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In 60000 stuprate dai marocchini.
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Per non dimenticare. Tuesday, Nov. 29, 2005 at 8:11 PM |
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La furia bestiale che si abbatté sulle campagne e sui villaggi italiani, specie al Sud, dopo lo sbarco alleato ad Anzio e l’avanzata su Roma nella primavera del 1944, è ancora in parte sconosciuta, salvo che alle 60.000 donne, adolescenti e bambine che ne furono le vittime. Il generale Juin, al termine della battaglia di Cassino, come premio della vittoria diede ai reparti militari marocchini carta bianca per due giorni. Così per due giorni e due notti questi razziarono, violentarono, uccisero. Stuprarono donne e bambine, dagli otto agli ottant’anni, obbligando padri e mariti ad assistervi…
La furia bestiale che si abbatté sulle campagne e sui villaggi italiani, specie al Sud, dopo lo sbarco alleato ad Anzio e l’avanzata su Roma nella primavera del 1944, è ancora in parte sconosciuta, salvo che alle 60.000 donne, adolescenti e bambine che ne furono le vittime Il generale Juin, al termine della battaglia di Cassino, diede ai suoi “goumiers” (da “goum”, reparto militare marocchino arruolato nel medesimo villaggio e clan) carta bianca per due giorni, come premio della vittoria che implicava il diritto di vita e di morte sulle popolazioni civili, il furto dei loro beni e la violenza sulle donne. Era stato questo l’incentivo che aveva convinto i marocchini a combattere per i francesi andando all’assalto delle posizioni nemiche alla testa dei reparti alleati. Così per due giorni e due notti razziarono, violentarono, uccisero. Stuprarono donne e bambine, dagli otto agli ottant’anni, obbligando padri e mariti ad assistervi
I risvolti della guerra, con le turpi appendici che si consumano nelle retrovie, son quelli di cui la storia perde volentieri nozione e li confina nel ripostiglio più nascosto e sudicio della memoria. La storia delle donne stuprate dai soldati marocchini agli ordini del generale francese Juin nell’ultima guerra è data quasi per scontata e come collegata alla fatalità della storia. Non se ne parla volentieri, resta un capitolo ermeticamente chiuso, se ne conoscono spiragli di dolore. La furia bestiale che si abbatté sulle campagne e sui villaggi italiani, specie al Sud, dopo lo sbarco alleato a Anzio e l’avanzata su Roma nella primavera del 1944, è ancora in parte sconosciuta, salvo che alle 60.000 donne, adolescenti e bambine che ne furono le vittime designate e inconsapevoli. Fu una tragedia nella tragedia che all’inizio fu quasi difficile raccontare per imbarazzo e vergogna e poi, col passare del tempo, volutamente relegata dalla grande storia a episodio marginale, finchè la tendenza “terzomondista” nella storiografia “progressista” impose una cappa di silenzio, più vergognoso delle violenze compiute, per non favorire una forma di “pregiudizio razziale”. Se è così, come temiano, scopriamo che della storia si possono rivelare solo gli aspetti che fanno comodo e nascondere quelli che non concorrono alla “verità” che si vuol stabilire, e che non ha bisogno di essere dimostrata. È un capitolo che gli storici italiani delle seconda guerra mondiale ignorano, quelli anglosassoni appena accennano e quelli francesi addirittura negano o riducono a episodi isolati e di poca importanza. Si riscontrano strane e colpevoli amnesie. Nella sua storia delle donne nella seconda guerra mondiale, Mirian Mafai non ne parla. Non ne fa la minima menzione neppure per rispetto delle vittime. È un episodio che per lei non esiste. Come storia delle donne raccontata da una donna, per giunta “progressista”, non c’è male! Solo nei costumi tribali di crudeltà degli eserciti afro-asiatici la sconfitta del nemico doveva accompagnarsi con l’umiliazione più abbietta e l’annientamento fisico dell’uomo e la violenza delle donne. Solo i giapponesi in Cina, con lo stupro di Nanchino, e le truppe marocchine e senegalesi