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ALEX ZANOTELLI: AFRICA, GLOBALIZZAZIONE, IMPEGNO PERSONALE
by Claudio Comandini (Idee in Movimento) Sunday January 18, 2004 at 04:47 PM mail: claudiocomandini@infinito.it 

Dalla conferenza di Alex Zanotelli interessanti stimoli per comprendere la situazione mondiale attuale e le possibilità di intervento di ognuno

Un gran numero di persone ha accolto con entusiamo Alex Zanotelli, missionario comboniano attivo per molti anni in Kenja, il giorno 9 gennaio 2004 presso la Biblioteca Comunale di Grottaferrata. Nella conferenza, organizzata da “Idee in Movimento”, padre Zanotelli ha esordito parlando dell’importanza dell’incontro concreto con l’altro, del suo “mistero”: “tu sei le persone che incontri”. Proprio per questo ha immediatamente rimarcato che “con la permanenza del contingente italiano in Irak, e con la continuazione della guerra, c’è un’intera umanità perduta senza che nessuno abbia ragione o torto. Ma se le guerre globali sono fatte con la pretesa di esportare le nostre democrazie, già un liberale come Popper denunciava come antidemocratico uno degli strumenti principali di formazione del consenso, la televisione. Ora i linguaggi della comunicazione si basano sull’uso della programmazione neurolinguistica, uno strumento di controllo mentale…”

Zanotelli, dopo essersi laureato in teologia a Cincinnati (USA) nel 1964 per otto anni è stato in Sudan, da dove viene allontanato per la sua solidarietà con il popolo Nuba. Dal 1978 ha diretto la rivista “Nigrizia”, con l’impostazione di una “critica radicale al sistema politico economico del Nord del mondo”; nell’87 deve lasciarne la direzione per pressioni politiche e vaticane. Il suo lavoro si concentra quindi a Korogocho, baraccopoli attorno Nairobi, capitale del Kenja, continuando ad occuparsi anche di critica dell’economia globalizzata, con puntuali denunce delle questioni finanziarie legate al traffico delle armi e alla cooperazione allo sviluppo “predatoria”. Queste cose le vede quotidianamente per tredici anni a Korogocho (confusione), “l’inferno dove sta Dio”.

