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| Contributi: Caso Giuliani-Alpi |
arto Scrivere " by ARTO Saturday August 31, 2002 at 09:20 AM
dove si parla di Torre, Truglio e Cappello. Qualche parola anche su Colosimo
Poiché il post di Franti mi ha molto impressionato ho provato a seguire
quella strada e qualcosa mi pare che cominci a venir fuori. Credo comunque utile
mettere a disposizione quanto sto appurando , nella speranza che altri seguano
il mio esempio e vengano fuori nuovi elementi. Iniziamo con ordine.
Dalla lettura attenta del libro di Torrealta vengono fuori alcuni particolari
che mi pare confortino la tesi di Franti secondo la quale sia Cappello che Truglio
devono sapere molte cose a proposito dell’omicidio Alpi.
1) si legge a pg.44:« I due corpi vengono portati al Porto vecchio. Qui
vengono raggiunti da due agenti del Sismi, il servizio segreto militare italiano;
uno dei due è Alfredo Tedesco. Ilaria respira ancora. Dalla nave "Garibaldi" arriva
un elicottero con a bordo personale medico. -Adagiamo Ilaria e Miran per terra
su due lenzuoli grigioverde. Il medico militare introduce una cannula nella bocca
di Ilaria e pompa aria, ma subito si arrende. h c'è più niente da fare»
Dunque il primo posto in cui vengono portati i corpi è proprio il distaccamento
del Porto vecchio, comandato da Cappello, ed è lì che per la prima
volta appare il Sismi. Difficile immaginare che Cappello non fosse lì.
E Truglio?
2) Si legge ancora a pg.64, nella strana lettera infarcita di bugie che
il generale Fiore in via ai coniugi Alpi per giustificare il comportamento perlomeno
omissivo dei militari italiani:
«Gentili signori, ho letto con dispiacere un servizio riportato settimanale
"Liberazione", nel quale vengono formulati alcuni dubbi sul mio comportamento
in occasione della morte della cara Ilaria. Non so se il giornalista ha riportato
fedelmente la loro dichiarazione ma, in ogni caso, desidero dar loro piena assicurazione
che nella vicenda abbiamo operato tutti con la massima correttezza.
Il giorno 20 marzo tutti i militari erano a bordo delle navi o al Porto nuovo.
La notizia della morte di Ilaria e Miran è giunta al Nucleo carabinieri
del Porto nuovo (quelli comandati da Cappello, ndr.). Gli stessi carabinieri
hanno recuperato i corpi, li hanno portati al Porto vecchio e da qui in elicottero
su nave "Garibaldi". Nel contempo insieme ad alcuni giornalisti italiani
(Gabriella Simoni fra questi) si sono recati all'hotel Sahafi 1 raccogliere
tutto il materiale degli interessati. A bordo della "Garibaldi", alcuni
miei collaboratori con l'aiuto dell'operatore RAI Romolo Paradisi, hanno visionato
il materiale girato da Ilaria per accertare se da esso poteva emergere qualche
elemento per risalire a causa e agli autori dell'omicidio Ciò al fine
di poter fornire eventuali indicazioni per le prime fasi dell'inchiesta. Tutto
il materiale rinvenuto in albergo e sui corpi è stato inventariato e
rispedito in Italia»
Dunque Fiore per ‘coprirsi’ tira fuori proprio loro i Carabinieri
del Porto vecchio. Sarebbero stati loro a recuperare i corpi e loro ad accompagnare
la Simoni in albergo. Si tratta di due evidenti menzogne. I corpi li ha recuperati
Marocchino, faccendiere italiano vicino ai Servizi e implicato in traffici di
armi, ed è stato lui a portarli al Porto e non c’era nessuno, come
è evidente nelle riprese di Vittorio Lenzi che era l’unico (TV Svizzera)
col suo operatore ad accompagnare la Simoni ,in albergo con loro, meno che mai
qualche Carabiniere.
