandr Dugin


Traduzione a cura di "Belgicus".

n.d.r Evola secondo Dugin e incontri con Alister Crowley, Giuliano Kremmerz, Gustav Meyrink

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Aleister Crowley - Ordo Templi Orientis
by no nazi Wednesday, May. 11, 2005 at 6:45 PM mail:

Ordo Templi Orientis



Liber LII

Di

Frater Baphomet XI°

(Aleister Crowley)

Traduzione

Di

Frater AL AVR TzCh SOR

(Capo Italiano dell’OTO)


Premessa

IL MANIFESTO DELL'O.T.O., APPARSO PER LA prima volta nel 1919 e.v. sul no. 1 del terzo volume di "The Equinox" (il c.d. "Blue Equinox", a causa del colore della copertina), la rivista quadrimestrale dell'A.'. A.'. e dell'O.T.O. scritta quasi interamente da Aleister Crowley, è il maggiore dei tentativi compiuti dall'Ordine per schematizzare e riassumere le differenti radici di conoscenza iniziatica, le idee e le filosofie legate a persone reali e personaggi-simbolo, gli innegabili vantaggi e privilegi di cui godono i nostri membri, e molte altre informazioni basilari destinate agli interessati di ogni tipo.







L I B E R L I I

I L M A N I F E S T O

D E L L' O. T. O.





Pace, Tolleranza, Verità;

Saluti in Ogni Punto del Triangolo;

Rispetto per l'Ordine.

A Chiunque possa interessare:

Congratulazioni e Benessere.



Fai ciò che vuoi sarà tutta la Legge.



1. L'O.T.O. è un corpo di iniziati nelle cui mani sono concentrate la saggezza e la conoscenza delle seguenti organizzazioni:

a) La Chiesa Cattolica Gnostica.

b) L'Ordine dei Cavalieri dello Spirito Santo.

c) L'Ordine degli Illuminati.

d) L'Ordine del Tempio (Cavalieri Templari).

e) L'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni.

f) L'Ordine dei Cavalieri di Malta.

g) L'Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro.

h) La Chiesa Occulta del Santo Graal.

i) La Confraternita Ermetica della Luce.

j) Il Sacro Ordine Rosa+Croce di Heredom.

k) L'Ordine della Sacra Volta Regale di Enoch.

l) L'Antico e Primitivo Rito della Massoneria (33 Gradi).

m) Il Rito di Memphis (97 Gradi).

n) Il Rito di Mizraim (90 Gradi).

o) Il Rito Scozzese Antico e Accettato (33 Gradi).

p) Il Rito Massonico di Swedenborg.

q) L'Ordine dei Martinisti.

r) L'Ordine di Sat Bhai.

e numerosi altri Ordini di eguale merito ma di minor fama. L'O.T.O. non include l'A.·. A.·. con il cui Augusto Corpo è comunque, in stretta alleanza. L'O.T.O. non interferisce, in alcun modo, con i dovuti privilegi delle Formazioni Massoniche autorizzate.

2. Poichè la dispersione dell'originaria saggezza segreta ha condotto alla confusione, i Capi dei succitati Ordini hanno stabilito di riunire e centralizzare le proprie attività, in guisa della Bianca Luce che, divisa dal prisma, può infine essere ricomposta. L'O.T.O. incorpora perciò la conoscenza segreta di tutti gli Ordini Orientali; ed i suoi Capi sono Iniziati del più alto rango, e vengono riconosciuti come tali da chiunque sia capace di tale riconoscimento, in ogni Paese del mondo. In tempi alquanto remoti, alle varie Costituenti dell'O.T.O. appartenevano uomini come:

Fohi, Ippolito, Lao-Tze, Merlino, Siddartha, Arthur, Krishna, Titurel, Tahuti, Amphortas, Ankh-f-n-Khonsu, Parsifal, Ercole, Mosè, Orfeo, Ulisse, P. Virgilio Marone, Maometto, Catullo, Ermete, Marziale, Pan, Apollonio di Tiana, Dante, Simon Mago, Carlo Magno, Manes, Guglielmo di Schiren, Basilide Valentino, Federico di Hohenstaufen, Ruggero Bacone, Bardesanes, Jacques De Molay, King Wu, Ko Hsuen, Christian Rosenkreutz, Osiride, Ulrich von Hutten, Melchizedek, Paracelso, Khem, Michael Maier, Menthu, Jakob Boehme, Johannes Dee, Francesco Bacone, Sir Edward Kelly, Andrea Thos. Vaughan, Robert Fludd, Elias Ashmole, Chau, Conte de Chazal, Saturnus, Sigismund Bacstrom, Dioniso, Molinos,

e più recentemente:

Wolfgang Goethe, Fiedrich Nietzsche, Richard Payne Knight, Hargrave Jennings, Richard Francis Burton, Karl Kellner, Forlong Dux, Eliphas Levi, Ludovico Re di Baviera, Franz Hartmann, Richard Wagner, Cardinale Rampolla, Ludwig von Fischer, Papus (Dr. Encausse).

I nomi dei membri donna non possono venire divulgati. Non è opportuno, in questo contesto, citare i nomi dei capi viventi.

Fu Karl Kellner che ripristinò l'organizzazione esoterica dell'O.T.O. ed iniziò il progetto, ora completato, di concentrare tutte le sovracitate formazioni occulte sotto di un unica guida. Le lettere O.T.O. rappresentano le parole Ordo Templi Orientis (Ordine del Tempio d'Oriente o Templari Orientali), ma possiedono anche un significato segreto per gli iniziati.

3. L'Ordine è internazionale, e possiede ramificazioni in ogni paese civilizzato del mondo.

4. Gli scopi dell'O.T.O. possono venire pienamente compresi solo dai più alti iniziati; ma può essere apertamente detto che esso insegna la Scienza Ermetica o Conoscenza Occulta, la Pura e Santa Magia di Luce, i Segreti della Sublimazione Mistica, lo Yoga in ogni sua forma: Gnana Yoga, Raja Yoga, Bhakta Yoga, Hatha Yoga, ed ogni altra branca della Saggezza Segreta degli Antichi.

In seno all'Ordine sono custoditi i Grandi Misteri; la sua intelligenza ha risolto i problemi filosofici e di vita.

L'Ordine possiede il segreto della Pietra Filosofale, dell'Elisir di Immortalità e della Medicina Universale.

Inoltre è stato acquisito un segreto capace di realizzare l'antico sogno della Fratellanza degli Uomini.

L'Ordine possiede in ogni nazione un Collegio (Collegium ad Spiritum Sanctum) dove i membri possono ritirarsi al fine di perseguire la Grande Opera senza interferenze. Questi Collegi sono fortezze segrete di Verità, Luce, Potere ed Amore, e la loro locazione viene rivelata sotto giuramento di segretezza a coloro cui è concesso il diritto di frequentarli. Tali Collegi hanno anche funzione di Templi di Culto, essendo specificamente consacrati dalla Natura per trarre il meglio da ogni uomo.

5. La guida dell'O.T.O. è affidata all'O.H.O. (Outer Head of Order [Capo Visibile dell'Ordine –NdT.]), o Frater Superior. Il Nome della persona che occupa questo Ufficio non viene mai rivelato, eccetto che ai suoi diretti collaboratori.

6. L'Autorità dell'O.H.O. è delegata nei paesi anglosassoni, mediante trattato, al Più Santo, Più Illustre, Più Illuminato, e Più Potente Baphomet X°, Re Sommo e Santissimo, Passato Gran Maestro di Irlanda, Iona e Tutte le britannie, Gran Maestro dei Cavalieri dello Spirito Santo, Sovrano Gran Comandante dell'Ordine del Tempio, Sovrano Più Saggio dell'Ordine della Rosa+Croce, Gran Zerubbabel dell'Ordine della Sacra Volta Regale di Enoch, ecc. ecc, Gran Maestro Nazionale Generale ad vitam dell'O.T.O. [l'attuale successore di Baphomet, X° per i Paesi Anglossassoni, nonchè Frater Superior (O.H.O.), è conosciuto col nome mistico di Hymenaeus Beta –NdT.].

7. Il Gran Maestro Generale ad vitam, è assistito da due principali Ufficiali, il Gran Tesoriere Generale ed il Gran Segretario generale.

Vi sono poi numerosi altri Ufficiali, ma la trattazione delle loro funzioni esula dal tema del presente manifesto.

8. L'intera Conoscenza dispersa nei suddetti corpi è stata ricondotta e concentrata nei seguenti Gradi:

Grado 0° o Grado Minervale.

Grado I° - M.

Grado II° - M..

Grado III° - M.·.

Grado IV° - Compagno della Sacra Volta di ENoch.

Principe di Gerusalemme (P.·. I.·.)

Cavaliere [o Dama – NdT.] d'Oriente e d'Occidente.

Grado V° - Sovrano Principe della Rosa+Croce.

(Cavaliere del Pellicano e dell'Aquila)

Membro del Senato dei Cavalieri Filosofi Ermetici e dei Cavalieri dell'Aquila Rossa.

Grado VI° - Illustre Cavaliere Templare dell'Ordine Kadosh e Compagno del Sacro Graal.

Grande Inquisitore Comandante, Membro del Gran Tribunale.

Principe del Segreto Regale. [P.R.S. – NdT.]

Grado VII° - Illustrissimo Sovrano Gran Ispettore Generale. [S.G.I.G. – NdT.]

Membro del Gran Consiglio Supremo.

Grado VIII° - Pontefice Perfetto degli Illuminati.

Grado IX° - Iniziato al Santuario della Gnosi.

Grado X° - Re Sommo e Santissimo. [Capo Nazionale – NdT.]

[Mancherebbe, a quest’elenco, l’XI°, ma si veda il Liber CXCIV – NdT.]

9. Ogni uomo o donna che abbia raggiunto la maggiore età, libero, e di buona reputazione, ha l'innegabile diritto al III° . Oltre, l'ammissione è possibile esclusivamente su invito del Corpo di Governo competente.

L'O.T.O., pur essendo una Accademia Massonica, non rappresenta un Istituto Massonico, e la parola "segreti" assume un significato simbolico; pertanto esso non entra in conflitto od infrange i dovuti privilegi delle Gran Logge Unite d'Inghilterra o di ciascuna Gran Loggia d'America o di ogni altra nazione che da esso è riconosciuta.

10. Le Domande di Ammissione all'Ordine devono essere fatte pervenire alla Gran Loggia tra le 10 e mezzogiorno dei giorni feriali, oppure mediante lettera indirizzata al Gran Segretario Generale [attualmente la Domanda, richiesta al Corpo Ufficiale più vicino, deve essere impostata almeno 50 giorni prima della data fissata per l'Iniziazione –NdT.]. Nel primo caso, i Candidati fino al Terzo Grado recheranno la somma di 20 Dollari; nel secondo, tale somma potrà esere acclusa alla Domanda [dal 1919 e.v. la tassa d'Iniziazione non è praticamente cambiata –NdT.].

La prima sottoscrizione annuale potrà venire pagata al momento dell'Iniziazione al Terzo Grado; se l'Inziazione ha luogo dopo il 30 giugno, solo metà della sottoscrizione è dovuta.

Le sottoscrizioni dei membri anziani dovranno essere corrisposte entro il primo gennaio, sebbene i Fratelli particolarmente cosniderati per le loro Opere, senza il rischio di perdere alcun diritto, possano corrisponderle entro il primo marzo. Oltre questa data, l'inadempiente cesserà ipso facto di essere un membro dell'Ordine, e potrà venire reintegrato solo dopo il pagamento degli arretrati più 5 Dollari extra. Se il periodo di tempo supera l'anno, l'inadempiente potrà venire riammesso esclusivamente in speciali condizioni, e mediante il consenso scritto del Gran Maestro Generale ad vitam [le quote associative praticate attualmente nell'Ordine, sono eccezionalmente basse, ed hanno l'unica funzione di coprire, in parte, le spese di cancelleria e spedizione di tutto il materiale, libri e riviste comprese, che annualmente viene inviato ad ogni membro. Se un Iniziato dell'O.T.O. non ritiene che il materiale a cui ha accesso valga almeno 15 $ l'anno, allora può benissimo fare a meno di rimanere tra noi –NdT.].

11. I Regolamenti, i Fidi Bancari, i Contratti, le Garanzie ed ogni altro documento, possono venire esibiti ai Candidati al momento della loro esaltazione al IV° , qualora lo desiderino.

12. Oltre al certificato di appartenenza all'Ordine sono disponibili diplomi in formato speciale per ogni Grado, al prezzo di 10 Dollari. Per il diploma di IX° il prezzo è 25 Dollari.

13. I privilegi dei membri dell'O.T.O. sono numerosi. Questi sono i principali:

a) Essi non solo hanno accesso, ma vengono istruiti all'intero corpo di conoscenza segreta conservata nel Santuario dall'inizio della sua manifestazione [ed hanno anche accesso alle copie di quasi ogni documento presente nel nostro Archivio]. Nei Gradi minori i segreti finali sono accennati e comunicati in simboli velati e attraverso sacramenti. In tal modo l'intelligenza dell'Iniziato viene stimolata, così che colui che meglio userà la conoscenza dei Gradi più bassi potrà venire selezionato all'invito per i più alti, ove ogni cosa viene comunicata apertamente.

b) Essi divengono partecipanti della Corrente di Vita Universale in Libertà, Bellezza, Armonia e Amore che brucia nel cuore dell'O.T.O., e la Luce di questa Augusta Fratellanza li illumina sempre più man mano che si avvicinano al suo Sole centrale.

c) Essi incontrano persone affini alla loro stessa natura, e trovano aiuto disinteressato e solidarietà ovunque essi viaggino.

d) Essi ottengono il diritto di soggiorno nelle dimore segrete dell'O.T.O. permanentemente o per un dato periodo a seconda del loro rango nell'Ordine; o, nel caso di coloro di Quinto Grado o dei Gradi minori, divengono candidati all'invito in quelle dimore.

e) La Conoscenza della Preparazione e l'Uso della Medicina Universale è ristretta ai membri del IX°, ma può essere somministrata ai membri dell'VIII° e del VII° in circostanze speciali, autorizzate dal Gran Maestro Generale, ed in particolari emergenze anche ai membri dei Gradi inferiori.

f) I membri del V° giurano di provvedere all'immediato e completo soccorso di ogni afflizione di mente, corpo o condizione, in cui possano versare i propri Fratelli. Nei Gradi più alti i legami di fratellanza sono ulteriormente estesi.

L'Ordine costituisce perciò, in questo caso, un perfetto sistema di assicurazione contro ogni incidente o evento sfortunato.

g) I Membri del IX° divengono coproprietari delle Tenute e dei Beni dell'Ordine, e pertanto il raggiungimento di questo Grado comporta in pratica la restituzione, con gli interessi, di ogni tassa e sottoscrizione pagata fino a quel momento.

h) L'Ordine reca assistenza pratica in vita ai membri meritevoli anche dei gradi minori, in modo che, sebbene originariamenti indigenti, essi possano permettersi le tasse relativamente alte dei Gradi VII°, VIII° e IX°. Al momento dell'esaltazione al IV°, ogni Compagno può esporre la propria condizione e specificare il campo in cui necessiti di aiuto.

14. Nel selezionare i membri per l'avanzamento, viene posta particolare attenzione alla loro devozione per l'Ordine, alla loro intelligenza nell'apprendere la natura degli insegnamenti, al loro zelo nel divulgare i princìpi dell'Ordine per quanto hanno compreso, sebbene sempre con l'inseparabile discrezione nel salvaguardare i segreti, e a tutte quelle qualità di coraggio, onore e virtù senza le quali un uomo non è degno di questo nome.

15. L'O.H.O. è conosciuto solo dai membri dell'VIII° e del IX° . Le comunicazioni con il Gran Maestro Generale ad Vitam non sono permesse ai membri inferiori al VI°. Ogni comunicazione dovrebbe essere indirizzata al Gran Segretario Generale, ed ogni assegno intestato al Gran Tesoriere Generale.

