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What at Doha ?
by imc-italy Monday, Nov. 26, 2001 at 6:11 PM mail: italy@indymedia.org

Si chiude in queste ore la Quarta conferenza ministeriale del WTO, a Doha in Quatar


Si è chiusa, dopo una giornata di proroga, la Quarta conferenza ministeriale del WTO, a Doha in Quatar. Dopo aver rischiato un fallimento simile a quello registrato a Seattle due anni fa, i 142 Stati Membri hanno raggiunto un accordo in extremis per un nuovo round negoziale da tenersi entro la fine del 2004. Il nuovo round dovrà accelerare i meccanismi di liberalizzazione commerciale, includendo un nuovo accordo sugli investimenti e sui servizi. La discussione dell'Accordo Generale sul Commercio nei Servizi (GATS), è infatti rimasta fuori dal tavolo di Doha, nonostante le inquietanti rivelazioni sulla cosiddetta Agenda Nascosta del WTO, ne indichino l'alta priorità per le grandi imprese e per il capitale finanziario.
Sebbene a Doha le proteste dei movimenti anti-globalizzazione siano state tenute a debita distanza, la pressione negoziale dei Paesi in via di sviluppo (Pvs) ha messo in difficoltà, su tavoli diversi, Stati Uniti ed Unione Europea. Un fronte composito di Pvs (Nord-Africa, Bolivia, Ecuador, Cuba, India, Filippine, Perù, Thailandia, Venezuela, Pakistan) ha ottenuto l'approvazione della propria bozza di Accordo sugli aspetti relativi al commercio della proprietà intellettuale (TRIPS). L'accordo consente a paesi flagellati da epidemie come Aids, tubercolosi e malaria di rilasciare patenti per la produzione di farmaci generici che hanno lo stesso effetto di quelli brevettati, ma costano molto meno.
Il precedente del Sud-Africa si fa dunque normativa commerciale, con la complicità, per così dire, dell'emergenza antrace, che ha costretto recentemente gli Stati Uniti a sollevare lo stesso tipo di eccezione nei confronti della Bayer, che detiene l'esclusiva di brevetto sul farmaco salva-vita.
L'approvazione del TRIPS rappresenta una vittoria inedita per i Paesi in via di sviluppo di fronte al tradizionale strapotere delle multinazionali: ricordiamo che la richiesta di una moratoria generalizzata sui brevetti dei farmaci anti-Aids era uno dei tre punti-chiave avanzati dal Genoa Social Forum al G8 dello scorso luglio. Tuttavia, se l'agenda neoliberista segna un'empasse sul fronte della salute pubblica, il quadro appare tutt'altro che definito. La battaglia più grande è stata combattuta sul fronte dell'agricoltura, con la Comunità Europea isolata dagli Stati Uniti e dal gruppo dei 18 Paesi maggiori esportatori (Cairns), ma decisa a difendere i sussidi all'agricoltura. L'accordo finale (AOA), raggiunto dopo che la Francia aveva minacciato di far saltare il tavolo negoziale, fa riferimento alla graduale eliminazione dei sussidi all'export, ma la formula viene attenuata perché non abbia ripercussioni immediate sull'export europeo. Si prende atto, inoltre, degli aspetti non commerciali dell'agricoltura (la cosiddetta multifunzionalità, ai fini della protezione del territorio e del contesto sociale).
La musica non cambia per quel che riguarda il settore tessile: Stati Uniti ed Unione Europea hanno dovuto fare fronte alle richieste dei Pvs, che chiedevano l'accelerazione del processo di smantellamento delle quote di export verso i paesi industrializzati (prevista per il 2005). Questa parte è stata stralciata: l'accelerazione ci sarà, ma non avrà effetti immediati. All'accordo sul settore tessile si collega anche un altro nodo cruciale: la questione degli standard lavorativi. L'UE e gli USA premevano perché il rispetto degli standard lavorativi internazionali (garanzia di salari minimi, divieto di sfruttamento del lavoro minorile ed altre clausole sociali) fosse agganciato direttamente al commercio internazionale. Nel riaffermare la dichiarazione di Singapore, gli Stati Membri riconoscono i diritti dei lavoratori, ma di fatto escludono che un paese possa imporre limiti alle importazioni di una determinata merce, perche' prodotta senza rispettare questi standard. Passa dunque la linea del Pakistan -- che fa pesare il suo ruolo cruciale nello scacchiere della guerra -- dei Paesi in via di sviluppo ma anche della Cina, ancora prima che essa abbia garantito il diritto di voto (Cina e Taiwan diventeranno membri effettivi del WTO solo a partire dal prossimo round).
La ratificazione della deregulation del mercato del lavoro stride, invece, con la questione ambientale, dove passa la linea europea contro gli Usa (tra i maggiori produttori di Ogm) e i Pvs. La dichiarazione ministeriale apre al "principio di precauzione" (la possibilità di limitare l'importazione di prodotti la cui non nocività non è provata) e riafferma l'obiettivo di uno sviluppo sostenibile. Di più, stabilisce l'apertura di negoziati che colleghino le regole del Wto e gli accordi multilaterali sull'ambiente (Meas). Il problema della tracciabilità dei prodotti - la cosiddetta etichettatura - e' stato invece affidato a un comitato di prossima istituzione.

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