Questo a mio parere fa credere che Fiore pensasse di poter contare sul silenzio
complice di chi comandava il Porto Vecchio e di chi in generale era a capo della
Polizia militare italiana, cioè Cappello e Truglio. Che infatti non si
sono mai fatti vivi per smentire Fiore.
Domanda pro-Giuliani: Che ci facevano due militari di tanta ‘esperienza’, due
della polizia militare, impiegati anche in missione di guerra, in Piazza Alimonda
tra i ragazzetti in servizio a Piazza Alimonda?
Come mai, visto che la politica è stata in piazza a tener ordine pubblico ci mandiamo
le burbe di leva e i giovani ufficialetti, quelli esperti li teniamo nella zona
rossa, addirittura due di loro si trovano tra Via Torino e Piazza Alimonda a fare
i duri con qualche noglabal? E proprio gli stessi due di Mogadiscio. Che caso…
pare davvero incredibile.
Inoltre il porto vecchio dista poche centinaia di metri (800) dal luogo dell’omicidio
di Ilaria, perché Cappello non ci dice come mai non è accorso
subito sul luogo, visto che di quanto era accaduto era a conoscenza addirittura
un ‘civile’ come Marocchino?
Voglio precisare comunque, che il libro di Torrealta, che è del 99, liquida la
possibilità che Ilaria sia stata ucciso per quello che sapeva dei militari italiani,
in poche parole, negando fiducia ad Aloi.
Si legge a pg.203 « Il "caso Alpi-Hrovatin" torna alla ribalta dei mass media
nell'estate 1997. Non grazie a sviluppi delle indagini, ma grazie a un militare,
il maresciallo Francesco Aloi, il quale racconta di avere incontrato Ilaria Alpi
e di avere assistito, insieme a lei, allo stupro di una donna somala, stupro che
la giornalista avrebbe perfino fotografato.
Il fatto raccontato dal maresciallo Aloi sarebbe avvenuto nel luglio 1993, periodo
nel quale effettivamente Ilaria si trovava a Mogadiscio; ma risulta assai poco
credibile che la giornalista, a conoscenza di un fatto di tale gravità , nel corso
delle sue corrispondenze non lo abbia mai denunciato. Del resto, Ilaria da allora
è rientrata in Italia e ritornata in Somalia tre volte, prima di essere uccisa
il 20 marzo 1994, il che rende impensabile una relazione di causa ed effetto tra
la supposta testimonianza delle violenze commesse dai militari italiani e la sua
morte.
Delle violenze commesse dai militari italiani in Somalia, invece, esistono prove
fotografiche pubblicate nell'estate 1993 dal settimanale "Epoca", e successivamente,
nel 1997, dal settimanale "Panorama".».
A parte che la tesi di Torrealta regge poco, poiché potrebbe l’omicidio della
Alpi potrebbe essere divenuto possibile quando la goccia del traffico delle armi
(in cui erano coinvolti anche italiani) ha fatto traboccare il vaso in cui giÃ
potevano essere finite le curiosità della giornalista a proposito dei valorosi
militari italiani, resta oscuro il motivo per il quale un uomo come Aloi che si
rovina la vita per denunciare violenze ed abusi ampiamente provati dovrebbe poi
mentire a proposito della Alpi.
D’altra parte nel tempo la posizione dei coniugi Alpi è mutata, come già riportato
nel post di Franti. «Subito c’è stato da parte nostra un rifiuto. Ci terrorizzava
l’idea che Ilaria e Miran avessero pagato per le colpe dei nostri connazionali.
Era una terza ipotesi, incredibile, dopo le prime due: la mala cooperazione e
il traffico di armi su cui Ilaria stava facendo un’inchiesta, e un agguato degli
integralisti islamici. Ma questa terza ipotesi-bomba, che Ilaria sia stata uccisa
perché si apprestava a rivelare atti di violenza compiuti dai soldati italiani
su uomini e donne somali, ci è apparsa meno incredibile quando abbiamo avuto due
riscontri. Ilaria è stata a Mogadiscio sette volte, abbiamo controllato le date,
e per 40 giorni la sua presenza ha coinciso con quella del maresciallo Aloi.