“A Najrobi su 4 milioni di abitanti il 70% vive in baraccopoli, dove il 55% vivono accatastati nell’1,5% del totale della terra, e non sono di loro proprietà neppure le baracche dove vivono, in numero di 100.000 e dimensioni 3 per 4, con un cesso (non un bagno) ogni 40 famiglie. L’acqua è rivenduta da questi a quelli che non vivono neppure in una baracca, fra la polvere e il fango, sotto la linea fognaria. Il 55% è anche sieropositivo, e le bande armate dei tredicenni imperversano.. Di tutto ciò ne soffre principalmente il corpo della donna. Di fronte c’è una collina formata da rifiuti, e gente che vive nella discarica grattando, un covo di criminali e prostitute: dandogli fiducia, è nata una cooperativa”. Zanotelli in quello che ha chiamato il “battesimo di Kogorocho” cerca di cogliere il significato esenziale del battesimo cristiano, “togliere le squame dagli occhi”, purificare lo sguardo, e vincere anche il senso d’assurdo e d’impotenza così tipico della nostra epoca.
Ricordando il vertice del WTO a Cancun in Messico dello scorso settembre, fallito anche perché i paesi africani, stanchi di recitare il solito ruolo passivo e subalterno, hanno avuto il coraggio per la prima volta di abbandonare le trattative in corso non sentendosi più rappresentati, Zanotelli afferma in maniera decisiva che “per comprendere l’Africa, occorre superare il vocabolario coloniale, e considerare anche che allo schiavismo europeo si è aggiunta la tratta araba-musulmana, con il contributo degli stessi africani. Se l’Africa non ha bisogno di elemosine, paga la globalizzazione per tutti e prima degli altri. C’è un’Africa che non è povera, un “polmone antropologico” con centinaia di popoli, ed una singolare e diffusa tensione monoteistica, mentre già la civiltà faraonica fu espressione della cultura africana, e recenti studi di genetica hanno riscontrato che il DNA umano ha avuto origine da un’unica coppia dell’Africa orientale. Eppure, l’Africa ha l’1% del PIL mondiale, e con il trattato AGOA gli USA tentano “l’opportunità” di inglobarla nel mercato, facendo leva sulla presenza finanziaria in Sudafrica. Guerre dimenticate come quella in Ruanda, con 16 milioni di rifugiati, e quella in Congo, con 4 milioni di morti in tre anni, sono decise da una vasta rete che coinvolge paesi come il Belgio e il Kazakistan e le borse mondiali, per ottenere minerali diventati indispensabili per le esigenze delll’hi-tec come il coltan: questione inoltre sottoposta a rigido silenzio stampa."
"E’ l’occidente ad obbligare a questa rovina. Dove la II Guerra Mondiale ha fatto 50 milioni di morti, il Nuovo Ordine Mondiale ne fa attualmente 40 milioni l’anno. Inoltre la NATO ha modificato il suo statuto, per diventare strumento di conquista, con l’assurda invenzione della guerra preventiva cadono i diritti internazionali, e obbliga gli eserciti nazionali all’adesione, percependo persino un ”ecclesiastico” 8 per mille. Per gli accordi di Kyoto è ormai troppo tardi, e sono troppo poco, e se le cose continuano così, ci saranno, secondo i dati del World Watch, e della conferenza di Milano, 50 anni ancora, e poi il mondo potrebbe davvero cominciare a morire.
In quelle che già Fromm, un ebreo ateo, chiamava “società necrofile”, gli uomini sono ridotti a cose prive di relazione, ad un popolo di consumatori e crocefissori, dove le croci erano lo strumento terroristico dei romani, le loro bombe a grappolo. L’anima della globalizzazione è stata rubata dalla finanza internazionale, per cui tutto è business, tutto è fame, come nella privatizzazione dell’acqua, che nega sia bisogni che diritti fondamentali. La finanza non esiste, è pura speculazione di una cupola di 300 famiglie che con la Banca Mondiale decidono tutto, dove tre famiglie di queste hanno i soldi di 600 milioni di persone: di 40 nazioni africane. Questi soldi servono per le armi, che mantengono il privilegio di pochi, e Rumsfeld lo dice apertamente, mentre 500 miliardi di dollari vengono spesi per la guerra. E’la guerra vera è contro i poveri, dove da Reagan in poi si realizza anche il monito di Eisenhauer per cui un nuovo pericolo per l’America poteva venire solo dall’interno, dall’apparato militare industriale: il quale dopo il crollo del muro di Berlino ha saldato i sui legami con la finanza, le imprese e con la stampa, e dopo l’11 settembre ha creato il nemico islamico e una condizione di guerra permanente. Intanto sulla “globalizzazione della povertà” possiamo fare i conti pensando che mentre c’è davvero gente che muore di fame, una vacca europea ha tre dollari, una americana cinque, una giapponese sette.”

L’approfondimento di un fatto menzionato verso la fine della conferenza può aiutare a precisare il discorso, e a comprendere come il “sud del mondo” si estenda anche al Medio oriente. La costruzione dell’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC) con i suoi 1.760 Km collegherà il Mar Caspio con il Mediterraneo, partendo dall’Azerbaijan, attraversando la Georgia e sfociando in Turchia, con elevatissimi rischi ambientali e sociali su aree già in guerra: le zone kurde e, soprattutto, la Cecenia. Le conseguenze per la popolazione locale sarebbero pessime, con l’esproprio della terra, senza diritto a un rimborso, a 30.000 contadini che se la trasmettono da secoli. Nel finanziamento dell’oleodotto è coinvolta la Banca Intesa, i cui amministratore delegato Corrado Passera e presidente Giovanni Bazoli sono stati oggetto da parte dello stesso Zanotelli di una lettera di dissuasione sul coinvolgimento del loro istituto.
Questo vuole suggerire Zanotelli, che, inoltre, ha vinto un’azione di boicottaggio contro la Del Monte-Kenja, responsabile di cattivo trattamento verso i dipendenti, ha criticato la legge Bossi-Fini perchè concepisce gli immigrati non nella dignità di persone ma come semplice forza-lavoro, e ha svolto le sue attività anche al Rione Sanità di Napoli: bisogna rendersi conto delle responsabilità collettive e delle possibilità d’intervento di ognuno, perché l’impegno non è fatto di parole ma di comportamenti concreti e socialmente responsabili, quali spesa, risparmio e investimento, così come concrete sono le operazioni economiche e finanziarie con cui si devasta il pianeta, che avvengono sostanzialmente dietro il nostro inconsapevole consenso. La consapevolezza è alla base dell’azione che ci permettere di mettere in moto i cambiamenti di cui la nostra epoca ha bisogno, e occorre farsi carico di questo potere: in altri termini, mettersi in grado di smascherare il pensiero unico e la spoliticizzazione dell’economia, e agire politicizzando quei comportamenti economici che sono capaci di promozione sociale e che rompono l’omogeneità dei mercati decisa dalle multinazionali.

