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[Bg] Comunicato csaPacìPaciana
by VincenzoPacchiana Wednesday, Mar. 02, 2005 at 8:58 PM mail:

bergamo, pacìpaciana. Ancora fuoco, ancora rabbia. Martedì primo marzo, nella notte, ignoti si sono introdotti nei locali del centro sociale. Gli spazi colpiti sono molti e sono inquietanti le modalità con cui si è svolto l'attacco.

Due bombe dietro i banconi dei bar, nel capannone e nel bunker, costruite
artigianalmente con le bombole del gas.
In entrambi i bar le bombole sono state posizionate/raggruppate nel
centro, due per locale, una chiusa ed una seconda aperta, in modo da far
uscire un flusso di gas.
Attorno ad esse è stato raggrupato del materiale infiammabile raccolto nei
locali stessi, tra cui la collezione 2005 della serpicanaro locale, ancora
nuova ed impacchettata ( si tratta della collezione di abbogliamento che
ogni anno viene prodotta a scopo di autofinanziamento).
Successivamente le zone circostanti le bombole sono state cosparse da
liquidi infiammabili e, tramite delle micce, che erano state tirate fino
all'esterno dei locali, è stato appiccato il fuoco. Nel bunker la miccia
attraversava tutto lo spazio diagonalmente.
Sono state tirate tre molotov contro il balcone dell'ufficio, è stato
scoperchiato il baretto che era appne stato sistemato dopo l'incendio di
dicembre. All'ingresso della cucina, dove nell'altra occasione erano state
sistemate bombole di gas insieme a taniche di benzina, è stata collocata
un'altra bombola di gas, l'unica non incendiata delle cinque presenti, su
cui sono state messe numerose biglie di ferro, chiodi, bulloni.
Questo attacco rimarca l'intenzionalità di continuare ad alzare il livello
di tensione, la regolarità degli attacchi cerca inequivocabilmente di
continuare ad alzare il livello dello scontro, nonostante in
quest'occasione i danni materiali siano stati più lievi che in
precedenza.
Sta accadendo in tutta italia.
Solo pochi giorni fa, a Venezia, un gruppo di neofascisti ha aggredito,
insieme a carabinieri in borghese, un gruppo di compagn* che stava
attacchinando. Solo quando si sono trovati in difficoltà per la reazione
dei compagni e delle compagne, gli agenti hanno estratto le pistole, si
sono qualificati (come forze dell'ordine??) ed hanno proceduto agli
arresti dei compagni, ai quali va tutta la nostra solidarietà ed il nostro
appoggio.
E' sotto gli occhi di tutti, o quantomeno dovrebbe esserlo, una deriva che
tende pericolosamente a destra, uno spostamento dell'asse culturale e
politico che non ha precedenti. Il miglior risultato del corteo del 12
febbraio, corteo antifascista dei bi_sogni, è stato quello di
smascherarela natura "cilena" dell'informazione, qualifica
tanto valida a livello nazionale quanto a livello locale.
La censura, la faziosità, la tendenziosità, il mestiere dell'informazione
ovvero l'arte del condizionare e del plasmare la gente.
Poco ci importa che una convenzione che non volevamo, per le modalità con
cui ci è stata estorta sotto ricatto di sgombero e per i suoi contenuti
chiari solo a senso unico, venga congelata. Ci importa invece il
significato politico che questo gesto assume anche in seguito alle
pressioni mediaticoistituzionali che si sono scatenate.
Pur non apprezzando il documento in sè, che ci aspettavamo di
ridiscutere con questa giunta, siamo pronti a riconoscenrne il valore di
discontinuità che rappresentava nel panorama generale di questa deriva
culturale e politica. Ci importa che un'amministrazione pubblica, dopo
dieci anni di esistenza extralegale, riconosca la validità
dell'autogestione e che affermi con un atto concreto l'importanza dei
centri sociali, soprattutto in queste condizioni politiche generali, in
questo pericoloso ritorno della violenza di destra, dei restringimenti
delle libertà inividuali e collettive.
Questo spostamento generale ha ovviamente delle conseguenze specifiche che
tutti noi viviamo sulla nostra pelle, questa "fascistizzazione" della
società produce precarietà, insicurezza, instabilità, privazione, tutte
cose che non siamo disposti a tollerare, che non vogliamo più subire. Gli
attacchi, gli attentati, le minacce e le pressioni che stiamo subendo
sono solo la parte più eclatante della trasformazione della società che è
in atto. Ci ricordiamo tutti di quello che è successo a Genova nel luglio
del 2001, e da allora sono successe tante cose, troppe perchè al centro
della questione continuino ad essere messe ostinatamente le scritte sui
muri. Se si vuole veramente evitare una pericolosa e dannosissima spirale
di violenza, e non limitarsi a deprecarla nei documenti ufficiali e nelle
chiacchiere da salotto, è necessario costruire risposte concrete e
partecipate, è fondamentale che questa deriva della società venga arrestata da tutti quanti si ritengano anche solo minimamente democratici.
Non ci sono mai piaciute troppo *le istituzioni*, ma allo stesso tempo ci
preoccupa molto il modo in cui sono violentate quotidianamente, insieme a
quel che resta delle regole civili di una società che in fondo troppo
Democratica non lo è mai stata. Se questa tanto ambita "pacificazione"
significa aprire le porte istituzionali a tutti quei bombaroli fascisti
che sono sbucati come funghi in lungo e in largo per l'italia, se
significa equiparare i carnefici con le vittime, se significa riscrivere
in maniera distorta i libri di storia, allora sarà bene riflettere tutti
insieme sull'opportunità di questa "pacificazione". Se il frutto di
questa tanto ambita pace sociale sarà soltanto, come di fatto è,
sopraffazione e precarietà, con tutto quello che ne consegue, allora forse
sarebbe meglio non parlare di pace sociale ma parlare di agitazione
sociale, di scontro sociale. In questi anni siamo stati attenti a creare
consenso sul conflitto. Ora è tempo di raccogliere i frutti di questo
lavoro, l'opposizione sociale è la miglior risposta possibile a tutti
questi attacchi ed il miglior argine possibile contro questa deriva.
Opposizione sociale significa partecipazione, responsabilità, significa
volontà di determinare le proprie esistenze e le proprie vite.
Siamo convinti che la soluzione passi attraverso un lavoro quotidiano,
attraverso reti e percorsi che si incontrano e si intrecciano, nelle
differenze e nelle diversità, che creino conflitto e agitazione, che
facciano opposizione e controllino i controllori. Fondamentale è
diffondere nuovi metodi di produzione e di diffusione dell'informazione, è
necessario scavalcare il predominio del monopolio informativo di un
consiglio di amministrazione come quello della s. e.s.a.a.b. che in tutta
la provincia determina il bello e il cattivo tempo. Per farlo ci vuole un
investimento serio, come altrettanto seri devono essere gli interventi
contro precarietà e sfruttamento.
Da questo momento ci consideriamo in stato di agitazione sociale.
Pacipaciana-bergamo-02-03-2005

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