Quindi l’ha conosciuto, perché lei conosceva tutti quelli del contingente. Il
secondo riscontro sta in due foto che riprendono Ilaria mentre scatta fotografie
con la sua piccola automatica, scomparsa anche quella, come tanti altri oggetti
e carte che le appartenevano. Ti vengono i cattivi pensieri, forse ha fotografato
cose che non doveva vedere e che coinvolgevano soldati italiani. Le rivelazioni
di Aloi ci hanno messo in testa un tarlo: se fossero vere spiegherebbero molti
comportamenti. Adesso fanno di tutto per denigrare Aloi, eppure è un maresciallo
dei Carabinieri, figlio di un maresciallo dei Carabinieri e con altri due fratelli
arruolati nell’Arma».
Aloi, per altro verso, non ha certo denunciato solo violenze, ma come si ricava
anche da quest’ANSA ha denunciato anche vicende legate al traffico di armi, seguendo
le medesime piste della Alpi: «In particolare, Aloi, il 30 settembre 1997,
sostenne di aver appreso da un altro sottufficiale che il traffico di armi pesanti
sequestrate ai somali avveniva sfruttando le navi della Cooperazione, che le armi
venivano occultate tra i generi alimentari, che punto nevralgico era il porto
di Bosaso e che le armi nuove sequestrate dagli italiani venivano riciclate rivendendole
ai somali. Il 9 giugno 1993 Aloi accompagno' a Bosaso il Capo Cellula G2 nella
residenza di un sultano e riferisce che, mentre i due parlavano in tono confidenziale,
lui si allontano' notando che i due camion portati al seguito erano carichi di
viveri. Aloi noto' anche alcuni fucili ''AK47'' (kalashnikov) occultati. Il sottufficiale,
il 20 agosto 1997, sottolineo' che nel suo memoriale si parla anche di un possibile
traffico di armi dai Paesi dell' est verso la Somalia attraverso l' Italia. Traffico
su cui la Alpi gli riferi' di aver trovato delle tracce.»
Aloi riferisce di aver discusso con la Alpi di entrambe le questioni e che la
Alpi stessa gli ha confidato di temere più gli italiani che i somali, a testimonianza
che erano 2 i tavoli su cui stava ‘giocando:
« SOMALIA: TORTURE; DAL DIARIO, ''ILARIA TEMEVA GLI ITALIANI'' (ANSA) - ROMA,
21 AGO - A sentire Francesco Aloi, il maresciallo dei carabinieri autore di un
diario sulle violenze praticate da militari italiani in Somalia, Ilaria Alpi,
l'inviata del TG-3 uccisa a Mogadiscio non aveva paura dei somali, ''bensi' degli
italiani'' ''Parlavo spesso con Ilaria Alpi, si puo' dire che ero entrato in confidenza
con lei: Mi diceva delle varie cose storte che aveva rilevato: in particolare
i traffici di armi, di droga, di avorio. Temeva che qualche cosa le potesse accadere.
E quando io le chiesi: ma perche' i somali dovrebbero farti del male?, lei mi
rispose di getto: 'Io non ho paura dei somali, bensi' degli italiani»
Per chi poi voglia sbrigliare la fantasia c’è da sottolineare che i problemi autoptici
riguardanti la Alpi, non concernono soltanto la distanza da cui è stato esploso
il colpo mortale, ma anche il fatto che Ilaria, come Carlo, era ancora viva a
circa un’ora dai fatti e che nessuno l’abbia soccorsa.