Sostanzialmente, si tratta di non far girare il denaro dove si crea povertà, in pratica di eliminare ciò che è superfluo per noi e dannoso per gli altri (e spesso anche per noi stessi), con il boicottaggio puntuale, sistematico e generalizzato di specifiche aziende e istituti di risparmio, in un riorientamento complessivo delle nostre abitudini. Prosegue Zanotelli, che veste con croci colorate, maglie indiane e sciarpe sudamericane non perché seguace di qualche moda passata, ma per “attivo sostegno a realtà economiche e culturali diverse”: “se le decisioni le prende l’economia, iniziamo a cambiare il nostro stile di vita e consumiamo in modo critico: quando siamo all’interno degli ipermercati, queste nostre moderne cattedrali, occorre rendersi conto dell’equivalenza fra voto e consumo”, e ci avverte: "lo scandalo Enron e Parmalat sono solo l'inizio..." In fatto di investimenti pubblici “non serve il ponte di Messina, ma un altro binario sotto Roma”, mentre “l’energia solare è già pronta, in Italia più che in altri paesi che attualmente la adottano”. “Se ora viviamo al di sopra delle nostre possibilità avendo perso la gioia, occorre semplicemente godersi la vita, e creare un’altra cultura. Praticare la non violenza attiva, perché le armi divengano tabù.. Far cadere l’adesione al sistema: difficile, perché l’uomo ama la schiavitù.”
Per cominciare, padre Zanotelli suggerisce una sorta di esercizio spirituale “laico”: prendere tempo per riflettere, “realizzare il silenzio”, e riscoprire il volto proprio e del “fratello”, la dignità umana, nella “convivialità delle differenze”.

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zanotella???????
by HA(A)CKE Sunday January 18, 2004 at 05:25 PM mail:  

ci si continua a chiedere ma per quale motivo un giovane seminarista italiano va a studire per farsi prete all'inizio degli anni sessanta a cincinnati (usa ) nella stessa facoltà dove insegnava il card.Marcinkus,( per chi non sapesse chi era marcincus basta andarsi a vedere il film ' I banchieri di dio '; marcincus è stato il boss della santa mafia dell' I.O.R.; complice di gelli sindona e tanti altri mafiosi, condannato e latitante per anni, nascosto dentro il vaticano con un mandato di cattura dell'interpol)non è logico che uno per farsi prete cattolico va a studiare in america, il centro dela teologia cattolica le meglio scuole stanno a roma, a milano, poi negli anni sessanta;;; Oggi zanotelli continua ad insistere sull'economia, il commercio equosolidare e la banca etica da buon allievo di marcincus ha capito dove sta il business, vuole manipolare anche i quattro soldi che girano tra i pacifisti, i volontari, gli ecologisti, è tutto un progetto per far entrare soldi in vaticano, all' Istituto Opere Religiose , come fotterci i nostri risparmi, okkio che le banche etiche dei cattolici sono dei bidonisti, non li trovate neanche sull'elenco del telefono sono gestiti da animatori dei salesiani che si improvvisano bancari,altro che parmacrak, non portate i soldi al vecchio polacco.