Amore è la Legge, amore sotto la Volontà.



Emesso per Ordine di,

L. Bathurst,

IX°, Gran Segretario Generale.

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O.T.O e indy
by no nazi Wednesday, May. 11, 2005 at 7:06 PM mail:

dedicato a chi capisce quando il gioco finisce ma non si butta giu'....... nevvero???????
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chi sono?
by caudia g 86 Tuesday February 17, 2004 at 04:01 AM

volevo informazioni su alcune persone,che mi hanno chiesto di entrare ,in un organizzazione chiammata o.t.o,

due miei conoscenti di una certa eta',che ho conosciuto al jungle davide vinci e mario grillo,mi hanno chiesto di entrare in questo o.t.o ,dicendomi che tutti noi dark,o piu' semplicemente anticlericali,dobbiamo difenderci dall'avanzare di milithia cristi ,forza nuova o cose del genere.
Quando pero' a casa ho visto il sito di questo o.t.o ,mi e' sembrato tutt'altro ,parla dei rosa croce,dei cavalieri di malta e queste storie che invece mi sembrano molto clericali.
Inoltre un mio amico ,mi ha detto che questi qui erano due noti picchiatori fascisti,per cui i miei dubbi sono aumentati,vorrei qualche informazione grazie

Ordo Templis Orientis
by Wolf Tuesday February 17, 2004 at 10:05 AM mail:

O.T.O. sarebbe l' Ordo Templis Orientis luciferiana. Si tratta di uno scisma locale di un movimento che ebbe qualche rilievo in svizzera anni fa. In italia gravita intorno a personaggi come Negrini, per intenderci il maestro di Marco Dimitri. Giusto per sana comprensione, li dentro coltiva amicizie con simpatizzanti di un gruppo brasiliano che si chiama TFP, tradizione famiglia proprieta', che definire soltanto fascista e' un eufemismo perche' va molto oltre (in peggio). Giusto per la cronaca, mi risulta anche che i gradi dell' OTO siano in qualche modo riconosciuti dalle altre massonerie italiane. Ah, si: alcune delle pratiche iniziatiche sono esplicitamente sessuali per cui se ci entri ricorda di portare i profilattici.Ma se entrando li' pensi di poterti ribellare al fascismo , alla massoneria e compagnia bella, temo tu stia andando nella direzione opposta alle tue intenzioni.

wolfstep.splinder.it

fuori di testa
by gab Tuesday February 17, 2004 at 11:16 AM mail:

ma avete visto il sito http://www.wolfstep.cc? la notte, le vizsioni, la luna, la vita, la via, la magia, la religione....
ma questi stanno fuori com un balcone?
Lascia stare!


interessante....
by Wolf Tuesday February 17, 2004 at 01:23 PM mail:

Interessante...l' OTO cerca di reclutare qui. E ha gia' alcuni scagnozzi.....dopo martinez, mi sembra che ci sia una gran folla di scout, 'nevvero?

Wolf.

wolfstep.splinder.it


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ma dove vogliamo arrivare veramente?
by kybernetes Wednesday, May. 11, 2005 at 8:56 PM mail:

Innanzi tutto: le fonti citate di e su Alexander Dugin non fanno parte dell'insegnamento crowleyano e, certamente, lo fraintendono: si parla del mago come "satanista" ed "oscurantista" quando uno studio più approfondito del personaggio rivela la non correttezza di questi termini in relazione alla sua figura.

Il fatto che Crowley abbia influenzato pensatori come Alexander Dugin non significa molto: al corpus d'insegnamenti d'Aleister Crowley sono state date infiniti tipi di letture e la divulgazione della sua opera ha portato _anche_ alla nascita della Church of Satan d'Anton LaVey, di Scientology di Ron Hubbard, del movimento wicca di Gerald Gardner, etc. ma non si possono imputare a lui questi gruppi, sarebbe come dire ch'è colpa di Johann Wolfgang Goethe (e non si evidenzi il fatto ch'era un massone, poichè è giusto un esempio), per aver scritto e diffuso il romanzo "I dolori del giovane Werther", la "sindrome di Werther" per la quale diversi giovani di tutto il mondo si suicidarono.

Se proprio vogliamo parlare del rapporto di Crowley con la politica, sarebbe più interessante argomentare il fatto che fu implicato nel corso della II Guerra Mondiale in un incontro, a Londra, con Winston Churchill e Rudolf Hesse o la sua amicizia con il generale John Frederick Charles Fuller... Rimando, per eventuali approfondimenti a riguardo, a Marco Pasi "Aleister Crowley e la tentazione della politica" edito da Franco Angeli.

Per quanto riguarda l'O.T.O.: è un ordine magico neo-templare che viene creato nel 1904 alla sua nascita si presentò come una "Cerchia Interna ed Operativa" del Rito Massonico di Memphis e Mitzraim, Crowley vi aderì unicamente a partire dal 1912 e non bisogna fare coincidere il suo messaggio con quello dell'ordine. Alcune filazioni dell'O.T.O. non riconoscono Crowley come successore di Theodor Reuss.
L'O.T.O. e l'O.T.O.-F.H.L. ("luciferiano") sono due realtà completamente differenti, tra l'altro la prima (il "Califfato") non riconosce la validità della seconda ch'è uno scisma il cui capo è Roberto Negrini (il quale ha avuto rapporti con Marco Dimitri attraverso la Fratellanza Cosmica, Dimitri si è in seguito allontanato da lui, per poi fondare i Bambini di Satana, ed oggi, secondo Massimo Introvigne, non ne parla con particolare simpatia) le cui patenti dell'ordine sono particolarmente messe in discussione. Non credo che il movimento luciferiano di Negrini abbia avuto manifestazioni in Svizzera, ma in Svizzera esiste l'O.T.O. che fu di Herman Joseph Metzger (un ex-comunista). Non conosco collegamenti tra Negrini ed il T.F.P. (Tradizione, Famiglia e Proprietà) brasiliano, Massimo Introvigne (collegato tramite Alleanza Cattolica al T.F.P.) non si esprime positivamente su Negrini.
In Italia, l'O.T.O. Califfato ha rapporti con la massoneria del G.O.I. (Grande Oriente d'Italia).

Premesso ciò: in che modo si può ricondurre l'O.T.O. ad Indymedia?! (koan della sera)

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sei semplicemente un nazi
by no nazi Wednesday, May. 11, 2005 at 10:38 PM mail:

domani riprendo il lavoro, sai e' da 4 anni che sto dietro a sto manipolo di nazi, fasci e finti deprogrammatori.. materiale ne ho a iosa... e visto che ci sei e non ci fai
vedi di fare l'ultima cosa vai a condividere i tuoi dubbi nazi con i tuoi camerati di Societa' Italia Thule ti troverai benissimo hanno una mailing list ad invito con le tue credenziali non farai fatica ad entrare... pero' abbi la dignita' di uscire da indy

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x no nazi
by barbelo Thursday, May. 12, 2005 at 1:58 AM mail:

non mi sembra che kybernetes si sia schierato con la destra: ha semplicemente riportato oggettivamente dei fatti, che tu puoi anche non condividere personalmente ma sono Informazione.

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perchè
by akoustikos Thursday, May. 12, 2005 at 9:38 AM mail:

perchè ho l'impressione che certa ideologia di "movimenti" si sia trasformata nel corso dei secoli in una caccia alle streghe?
Dovremo preoccuparci tutti se quello che diciamo può essere considerato da qualche d'uno fascista o meno?
Davvero la libertà a cui teniamo tanto è finita in un tribunale di nuova inquisizione ai cui vertici, lungi dall'esservi presenti chiesa o stato, vi sono quei "compagni" o "amici" o chicchessia, che prima hanno inneggiato tanto a Lei?
La libertà non esiste solo in orizzontale, tra Io e Altro, ma Libertà è anche poter pensare liberamente, senza freni. Il ridurre tutto a fascismo o meno è solo sofistica di bassa lega, ma quello che più importante, una discussione molto poco produttiva.

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no
by sbagli Thursday, May. 12, 2005 at 10:20 AM mail:

quello di cui si parla e' il quadro del fascismo mistico

sono viaggi che dietro il misticismo non prevedono l'uguaglianza tra gli uomini, e progettano fruppi ed organizzazioni non democratiche con riflessi sul reale.
non parliamo di mistici alla figli dei fiori, ma di enormi pezzi di merda fascisti e dei loro giochini.

la storia della libertà va bene quando si parla di qualsiasi misticismo destinato a restare tale, quando parliamo di organizzazioni interessate al potere temporale, prima viene l'antifascismo e poi la libertà; in questo caso parliamo della libertà dei fascisti di costruirsi attraverso queste cazzate un seguito di poverini.

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quello di cui si parla
by kybernetes Thursday, May. 12, 2005 at 4:21 PM mail:

il post non riguarda in alcun modo il fascismo mistico: si è fatto cenno a timothy leary ed ai beatles, vicini senz'altro all'ambiente culturale dei figli dei fiori e si è citato mussolini nella misura in cui _ha_espulso_crowley_dall'italia.
organizzazioni mistico-esoteriche interessate al potere temporale, nella storia, sono state presenti tanto in ambienti di destra quanto in quelli di sinistra.

N.B.: per la lettura richiesta apertura mentale ed, almeno, un paio di paraocchi in meno.

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Gli happening di Monte Verità
by kybernetes Friday, May. 13, 2005 at 1:38 PM mail:

Nella geografia sacra dei nuovi movimenti magici Monte Verità ha tutti i requisiti per essere considerato il santuario principale. Eran nato nei primi anni del '900 come colonia vegetariana e naturista (nudista) per opera di Henri Oedenkoven (1875-1935) e di Ida Hoffman (1864-1926), e cominciò ben presto ad attirare anarchici, teorici del “ritorno alla natura”, teosofi, occultisti e seguaci del movimento della “riforma di vita” (Lebensreform). Le sue origini si collegano al progetto di un “Convento laico Fraternitas” elaborato da Franz Hartmann e dall'uomo politico di Locarno Alfredo Pioda (1848-1909), che rappresenta il punto d'incontro fra la tradizione anticlericale e massonica ticinese e la Società Teosofica. Si può dire che chiunque abbia gravitato attorno all'ambiente dei nuovi movimenti magici abbia ritenuto opportuno un pellegrinaggio od un soggiorno a Monte Verità: da Herman Hesse alla danzatrice Isadora Duncan (che conosceva Crowley), dagli antroposofi ai filosofi interessati alla mistica ebraica come Martin Buber. Visitarono Monte Verità l'anarchico Mikhail Aleksandrovich Bakunin, Errico Malatesta, Vladimir Lenin, Leon Trotsky, ma anche un buon numero di “ariosofi” che combinavano occultismo e razzismo ed avrebbero avuto una certa influenza sul nazionalsocialismo nascente. Più tardi si ritrovano a Monte Verità Alice Bailey (che riceveva da un “maestro tibetano” messaggi che rappresentavano in un certo senso una continuazione della Teosofia), nuovi artisti come Walter Gropius e lo psicoanalista Carl Gustav Jung, la cui influenza sui movimenti magici (come sullo spiritismo moderno) è stata vastissima. Theodor Reuss nel 1917 aveva organizzato sul celebre monte un “congresso antinazionalista” con l'intenzione di riunire (non senza propagandare l'O.T.O.), conformemente alla tradizione del luogo che ospitava, teosofi, vegetariani, occultisti e pacifisti sotto la bandiera del rifiuto del nazionalismo e della guerra. Negli anni Trenta Monte Verità (che è oggi solo un albergo, con un museo che ne ricorda la storia) perse la sua importanza; nella stessa Ascona ne raccolsero in un certo senso l'eredità le Conferenze di Eranos, di carattere più scientifico ed accademico ma fortemente interessate al simbolismo, all'occulto, alla mistica, organizzate da Olga Froebe-Kapteyn (1881-1962) ed a lungo ispirate dallo stesso Jung e dai suoi discepoli.

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il "comunismo magico" e i "cosmisti" sovietici
by kybernetes Friday, May. 13, 2005 at 1:52 PM mail:

di Giuseppe Vatinno


Abbagliati dall'ideologia totalitaria imperante nella Russia del loro momento storico, in preda ad un quasi delirio di onnipotenza ed infine dimenticati, persi fra le pagine violente della storiografia del ventesimo secolo, i cosmisti russi dimostrarono però una forte sensibilità immortalista e possono essere oggi riconosciuti come atipici antesignani del transumanesimo. Giuseppe Vatinno ne illustra le idee e la storia.

E' interessante indagare come i principali "ismi" del ventesimo secolo e cioè il nazionalsocialismo ed il comunismo, che -a prima vista- sembrerebbero separati da un'oceano di diversità intellettuale, d'azione, programmatica e politica, siano poi in realtà attraversati da una profonda e carsica vena d'irrazionalismo magico, legata però ad un utilizzo pragmatico della scienza e della tecnologia.

Del "nazionalsocialismo magico" si è parlato molto a partire dall'uscita dell'opera "Il mattino dei Maghi" di Louis Pauwels e Jacques Bergier, ma rimane tuttora poco noto se non sconosciuto un chiaro interesse che il comunismo sovietico mostrò per una "dottrina" costruita sul mito della scienza e della razionalità, ma anche su elementi caratteristici della cosiddetta cultura magica.

Ecco quindi che dallo strato del razionalismo positivista emerge un Mao Tse-Tung che si cura con la medicina tradizionale cinese, un Kim Il-Sung che propaga la leggenda della sua immortalità e un Fidel Castro che viene visto -dalla santeria cubana- come la reincarnazione del dio della giustizia, Obatalà, oppure i rivoluzionari teosofi sandinisti.

Il fondatore del cosmismo fu Nikolai Fedorovic Fedorov (1828 - 1903), un filosofo e scrittore che influenzò profondamente intellettuali come Fedor Dostoeskij, Lev Tolstoi, Vladimir Soloviev (1853 - 1900), Maxim Gorky (1) (1868 - 1936) e Michail Bulgakov, ma elementi pre-cosmisti sono sicuramente da ricercare già nell'infiltrazione dello spiritismo in Russia dal 1850 in avanti, aiutato in questo dall'eccezionale sviluppo della Teosofia della Russa Helena Petrovna Blavatsky (2).

Fedorov lavorò come bibliotecario in uno dei più importanti musei di Mosca, dove condusse un'esistenza sostanzialmente ascetica, e attenendosi -come Socrate- ad un rigoroso insegnamento orale. Fu solo dopo la sua morte che i suoi discepoli pubblicarono in un libro, "La filosofia della Causa Comune", i suoi insegnamenti.

I punti principali del suo pensiero sono:

- La morte è il male assoluto;
- La resurrezione sarà opera dell' "Uomo Nuovo", proletario e sovietico;
- La resurrezione sarà compiuta per mezzo di processi scientifici e psichici;
- L' "Uomo Nuovo" dovrà acquisire potere assoluto sulla Natura, controllando anche i processi atmosferici;
- La Causa Comune è la lotta scientifica, sociale, economica culturale, psicologica, spirituale, industriale, cosmica, contro la morte e per la vita "assoluta" ed "infinita" che Federov chiama "Il Progetto" e se ne considera il "profeta", dopo aver avuto una sorta di illuminazione laica nel 1851;
- L'evoluzione dell'Umanità ha raggiunto il suo acme. Gli uomini dovranno iniziare l'opera di resurrezione dei propri antenati qui e ora.

Dai punti precedenti risulta chiaro che, per i cosmisti, il principale nemico da abbattere è la morte (la quale aveva/ha nei cosiddetti "Terrestriani" o "mortalisti" il suo principale supporter), intesa però non dal punto di vista religioso, ma come "nemico laico" dello sviluppo umano.

E' allora interessante capire quanto di scienza, intesa come metodo scientifico di risoluzione dei problemi, e quanto di "magia" vista e decodificata come approccio "magico" alla vita, ci sia nel cosmismo russo e come, eventualmente, questi due concetti che sembrano antitetici abbiamo poi trovato una sorta di alchemica sintesi filosofica nella filosofia del bibliotecario russo.