Sempre dall’ANSA:
« ILARIA ALPI: GENITORI, DIETRO DI NOI C'E' SOLO UNA BARA (2) (ANSA) - ROMA, 9
LUG - Luciana e Giorgio Alpi contestano poi che la loro figlia sia morta sul colpo,
perche' la perizia ''e' frutto di un riscontro autoptico, praticato sul corpo
di Ilaria, a due anni di distanza dalla morte''. Riportano anche quanto riferito
da uno degli ufficiali presenti sul luogo dell'agguato, il col. Cannarsa, che
alla domanda dell'imprenditore Carlo Marocchino su come possa assicurarsi se Ilaria
e' ancora viva, lo invita a mettere le dita sul collo per sentire il battito:
''Marocchino rimane indeciso''.
C'e' piu' di una prova, si legge nel memoriale, ''che Ilaria dava ancora flebili
segni di vita ad oltre un'ora dall'agguato''. Quanto ai ritardi nei soccorsi,
che sarebbe stata imputata al pericolo nella zona del porto di Mogadiscio, ''la
zona dell'agguato era perfettamente calma, tanto da permettere le riprese da
parte dell'Abc e al giornalista svizzero Vittorio Lenzi di intervistare la guardia
del corpo di Ilaria e Miran''. Intanto, nelle stesse ore del duplice omicidio
''sulla nave S. Giorgio si praticavano gare di pesca''. Insomma, afferma il
memoriale, ''dalle dichiarazioni rilasciate del gen. Fiore e dal col. Cannarsa,
l' intervento militare quel 20 marzo 1994 si e' ridotto a far aprire la sbarra
ai soldati nigeriani, per far passare la macchina di Marocchino al porto vecchio...
non si e' provveduto ad eseguire una minima inchiesta, non furono fermati ne'
l'autista, ne' la guardia del corpo''.» Chi avrebbe dovuto intervenire
sarebbe stato proprio il drappello del Tenente Cappello, che invece resta fermo
dov’è, al Porto vecchio. Qualcuno ricorderà che Cappello
comndava il plotone di Carbinieri che in Piazza Alimonda non interviene in soccorso
della jeep di Placanica. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Vorrei poi mettervi a giorno della fantastica carriera del Dott. Torre, che
deve essere davvero un esperto, visto che è il perito del PM in una alcuni
casi davvero intriganti, al confronto dei quali Cogne e quello di Marta Russo
impallidiscono. Torre appare nelle cronache giudiziarie intorno al 94, perito
nel caso Castellari, il dirigente delle partecipazioni statali trovato morto
con la pistola infilata alla cintola ed accanto una bottiglia di whiskey.
Sono gli anni di Tangentopoli, si favoleggia che Castellari abbia incontrato
Cagliari prima di morire, la tesi ufficiale è suicidio, anche se è
dura da dimostrare, visto che la pistola è stata trovata infilata alla
cintola del morto.
Torre però non si spaventa, e pur non potendo negare l’evidenza e dunque accettando
di ipotizzare che possa trattarsi di omicidio non rinuncia a dichiarare pilatescamente
che comunque le sue analisi sono altrettanto compatibili con l’ipotesi del suicidio,
in aperta divergenza con l’esperto balistico.