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ma per favore
by uno che vuole capire Sunday January 18, 2004 at 05:38 PM mail:  

Ma per favore, insomma, a me i complotti piacciono pure, ma bisogna pure saper distinguere le fonti, è chiaro che posso scrivere "romanzi" su tutto, e inoltre i preti fanno schifo pure a me. Ma mi sembra che sia stupido sminuire prospettive di azione solo perchè si fanno collegamenti "presuntivi" e "totalitari", che sembrano radicali ma sono superficiali, risultano inefficaci rispetto agli obiettivi, e sembrano dettati non da realismo ma da impotenza.

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massimo rispetto
by ccc Sunday January 18, 2004 at 05:46 PM mail:  

massimo rispetto per zanottelli da un ateo anarchico che considera il compagno ha(A)cke come un simpatico paranoide

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prospettive di azione zanotelli?????
by HA(A)CKE. Sunday January 18, 2004 at 06:19 PM mail:  

Negli anni sessanta il card.casimiru marcincus che nonostante il nome è americano, insegnava nell'unico istituto teologico che c' è a cincinnati e, un trentino, un giovane seminarista del profondo nord che vuole farsi prete per vocazione, chiedetevi usando la logica dove logicamente si può iscrivere, a roma, nelle migliori facoltà cattoliche della santa sede, no il nostro futuro missionario intraprendente si imbarca, si inscrive al suo corso di marcincus alla facoltà di economia creativa, ed è per questo che zanotelli continua a predicare di commercio e banche equosolidari, ha capito la lezione è disposto a sorvolare su tutte le questioni di principio ma non sui denari vostri, li vuole nelle sue banche etiche, li vuole nei suoi negozietti equosolidari, li vuole fino all'ultimo centesimo, per caso il cardinale capo indiscusso dell' I. O . R, nomina direttore della più importante rivista dei missionari un suo allievo che sempre per caso contrasta con articoli il traffici (delle armi )concorrenti agli affari che il cardinale nel frattempo intratteneva col banco ambrosiano, con gelli e la sua p2 e con l'onorata società, sempre per caso zanotelli nella sua rivista diventata sempre più prestigiosa non scrive mai niente sulla santa mafia, ancora oggi cercatevi un articolo una conferenza in cui il leader dei lillipuziani attacca i loschi traffici della santa mafia o della banca del vaticano, e chiedetevi, se è un caso che sia il maestro che l'allievo vadano a finire nei casini nello stesso anno,chiedetevi come è possibile che gli stessi ambienti politici e vaticani, gli stessi uomini li contrastano e li spediscono all'esilio, nello stesso anno, troppe coincidenze, per i dubbi andate a cercarvi il curriculum di marcincus e confrontatelo con la carriera di zanotelli, coincidono dalle stelle alle stalle; una carriera in discesa contro tutti i loschi traffici ma mai contro la BANCA DEL VATICANO che investe su tutti gli strumenti di morte

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A chi piace.....
by kaino Sunday January 18, 2004 at 06:22 PM mail:  

A chi piace........
pover__omo...._alex_il_saltimbanco_.jpgo3fcgp.jpg, image/jpeg, 329x350

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le hai gia' dette
by ccc Sunday January 18, 2004 at 06:26 PM mail:  

le hai gia' postate un milione di volte ste "notizie" e non riesco a togliermi l'impressione che tu sia il tipico esempio di chi non combina nulla nella sua vita e/o nella sua attivita' politica e percio' passa il tempo a criticare gli altri, magari scegliendosi dei bersagli preferenziali e nevrotistici.

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e quello che stai a fare tu
by nina Sunday January 18, 2004 at 06:41 PM mail:  

mi pare che sei tu che scrivi di attività e di vita di un nikname, ed è chiaro che ti brucia che il tuo idolo abbia delle zone buie nel suo " curriculum vitae"

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non l'hai mai sentito parlare
by cc Monday January 19, 2004 at 09:46 AM mail:  

Al paranoico che si permette di sparlare su Zanotelli comodamente seduto al pc basterebbe un solo resoconto di Alex sulle proprie esperienze di vita per capire la figuraccia che fa nel tentativo di infamarlo.
Io l'ho visto a Bastia (Pg) in una conferenza organizzata dal circolo Primo Maggio (tutt'altro che cattolici, eh!) e mi ha decisamente convinto.