Il cosmismo può essere considerato una forma di panteismo (3) in cui il cosmo stesso è una divinità in divenire, che cambia incessantemente ed è impregnata di una forma vitale di energia. Il bolscevismo e ancor più il marxismo nato filosoficamente dalla sinistra hegeliana, videro nella filosofia di stampo zoroastriano e dicotomico di Federov la continuazione e l'applicazione dello strumento dialettico di tesi, antitesi e sintesi.

Il filosofo e storico russo Alexander Dugin segnala l'analogia tra il termine "cosmismo" di Federov e le concezioni occidentale dell' esoterista Renè Guenon. Si noti anche il termine "dottrina cosmica" è usato dalla "Hermetic Brotherhood of Luxor " (4), un gruppo esoterico inglese.

Fedorov influenza ideologi del bolscevismo come Aleksandr Bogdanov (1873 - 1928) e Anatoly Lunachassky (1875 - 1933), per dodici anni ministro sovietico della cultura. Il cosmismo diviene quindi il collante intellettuale e culturale di molti dirigenti sovietici. Bogdanov -ad esempio- fu uno degli intellettuali prediletti da Lenin, salvo poi accusarlo di "approccio borghese ed idealista" nell'esaltazione del "comunismo magico" con la sua "sostanza vitale". La sua opera più importante è "La stella rossa" che descrive il futuro comunismo su Marte. Per lui la rivoluzione Sovietica costruirà, tramite la scienza e la tecnologia, l'uomo-dio che aspira finalmente all'immortalità tramite la santificazione del sangue come elemento vitale (si noti in questa la vicinanza ideologica al nazismo). Bogdanov era guidato anche da uno spirito scientista e pragmatico che lo portò in seguito a fondare un Istituto per la Trasfusione del Sangue ed addirittura a morire in un esperimento ematico.

Per capire l'essenza anche tecnologica del cosmismo occorre ricordare che Andrei Platonov (1859 - 1951) propose addirittura di far esplodere le montagne del Pemiz per aprire la strada ai venti caldi del Sud che avrebbero dovuto rendere più abitabile quella inospitale regione della tundra. Eseguì precisi calcoli sulla dinamite occorrente e poi elaborò anche sofisticate teorie filosofico proletarie assai vicine a quelle buddiste. L'aspirazione all'immortalità insita nella dottrina del cosmismo portò poi a sviluppare tutta quella audace tecnica della imbalsamazione dei leader e dei gerarchi comunisti dopo la loro morte. Abbiamo così la salme di Lenin che, su consiglio di Stalin, fu imbalsamata e custodita nel famoso mausoleo della Piazza Rossa, a Mosca.

In questa ottica, Nikolai Setnitsky (1888 - 1937) fu invece fautore della creazione di una sorta di "necropoli mondiale" (in russo, mirovoi nekropol) situata nelle regioni gelate dell'estremo nord.
Molti scienziati sovietici aderirono al cosmismo.

Ricordiamo Konstantin Ziolkovsky (1857 - 1935) il padre della cosmonautica russa che si occupò anche di ufologia, e fu il fondatore dell'"hylosoismo", una disciplina che intendeva studiare l'intelligenza innata nella materia; si occupò anche di spiritismo ed ebbe visioni di "mondi paralleli". La sua filosofia prevedeva che la felicità consistesse nell'assenza di qualsiasi forma di sofferenza nell'intero universo e teorizzò per primo un "esodestino" per l'intera umanità. Dalla costruzioni di navi spaziali alla colonizzazione del sistema solare per poi lasciare quest'ultimo alla volta di "altri soli", quando la nostra stella avesse esaurito il suo ciclo vitale (tutto ciò fu teorizzato e sistematizzato in un programma in sedici precisi "punti" ("Piano di Esplorazione Spaziale"). Fu inoltre il fondatore del concetto di noosfera (o "spazio del pensiero") che ha avuto poi tanta fortuna futura spaziando dai campi dell'ecologia, alla cibernetica ed ad Intenet. Una sua frase, scritta agli inizi del novecento, è rimasta celebre: "La Terra è la culla dell'umanità, ma non si può vivere nella culla per sempre". Il concetto di noosfera influenzò anche filosofi come Henry Bergson, Eduard Le Roy e -soprattutto- il gesuita Padre Theillard de Chardin).

Vladimir Odoevsky, predisse che l'umanità avrebbe raggiunto la Luna per utilizzarne le risorse minerarie.

Yuri Gagarin, il primo uomo lanciato nello spazio, nel corso del suo primo volo intorno alla Terra trasmise un imbarazzante (per le autorità sovietiche del tempo) messaggio di saluto a Nikolai Kostantinovic Rerikh (1874 -1947), pittore ed occultista russo che aveva vissuto nella regione dell' Himalaya (5). Rerikh era un teosofo e membro dell' A.M.O.R.C. (un'organizzazione rosacruciana), studioso di Yoga e vicino al cosmismo.

Nell'apparente sistema ateo (6) e materialista sovietico il cosmismo fu quindi l'ideologia semi - segreta della scienza comunista che in seguito studiò anche la parapsicologia, la radioestesia, l'ipnosi e l'ufologia. Il cosmismo accompagnò tutta l'avventura sovietica della conquista dello Spazio ed è interessante sapere che il cosmismo non è mai morto ed è sopravvissuto allo stesso marxismo sovietico: infatti a Mosca, presso il Centro Internazionale dei Roerichs, è ancora attiva la "Società cosmista".


Note:

(1) Maxim Gorky, scrittore, fu esponente del cosiddetto "realismo socialista" contaminato però dai suoi forti interessi per fenomeni come la trasmissione del pensiero e -più in generale- dalla parapsicologia.
Gorky pensava ad una sorta di vitalismo delle masse proletarie che veniva poi ad alimentare una specie di divinità collettiva comprendete tutta l'umanità. Evidente quindi il tentativo di unire gli elementi classici della filosofia politica marxista con gli elementi propri di scienza ed occulto.

(2) Helena Petrovna Blavatsky (1831 1891) fu la fondatrice della Teosofia che risulta essere una "filosofia occulta" trasmessa da "maestri invisibili". Essa è un sincretismo di induismo, buddismo, cristianesimo esoterico e può essere vista -in un certo senso- come precorritrice della corrente new age. Evidente l'influenza del teologo Soloviev sulla filosofia teosofica.

(3) E' la credenza che l'universo è divino e la natura sacra. Esso fornisce le basi più solide per un' "etica ambientale". Non richiede né fede né rivelazioni trascendentali.
Tra i principali filosofi occidentali panteisti ricordiamo Baruch Spinosa (1653 - 1677), Giordano Bruno (1548 - 1600),G. Scoto Eriugena (b15? - 870?), F. W. J. Schelling (1775 -1884), Maestro Eckhart (ca. 1260 -ca. 1328).
Tra gli orientali: Shankara (788 - 820), Nisargadatta Maharaj (1897 - 1982).

(4) La stessa H. P. Blavatsky fu inizialmente affiliata alla Hermetic Brotherhood of Luxor, che si occupava di magia cerimoniale ed alchimia sessuale e che ebbe una notevole influenza nella fondazione della Società Teosofica.

(5) Cfr. C. Veltri, " Lenin lo stregone", in "L'Italia" del 4 agosto 1993.

(6) Interessante notare che anche un esponente politico di primo piano della rivoluzione bolscevica, Lev Trotsky (1879 - 1940) si occupi di astrologia e studi addirittura un oroscopo del marxismo nella sua opera del 1925 "Materialismo dialettico e scienza".


Bibliografia:

Galli G., “La politica ed i maghi”, Rizzoli, Milano, 1995

Dimitri F., “Comunismo magico. Leggende, miti e visioni ultraterrene del socialismo reale”, Castelvecchi Firenze, 2004

AAVV, “The occult in Russian e Soviet Culture”, a cura di B.G. Rocenthahal, Cornell University Press, , New York 1997

Pauwels L., Bergier J., “Il mattino dei maghi”, Mondadori Milano 1963

Nikolai Fedorov: An Introduction Belmont, Mass. 1979

V. Lytkin et al., Tsiolkovsky, Russian Cosmism and Extraterrestrial Intelligence, "Quarterly Journal of the Royal Astronomical Society" 36

Catalano. W. in http://www.airesis.net/IlGiardinoDeiMagi/Giardino%201/Catalano%201.htm
Catalano W., “Applausi per mano sola”, Editrice Clinamen, Firenze

Sito Internazionale dei Roerichs: http://www.roerichs.com/Lng/It/Publications/Concezione1.htm
http://pespmc1.vub.ac.be/PANTHEISM.html

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centri sociali zone di IV rivoluzione
by kybernetes Friday, May. 13, 2005 at 1:56 PM mail:

di SALVATORE GIOVANNI CALASSO


1. La IV Rivoluzione

Il 1989 e gli anni immediatamente seguenti hanno visto il crollo di una parte rilevante — quella grosso modo europea — dei regimi totalitari socialcomunisti, caratterizzati dalla dittatura del proletariato. Da più parti si è entusiasticamente gridato alla fine del comunismo, facendo coincidere l’esperienza storica di questi regimi con la piena realizzazione dell’utopia comunista.

Quanti hanno così concluso dimenticano che né Karl Marx (1818-1883), né i suoi numerosi seguaci, sia "ortodossi" che "eterodossi", hanno considerato la dittatura del proletariato l’atto finale del processo rivoluzionario; l’hanno invece ritenuta solo un momento di transizione verso la società senza classi, in cui potranno essere conseguite una libertà e un’uguaglianza mai prima realizzate.

Poiché — nella prospettiva di questi "profeti dell’utopia" — lo Stato sarebbe la traduzione storica dei privilegi e degli antagonismi di classe, macchina repressiva e strumento di dominazione, la scomparsa delle classi porterebbe con sé la sparizione dello Stato, in quanto esso, non avendo privilegi da difendere, non avrebbe più ragione d’esistere. Così il fine del comunismo si presenta analogo a quello anarchico: la soppressione totale dello Stato.

Secondo un autorevole continuatore e realizzatore di Marx, Vladimir Ilijc Uljanov, detto Lenin (1870-1924), il processo che condurrà all’estinzione della compagine statale avverrà in due fasi. Vi sarà un periodo di super-diritto, la cosiddetta dittatura del proletariato, in cui il diritto regolerà la vita dell’uomo in tutti i particolari, cioè lo Stato avrà il massimo potere possibile sulla persona. In questo periodo il compito statale sarà l’eliminazione del capitalismo, della classe borghese, dello Stato della borghesia e la creazione dell’"uomo nuovo", l’"uomo socialista". A questo periodo ne seguirà uno di non-diritto, in cui non vi sarà più bisogno di codici né di leggi perché le masse seguiranno il meglio. "Il proletariato — scrive infatti Lenin — non ha bisogno dello Stato che per un certo periodo di tempo. Quanto alla abolizione dello Stato, come fine, noi non siamo affatto in disaccordo con gli anarchici. Affermiamo che per raggiungere questo fine è indispensabile utilizzare temporaneamente, contro gli sfruttatori, gli strumenti, i mezzi e i metodi del potere statale, così com’è indispensabile, per sopprimere le classi, stabilire la dittatura temporanea della classe oppressa" (1).

La dittatura del proletariato non finirà dunque in modo violento, com’è finito lo Stato borghese, ma — sempre secondo Lenin — in modo naturale, per deperimento. Vi sarà, cioè, uno spontaneo passaggio dalla fase inferiore alla fase superiore della società comunista. Allora "l’intera società sarà un grande ufficio e una grande fabbrica con uguaglianza di lavoro e uguaglianza di salario" (2). La politica si ridurrà a semplice amministrazione, e il governo a pura gestione. Il passaggio dal capitalismo alla fase della dittatura del proletariato, in cui tutti sono coercitivamente uguali, e da questa fase a quella della società senza classi, in cui l’uguaglianza è invece il risultato delle libere volontà, è — ancora secondo Lenin — inevitabile, quindi non è utopistico, ma scientifico. Questo deperimento è certo, anche se si ignorano i tempi del suo sviluppo.

Lenin annuncia dunque una nuova fase rivoluzionaria, che — espone sinteticamente Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995) — dovrà portare al "[...] crollo della dittatura del proletariato in conseguenza di una nuova crisi, per cui lo Stato ipertrofizzato sarà vittima della sua stessa ipertrofia; e scomparirà, dando origine ad uno stato di cose scientista e cooperativista, in cui — dicono i comunisti — l’uomo avrà raggiunto un grado di libertà, di uguaglianza e di fraternità fino ad ora inimmaginabile" (3).

Lo stesso pensatore cattolico brasiliano precisa trattarsi della quarta fase "di un enorme tutto, cioè la Rivoluzione" (4), della quale costituiscono "[...] le tappe fondamentali [...] nei secoli XV e XV, l’Umanesimo, il Rinascimento e il protestantesimo (I Rivoluzione); nel secolo XVIII, la Rivoluzione francese (II Rivoluzione); e nel secondo decennio di questo secolo, la Rivoluzione comunista (III Rivoluzione)" (5).

Dunque, la IV Rivoluzione, la fase rivoluzionaria in corso, porta a compimento il processo di distruzione della società naturale e cristiana, frutto dell’inculturazione della fede in Occidente, fondata sulla concezione dell’essere umano come "essere in relazione" rispetto ad altri esseri umani, al mondo e a Dio (6). Secondo tale concezione l’uomo trova la sua vera personalità in queste relazioni: ciò è il riflesso della verità biblica sull’essere umano quale "immagine di Dio" (7). A essa la Rivoluzione contrappone una visione del mondo, che — la sintesi è di Norberto Bobbio — considera l’uomo "in se stesso una totalità" (8). Ne consegue che l’altro non è visto più come un aiuto per comprendersi e per realizzarsi come persona, ma come una minaccia alla propria identità vista appunto come totalità che in sé si conclude e in sé si esaurisce (9).

Questa idea ha il suo riflesso nella concezione della società come rapporto di forze potenzialmente conflittuale: ricchi/poveri, padrone/servo, borghesia/proletariato, vecchi/giovani, uomo/donna, insegnanti/studenti, governanti/governati, e così via. Ognuna di queste conflittualità deve essere superata. Compito della Rivoluzione è alimentare le contraddizioni che s’incontrano nell’evolversi della società. Da qui il divenire incessante, la contraddizione come essenza del processo rivoluzionario: "[...] la vita — scrive Friedrich Engels (1820-1895) — è del pari una contraddizione presente nelle cose e nei fenomeni stessi, contraddizione che continuamente si pone e continuamente si risolve; e non appena la contraddizione cessa, cessa anche la vita e sopraggiunge la morte" (10). La società rivoluzionaria è la società della contraddizione incessante, la società del caos come principio di liberazione.



2. Il ruolo delle avanguardie

La realizzazione di questa nuova fase della Rivoluzione è affidata a gruppi, le cosiddette "avanguardie", portatrici di espressioni culturali che, comparse in ambienti marginali, vengono proposte come tendenze di massa della società: queste avanguardie hanno il compito d’influenzare l’habitat culturale con la diffusione delle idee rivoluzionarie. Il loro obiettivo è far ottenere diritto di cittadinanza alle convinzioni contrarie alla verità, presentandole come liberatorie e alternative rispetto alle consuetudini naturali. In questo modo "[...] possono determinare in un secondo momento l’andamento della tendenza culturale di massa" (11), dando origine a modelli e a istituzioni rivoluzionarie.