«CASO CASTELLARI: DEPOSITATA PERIZIA, IPOTESI OMICIDIO (ANSA) - ROMA, 8 LUG
- Sergio Castellari, l' uomo trovato morto su una collina di Sacrofano nel febbraio
dello scorso anno potrebbe essere stato ucciso e sul luogo in cui avvenne il ritrovamento
del cadavere sono state sicuramente compiute delle manomissioni. Sono queste le
conclusioni dei periti incaricati di fare luce sulla misteriosa morte dell' ex
direttore generale delle partecipazioni statali che oggi hanno consegnato al pm
Davide Iori i risultati del lavoro svolto e dei quali, nelle scorse settimane,
erano trapelate alcune indiscrezioni. Le perizie depositate dagli esperti sono
due: una tecnico- balistica (compiuta dall' ingegnere Manlio Averna) e l' altra
medico legale (eseguita dai professori Carlo Torre e Roberto Testi). A quanto
si e' appreso, secondo Averna, alcuni elementi, come il ritrovamento del cane
della pistola alzato, la collocazione dell' arma (una Smith and Wesson 38) nella
cintura dei pantaloni e anche la possibilita' che dalla pistola possano essere
stati esplosi due colpi, rendono piu' verosimile la tesi dell' omicidio. Piu'
cauti i periti Torre e Testi, per i quali la natura delle lesioni riportate da
Castellari sono compatibili con l' ipotesi del suicidio, ma il fatto che il proiettile
(mai ritrovato, anche questo!ndr.) abbia toccato una zona del cervello (mesencefalo)
che se lesa paralizza ogni attivita' motoria (quindi anche il ricarico dell' arma
e la sua collocazione nella cintura) porta a non escludere la tesi dell' omicidio.»
Dopo qualche mese la ciliegina sulla torta:
«CASTELLARI:PERITI''MODALITA' MORTE COMPATIBILI CON SUICIDIO'' (ANSA) - ROMA,
23 DIC - Sergio Castellari mori' a causa di un colpo di pistola sparato ''a contatto''
della tempia destra e le modalita' della sua morte sono piu' compatibili con il
suicidio. Cio' non toglie, tuttavia, che un omicidio possa presentare tutte le
caratteristiche del suicidio. Sono queste, a quanto si e' appreso, le conclusioni
dei medici legali di Torino Roberto Testi e Carlo Torre, che per alcuni mesi hanno
cercato di chiarire i misteri legati alla fine dell' ex dirigente delle partecipazioni
statali, trovato morto nel febbraio dello scorso anno su una collina nei pressi
di Sacrofano»
Un bel capolavoro di fariseismo, non c’è che dire. L’anno dopo 95, Torre è incaricato
dell’esame autoptico nientedimeno che di della salma riesumata di Enrico Mattei
« CASO MATTEI: PERIZIA SALMA A TORINO, SVILUPPI (ANSA) - TORINO, 22 GIU - Soltanto
a settembre si conoscera' l' esito delle perizie sui resti dell' ex presidente
Eni Enrico Mattei, del pilota Irnerio Bertuzzi e del giornalista americano William
Mc Hale che morirono in un incidente aereo il 27 ottobre 1962. Che si tratti di
esami lunghi e particolarmente difficli, lo ha detto oggi a Torino il professor
Carlo Torre dell' Istituto di medicina legale al quale sono stati affidati i nuovi
accertamenti.» Torre, pur con la sua riconosciuta prudenza, concluderà che
c’è compatibilità con l’ipotesi dell’esplosione intrena all’aereo. Ma non basta.
Ricordate il caso Soffiantini, l’industriale per liberale il quale i NOCS misero
in piedi un agguato che terminò tragicamente con la morte dell’Ispettore Samuele
Donatoni?
Ricorderete anche che ci fu chi parlò di morte per fuoco amico. Bene a mettere
tutti d’accordo ecco che arriva il valoroso Torre.