in Italia praticarono lo stupro di massa, come rito di guerra e premio per gli atti di valore compiuti. Lo storico inglese Releigh Trevelyan, nel suo libro, ”Roma ’44”, scrive che «le truppe franco-algerine e i marocchini, nelle loro caratteristiche uniformi a strisce, erano veri guerrieri delle montagne; ed i loro metodi spregiudicati e crudeli di fare la guerra terrorizzavano sia i tedeschi sia la popolazione civile italiana». Ma sull’argomento non si diffonde molto di più. I marocchini tagliavano il naso e le orecchie ai tedeschi catturati e li mostravano come trofei di guerra, secondo i costumi di guerra delle tribù primitive nelle lotte di predominio tra i clan. Vendevano i prigionieri tedeschi agli americani che poteva vantare così di aver compiuto azioni eroiche senza troppo rischio. Il generale Juin, al termine della battaglia di Cassino, diede ai suoi “goumiers” (da “goum”, reparto militare marocchino arruolato nel medesimo villaggio e clan) carta bianca per due giorni, come premio della vittoria che implicava il diritto di vita e di morte sulle popolazioni civili, il furto dei loro beni e la violenza sulle donne. Era stato questo l’incentivo che aveva convinto i marocchini a combattere per i francesi andando all’assalto delle posizioni nemiche alla testa dei reparti alleati. Così per due giorni e due notti razziarono, violentarono, uccisero. Stuprarono donne e bambine, dagli otto agli ottant’anni, obbligando padri e mariti ad assistervi. Chi tentò di reagire venne ucciso. Non si salvarono gli uomini, i ragazzi, i preti. Le violenze sessuali dei marocchini sulle donne bianche europee, oltre che come istinto bestiale di contadini analfabeti arruolati per la paga nei villaggi del Sahara e dell’Atlante, erano una specie di “promozione” che li elevava al rango di “dominatori”, di padroni assoluti della vita degli sconfitti, privati della loro dignità più intima, una testimonianza elementare di “possesso” che li ripagava dalla condizione di paria colonizzati dai bianchi. Quando mai avrebbero avuto un’altra occasione simile? Nessuno prima d’allora aveva compiuto simili atrocità, neppure i barbari dell’antichità. Le poche donne che si salvarono lo dovettero unicamente all’intervento armato delle pattuglie americane. Furono loro a proteggerle e a trasferirle in luoghi sicuri al riparo dalle truppe di colore. I soldati americani bianchi non si fidavano nemmeno dei loro commilitoni di colore e negli accampamenti era norma che bianchi e neri venissero rigorosamente divisi e alloggiati a distanza gli uni dagli altri. I francesi lasciavano fare dicendo che era impossibile governare i marocchini. Nemmeno sotto l’occupazione tedesca gli abitanti dell’Italia centro-meridionale avevano subito un simile oltraggio. I marocchini sparsero il terrore e si distinsero per brutalità. Si finì per chiamare “marocchini” tutti i soldati africani che stupravano le donne e quel marchio d’infamia restò loro appiccato per sempre. Nella fantasia popolare “marocchino” divenne sinonimo - e lo è rimasto ancora oggi - di ferocia bestiale e di violentatore recidivo e abituale. Le gesta degli immigrati marocchini nel nostro paese non hanno cancellato la cattiva fama di stupratori e di scansafatiche. Le regole cavalleresche in vigore negli eserciti europei non appartenevano al codice d’onore del combattente africano o arabo. I tedeschi in ritirata avevano razziato le campagne e i villaggi della Ciociaria, ma non avevano mai violentato le donne. Nella sconfitta e nella disperazione non s’erano degradati a tal punto. Quando si diffuse la notizia che stavano arrivando i “liberatori”, il paese si preparò ad accoglierli festosamente. Nessuno si aspettava di veder arrivare questi uomini dalle pelle scura, il volto butterato dal vaiolo, gli occhi neri di brace, intabarrati nei “burnous” marroni, il turbante, i lunghi pugnali ricurvi alla cintura, sporchi, “gente selvatica, bestie”, concordano le testimonianze. Non si capiva perché queste truppe coloniali fossero state mandate in un paese civile a comportarsi come le tribù selvagge dell’Africa. Dopo la “liberazione” di Roma, le truppe coloniali francesi, marocchini, algerini e senegalesi, si sarebbero macchiate di atrocità e violenze sessuali anche in Toscana, nel Senese e all’isola d’Elba. «Erano come straccioni, come banditi, non sembravano soldati, ’sti barboni, olivastri, brutti proprio», dice un’altra testimone ciociara. Curzio Malaparte nel suo libro «La pelle», sulla tragedia di Napoli in guerra, li aveva studiati nei loro sguardi di cupidigia e di desiderio per le donne bianche.