Fra le avanguardie di questa nuova fase della Rivoluzione, cioè quella che succede alla Rivoluzione socialcomunista, vi sono i cosiddetti CSOA, i Centri Sociali Occupati Autogestiti. Essi sviluppano un modello di società alternativo a quello familiare — che costituisce l’unità di base della società tradizionale —, fondato sulla banda, come viene affermato in un testo che è per i gruppi che animano i CSOA l’equivalente di quello che fu il Libretto Rosso di Mao Zedong (1893-1976) per i loro padri sessantottini: si tratta di T.A.Z. Zone Temporaneamente Autonome, di cui è autore Peter Lamborn Wilson, un intellettuale anarchico americano che si nasconde sotto lo pseudonimo "islamico" di Hakim Bey, e che è edito a Milano da una casa editrice cyberpunk, vicina agli ambienti del Centro Sociale Leoncavallo, la ShaKe Edizioni Underground (12). Secondo Hakim Bey, "la famiglia è chiusa dalla genetica, dal possesso maschile delle donne e dei bambini, dalla totalità gerarchica della società agricola/industriale. La banda è aperta — non a chiunque, naturalmente, ma al gruppo di affinità, gli iniziati legati da un patto d’amore. La banda non è parte di una gerarchia più ampia, ma invece parte di un modello orizzontale di costume, parentela estesa, contratto e alleanza, affinità spirituale ecc. [...].



"Nella nostra Società della Simulazione post-Spettacolare molte forze sono al lavoro — largamente invisibili — per eliminare la famiglia nucleare e riportare in evidenza la banda" (13), che, nella società post-industriale, comprende gli amici, il partner, il coniuge e l’amante, individui incontrati sui luoghi di lavoro e nelle feste, gruppi di affinità, gente contattata per posta o tramite Internet, e altri. "La famiglia nucleare diventa sempre più ovviamente una trappola, un tombino culturale, una segreta implosione neurotica di atomi divisi — e l’ovvia contro-strategia emerge spontaneamente nella riscoperta quasi inconscia della possibilità più arcaica eppure più post-industriale della banda" (14). Essa rappresenta — nota Corrêa de Oliveira — "[...] una sintesi illusoria tra l’apice della libertà individuale e del collettivismo accettato, in cui quest’ultimo finisce per divorare la libertà" (15). In questo nuovo sistema collettivista, ogni struttura gerarchica è dissolta, lasciando l’individuo "libero" di fluttuare fra le varie esperienze.

La banda — teorizza Hakim Bey — rappresenterebbe una possibilità di ritorno allo "stato di natura", cioè a quello stato di "[...] innocenza e possibilità del tutto (Virgin-ia), un caos o novità di forma che l’adepto avrebbe trasmutato in "oro", cioè in perfezione spirituale come pure abbondanza materiale" (16).



3. I Centri Sociali frutto maturo della modernità

"I centri sociali — scrive Benedetto Vecchi — sono una sfera pubblica in formazione. Una sfera pubblica però alquanto particolare, in quanto riesce ad essere contemporaneamente sia uno spazio pubblico di discussione sul bene comune — il governo della metropoli —, che un luogo in cui sperimentare forme di cooperazione sociale non sottoposte al regime del lavoro salariato" (17).

L’ "utopia" dei Centri Sociali si ricollega a quella di tutta la modernità e ne rappresenta un punto di arrivo. Infatti, uno dei capisaldi del pensiero moderno è costituito appunto dalla "finzione teorica" dello stato di natura. "Per stato naturale dell’uomo — scrive lo storico e giurista tedesco Samuel Pufendorf (1632-1694) — non intendiamo qui quella condizione a cui la natura tende in ultimo grado come alla più perfetta ed alla più conforme all’uomo, bensì quella in cui si concepisce l’uomo così come è costituito dalla stessa natura, facendo astrazione quindi dalle invenzioni e dalle istituzioni, sia umane sia ispirate all’uomo dalla divinità, che hanno dato alla vita dei mortali un nuovo e diverso aspetto" (18). E prosegue: "Quali siano i diritti che accompagnano lo stato naturale dell’uomo, si può facilmente ricavare sia dall’impulso comune a tutti gli animali verso la conservazione del proprio corpo e della propria vita e verso l’eliminazione di tutto ciò che vi si oppone; sia dal fatto che coloro che vivono nello stato di natura non sono soggetti al comando di nessuno. Dalla prima proposizione risulta che coloro che si trovano nello stato naturale possono usare e godere qualunque cosa si trovi a portata di mano, mettere in pratica e fare tutto quello che è utile alla propria conservazione, purché non si leda il diritto altrui. Dalla seconda, che gli stessi uomini, come si servono delle proprie forze, così si devono servire del proprio giudizio e della propria volontà, purché conformi alla legge naturale, per procurarsi la difesa e la conservazione di se stessi. Per questo riguardo lo stato naturale acquista anche il nome di libertà naturale, perché, prima che intervenga qualche nuovo fatto dell’uomo, ciascuno non appartiene che a se stesso e non è soggetto al potere di nessun altro. Donde consegue anche che ciascuno è uguale all’altro, perché non è soggetto all’altro né ha l’altro per soggetto" (19).

L’idea dello stato di natura postula che l’uomo, prima del sorgere delle istituzioni umane, viva in una condizione di naturale libertà, intesa come possibilità illimitata di fare e di godere qualsiasi cosa: il limite è rappresentato solo dalla presenza dell’altro, che fruisce delle stesse prerogative. "Il fatto che tutti gli uomini abbiano diritto a tutte le cose, in effetti — scrive il filosofo inglese Thomas Hobbes (1588-1679) —, non è una situazione migliore di quella che si avrebbe se nessun uomo avesse diritto ad alcuna cosa. Infatti un uomo può usare e beneficiare ben poco di un suo diritto, quando un altro altrettanto forte, o più forte di lui, abbia anch’egli diritto alla medesima cosa" (20). Per sfuggire a questo pericolo — secondo Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) — l’uomo dà origine alla società dicendo ai suoi simili: "Uniamoci [...] per garantire i deboli dall’oppressione, frenare gli ambiziosi e assicurare a ciascuno il possesso di ciò che gli appartiene: istituiamo ordinamenti di giustizia e di pace, cui tutti siano obbligati a conformarsi, che non faccian distinzione di persona, e che riparino in qualche modo i capricci della fortuna, sottomettendo ugualmente il potente e il debole ad obblighi reciproci. In una parola, invece di volgere le nostre forze contro noi stessi, raccogliamole in un potere supremo, che ci governi secondo leggi sagge, che protegga e difenda tutti i membri dell’associazione, respinga i nemici comuni, e ci mantenga in eterna concordia" (21). "Tale fu o dovette essere — conclude Rousseau — l’origine della società e delle leggi, che diedero nuove pastoie al debole e nuove forze al ricco, distrussero senza scampo la libertà naturale, fissarono per sempre la legge della proprietà e della disuguaglianza, [...] assoggettarono ormai tutto il genere umano al lavoro, alla servitù e alla miseria" (22).

Dunque, Rousseau mostra come la società costituisca un limite alla libertà dell’uomo. Da qui nasce la concezione rivoluzionaria del processo storico come liberazione dalla schiavitù della società e delle sue istituzioni. In questa prospettiva Bobbio afferma che "la storia dell’umanità dalla tribù allo stato di diritto è un faticoso processo di liberazione dell’individuo dalla società totale" (23), il cui scopo finale è "l’eliminazione della estraniazione, cioè l’appropriazione definitiva dell’uomo, l’istituzione dell’uomo totale" (24). Nell’"uomo totale" le persone singole con i loro modi di pensare, di volere e di essere caratteristici e contrastanti si amalgamano e spariscono nella personalità collettiva, che genera un nuovo individuo collettivo, totale, in cui ognuno è contemporaneamente sé stesso e tutto, essendosi liberato dal "limite" rappresentato dalla sua personalità particolare.



4. Il ritorno allo stato di natura

La T.A.Z. — Zona Temporaneamente Autonoma — è la forma che assume la Rivoluzione in questo scorcio di fine millennio; è la risposta odierna alla volontà di svincolare l’uomo da tutti i legami naturali e da ogni legge, di ritorno allo stato di natura vagheggiato da Rousseau. Prosegue Hakim Bey: "La TAZ ha a che fare con un tipo di feralità, una crescita dalla docilità allo stato selvaggio, un "ritorno" che è anche un passo avanti" (25). Essa, però, non vuole rinunciare ai successi del progresso; ciò che non ama è la civiltà, intesa come ordine razionale: "Non abbiamo interesse a "tornare alla campagna" se l’affare include la vita noiosa di un burino di paese — né vogliamo il "tribalismo" se viene con tabù, feticci e malnutrizione. Non siamo in guerra con il concetto di cultura — inclusa la tecnologia; per noi il problema inizia con la civilizzazione" (26).

Essa si ispira a precedenti storici come quello dei bucanieri della Tortuga. "Fuggendo dagli odiosi "vantaggi" dell’Imperialismo, quali schiavitù, servitù, intolleranza e razzismo, dalle torture del servizio militare forzato o dalla morte vivente delle piantagioni, i Bucanieri adottarono costumi Indiani, si sposarono con Caraibici, accettarono Neri e Spagnoli come pari, rigettarono ogni nazionalità, elessero democraticamente i loro capitani e ritornarono allo "stato di Natura". Dopo essersi dichiarati "in guerra con tutto il mondo" navigarono per saccheggiare sotto contratti mutui chiamati "Articoli", che erano così egualitari che ogni membro riceveva una parte intera di bottino e il Capitano ne prendeva un quarto o un mezzo in più. Flagellazioni e punizioni erano proibite — i litigi venivano risolti col voto o col codice del duello" (27). L’utopia pirata, per il suo modo d’essere, era destinata a finire, a essere "temporanea". Il suo luogo di vita erano le navi che solcavano gli oceani. A terra vi erano enclavi senza legge, come Nassau nelle Bahamas: "[...] un gruppo di capanne e tende davanti alla spiaggia dedicate al vino, alle donne (e probabilmente anche ai ragazzi a giudicare da Sodomia e Pirateria di Birge), la canzone (i pirati erano totalmente innamorati della musica ed erano abituati a ingaggiare gruppi per intere crociere) ed eccessi scellerati" (28).

Un’altra esperienza di T.A.Z. Hakim Bey la rinviene, curiosamente, nell’impresa fiumana di Gabriele D’Annunzio (1863-1938). "Lui e uno dei suoi amici anarchici scrissero la Costituzione che dichiarava la musica essere il principio centrale dello Stato. La Marina (formata da disertori e sindacalisti marittimi anarchici Milanesi) si chiamò gli Uscochi, in memoria dei pirati da tempo scomparsi, che erano usi abitare le isole locali fuori costa e predare il naviglio Veneziano e Ottomano. I moderni Uscochi realizzarono alcuni colpi clamorosi: diversi ricchi mercantili Italiani improvvisamente diedero un futuro alla Repubblica: soldi nei forzieri! Artisti, bohémien, avventurieri, anarchici (D’Annunzio corrispondeva con Malatesta) fuggitivi e rifugiati apolidi, omosessuali, dandy militari (l’uniforme era nera con teschio e tibie pirata — più tardi rubata dalle SS) e strambi riformatori d’ogni tipo (compresi Buddisti, Teosofisti e Vedantisti) iniziarono ad arrivare in massa a Fiume. La festa non finiva mai. Ogni mattina D’Annunzio leggeva poesia e proclami dal suo balcone; ogni sera un concerto, poi fuochi d’artificio. In questo consisteva l’intera attività del governo. Diciotto mesi dopo, quando il vino e i soldi finirono e la flotta italiana finalmente arrivò e lanciò qualche proiettile contro il Palazzo Municipale, nessuno ebbe l’energia per resistere" (29). Questa esperienza rappresenta per Hakim Bey l’ultima utopia pirata e la prima T.A.Z. moderna.

Questo modo di vita senza regole, intendendo per esse le regole della civiltà, poiché anche l’utopia pirata ha le sue norme, viene presentato da Hakim Bey come la realizzazione dello stato di natura. In esso è preponderante la liberazione sessuale. "Ritornare a uno "stato di Natura" paradossalmente sembra permettere la pratica di ogni atto "innaturale" [...] E difatti certe comunità emarginate realmente rigettano la moralità consentita — i pirati certamente lo fecero! — e senza dubbio misero in atto alcuni dei desideri repressi della civiltà (Non fareste lo stesso?). Divenire "selvaggi" è sempre un atto erotico, un atto di nudità" (30).

Il ritorno allo stato di natura può attuarsi tramite il cambiamento dell’ordine sociale esistente, nato dal "contratto sociale". Non potendo più essere il risultato di una rivoluzione globale, questo ritorno può avvenire attraverso piccole ribellioni quotidiane, tutte rivolte contro le istituzioni. Vi è il rifiuto della scuola con "l’"analfabetismo volontario"" (31); il rifiuto della politica con l’astensionismo elettorale; il rifiuto del lavoro con "[...] forme di assenteismo, ubriachezza sul lavoro, sabotaggio e pura disattenzione — ma può anche dare vita a nuovi modi di ribellione: più lavoro in proprio, partecipazione nell’economia "nera" e "lavoro nero", truffe all’Assistenza Sociale e altre opzioni criminali, coltivazioni d’erba ecc." (32); rifiuto della Chiesa con la "[...] costruzione di "moralità private" nel senso nietzschiano; la spiritualità di "spiriti liberi"" (33); il rifiuto della casa con il nomadismo; il rifiuto della famiglia di cui si è già detto.



5. I Centri Sociali come Zone Temporaneamente Autonome

Quindi i Centri Sociali, che si ispirano alle teorie della T.A.Z., di cui vogliono essere una realizzazione, si presentano come la versione aggiornata dell’azione rivoluzionaria che — secondo la definizione di Corrêa de Oliveira — "[...] mira alla distruzione di un potere o di un ordine legittimo e all’instaurazione al suo posto di uno stato di cose (intenzionalmente non vogliamo dire "ordine di cose") o potere illegittimo" (34). Si può ritrovare questa definizione espressa nel lessico ideologico-politico-sociologico — tipico delle scritture politiche della sinistra — nella risposta di Vecchi a una lettera apparsa su il manifesto. quotidiano comunista, in cui definisce i Centri Sociali "[...] come specchio delle trasformazioni produttive e sociali delle economie capitaliste. Anzi, se si vuole andare alla radice delle cose, i centri sociali sono terminali sensibili di un ancora incerto punto di vista che quelle trasformazioni non le vuole subire, ma considerarle come punto di partenza per una critica e una azione politica radicale contro lo stato di cose presenti" (35).

Essi si inseriscono a pieno titolo nella continuità di una storia, che — nota la Solaro — è "[...] radicata in un codice genetico che va dall’ormai estinta tradizione delle Case del Popolo, alla pratica delle occupazioni negli anni caldi della lotta per la casa, e che ha trasmesso la sua memoria e le "forme" dell’aggregazione ai centri sociali" (36). Ma i loro punti di riferimento sono i fenomeni del 1968 e del 1977, di cui rappresentano l’evoluzione negli anni 1990, nel senso che riprendono e amplificano quegli atteggiamenti "di bandiera" dei loro padri, facendoli diventare comportamenti diffusi. Inoltre, anche l’estrazione sociale borghese li accomuna a molti "rivoluzionari sessantottini", che poco o nulla avevano da spartire con i proletari nel cui nome parlavano. Anche questi nuovi figli del benessere, che frequentano i Centri Sociali, non provengono da quelle sacche di emarginazione, di cui, invece, si vogliono fare i paladini e gli interpreti. Infatti, da una ricerca condotta dal Consorzio Aaster in collaborazione con i Centri Sociali Cox 18 e Leoncavallo di Milano, risulta che la percentuale più alta, il 30,8%, dei frequentatori dei Centri Sociali è composta da lavoratori dipendenti, seguita dagli studenti con il 22,4%; insieme queste due categorie costituiscono la maggioranza di quanti frequentano tali centri, il 53,2%. I disoccupati e quanti sono in cerca di prima occupazione rappresentano un’esigua minoranza, l’8,6% (37). Quindi — l’osservazione è di Vecchi — "[...] quella dei centri sociali non è una rivolta plebea di giovani disoccupati" (38). Come i precedenti, anche loro hanno il virus della "ribellione", che è la vera molla della loro "attività sociale". "Continua a essere sommamente vero che "ribellarsi è giusto" — nota Goffredo Fofi — ma è vero come non mai che le strade della ribellione possono essere solo funerarie, o solo estetiche. E che quelle della costruzione hanno più che mai bisogno di mettersi alla prova sulla strada più semplice di tutte: quella della solidarietà, quella della comunità. Strada aperta con modelli aperti" (39).