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idolo
by ccc Monday January 19, 2004 at 10:44 AM mail:  

intanto specifico che cc non sono io.
secondo: idolo? io non ho idoli. Sicuramente anche zanottelli come tutti ha delle ombre nella sua vita. Io dico solo che e' una persona degna di rispetto e che i moralisti a vuoto siete voi che pretenderesta a) che tutti siano esattamente sulle stesse vostre posizioni altrimenti giu' a criticare b)che tutti siano assolutamente puri ed immacolati senza aver la possibilita' di fare uno sbaglio, magari vent'anni fa.
Quanto al fatto che zanottelli voglia i soldi per mandare avanti le proprie iniziative...beh cazzo non ci vedo niente di strano o niente di male, ci vedrei del male se mi postaste delle informazioni serie e circostanziate in cui mi si mostra che c'e' qualcuno che si sta arricchendo (e dico arricchendo, non prendendo uno stipendio decente) dietro banca etica o dietro il commercio equo. visto che non lo fate ma continuate solo a sparare accuse generiche i vostri post non valgono una strabeata minchia.

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scheletri nell'armadio
by HA(A)CKE Monday January 19, 2004 at 03:35 PM mail:  

comunque zanotelli ha studiato a cincinnati, ha battezzato con furore, lo racconta nelle sue memorie parla di dozzine di battesimi al giorno di sante messe che durano tre ore, di miseria e dolore che ti squamano gli occhi come succede ai serpenti e ti avvicinano a gesu e al suo messaggio che attraverso la fame e la malattia del prossimo, alla visione dei morti di fame del continente africano ti illumini d'immenso, nello stesso periodo negli stessi anni in congo ci stava anche il CHE, andate a leggere i suoi diari confrontateli, leggete quello che ernesto scriveva dei missionari, Zanotelli rientra in italia e di botto diventa direttore di nigrizia un'antica e prestigiosa rivista delle missioni la ristruttura una rivista parrocchiale la chiama lui, è convinto che prima della sua direzione era una fetecchia e la lancia a livello nazionale, dove prendeva nel 74 i soldi? E dove li prende adesso che insieme ad un ristretto cenacolo gestisce 230 negozietti equosolidari che vendono a prezzi salatissimi, e i fondi per le banche etiche che sta tirando su, da dove piovono? una struttura dai piedi di argilla, basata su volontari e fedelissimi reclutati in parrocchia, il vice di zanotelli francisco gesualdi il cucciolo di don milani dopo aver passato la sua vita in oratorio si è improvvisato economista bancario e consiglia come e dove spendere e investire i quattro soldi dei volontari e i seguaci dell' amore pace e fantasia, promettendo investimenti trasparenti e interessi alle stelle;se fosse vero avrebbero centinaia di sportelli , invece...provaate a sfogliare l'elenco del telefono, cercate gli indirizzi della banca etica nella vostra città, anzi invitiamo gli amici di zanotelli a dirci dive sono gli sportelli della banca etica, gli indirizzi, la sede; ma tanto non rispondono; non mi sembra etico portare i soldi, gli ultimi risparmi in parrocchia si finisce di diventare clienti dell' IOR la banca del vaticano senza volerlo, zanotelli e gang sono degli avvoltoi che vogliono banchettare sui vostri miseri resti, i resti mensili che ancora chiamiano risparmi;okkio che zanotelli ha studiato da marcincus a cincinnati e marcincus era un luminare dell'economia è riuscito a tener testa a sindona, a liquidare il banco ambrosiano, a fottersi tanti di quei faccendieri e mandare sul lastrico migliaia di risparmiatori, era un genio dell'economia era il presidente della BANCA DEL VATICANO, e zanotelli in quel periodo giovanile, ha studiato economia con lui in america e per questo insiste, ne conosce il valore, per questo che apre negozi, e banche andate a navigare su rete lilliput vendono di tutto dalle bandiere ai seminari,è tutto un business, ma perchè visto che sono così attenti a dividere le banche tra buone e cattive non mettono nella lista nera delle banche da boicottare anche lebanche del circuito dell' IOR, adesso scopriamo che il san paolo, l' intesa sono coinvolti nei loschi traffici del parmacrak, ma nella lista da boicottare fornitaci dai lillipuziani non ci sono, come mai? SANTA MAFIA???????