«I servi marocchini che si affaccendavano intorno alla tavola non distoglievano da Jeanlouis gli occhi incantati, e io vedevo in quegli occhi luccicare una torbida voglia. Per quegli uomini venuti dal Sahara o dalle montagne dell’Atlante, Jeanlouis non era che un oggetto di piacere...». (Malaparte, La pelle, pag. 117). I marocchini si portavano dietro un serraglio di prostitute marocchine per i loro quotidiani sfoghi, come branchi di capre. Dopo la caduta di Montecassino, su precisa autorizzazione del comando francese, ebbero a disposizione le donne d’ogni età dei villaggi italiani conquistati. I marocchini ignoravano tutto della guerra, sapevano solo che si combatteva in Europa, tra europei, e che loro non c’entravano se non come carne da cannone, fin dai tempi di Napoleone III, nella campagna d’Italia del 1859. Così da bravi “servi” dei francesi andavano all’attacco salmodiando, (“Allah illah Allah! Mohammed Rassoud Allah”). Non solo uccidevano il nemico, lo mutilavano orrendamente perché la vittoria fosse completa. A proposito di stupri e di violenze sessuali il Corano, evidentemente, non diceva nulla che li impedisse come atti ignobili e bestiali ai musulmani, i quali continavano a seguire un regolamento di guerra che non cambiava dal Medioevo. Le voci di sgozzamenti notturni, di sevizie e di barbarie d’ogni genere resuscitavano gli incubi ancestrali delle incursioni saracene sulle coste italiane. Una indagine ministeriale posteriore accertò che le donne violentate raggiungevano complessivamente la cifra di 60.000. La magistratura militare francese avviò 160 procedimenti giudiziari che riguardavano 360 individui. Il tribunale francese emise alcune condanne a morte e ai lavori forzati. Una quindicina di marocchini erano stati colti sul fatto e fucilati sul posto. In complesso lo stato francese fu reticente e non riconobbe la vastità dei casi denunciati dagli italiani. Le richieste di indennizzo furono accolte solo in numero esiguo. I francesi pagarono da un minimo di 30.000 lire a un massimo di 150.000 lire una tantum fino al l° agosto 1947, cifre che apparvero ideguate anche allora. Le domande di risarcimento fino al dicembre 1949 erano state non più 20.000, un terzo dei casi accertati, solo perché la maggioranza delle donne aveva preferito nascondere lo stupro e parecchie non erano sopravvissute alle violenza. Nelle piazze dei paesi ciociari, ad Ausonia e Esperia, sorgono le lapidi che ricordano le vittime della violenza selvaggia dei “marocchi”, come li chiamano da queste parti. Ma nessuno ama parlarne. I testimoni, e insieme le vittime di quella tragedia, sono morti da tempo. Da quelle violenze non nacquero figli. I marocchini erano affetti da gravi malattie veneree che trasmisero alle donne e alle bambine violentate. Malattie che provocarono interruzioni e aborti spontanei nella maggioranza dei casi. Solo pochi bambini meticci sopravvissero e le madri li allevarono amorevolmente rinunciando a sposarsi. Ma parecchie donne, specie le più giovani, non ressero alla vergogna e abbandonarono il paese per trasferirsi in città dove sarebbe stato più facile dimenticare e farsi dimenticare. In realtà non superarono mai l’onta dell’oltraggio subìto e rimasero segnate per sempre. Non avevano più osato guardare in faccia i familiari, e avevano preferito nascondersi come animali spauriti.
di Romano Bracalini
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potrebbe...