Rispetto ai movimenti rivoluzionari della terza fase della Rivoluzione, il loro obiettivo non è la conquista del potere, ma — scrive la Solaro — l’occupazione di "[...] spazi dove vivere le cose negate" (40), cioè creare zone in cui sia possibile sperimentare un modo di vita "alternativo" a quello vissuto nella società, in cui non vi sia più ordine, gerarchia e autorità. Il loro scopo è di plasmare una mini-società che vive coscientemente al di fuori e al di là della Legge e risoluta a restarci a tutti i costi, anche se soltanto per una fugace ma felice esistenza.

La causa di questo cambiamento di azione è da rintracciarsi proprio nel fallimento del processo dialettico della Rivoluzione, come si è sviluppato nella storia secondo una "[...] traiettoria approvata dal consenso; rivoluzione, reazione, tradimento, la fondazione di uno Stato più forte e ancora più opprimente" (41), come afferma Hakim Bey. Secondo lui, la Rivoluzione si è rivelata "[...] una maligna trappola del destino pseudo-gnostico, un incubo nel quale — non importa quanto combattiamo — non riusciamo a sfuggire quel malefico Eone, quell’incubus: lo Stato, uno Stato dopo l’altro, ogni "paradiso" comandato da ancora un altro angelo malvagio" (42). Infatti la Rivoluzione non è ancora riuscita a realizzare il sogno anarco-comunista di una società libera dall’apparato statale perché, appena essa trionfa, lo Stato riappare ancora più forte e il sogno è già tradito.

Contro questa impostazione, ecco farsi strada un nuovo concetto, quello di insurrezione. Esso viene inteso come "[...] un’"esperienza-picco" rispetto allo standard della coscienza e dell’esperienza "ordinaria". Come i festival, le sollevazioni non possono accadere ogni giorno — altrimenti non sarebbero più "non ordinarie". Ma tali momenti d’intensità danno forma e significato a un’intera vita" (43). Purtroppo la situazione storica non è favorevole a una "[...] insurrezione che fiorisca in una cultura anarchica" (44), a causa dello "Stato megacorporato dell’informazione" (45).

Per far fronte a questo nemico attualmente invincibile, Hakim Bey teorizza la tecnica della T.A.Z. "La TAZ è come una sommossa che non si scontri direttamente con lo Stato, un’operazione di guerriglia che libera un’area (di tempo, di terra, di immaginazione) e poi si dissolve per riformarsi in un altro dove, in un altro tempo, prima che lo Stato la possa schiacciare. Poiché lo Stato è occupato primariamente con la Simulazione invece che con la Sostanza, la TAZ può "occupare" queste aree clandestinamente e portare avanti il suo scopo festivo per un bel po’ in relativa pace" (46). Iniziare la T.A.Z. può comportare tattiche di violenza, ma la sua forza sta nel risultare "invisibile" al potere; nell’essere insignificante perché la sua opposizione non è frontale. "La TAZ è perciò una tattica perfetta per un’era nella quale lo Stato è onnipresente e onnipotente, eppure simultaneamente pieno di crepe e vuoti" (47). Dunque, dopo aver diffuso nel mondo lo Stato ipertrofizzato, che occupa tutti gli spazi della vita delle persone, ecco la Rivoluzione pensare e proporre la sua distruzione tramite nuove forme di aggregazione sociale come le T.A.Z. In questi spazi dismessi, lasciati liberi dall’invadenza statale, si muove la tribù dei Centri Sociali. Il loro punto di riferimento è la città post-industriale con la prevalenza del terziario e dei servizi. "Le città contemporanee, nella fase avanzata della loro ristrutturazione, negano in misura sempre maggiore i servizi, il verde, gli spazi di socialità non asserviti ad una logica commerciale" (48). A questa logica capitalistica post-industriale, i Centri Sociali oppongono "[...] una concezione diversa del vivere quotidiano. Fatta di musica, di immagini, di strumenti di comunicazione, di lavoro artigianale, creatività, organizzazione in proprio di servizi" (49).

La ribellione nei Centri Sociali assume quindi un volto antagonista, "alternativo", rispetto a quello offerto dalla città post-industriale, "[...] che vorrebbe tutti uguali, omologati" (50).

A questa omologazione i Centri Sociali oppongono la loro "diversità"; "e la diversità può essere fatta di tante cose: la diversità dei punks anarchici, quella degli "extracomunitari", la diversità politica di chi non si riconosce nei partiti tradizionali, ma neppure nella logica vecchia e sorpassata dei "gruppi" della sinistra extraparlamentare, e all’interno di un Cso cerca nuove pratiche politiche e nuovi "orizzonti ideali"" (51).

La più nota di queste pratiche politiche è l’occupazione. "Il gesto dell’occupare è, nella logica dei centri sociali, molto importante. Perché è un gesto di semi-illegalità [...], ma che crea in sostanza una frattura netta inequivocabile con l’ordine dato, ovvero le istituzioni. È, insomma, un gesto che dice: noi ci riprendiamo ciò che non ci avete voluto dare. Ci poniamo sul piano dell’illegalità rispetto ad una legalità che non riusciamo più a riconoscere come nostra" (52).

Lo scopo "politico" del Centro Sociale è quello di "[...] trasformare in centro sociale il territorio che lo circonda" (53). In questo modo i CSOA si pongono come luoghi d’avanguardia, in cui si sperimenta un modello di società "orizzontale", senza gerarchie né autorità. Un esempio lampante è dato dall’Isola nel Kantiere a Bologna, nella cui descrizione si può notare che il linguaggio usato si allontana dallo stereotipo del "sinistrese", per assumerne uno nuovo, che fa ampio uso di termini ricavati dal lessico delle reti informatiche: "L’Isola è questo: nasce in modo classico attraverso una forma di riappropriazione degli spazi occupando, ma associa a questo tipo di percorso, di produzione, anche dei modelli di organizzazione diversa. Che tipo di modelli? dei modelli che assomigliano più a reti neuroniche, cioè alle reti che permettono al nostro cervello di arrivare a pensare e quindi anche ad agire, come nodi di interesse che hanno degli input, producono degli output informativi che permettono una interazione completa fra gli elementi che vivono all’interno del microcosmo I.N.K., e producono il visibile, cioè l’Isola. Tutto il lavoro sommerso, quindi, avviene attraverso questa rete informativa, in cui ci si scambia informazioni e progetti, e ciascun progetto introduce informazioni attraverso altri nodi, che sono composti da individui o gruppi di interesse che lavorano all’interno dei luoghi. Ecco, questo tipo di autoforma di organizzazione è molto importante. Lo è innanzitutto perché esprime una forma antiautoritaria, in questo modo non c’è la possibilità di definire né leaders, né altre tipiche situazioni in cui la maggior parte dei Cs cade, ma tutti i nodi, in quanto relazionati tra loro, stanno allo stesso livello. Abbiamo di fatto una "nonleaderizzazione" del progetto politico, e questa cosa è molto importante" (54).



6. L’identità culturale e il progetto politico dei Centri Sociali: il "municipalismo libertario"

I frequentatori di questi centri rappresentano, più che un residuo nostalgico del passato rivoluzionario, un’avanguardia del tipo umano, frutto dell’evoluzione progressista, che si pone in continuità con l’esperienza del 1968 e del 1977. Coltivano un’identità culturale, estetica ed etica, che ha un caposaldo nel punk — parola di origine inglese, che vuol dire "cosa marcia, senza valore" —, il quale "[...] esprime, più o meno consapevolmente, il crepuscolo delle ideologie, si mette a lutto (il nero è la tonalità prevalente) per la fine degli "orizzonti di riferimento ideali". [...] Per questo smette di progettare il futuro, un altrove utopico, perché si sente ingabbiato nel presente, senza via d’uscita se non quella di inventare, cercare percorsi nuovi a partire proprio da quel presente da cui vorrebbe, ma non può fuggire" (55). Il punk con i suoi comportamenti radicali e il suo ribellismo anarcoide, in cui l’odio per la società e i suoi valori è la vera molla che fa stare insieme, dà al movimento degli spazi sociali autogestiti la sua identità culturale, fatta di antimilitarismo, ecologismo, animalismo, anticlericalismo, antiamericanismo, multiculturalismo e tutto ciò che richiama a una critica radicale dei valori tradizionali. A esso si associa il reggae, che si caratterizza per le tematiche antirazziste, come la lotta all’apartheid, e l’uso della marijuana. Esso vagheggia una mitica zulu nation, incentrata sui valori di pace, amore e unità. L’aspirazione è quella di una società multirazziale. Queste due matrici culturali danno origine, insieme all’eredità dell’extraparlamentarismo di sinistra, a quella che si può definire la nuova identità dei Centri Sociali, l’anarcopunkrastautonomia, in cui si ritrovano il punk e il reggae — individuabile in rasta —, uniti alla cultura anarchica e dell’autonomia: "[...] le occupazioni, le autogestioni i centri sociali non sono fantasie di sbandati / anarcopunkrastautonominati / ma sono frutto di un’esigenza, della mancanza di strutture ufficiali, / popolari che permettano la socializzazione senza dover / pagare il prezzo del business sullo spettacolo" (56).

I CSOA si presentano quindi come le fucine della "cultura alternativa" di una sinistra in cui si sperimenta il tribalismo post-moderno, dove, più che elaborare una nuova visione del mondo, capace di guidare qualsiasi cambiamento, si vive una dimensione libertaria in cui l’unico fattore coagulante è il rifiuto di ogni ordine e di ogni verità, e l’odio verso coloro che richiamano a questa visione del mondo.

A questo tribalismo post-moderno i CSOA preparano adeguatamente i loro adepti tramite "una politica pacifista non ecumenica, né moderata, né non-violenta" (57), che significa non rinunciare alla conflittualità, alla lotta politica, ma dare una nuova direzione al conflitto o alla molteplicità dei conflitti che "[...] aggrediscono radicalmente lo stato capitalistico e i suoi assetti economici e giuridici" (58). La direzione è quella "che mette in questione la sovranità come tale e che distoglie dunque lo sguardo e l’azione dalla malefica ipnosi del potere statale e della sua presa. [...] Conflitti che non mirano al possesso della sovranità, ma al suo dissolvimento e alla difesa di ciò che non nasce come concessione del sovrano, ma come costruzione collettiva di un fare che ricade al di fuori della sua sfera di azione" (59). Quindi la conflittualità operata dai Centri Sociali ha lo scopo di dissolvere la sovranità dello Stato e di creare "zone franche", libertarie, sottratte alla potestà statale. In questo si inseriscono a pieno titolo nella continuità del processo rivoluzionario descritto precedentemente e diventano uno dei grimaldelli per far saltare la costruzione dello Stato moderno, nato dalla Rivoluzione francese, e sostituirlo con le "municipalità": sono esse il nuovo orizzonte politico in cui deve muoversi la società post-industriale. "La crisi degli stati multietnici a cui stiamo assistendo costituisce probabilmente la migliore indicazione della difficoltà di amministrare grandi comunità. L’osservazione empirica di Rousseau secondo cui la democrazia è in grado di funzionare nelle piccole comunità deve essere costantemente tenuta presente" (60). Infatti la "democrazia rappresentativa" si sta rivelando incapace di gestire la complessità post-moderna, da qui la crisi di legittimità che investe il sistema parlamentare e la disaffezione dei cittadini verso la partecipazione politica.

A questa crisi nel campo della Rivoluzione vi è chi prospetta la soluzione della "democrazia diretta", la quale per definizione può funzionare solo nelle piccole comunità cittadine. "È allora necessario elaborare una nuova alternativa, che non sia parlamentare, né esclusivamente marginale o contro-culturale. L’azione diretta dovrebbe fondersi con una nuova politica, in una sorta di autogestione municipale fondata su una democrazia pienamente partecipativa" (61). Il teorico anarcoecologista Murray Bookchin, autore di questa affermazione, chiama tale alternativa "municipalismo libertario". "Municipalismo" indica il nuovo luogo della conflittualità sociale: non più le grandi istituzioni statali, ormai acquisite alla logica della Rivoluzione, ma la comunità cittadina, il quartiere, dove ancora esiste una resistenza popolare all’accettazione delle idee rivoluzionarie. Osserva Bookchin: "Sarebbe ingenuo anche credere che forme come le assemblee popolari di quartiere, di città, di villaggio siano in sé sufficienti a costituire una vita pubblica libertaria, cioè che possano dar la luce ad un corpo politico libertario in assenza di un movimento libertario estremamente cosciente" (62). Questo movimento "[...] vuole liberarsi dalla gerarchia sociale, dal dominio classista e sessista, e dall’omogeneizzazione culturale" (63). Il soggetto politico principale non deve essere né l’individuo, né la famiglia, né tanto meno lo Stato: "La cellula vivente che costituisce l’unità primaria della vita politica è la municipalità ed è da questa che deve discendere ogni altra cosa" (64). In questo nuovo soggetto sovrano potrà realizzarsi la forma di T.A.Z. che prevede il superamento della famiglia: "È a questo livello che diviene possibile oltrepassare il privato e la grettezza di una vita familiare celebrata per la sua separatezza, per sperimentare quelle istituzioni pubbliche tese alla partecipazione ed alla associazione" (65). Anche la proprietà privata sarà nuovamente messa in discussione: "Il municipalismo libertario [...] prevede anche un diverso approccio all’economia, il cui requisito minimo è appunto quello di proporre una municipalizzazione della struttura economica; cosa ben diversa da una sua centralizzazione in imprese "nazionalizzate"" (66). La diversità, rispetto all’esperienza storica del modello socialcomunista consiste nell’atomizzazione del sistema economico, improntato sempre, però, al collettivismo: "Il municipalismo libertario propone una forma di economia radicalmente differente in cui territorio e imprese vengono affidate alla gestione dei cittadini riuniti in libere assemblee" (67). Questa riedizione dei soviet sarà guidata ancora da idee marxiste, come dice il testo in questione: "La massima "da ciascuno secondo le proprie capacità e a ciascuno secondo i propri bisogni" può essere una guida sicura per una società economicamente razionale" (68). E ancora: "La municipalizzazione dell’economia non solo assorbe le differenze professionali che potrebbero militare contro un’economia pubblicamente controllata, ma assorbe altresì i mezzi materiali di vita nelle forme comunitarie di distribuzione. "Da ciascuno secondo le proprie capacità, a ciascuno secondo i propri bisogni" viene adesso istituzionalizzato come parte della sfera pubblica e cessa così di apparire un fragile auspicio per diventare una prassi, una modalità di funzionamento politico incardinata nella struttura comunitaria" (69).

Le municipalità, quali cellule di base della società civile, non devono avere strutture politiche superiori a cui essere subordinate, ma devono essere come isole collegate fra loro in una rete globale. Infatti "l’interdipendenza tra comunità non è meno importante dell’interdipendenza tra individui" (70). Ciò pone alla Rivoluzione "il problema del superamento dell’istituzione statuale" (71), che però "[...] non significa necessariamente che ci debba essere un trasferimento del potere da parte degli stati alle nuove istituzioni. [...] La sfida del modello cosmopolitico non è quella di sostituire un potere con un altro potere, ma al contrario quella di ridurre la funzione del potere nel processo politico" (72). L’attuale progetto rivoluzionario è quindi quello di una società civile globale, ossia di una rete mondiale di telecomunicazioni che colleghi la massa delle piccole comunità interdipendenti. "L’intero sforzo dovrebbe essere concepito all’interno di circostanze storiche in cui emerga una società civile globale collegata da tecnologie della comunicazione, che renda possibile lo sviluppo di un insieme di informazioni comuni, per quanto differenziato, e di una crescente consapevolezza transnazionale dell’identità e della partecipazione globali" (73). Da qui l’interesse dei Centri Sociali per la comunicazione su reti telematiche, definita "lo strumento più economico e "democratico" di comunicazione orizzontale" (74).