«SOFFIANTINI: CONSULENTI PM, DONATONI UCCISO DA FUOCO AVVERSO (ANSA) - ROMA,
10 MAR - I due consulenti del pm che eseguirono i rilievi di natura balistica,
chimica e medico legale, dopo l'omicidio di Samuele Donatoni, ucciso in un conflitto
durante un'operazione organizzata per liberare Giuseppe Soffiantini, hanno confermato
oggi davanti alla corte di assise di Roma che ad uccidere l'ispettore dei Nocs
fu un proiettile sparato da uno dei componenti della banda. Nel corso delle indagini
i due esperti, Carlo Torre e Pietro Benedetti, furono incaricati dal pm Franco
Ionta di fugare le illazioni fatte da piu' parti circa la possibilita' che Donatoni
potesse essere stato colpito dal ''fuoco amico'', cioe' da un proiettile sparato
accidentalmente da un poliziotto. I due consulenti, esaminato il cadavere ed i
reperti, accertarono, e oggi lo hanno ribadito in aula, che ad uccidere l' ispettore
dei Nocs a Riofreddo la sera del 17 ottobre 1997 fu un proiettile calibro 7, 62
sparato da un kalashinikov (arma non in dotazione alle forze dell' ordine) abbandonato
sul luogo della sparatoria (ma tu guarda!ndr) dai banditi. »
Ma basta così con Torre. Devo dire che ho provato a ficcanasare anche
su Colosimo, ho avuto conferma dalle mie ricerche che è uno dei legali
storici dei pentiti calabresi. Più interessante è il fatto che
è proprio lui il difensore dei due pentiti che autoaccusandosi del delitto
del Sovrintendete di polizia Salvatore Aversa e della moglie Lucia Precenzano
hanno distrutto la credibilità e la vita di Rosetta Cerminara, testimone
oculare insignita della medaglia d’oro.
Lo stile di Colosimo è comunque sempre lo stesso: inconfondibile siamo ormai al
2002:
« OMICIDIO AVERSA: AVV COLOSIMO, COMPLOTTO CONTRO NUOVI PENTITI ''PERCHE' NON
SONO STATI AMMESSI A PROGRAMMA PROTEZIONE?'' (ANSA) - CATANZARO, 4 GEN - L' avv.
Vittorio Colosimo, che difende Stefano Speciale e Giuseppe Chirico, i due pregiudicati
pugliesi che si sono accusati dell' esecuzione materiale dell' omicidio del sovrintendente
di Polizia Salvatore Aversa e della moglie, Lucia Precenzano, sostiene che contro
i suoi assistiti ''si appalesa un vero e proprio complotto di Stato''. ''Si tratta
dello stesso complotto - aggiunge l' avv. Colosimo, che difende Chirico e Speciale
insieme all' avv. Simona Frangipane - ordito contro Giuseppe Rizzardi e Molinaro,
accusati in un primo tempo dell' assassinio di Aversa e della moglie sulla base
delle dichiarazioni di Rosetta Cerminara''. Colosimo parla di ''complotto'' in
considerazione del fatto che i due pregiudicati pugliesi non sono stati ancora
ammessi dalla Commissione per i collaboratori di giustizia del Ministero dell'
Interno al programma di protezione. ''Ritengo doveroso assicurare - sostiene Colosimo
- che Speciale e Chirico continueranno comunque a collaborare con la giustizia
malgrado la loro mancata ammissione al programma di protezione, nonostante le
motivate e ferme richieste, supportate da imponenti riscontri oggettivi, formalizzate
al riguardo dai pubblici ministeri di Catanzaro Giancarlo Bianchi e Gerardo Dominijanni.
Richieste sostenute, in sede di discussione davanti alla competente Commissione
ministeriale, dal procuratore distrettuale, Mariano Lombardi''.
''Speciale e Chirico - riferisce ancora Colosimo - eserciteranno fino in fondo
il loro diritto di dire la verita' e di confessare i loro delitti anche in occasione
dell' incidente probatorio che e' stato fissato per il 14 gennaio prossimo davanti
al gip distrettuale di Catanzaro, Mariacarla Sacco''.
L’italia insomma è piena di colpevoli come Placanica che non vedono l’ora di essere
processati per i propri delitti, d’altra parte è stato lo stesso Colosimo a dichiarare
che Placanica in fondo è come un pentito, solo che lui è meglio, perché non ha
fatto niente di male.
Ma per oggi basta. A tra qualche giorno con buone e nuove informazioni spero
Carlo Vive Y la Lucha Sigue
Nota: Pubblicato in Indymedia August 31, 2002 at 09:20 AM "
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