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makhno Tuesday, Nov. 29, 2005 at 8:35 PM |
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potrebbe anche non c'entrare niente con questa realtà storica. le vicende delle milizie marocchine in prima linea nell'esercito francese sono note da tempo, così come sono note le violenze che questi perpetrarono. è abbastanza idiota rispondere tirando in ballo le violenze coloniali degli eserciti occidentali, nessuno potrà mai negarle. come nessuno può negare il dramma delle vittime della milizia marocchina. sarebbe il caso di comprendere che il vero male risiede nell'esercito, nella logice militare. i marocchini, come tutti gli eserciti occupanti, hanno compiuto violenze sugli occupati, in questo caso sugli italiani. o vogliamo forse dire che gli eserciti se sono composti da nordafricani sono eserciti buoni? sarebbe uno dei tanti paradossi del politicamente corretto. è giusto far luce,come sarebbe giusto farla sulle violenze degli alleati in italia durante la liberazione. o significa negare gli orrori nazi-fascisti? ci fu una sola forza degna di rispetto in italia tra il 1943 e il 1945, i partigiani che difesero le loro case. qualsiasi altro esercito straniero, che fosse utile alla libertà o meno, era pur sempre un esercito straniero. le uniche armi giuste furono quelle della resistenza, ve ne furono altre funzionali e utili, ma certo non giuste. presumo che un libertario marocchino concorderebbe.
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bitch
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Henry Tuesday, Nov. 29, 2005 at 8:39 PM |
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Miriam Mafai è a libro paga della Nato per propagandare gli stupri immaginari di 60.000 jugoslave bosniache (di lungua serbo-croata) da parte di presunti soldati serbo-bosniaci (pure di lingua serbo-croata nonchè jugoslavi cristiani-ortodossi).
Miriam Mafai è infame come la Fallaci.
E la Nato si è espansa ad est installando poi gigantesche basi militari USA (non basi Nato) a Tuzla (Bosnia) e la Camp Bondsteel a Urosevac (Kosovo). Camp Bondsteel è un buco nero dove la CIA tortura, detiene e può anche massacrare qualunque cittadino del mondo.
Miriam Mafai su RAI 3 nel 1999 in un programma di Purgatori ha evidenziato la sua ignoranza e stoltezza.
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Non so la cifra...
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Black_Cat Tuesday, Nov. 29, 2005 at 8:50 PM |
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... ma il numero di stupri ad opera dei reparti marocchini combattenti nelle fila alleate è stato alto. Ho recentemente intervistato diversi partigiani per raccogliere memorie sulla resistenza e più di uno ha raccontato delle violenze sessuali subite sistematicamente da centinaia di donne. Tanto era il terrore che queste donna avevano, raccontano i partigiani, che tremavano a parlare dei marocchini. E' plausibile che la libertà di razziare e violentare sia stata usata come incentivo. In più di una intervista è stata riportata la totale incapacità militare dei reparti marocchini e la loro poca propensione ad esporsi in battaglia, tanto che i tedeschi quando sapevano che in trincea c'erano truppe "goumiers" attaccavano consapevoli che non avrebbero trovato resistenza. Alla liberazione di Bastia le truppe golliste marocchine, che poco o niente avevano fatto per scacciare i tedeschi, volevano entrare per prime in città, come liberatori. Il reparto italiano che aveva contato numerosi morti e che effettivamente aveva liberato la città, minacciò la ribellione se ciò fosse accaduto. Per scongiurarla si dovette trovare un compromesso e fare entrare affiancati i 2 eserciti. Questo per dire che quanto raccontato (non so se le cifre siano esatte o meno) è un pezzo di storia accaduta, putroppo, aldilà del titolo provocatorio e un pò strumentale alla fobia del "marocchino/immigrato stupratore" di questi giorni post stupro di Bologna. Buttarla sulla derisione è stupido oltre che inutile. Non ha senso contare chi ha stuprato di più, sembra voler dire: c'è chi ha meno colpa e chi ne ha di più per lo stesso gesto infame.
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che palle!
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uno Tuesday, Nov. 29, 2005 at 8:56 PM |
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La solita pizza: "italiani brava gente" smettete di sparare cazzate, gli italiani ne più ne meno si sono comportati come tutti gli eserciti invasori o imperialisti che dir si voglia. Esistono delle cose, che si chiamano libri che lo possono documentare sempre che qualcuno voglia sapere, senza nascondere la testa come gli struzzi. Alcuni titoli: "gli italiani in Libia", "italiani brava gente" di Angelo del Boca. Seguiranno altri titoli.
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ridaglie
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makhno Tuesday, Nov. 29, 2005 at 9:00 PM |
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chi ha detto il contrario?? mi sembri uno di quei forzisti che a chi gli parla di p2 ti chiede se allora andavano bene i gulag. non si parlava degli schifosi crimini di guerra degli italiani in libia, si parlava degli schifosi crimini di guerra della milizia marocchina in italia. ci riesci???
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Uno, se ti riferisci...