Lo scopo di queste avanguardie, quindi, è quello di contribuire alla demolizione dell’istituzione statale in tutte le sue forme, per sostituirla con una rete orizzontale di comunicazione fra municipalità. Ecco perché l’azione politica dei Centri Sociali ha come orizzonte la città, in cui cercano di scardinare ogni residuo di ordine gerarchico esistente. Infatti Bookchin ammonisce: "Bisogna tenere in seria considerazione il fatto che né il decentramento, né l’autosufficienza sono in sé necessariamente democratici. [...] Una società decentrata può tranquillamente coesistere con gerarchie estremamente rigide. Ne è un esempio lampante il feudalesimo europeo e orientale: ordini sociali in cui le gerarchie nobiliari erano basate su comunità estremamente decentrate" (75).



7. La religiosità nella IV Rivoluzione

Coerenti con la loro impostazione anarchica e libertaria, i Centri Sociali hanno in odio ogni forma di religione istituzionalizzata e in particolare la religione cattolica, come dimostrano le cronache degli atti blasfemi compiuti, in gruppo o singolarmente, dai loro frequentatori. L’esempio del Centro Sociale napoletano Tien’a’Ment è significativo. "Il 18 gennaio i vigili urbani di Napoli, a seguito di una denuncia sottoscritta da oltre quattrocento cittadini, intervengono presso un sedicente centro sociale, nel quartiere Soccavo, provvedono a far sgomberare l’edificio illegalmente occupato e sequestrano una inquietante "scultura", fatta di ferro e cavi elettrici intrecciati, raffigurante un crocifisso che al posto della testa di Nostro Signore Gesù Cristo ha quella di un animale con le corna, un bue, o più verosimilmente un capro" (76).

Oltre a episodi come questo, vi è il filone irreligioso e blasfemo dei testi delle canzoni ascoltate e diffuse nei Centri Sociali, in cui la preghiera è l’occasione per parafrasi irriverenti: "Padre nostro / che sei dei nostri / liberaci dal peccato / pagaci un avvocato [...] / Padre nostro / che sei dei nostri / Non ci indurre in tentazione / paga la cauzione" (77).

Inoltre nel comunicato n. 1 per l’associazione dell’anarchismo ontologico, riportato nel libro sulle T.A.Z., si può leggere: "Attacchinare in luoghi pubblici un volantino fotocopiato di un meraviglioso bambino dodicenne nudo che si masturba, chiaramente intitolato: LA FACCIA DI DIO" (78).

Fra gli scopi dei Centri Sociali vi è quello di sovvertire la religione. "Proprio come i radicali culturali cercano di infiltrare e sovvertire i media popolari e proprio come i radicali politici producono simili funzioni nelle sfere del lavoro, nella Famiglia e in altre organizzazioni sociali, così c’è bisogno di radicali che penetrino l’istituzione della religione stessa piuttosto che continuare a sputare frasi fatte del XIX secolo a proposito di materialismo ateo" (79).

Essa viene vista come il fumo negli occhi perché rivela all’uomo il suo stato di creatura limitata e condiziona la sua salvezza, la sua realizzazione, la sua felicità all’adesione amorosa a una verità rivelata e al rispetto della legge divina, che ha il suo riflesso nella legge naturale.

La cultura a cui si abbeverano i frequentatori dei Centri Sociali rifiuta il concetto di legge, come afferma Hakim Bey: "La Natura non ha Leggi ("solo abitudini") e tutte le leggi sono innaturali. Tutto appartiene alla sfera della moralità personale/immaginale — anche l’assassinio" (80). L’uomo è il "solo" protagonista della propria morale: ecco perché le religioni vengono odiate. Ciò però non vuol dire che l’uomo deve rinunciare alla religiosità; qualora lo voglia può crearsi una sua personale religione che unisca elementi disparati, dando origine alle "Religioni Libere" (81), che includono "[...] le correnti Psichedeliche e Discordiane, il neo-paganesimo non gerarchico, le eresie antinomiane, caos e Kaos Magik, l’HooDoo rivoluzionario, i Cristiano-anarchici e "senza chiesa", il Giudaismo Magico, la Chiesa Ortodossa Moresca, la Church of the Sub-Genius, la gente delle feste, i Taoisti radicali, i mistici della birra, la gente dell’Erba ecc." (82). Anche la stregoneria è presa in considerazione perché "[...] agisce nel creare intorno a sé uno spazio psichico/fisico o aperture in uno spazio di espressione libera — la metamorfosi del luogo quotidiano nella sfera angelica" (83).



8. L’arte figurativa e la musica come elementi sovversivi

Anche l’arte figurativa espressa dai Centri Sociali rispecchia la violenza dello stile e spesso dei contenuti nei "graffiti" che con aggressivo vandalismo vengono dipinti, senza chiedere permesso, sulle mura di strutture pubbliche e di privati condomini. Alla base vi è lo stesso gesto di illegalità delle occupazioni, cioè di uno spazio cittadino da "espropriare" per "comunicare" il proprio messaggio rivoluzionario. "I graffiti sono una rivolta tribale contro i mali della società capitalista. La coscienza che ha l’artista di poter affermare la propria identità solo violando la proprietà pubblica o privata, non riduce il valore del suo lavoro, bensì lo aumenta notevolmente" (84).

Per quanto riguarda la musica posse — parola dello slang giamaicano che significa "gruppo" —, quella prodotta da artisti vicini ai CSOA, è "[...] basata sulla riutilizzazione di brani di qualsiasi tipo, presi in prestito da gruppi e generi diversi, secondo una tecnica definita "campionatura", cioè scelta di campioni di brani, "rubati" e riciclati in una nuova produzione" (85). In questo modo si esprime l’opposizione alla musica e alla cultura istituzionali, utilizzandole per veicolare i messaggi politici: "[...] la parola "rappata" si rivela uno strumento rivoluzionario efficacissimo, capace di contrapporsi all’informazione ufficiale" (86). I gruppi musicali amano battezzarsi con nomi che richiamano la concezione nomade della vita come gli Almamegretta o al multiculturalismo come Sangue Misto, e Africa Unite; ma il più delle volte esprimono la rabbia e la rivolta come Assalti Frontali, Ak 47 — il Kalashnikov —, Eversor, P38 Punk, Piombo a Tempo, Le Menti Criminali, Bomba Bomba, Devastatin’ Posse, e così via. Il ruolo degli artisti posse è quello di informare l’ascoltatore di quanto succede intorno a lui, di risvegliare la sua coscienza rivoluzionaria e di indicargli come fare parte attiva della società, in modo da poterla cambiare.

I testi delle loro canzoni sono ispirati dall’infinito repertorio della cultura della sinistra extraparlamentare e rinverdiscono il filone della canzone politica del Sessantotto, quello che ha prodotto brani come Contessa e Mio caro padrone domani ti sparo di Paolo Pietrangeli, autentica colonna sonora del movimento extraparlamentare di sinistra del periodo: "[...] ora nei novanta tutto quanto è ormai cambiato / ma il proletariato resta sempre incatenato / nella morsa stretta dei potenti dello stato" (87). Sono frequenti affermazioni derisorie delle istituzioni: "Dentro Agnelli e Berlusconi spacciatori d’illusioni / perché basta una bustina e non rompi più i coglioni" (88); "[...] il contrasto ed il volume di un programma ad uso statale / scrupolosamente Mafioso e Quirinale, dove c’è sempre ben poco che traspare" (89). Inoltre, appaiono spesso riferimenti a realtà care all’immaginario della sinistra: Cuba, la Palestina dell’Intifada, o ai suoi miti come Fidel Castro Ruz ed Ernesto Che Guevara de la Serna (1928-1967), di cui sono esempio le canzoni Nazi Sion Polizei della Banda Bassotti e Fidel, Fidel dei Red House. Il mondo della televisione, soprattutto quella commerciale, è ossessivamente demonizzato: "[...] ricicli i tuoi escrementi e i tuoi teleutenti fededipendenti" (90); "[...] isterismo / a schermo piatto che mi vuole uguale al / modello" (91). La nascita del Polo per le Libertà ha dato l’occasione per sferzanti invettive: "[...] c’è chi c’ha Le Pen / e chi invece Pinoscè / ma perché a noi ’sto buffone con quell’espressione da muppet sciò [...] benvenuto all’ennesimo idiota" (92). L’antiproibizionismo e l’uso di droghe leggere viene sostenuto: "[...] non c’è morto mai nessuno / liberalizzate il fumo" (93); "[...] non è buono dico dev’esser tagliato / al mercato nero è caro e cattivo / terriccio ed henne senza principio attivo / sì mi sentirei più assicurato / se ci fosse il Monopolio di Stato" (94). La droga pesante però è sempre rifiutata: "[...] no grazie non voglio il tuo veleno il rap è la mia droga / non ne posso fare a meno io rimo duro, tu non mi conosci / se ti droghi gli anni di vita son pochi, se alla pelle ci tieni / bucarsi non è il modo per risolvere i problemi" (95). In molti dei loro testi è presente un inno all’odio e alla violenza sociale: "Devi essere tu ad annientare lo stato / a distruggere il mondo dove tutto sarà controllato" (96); "Dico non mi provocare dico non mi disturbare / dico stammi lontano dico vattene a cacare / dico se mi incontri per la strada incomincia a scappare / tieni bene a mente dico non dimenticare" (97); "[...] appicciamm’ ’e fascisti cu’ tutto ’o viminal’" (98).



9. I diritti dei "diversi"

I Centri Sociali pretendono di avere una funzione "civile", soprattutto quando si battono insieme ai "compagni" omosessuali organizzati. Se ne vedano esempi nelle iniziative segnalate nella rubrica ... e dintorni de il manifesto. quotidiano comunista sugli CSOA: "È bella chi si ribella: così i collettivi bolognesi Lilith-Luna Nera, Zona Femminista e Zona Lesbica hanno occupato sabato (in via Corticella) "un luogo dove creare socialità femminile, contro la mercificazione del corpo e della mente". Polemica dura con la sinistra: "Non c’è un posto pubblico per donne dove poterci incontrare senza sguardi e controllo maschile". Non l’abbiamo preso in affitto — hanno scritto — "perché ci sembra di pagare già prezzi troppo alti per vivere in questo mondo come donne e come lesbiche". E ancora "La violenza su di noi aumenta e la guerra contro le donne è in piena recrudescenza"" (99). "Torino Counselling Omosessuale. Il counselling omosessuale intende promuovere momenti di ascolto qualificato per chi voglia approfondire il suo orientamento sessuale. Il circolo "Maurice" promuove una serie di incontri. Il prossimo è il 7 maggio" (100). "Da Sodoma ad Hollywood. Tra gli altri film da vedere al festival dei film con tematiche omosessuali, alle 20.30, questa sera il lungometraggio in concorso The water melon woman e alle 22.30 Madagascar skin al cinema Massimo" (101).

La lotta per i diritti dei "diversi" è contro l’ordine espresso dalla legge di Dio e da quella naturale, che da sempre la sinistra non considera degno di rispetto perché limitante la libertà individuale; da qui il compito di diffondere stili di vita libertari. E tale lotta è una violenza, perché diretta a sovvertire l’ordine naturale della creazione. A questo proposito è illuminante leggere l’articolo Non solo etero, non solo maschi, apparso a firma di Gianni Rossi Barilli in un supplemento de il manifesto. quotidiano comunista il 18 settembre 1994 su rapporti fra Centri Sociali e tematiche omosessuali, in cui si afferma: "Vedere e capire chi incarna "trasgressioni" diverse dalla propria può certo alimentare nuove solidarietà […]. La reciproca influenza tra diversi può propiziare evoluzioni imprevedibili […]. L’antiproibizionismo, il progetto multietnico, i mille rivoli di successive e originali elaborazioni culturali giovanili hanno già delineato scenari che contrastano in modo clamoroso con la statica rappresentazione dell’estremismo che ossessiona la mente dei bempensanti. Contribuire a mettere in discussione l’ordine sessuale costituito darebbe ulteriori chances" (102).



10. Il "nomadismo psichico"

Tutte le caratteristiche descritte in precedenza disegnano la categoria culturale fondamentale della IV Rivoluzione, che i CSOA propagano, cioè il "[...] "nomadismo psichico" inteso come abbandono delle appartenenze familiari, nazionali, geografiche, di gruppo politico, di identità rigidamente intese come appartenenza esclusiva in senso ideologico, alla ricerca di nuove possibilità nella costruzione dei rapporti umani e nei confronti del potere" (103). Esso "[...] crea "zingari", viaggiatori psichici spinti dal desiderio o dalla curiosità, vagabondi con poche lealtà [...] non legati a nessun particolare tempo o luogo, in cerca di diversità e di avventura… Questa descrizione copre non solo le classi di artisti e intellettuali, ma anche lavoratori migranti, rifugiati, "senza casa", turisti, la cultura del camper e della casa mobile — anche gente che "viaggia" via Rete, ma magari non lascia mai la propria stanza [...], e finalmente include "tutti", tutti noi, che viviamo attraverso le nostre auto, le nostre vacanze, le nostre TV, libri, film, telefoni, cambi di lavoro, cambi di "stile di vita", religioni, diete, ecc." (104). Esso ha un suo "misticismo", che non è quello tradizionale, contrassegnato dalla fuga dal mondo, dal dominio della corporeità e dall’indifferenza verso le creature, bensì quello in cui il corpo è "[...] il luogo del caos e quindi come il momento in cui tutto deve essere lecito, come sovrabbondanza, come ebbrezza, come superamento degli stati di coscienza normalmente consentiti, per trasformare finalmente il corpo da luogo di mortificazione a tempio della carne viva" (105). Ciò richiede un nuovo materialismo. Hakim Bey, nel testo sulle T.A.Z., critica infatti la concezione materialista della vecchia sinistra e scrive: "L’anarchismo deve svezzarsi dal materialismo evangelico e dal banale scientismo bi-dimensionale del XIX secolo [...] L’oriente, l’occulto, le culture tribali possiedono tecniche che possono essere "appropriate" in maniera anarchica [...] Abbiamo bisogno di un tipo pratico di "misticismo anarchico", privo di tutte le cazzate New Age e inesorabilmente eretico e Anti-clericale; avido d’ogni nuova tecnologia di coscienza e metanoia — una democratizzazione dello sciamanismo, ebbra e serena" (106). Hakim Bey indica proprio lo yoga come via privilegiata: "[...] il progetto iniziato dall’Individualismo può essere evoluto e ravvivato da un innesto con il misticismo — specificamente con il tantra. [...]

"Questo ibrido è stato chiamato "materialismo spirituale", un termine che brucia tutte le metafisiche nel fuoco dell’unità di spirito e materia" (107).

Il tantra-yoga che Hakim Bey suggerisce ai Centri Sociali è quello della dea Kalì, alla quale ancora oggi in India si offrono sacrifici umani: "La conosco, conosco Kali. Sì, è assolutamente l’archetipo di tutto l’orrore, eppure per quelli che sanno diviene la madre generosa. [...]



"La sua era deve contenere orrori, poiché la maggior parte di noi non può capirla o arrivare oltre la collana di teschi, alla ghirlanda di gelsomini, capendo in quale senso sono la stessa cosa. Andare attraverso il CAOS, cavalcarlo come una tigre, abbracciarLo (anche sessualmente) e assorbire parte del suo shakti, della sua Linfa — questo è il Sentiero di Kali-Yuga. Nichilismo creativo" (108). Per raggiungere questo "materialismo spirituale" l’autore consiglia l’uso di droghe.

Questo nuovo Libretto Rosso offre, fra i modelli storici da seguire, anche la setta islamica degli Assassini (109); ma, senza andare così indietro nel tempo, basta comportarsi come "la gang di ragazzini o la banda di rapinatori" (110).

Il nomadismo psichico è il modello che la cultura rivoluzionaria offre oggi ai giovani. In esso si propone la logica secondo cui non vi è nessuna verità esterna all’uomo a cui aderire, nessuna regola esterna da rispettare, nessuno scopo da realizzare nella vita se non quello deciso dall’uomo stesso con un atto della sua volontà. "Uno deve provare (almeno a se stesso, se non agli altri) la capacità di superare le regole del gregge, di fare la propria legge e allo stesso tempo di non cadere preda del rancore e del risentimento verso anime inferiori che definiscono Legge e tradizione in OGNI società" (111). In questo modo l’uomo realizza la possibilità di decidere ciò che per lui ora è vero ed è bene. L’"uomo nuovo" della Rivoluzione è colui che esercita "[...] un potere che non invoca alcuna giustificazione, non dipende da alcuna finalità" (112). Egli è, secondo una definizione di Hakim Bey, "l’anarco/re" (113). "Ognuno di noi è il monarca della nostra propria carne, delle nostre creazioni — e di quant’altro possiamo agguantare e tenere.

"Le nostre azioni sono giustificate per decreto e le nostre relazioni sono formate da trattati con altri autarchi. Facciamo la legge per il nostro demanio — e le catene della Legge sono state spezzate. Al momento forse sopravviviamo puramente come Pretendenti — ma anche così possiamo catturare qualche istante, qualche metro quadrato di realtà sul quale imporre la nostra volontà assoluta, il nostro royaume. L’etat c’est moi.

"Se siamo vincolati da un’etica o da una morale, questa dev’essere una che ci siamo immaginati da soli, favolosamente più esaltata e liberatoria dell’"acido moralico" di puritani e umanisti. "Siete come dei" — "Tu sei ciò"" (114).

Ecco svelato l’arcano mistero della Rivoluzione: il tentativo di realizzare un modo d’essere che rispecchi l’antico peccato dei progenitori; quella ribellione iniziata ascoltando il tentatore che incitava a essere come dèi decidendo da sé ciò che è bene e ciò che è male.

Salvatore Giovanni Calasso

***

(1) Vladimir Lenin, Stato e Rivoluzione, in Idem, Opere Scelte in sei volumi, trad. it., vol. IV, Editori Riuniti-Edizioni Progress, Roma-Mosca 1975, pp. 233-324 (p. 277).

(2) Cfr. ibid., p. 309.

(3) Plinio Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, parte III, cap. III, § 1, 3a ed. it. accresciuta, Cristianità, Piacenza 1977, p. 190.

(4) Ibid., parte III, cap. II, p. 173.

(5) Ibidem.

(6) Cfr. il mio Dalla donna all’individuo femminile: un passaggio di civiltà, in Marisa Forcina, Angelo Prontera e Pia Italia Vergine (a cura di), Filosofia Donne Filosofie. Atti del Convegno Internazionale. Lecce, 27-30 aprile 1992, Milella, Lecce 1994, pp. 247-272 (p. 260).

(7) Cfr. ibidem.

(8) Norberto Bobbio, Politica e cultura, Einaudi, Torino 1955, p. 28.

(9) Cfr. il mio art. cit., p. 260.

(10) Friedrich Engels, Anti-Dühring, in Karl Marx e F. Engels, Opere XXV. Anti-Dühring. Dialettica della natura, trad. it., Editori Riuniti, Roma 1974, pp. 1-314 (p. 115).

(11) Stefano Salzani, Gli avamposti del Caos. Note sulle avanguardie del villaggio globale, in Cristianità, anno XXIV, n. 252-253, aprile-maggio 1996, pp. 5-12 (p. 5).

(12) Cfr. Hakim Bey, T.A.Z. Zone Temporaneamente Autonome, trad. it., ShaKe Edizioni Underground, Milano 1993.

(13) Ibid., pp. 18-19.

(14) Ibid., p. 19.

(15) P. Corrêa de Oliveira, op. cit., parte III, cap. III, § 1, p. 190.

(16) Hakim Bey, op. cit., p. 32.

(17) Benedetto Vecchi, Frammenti di una diversa sfera pubblica, in AA. VV., Comunità virtuali. I centri sociali in Italia, manifestolibri, Roma 1994, pp. 5-14 (p. 5).

(18) Samuel Pufendorf, Princìpi del diritto naturale, trad. it., in Paolo Casini, Il patto sociale, Sansoni, Firenze 1975, pp. 84-103 (pp. 84-85).

(19) Ibid., p. 87.

(20) Thomas Hobbes, Elementi di legge naturale e politica, trad. it., a cura di Arrigo Pacchi, La Nuova Italia, Firenze 1968, p. 112.

(21) Jean-Jacques Rousseau, Discorso sull’origine e i fondamenti della disuguaglianza fra gli uomini, parte II, in Idem, Opere, trad. it., a cura di Paolo Rossi, Sansoni, Firenze 1972, pp. 31-96 (p. 67).

(22) Ibidem.

(23) N. Bobbio, op. cit., p. 29.

(24) Ibid., p. 27.

(25) Hakim Bey, op. cit., p. 51.

(26) Ibid., p. 79.

(27) Ibid., p. 34.

(28) Ibid., p. 35.

(29) Ibid., p. 41.

(30) Ibid., p. 39.

(31) Ibid., p. 44.

(32) Ibidem.

(33) Ibid., pp. 44 e 46.

(34) P. Corrêa de Oliveira, op. cit., parte I, cap. VII, § 1 A, p. 93.

(35) B. Vecchi, risposta alla lettera di Franco Vite, in il manifesto. quotidiano comunista, 16-1-1996.

(36) Alba Solaro, Il cerchio e la saetta: Centri Sociali occupati in Italia, in Carlo Branzaglia, Pierfrancesco Pacoda e A. Solaro, Posse italiane. Centri sociali, underground musicale e cultura giovanile degli anni ’90 in Italia, Tosca, Firenze 1992, pp. 11-68 (p. 13).

(37) Cfr. Consorzio Aaster, Centro sociale Cox 18, Centro sociale Leoncavallo e Primo Moroni, Centri sociali: geografie del desiderio, ShaKe Edizioni Underground, Milano 1996, p. 31, tabella 9. D’interesse anche la tabella 7, a p. 29, relativa al livello di istruzione dei frequentanti: preponderante la presenza di diplomati con il 42,8% fra scuola media superiore e professionale, gli universitari rappresentano il 26,4%, mentre i laureati sono solo il 7,9%.

(38) B. Vecchi, Al cuore del mercato, al cuore del conflitto, supplemento Il Cerchio Quadrato, n. 42, a il manifesto. quotidiano comunista, 18-9-1994, p. IV.

(39) Goffredo Fofi, Prefazione a C. Branzaglia, P. Pacoda e A. Solaro, op. cit., pp. 7-9 (p. 9). La solidarietà e la comunità a cui fa riferimento Fofi è quella che si stabilisce fra "compagni" accomunati da un unico progetto rivoluzionario. Non a caso nella lettera di Vite non vi è nessun tipo di "solidarietà" e di "tolleranza" verso gli "sbirri", rappresentanti di quel potere a cui i CSOA si oppongono.

(40) A. Solaro, op. cit., p. 11.

(41) Hakim Bey, op. cit., p. 13.

(42) Ibidem.

(43) Ibid., p. 14.

(44) Ibidem.

(45) Ibidem.

(46) Ibidem.

(47) Ibid., p. 16.

(48) A. Solaro, op. cit., p. 11.

(49) Ibid., p. 12.

(50) Ibid., p. 13.

(51) Ibid., p. 12.

(52) Ibid., p. 13.

(53) Ibid., p. 14.

(54) L’utopia e la città, "Libera Associazione di Studi Anarchici", novembre 1991, Bologna, cit. ibid., p. 67.

(55) A. Solaro, op. cit., pp. 20-22.

(56) Africa Unite, Molto importante, in Accademia degli Scrausi, Versi rock. La lingua della canzone italiana negli anni ’80 e ’90, Rizzoli, Milano 1996, pp. 303-304.

(57) Marco Bascetta, Dalla rivoluzione mondiale alla guerra civile planetaria, in AA. VV., Delle guerre civili, manifestolibri, Roma 1993, pp. 7-20 (p. 20).

(58) Ibidem.

(59) Ibidem.

(60) Daniele Archibugi, Dalle Nazioni Unite alla Democrazia Cosmopolita, in AA.VV., Cosmopolis. È possibile una democrazia sovranazionale?, manifestolibri, Roma 1993, pp. 91-121 (p. 101).

(61) Murray Bookchin, Democrazia diretta. Idee per un municipalismo libertario, Elèuthera, Milano 1993, p. 37.

(62) Ibid., pp. 49-50.

(63) Ibid., p. 56.

(64) Ibid., p. 59.

(65) Ibidem.

(66) Ibid., p. 81.

(67) Ibid., p. 82.

(68) Ibid., pp. 82-83.

(69) Ibid., p. 85.

(70) Ibidem.

(71) D. Archibugi, op. cit., p. 117.

(72) Ibid., p. 118.

(73) Richard Falck, Raccomandazioni positive per il prossimo futuro: una prospettiva di ordine mondiale, in AA.VV., Cosmopolis. È possibile una democrazia sovranazionale?, cit., pp. 123-157 (p. 130).

(74) C. Branzaglia, Network alternativo tra Cyberpunk e realtà virtuali, in C. Branzaglia, P. Pacoda e A. Solaro, op. cit., pp. 111-139 (p. 136).

(75) M. Bookchin, op. cit., pp. 88-89.

(76) Giovanni Formicola, Nel Paradiso blasfemo di Bassolino, in Secolo d’Italia, 28-1-1996.

(77) Üstmamò, Filikudi, in Accademia degli Scrausi, op. cit., p. 214.

(78) Hakim Bey, op. cit., p. 65.

(79) Ibid., pp. 122-123.

(80) Ibid., p. 87.

(81) Ibid., p. 122.

(82) Ibidem.

(83) Ibid., p. 161.

(84) Norman Mailer, The faith of graffiti, cit. in A. Solaro, Il cerchio e la saetta: Centri Sociali occupati in Italia, cit., p. 62.

(85) Accademia degli Scrausi, op. cit., p. 286.

(86) Ibid., p. 289.

(87) Nuovi Briganti, I Nuovi Briganti, ibid., p. 291-292.

(88) Filo da Torcere, Skarabiniere, ibid., p. 292.

(89) Africa Unite, Molt

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il comunismo gnostico
by kybernetes Friday, May. 13, 2005 at 2:03 PM mail:

di Massimo Cogliandro


# Le fondamenta teoretiche del comunismo

Nel 1945 a Nag Hammadi è stato ritrovato, insieme a numerose opere di carattere gnostico, un frammento della Repubblica di Platone.

La presenza stessa di questo frammento della principale opera politica di Platone all’interno di uno dei codici della biblioteca gnostica di Nag Hammadi testimonia dell’orientamento politico delle antiche comunità gnostiche.

Platone nella Repubblica ha dato la prima definizione storica di cosa sia la società comunista:

"- Ciò che più lega insieme non è il vivere in comune gioie e dolori, quando tutti i cittadini, quanto più è possibile si rallegrano o piangono degli stessi successi e delle stesse sventure?
- Assolutamente – disse.
- Ciò che, invece, divide non è l’individualità della gioia e del dolore, quando per alcuni è gran dolore, per altri gioia grande quel che capita sia nello Stato, sia nei singoli?
- Come no?
- E questo non avviene forse quando i cittadini non possano dire tutti di una stessa cosa: questo è “mio”, questo non è “mio”, e così delle cose altrui?
- Senza dubbio.
- Nello Stato invece in cui la maggioranza dei cittadini dica di una stessa cosa: questo è “mio”, questo non è “mio”; non è questo lo Stato governato nel modo migliore?
- E di molto."

(Platone, Repubblica, 461, b-c).


Nel Vangelo di Filippo troviamo l’interpretazione gnostica di questo passo di Platone:

"L’amore non avoca a sé nulla. Anche di ciò che è suo non dice: “Quello è mio”. Ma dice: “Tutto questo è tuo!”. " (Vangelo di Filippo 77, 30).

Per Filippo, quindi, il comunismo non è semplicemente la logica espressione di una sovrastruttura statuale più o meno perfetta, ma, ponendo a fondamento del comunismo platonico il principio gnostico-cristiano dell’amore, ribalta i termini della questione: non è lo Stato che può creare una società giusta, ma è solo una società fondata sull’amore che può dare vita a un mondo migliore.

La diversità dell’impostazione di fondo è centrale: Platone incarna l’idea del comunismo autoritario di Stato, gli gnostici propongono un’idea di società comunista radicalmente anti-autoritaria.
Platone, però, mantiene un’importanza centrale per la teologia politica gnostica, perché per primo ha negato la necessità e l’utilità dell’esistenza della proprietà privata.


# Il "materialismo storico" gnostico

Il materialismo storico non è un’invenzione di Karl Marx.

Una sua prima teorizzazione la aveva data il grande maestro gnostico Simon Mago ben XVIII secoli prima della nascita di Marx.

Nelle Recognitiones di Clemente, infatti, Simon Mago si rivolge in questi termini a Pietro:

"Simone: “Mi è chiaro ormai che tu non puoi provare che l’anima è immortale; ed è per questo che sei così cavilloso, perché ti rendi conto che se si dimostra che è mortale, tutta la professione di fede in questa tua religione che ti affanni a sostenere va completamente a rotoli. Mi congratulo perciò per la tua scaltrezza, ma non approvo le tue motivazioni. Stai facendo opera di persuasione su un sacco di gente perché accolgano la tua religione e pongano freno alle proprie passioni ventilando la speranza di beni futuri, con la conseguenza di privarle del godimento delle realtà presenti e di illuderle su quelle future. Una volta morti, infatti, anche la loro anima si spegnerà." (Clemente, Recognitiones, III, 41)

Pietro, sconvolto da queste parole di Simon Mago, intuendo il pericolo che esse celavano per la società divisa in classi, ha dato una risposta che mette chiaramente in luce il carattere reazionario della sua azione in campo religioso e politico:

"Pietro: “[…] ti sei buttato a giurare che l’anima è mortale, con lo scopo di sconsigliare la gente a vivere rettamente e secondo giustizia nella speranza dei beni futuri. […] A me dai dell’empio perché vorrei impedire agli uomini – facendo balenare futuri beni – di metter mano alle armi, di battersi, di lacerare e di sconvolgere il mondo […]. Ma che razza di vita sarebbe mai, questa da te pubblicizzata, dove gli uomini si azzuffano e si ammazzano, si arrabbiano e si inquietano e vivono continuamente nella paura? […] Non ti accorgi, tu, di essere un istigatore di violenza e non di pace, di ingiustizia anziché di giustizia?" (Clemente, Recognitiones, III, 42)

In una parola, il materialismo storico di Simon Mago, come quello del Vangelo di Filippo e di tutte le principali correnti gnostiche successive, era funzionale alla rivoluzione sociale, intesa come rivolgimento più o meno violento della società, mentre Pietro, come tutto il cattolicesimo successivo fino ai giorni nostri, era piuttosto per un sistema fondato sulla cosiddetta “pace sociale”, cioè sulla collaborazione di classe tra le classi sfruttatrici e le classi dominanti, negando così la possibilità stessa di qualsiasi cambiamento sociale.

Per Pietro, gli uomini devono cercare una vita migliore dopo la morte, cioè nel Regno dei Cieli, per Simon Mago e per la Gnosi, invece, gli uomini devono cercare il proprio riscatto economico, politico e sociale già durante la vita terrena: questa è la differenza fondamentale tra le religioni alienanti e la religione dell’Uomo.


# Il comunismo manicheo

Il comunismo gnostico non è rimasto una pura e semplice elaborazione teorica, ma nel 491 d. C. è sfociato in una grande rivoluzione sociale guidata dal teologo manicheo Mazdak e dal re persiano Kavadh.