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black_cat Tuesday, Nov. 29, 2005 at 9:07 PM |
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... al mio commento, sei fuori strada. Non avevo nessuna intenzione di difendere qualsivoglia esercito tanto meno quello italiano. Ho riportato un pezzo di storia come me l'hanno raccontata diversi partigiani che in un modo o nell'altro l'hanno vissuta. Era tanto per ribadire come il post sollevi una tragedia storicamente accaduta, aldilà dei toni provocatori con cui è scritto.
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la storia la fanno in vincitori
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marcos Tuesday, Nov. 29, 2005 at 11:24 PM |
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Tutti sanno delle atrocità dei fascisti e dei nazisti. Chi è negazionista rischia venti anni di reclusione. Per fortuna chi nega i crimini di stalin (vedi gli articoli recenti sugli storici negazionisti comunisti) non rischia nulla. I crimini dei partigiani gravissimi (30.000 morti in tempo di pace) vengono anche oggi impudicamente negati ed i carnefici ancora considerati eroi. Per fortuna che sono tutti o quasi morti, oppure ricoglioniti ultra novantenni, sennò verrebbe da vomitare.
Fa schifo il doppiopesismo.
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per quello sopra..
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gnr Wednesday, Nov. 30, 2005 at 9:07 AM |
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"si rischia di fornire delle carte alla reazione." ...Non temere la rwazione (come la chiami tu) conosce i suoi bersagli e ha già le sue carte!!!!! Tranquillo. Non pensare che non sappiamo cosa hanno fatto i tuoi liberatori anglo -americani (che ora volete cacciare via dall'Italia) e che cosa hanno fatto i marocchini!!! E' una questione di stile,classe e compostezza!! Pagherete tutto.
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i marocchini
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buscetta Wednesday, Nov. 30, 2005 at 11:34 AM |
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se c'è una cosa che mi sta sul cazzo ultimamente - cioè da un paio d'anni - è l'abitudine che hanno preso molti baristi di mettere in lista il "marocchino".... minchia che schifo ogni mattina sentire gente che chiede il marocchino..... cazzo se c'è qualcosa che mi fa schifo sono le popolazioni nord-africane....vera feccia umana...dedita alla violenza, all'ignoranza ed alla voglia di fare un cazzo, sfruttare le donne e vivere di ladrocinio....
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ho bisogno di aiuto per tesi!
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Laura Wednesday, Dec. 14, 2005 at 3:32 PM |
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tagliando la conversazione precedente che si stava infuocando!
La mia tesi di laurea è sul fascismo nella zona ciociara(esattamente l'educazione e istruzione nel periodo e vita di tutti i giorni), faccio interviste a chi ha vissuto in prima persona tutto quello che è accaduto.Sopratutto per quelli che sono stati cresciuti in colleggi (come erano i colleggi e la loro educazione)o per mancanza di padre, soldi ecc.
qualcuno Qualcuno sa aiutarmi? ha documenti o nozioni da darmi? grazie
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cristianini nei Laogai
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x Laura Wednesday, Dec. 14, 2005 at 3:59 PM |
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Certamente non chiedere aiuto a Bracalini. E scusate, non capisco perché questo articolo non è stato hiddato a suo tempo. Vi si leggono vere e proprie perle revisioniste tipo:
<<I tedeschi in ritirata avevano razziato le campagne e i villaggi della Ciociaria, ma non avevano mai violentato le donne. Nella sconfitta e nella disperazione non s’erano degradati a tal punto.>>
Razziato??? Diciamo che hanno perpetrato stragi su stragi e non per "disperazione" della "sconfitta" (perché poverini tocca capirli :-)))))).
<<Le violenze sessuali dei marocchini sulle donne bianche europee, oltre che come istinto bestiale di contadini analfabeti arruolati per la paga nei villaggi del Sahara>>
Si sà, l'istinto bestiale dei contadini dell'Atlante è rinomato in tutto il mondo. D'altronde i negri puzzano, i cinesi hanno il cazzo piccolo...
<<I soldati americani bianchi non si fidavano nemmeno dei loro commilitoni di colore e negli accampamenti era norma che bianchi e neri venissero rigorosamente divisi e alloggiati a distanza gli uni dagli altri.>>
Non si fidavano??? Diciamo che erano degli sporchi razzisti come la merdia cristianina che ha scritto l'articolo.
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