Per Mazdak, il dualismo manicheo oltre ad essere un dualismo cosmico era anche un dualismo sociale: il principio assoluto del Male si incarnava all’interno della società nei capitalisti, nei latifondisti e nei governanti; il principio assoluto del Bene al contrario si incarnava negli uomini delle classi sociali subalterne.

La lotta eterna tra il Bene e il Male all’interno della società coincide per Mazdak con l’eterna lotta tra ricchi e poveri, cioè con la lotta di classe.

Come si può vedere, anche il concetto di lotta di classe, anche se rivestito da una terminologia diversa, ha avuto un precedente nella teologia politica gnostica.

Per Mazdak la proprietà è un furto.

Il re Kavadh nel 497 d. C., sotto l’influenza di Mazdak, ha emanato una serie di leggi tese a confiscare la maggior parte dei beni agli aristocratici.

La reazione delle classi sociali dominanti non si è fatta attendere: un colpo di Stato ha rovesciato il governo e Mazdak, Kavadh e altri 20000 manichei sono stati condannati a morte. La prima vera rivoluzione sociale della storia si è conclusa in un fiume di sangue…

E’ stato giustamente messo in rilievo da alcuni autori che anche lo stesso Mani è stato condannato a morte dalla burocrazia clericale zarathustriana per il fatto che egli predicava l’uguaglianza, l’equa redistribuzione delle ricchezze, la non violenza e il rispetto per ogni essere vivente.

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si, viaggiare...
by Tiresia il greco Friday, May. 13, 2005 at 2:59 PM mail:

Porca puttana vacca d'una troia maiala!

Kybernetes, finalmente ho visto la luce! La banda... la banda... LA BANDAAAAAAA!!!!

ma vaffanculo al barbone del cazzo!! Simon Mago e' il vero autore del Manifesto del Partito Comunista!

Solo un dubbio: ma questo brano e' piu' materialismo storico o piu' materialismo dialettico??

"Mi è chiaro ormai che tu non puoi provare che l’anima è immortale; ed è per questo che sei così cavilloso, perché ti rendi conto che se si dimostra che è mortale, tutta la professione di fede in questa tua religione che ti affanni a sostenere va completamente a rotoli. Mi congratulo perciò per la tua scaltrezza, ma non approvo le tue motivazioni. Stai facendo opera di persuasione su un sacco di gente perché accolgano la tua religione e pongano freno alle proprie passioni ventilando la speranza di beni futuri, con la conseguenza di privarle del godimento delle realtà presenti e di illuderle su quelle future. Una volta morti, infatti, anche la loro anima si spegnerà".

Una cosa e' certa: se Lenin l'avesse letto, ora la telecinesi sarebbe una realta' disponibile anche alle massaie!!! Ecco perche' e' caduto il muro: Gorbaciov non conosceva Mazdakh, e invece Craxi si (anche se attribuiva le sue scoperte a Proudhon...)

peccato solo che il brano della repubblica trovato a nag hammadi parli di tutt'altro che della caduta tendenziale del saggio di profitto...

comunque la citazione completa del vangelo di Filippo e': "Colui che possiede la conoscenza della verita' e' un uomo llibero; e l'uomo libero non pecca, perche' chi commette il peccato e' schiavo del epccato. La madre e' la verita', ma la gnosi e' il padre.
Coloro a cui non e' permesso il peccare, il mondo li chiama liberi. A coloro a cui non e' permesso peccare, la conoscenza della verita' eleva i cuori, cioe' li rende liberi e li solleva al di sopra di tutto il luogo. Ma l'amore costruisce: colui che e' diventato libero grazie alla gnosi, diventa schiavo di coloro che non si sono ancora potuti elevare fino alla liberta' della gnosi; perche' solo la gnosi li rende capaci di diventare liberi. L'amore non prende nulla. Infatti, come potrebbe prendere qualche cosa, dal momento che ogni cosa gli appartiene? Esso non dice: - Questo e' mio - o - Quello e' mio, - ma dice: -Questo e' tuo."

sembra pari pari un brano del libretto rosso di Mao....

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gorbaciov e craxi
by kybernetes Friday, May. 13, 2005 at 3:18 PM mail:

se vuoi approfondire, ci sono collegamenti tra gorbaciov e craxi e l'occultismo: ti rimando al capitolo "bolscevismo magico?" de "la magia e il potere" di giorgio galli (edito da lindau)

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si, certo, la neuro adesso arriva
by Zeppo Friday, May. 13, 2005 at 4:42 PM mail:

non e' necessario scomodare galli, collegamenti ci sono tra ogni cosa in questo pazzo pazzo mondo, anche tra Katmandu' e Los Angeles, anzi il vero Re del Mondo e' nepalese, anche se abita ufficialmente in Brianza (e del resto i collegamenti sotterranei tra Macherio e Tblisi sono noti fino dai tempi dei garibaldini - Tblisi o Tiblisi e' in Georgia ovviamente, patria di Stalin, non a caso, e guarda te una delle VJ di MTV si chiama appunto Giorgia, mentre l'hit del cieco veggente "Ray - raggio - Charles" (Karl Marx) era proprio Georgia on my mind: il raggio di Marx raggiunge la mia mente, chiara traduzione del piu' famoso mantra nepalese)... non trovi strano che una delle ville di Berlusconi sia appunto a Macherio, e che nella famosa seduta spiritica Prodi abbia proprio voluto evocare lo spirito di Macario (che per l'anagrafe morira' esattamente due anni e 10 giorni dopo il rapimento di Moro)??

meditate, gente, meditate.. qualcosa restera'!

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hail eris
by chaotic magician Friday, May. 13, 2005 at 9:49 PM mail:

+discordia

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.
by teosofo indyano Saturday, May. 14, 2005 at 10:59 AM mail:

<<<(2) Helena Petrovna Blavatsky (1831 1891) fu la fondatrice della Teosofia che risulta essere una "filosofia occulta" trasmessa da "maestri invisibili". Essa è un sincretismo di induismo, buddismo, cristianesimo esoterico e può essere vista -in un certo senso- come precorritrice della corrente new age. Evidente l'influenza del teologo Soloviev sulla filosofia teosofica.>>>

No no no. X Madame Blavatsky i maestri erano persone in carne ed ossa.
Lo stesso affermava Alice Ann Baileyc che riceveva si canalizazioni da Djawal Kool (il tibetano) ma sosteneva anche di averlo incontrato in Nepal in carne ed ossa .

HPB sostenne di aver conosciuto la prima volta il suo maestro El Morya nelcorso della Esposizione universale a Londra.
M. faceva parte della delegazione indiana.Teosofo indyano

Fu il pedofilo Leadbetter a instaurare la teoria (in voga ancora adesso) dei maestri ascesi, invisibile e sopratutto infallibili.

Come è una stronzata enorme affermare che lo scrittore cattolico Soloviev abbia avuto alcuna influenza sulla ST di HPB e del colonnello Olcott.
Tra l'altro Soloviev aveva solo 21 anni quando fu fondata la Società-
Le influenze sono altre e tutte da ricercare nella cultura Indo-tibetana.

Mentre in occidente è ancora considerata una ciarlatana,
HPB in India è un mito assoluto x tutti gli Indiani.

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Ma chi volete prendere per il culo?
by Fireangel Saturday, May. 14, 2005 at 6:54 PM mail:

Punto primo: chiunque abbia studiato un'ora di filosofia in vita propria vede chiaramente in Crowley quel che e': una patetica imitazione di Nietzsche, con qualche elemento di superomismo Wagneriano. Il tutto in salsa esoterica, adattato cioe' a quella casalinga americana, quel pubblico privo di scuola d'oltreoceano, incapace di distinguere l'astratto dal metafisico, e quindi pronto ad accettare per metafisico qualsiasi concetto astratto.

Crowley e' semplicemente un nichilista pop, sta a Nietzsche come Britney Spears sta a Liszt. Tutto qui: una rilettura mal digerita di qualche filosofo europeo, adattata e vomitata su un pubblico di materialisti americani. Quando pensi che il mondo si riassuma nel detto "money talks", allora puoi pensare che Crowley fosse un pensatore. Altrimenti, ti appare per quel che e': fuffa di inizio secolo.

Punto secondo, chiunque abbia letto qualcosa di Donini, Frazer o Propp sa benissimo che nel pensiero di Crowley c'e' tutto tranne la "magia". Quello che si ravvede nel pensiero di Crowley e' semplicemente una moda, tipica della borghesia di fine 800 e dell'inizio del secolo, di appartenere ad una associazione di occultisti.


In Crowley non c'e' ne' religione, ma solo una fuffa che al massimo poteva fare daanticamera al newage, la macchina spennapolli del nuovo millennio.

Per quanto riguarda l' OTO italiana, ci sarebbero alcune cose che i signori dovrebbero spiegare:

1)Come mai continuano a formare gruppi di satanisti in tutta italia, con la promessa esplicita che il loro capo potrebbe entrare in OTO a patto di "fornire" una ragazza disposta ad
"alcune pratiche magiche", tipo "la fata moana" o "le piramidi anali di tuankhamon". Anche perche' quando la ragazza cambia idea, poi succedono incidenti modello "bestie di satana".

2)Per quale motivo il fior fior di Forzanuova, compreso uno dei fondatori, sia iscritto ad OTO. E come mai per OTO passino finanziamenti del TFP brasiliano (Tradizione Famiglia Proprieta') , una delle filiazioni di Odessa. Sarebbe da spiegarsi la presenza in OTO di un certo numero di sedevacantisti, e di un certo numero di ex Meridiano Zero, nonche' altra feccia fascista evoliana pugliese.

3)Sarebbe da spiegare la ragione per cui ogni rituale iniziatico comprenda un diverso esercizio di rituali a sfondo sessuale, esercitati sempre e comunque per evidenziare la componente di "potere fallico" , e quindi ad umiliare la donna. Capisco che il filosofo tedesco abbia detto che per andare dalla donna bisogni portare la frusta, ma mi sembra che si esageri. Specialmente se qualcuna finisce in ospedale.

Continuo a chiedermi con che cazzo di coraggio possiate venire su un sito come Indymedia e pretendere di reclutare qui.

Feccia fascista siete, e feccia fascista rimanete. Che poi ci siano tanti piccoli borghiesi che vogliono farsi la scopata in salsa esoterica, o qualche coglione negoziante che crede di trovare chissa' quali affari, non cambia nulla: siete solo una sconfinata distesa di miserie umane, degna rappresentazione del peggio che una societa' malata di narcisismo possa produrre.

Fireangel.


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Mi tocca difendere anche quel cazzone di Crowley
by . Saturday, May. 14, 2005 at 8:25 PM mail:

Scusa fireangel potresti portare qualche prova a quello che dici?
Se no quello che vende fuffa sembri te-

Poi al limite avresti potuto paragonarlo a Bowie o Jimmy Page,
cosa centra la Spears.

Ma tu 5 minuti di occultismo gli hai mai studiati?

Gli studi di Crowley sulla kabbala sono ancora all'avanguardia e usati, con un certo imbarazzo devo dire, dagli studiosi moderni.

Con Nietsche ha in comune di essere stato un uomo che ha preceduto i tempi e che x questo vanno ancora così di moda.

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Le prove le forniro' al processo.
by Fireangel. Saturday, May. 14, 2005 at 11:21 PM mail:

Come da titolo.

Per quanto riguarda la magia, la religione e tutto quanto, non mi risulta che Crowley abbia mai scritto testi di un qualche valore accademico. Nelle universita' si studia Eliade, Propp, Frazer, o autori piu' moderni, ma di certo non Crowley. Crowley e' solo fuffa per casalinghe americane e periti industriali italiani.

In ogni caso non ti preoccupare, con tutte le cazzate che state facendo, prima o poi finite sulle prime pagine dei giornali.

Sono entrato nell'ambiente delle "nuove religioni" da qualche anno, e vi conosco bene ormai. Specialmente i vostri metodi....

Feccia, rimanete quello che siete: feccia.
Nemmeno esseri umani.

Fireangel.

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Mi tocca ri-difendere Crowley
by Metatron Sunday, May. 15, 2005 at 12:59 AM mail:

Scusa fireangel calmino.
Se leggevi il titolo "Mi tocca difendere pure Crowley"
forse capivi lo spirito con cui scrivevo.
Poi io questi ambienti, da studioso, li frequento oramai da quasi 30 anni-

poi se non lo studiano nelle univesità cosa centra?
Come scrivevo prima HPB che in occidente è considerata una ciarlatana in Oriente è un mito. E il modo si appresta a diventare Indo-cino-centrico...
Capisci? le cose cambiano a seconda di come le guardi-

E comunque molti occultisti di parte bianca usano le tavole cabbaliste di Crowley, che secondo molti sono ancora insuperate.
Guarda che in gioventù Crowley era un occultista molto canonico e stimato-

Guarda sono convinto che Crowley sia un "utile idiota".
E proprio x questo lo detesto fortemente.
Ma utile poi per chi?
Sei sicuro non sia utile proprio alla parte che tu Fireangel vorresti rappresentare?

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ulteriori precisazioni
by kybernetes Sunday, May. 15, 2005 at 7:00 AM mail:

crowley prende da nietzsche apertamente, tanto quanto da freud, ed il riferimento e' abbastanza esplicito: in "aleister crowley un mago a cefalu" di pierluigi zoccatelli (del cesnur) e' contenuto un articolo di marco pasi sull'anticristianesimo di crowley che parla proprio di questo.
personalmente non faccio parte ne' spingo alcun O.T.O. e mi interesserebbe approfondire quello che dice fireangel, se riesce ad argomentarlo ulteriormente.

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.
by . Sunday, May. 15, 2005 at 9:48 AM mail:

Scusa ma il Censur sarebbe una fonte non di parte?
Se ti interessa Crowley perchè non leggerlo direttamente?
paura di demonizzarti?
I nazi del Censur invece....

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le fonti
by kybernetes Sunday, May. 22, 2005 at 10:27 PM mail:

ho letto crowley, consigliavo un _ottimo_ testo su di lui.

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ma perchè su indymedia?
by sardigna_libera_e_ruja Saturday, Jul. 02, 2005 at 9:39 PM mail:

kybernetes e personaggi simili perchè su indymedia pubblicate articoli come quello sui "centri sociali zone di IV rivoluzione" del "sig." Salvatore Giovanni Calasso pubblicati su cristianità n. 265-266 (1997)? cristianità è il giornale di alleanza cattolica: scrivetele nel suo sito queste merdate e basta! ma davvero che cazzo volete fare reclutare adepti qui? oppure prendere per il culo?

un mondo pulito se il colosseo riaprirà!

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gnosis
by kybernetes Thursday, Jul. 07, 2005 at 2:27 AM mail:

la conoscenza e' una, al di la' del fatto che la cultura venga prodotta dagli esseri umani all'interno di un mondo duale.
comprendo facilmente che ci sono individui, specie in contesti relativi alla politica, che s'identificano interamente con una sola parte della diade ma questo non determina il fatto che una persona di sinistra non dovrebbe leggere autori come eliade, pessoa, d'annunzio & co. ed una di destra dovrebbe fare altrettanto nei confronti di debord, reich, blissett, etc.: il passo da qui a creare l'indice dei libri e delle riviste da mettere al rogo e', purtroppo, drammaticamente, decisamente breve.

personalmente non provo la minima simpatia per alleanza cattolica ed il cesnur, ma penso che possa essere interessante, su questo network, tra l'altro, diffondere anche informazioni sul punto di vista ufficiale di determinate autorita' (che hanno sicuramente una certa influenza sulla massa) su situazioni che possono riguardare anche abbastanza direttamente ambienti che fanno riferimento ad indymedia. altrimenti "who watches the watchmen?" (alan moore) [e se cosi' non fosse, non avrebbe senso, per esempio, neanche riportare in questo stesso sito un articolo d'una testata come repubblica, cosa che comunque avviene o potrebbe avvenire, sicuramente con meno o nessuna polemica da parte di lettori come sardigna_libera_e_ruja]

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