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dimostra
by ccc Monday January 19, 2004 at 03:59 PM mail:  

mostra solo un documento che metta in relazione banca etica con lo ior, please.
e comunque la banca etica NON promette interessi stellari anzi esplicitamente promette interessi bassi.

Quanto ai prezzi del commercio equo non sono altro che i prezzi a cui e' giusto pagare la merce. Tutti i prezzi dovrebbero essere cosi' alti,e ricordati che quando sono piu' bassi stai scaricando il prezzo sulla collettivita' ed in particolare sull'ambiente. Non so che lavoro fai (sempre che tu ne faccia uno) ma se fai un lavoro vuoi essere pagato il giusto no? e allora perche' uno deve produrre cacao ed essere pagato un decimo del giusto? il signorino ha(a)cke vuole la cioccolata a prezzi bassi, poverino. ma lo sai che uno dei principi dell'anarchia e' l'autogestione, che fra le altre cose significa anche pagare in prima persona ? vuoi la cioccolata? te la paghi. oppure te la coltivi. se no, stai zitto.

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ccc informato
by HA(A)CKE Monday January 19, 2004 at 04:19 PM mail:  

posta invece delle tue opinioni gli indirizzi dello sportello della banca etica della tua citta, e il prezzo di mezzo chilo di spaghetti di Libera
PREZZI NUMERI INDIRIZZI
e poi l'anarchia e l'autogestione non contemplano il denaro e il profitto del cattOGM.... e zitto gli lo dici a tua sorella!!!!!!!
un anarchico che difende a spada trattaa i preti....ma vai a cagare?!!??!?!?!?!

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preti?
by ccc Monday January 19, 2004 at 04:28 PM mail:  

non difendo a spada tratta "i preti", semplicemente non trovo intelligente attaccare uno solo perche' e' prete. la sua fede religiosa non mi piace ok ma cerco di vedere l'uomo che ci sta sotto al di la degli schematismi di cui il tuo cervello poco flessibile e' pieno.

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ccc ha ragione haacke
by anna Monday January 19, 2004 at 04:44 PM mail:  

visto che conosci persino gli interessi bassi della banca etica e la bonta e i prezzi dei prodotti equo, perche non posti l'indirizzo della banca etica chenneso di , milano, torino oppure venezia o napoli e il prezzo della pasta di libera, dai, non estrinsicare le tue opinioni dacci le notizie, i prezzi SU..........

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e bata eccoi prezzi
by genio Monday January 19, 2004 at 04:49 PM mail:  

un pacco di spaghetti da mezzochilo, prodotto nei terreni confiscati alla mafia da Libera costa tre euro; non vi dico il prezzo dell'olio, è un insulto??!?!!??!

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CARCERE ED IMPERO
by primula grossa Monday January 19, 2004 at 05:37 PM mail:  

Sono una di quelle persone fortunate che il carcere l’hanno visto solo da fuori. Ogni città, ovunque nel mondo, ha il suo carcere. Sing Sing, Alcatraz, The Tombs - ricordi di cattiva letteratura. San Vittore, Marassi, Le Vallette, Rebibbia, Regina Coeli... Ma ti può anche capitare che ti indichino come una curiosità per turisti, laggiù in basso, dentro un tramonto incantato dalla terrazza del tempio sulla collina, il carcere orrendo, immenso di Mandalay, su cui si spegne il sole; o in un’alba nebbiosa, mentre sul primo autobus vai via, quello “solo per terroristi” appena fuori Puno: dove, ti fanno notare, le finestre hanno solo le sbarre, non vetri, ed entra tutto il gelo dei 4000 metri, il gelo dell’inverno. Dell’inferno.

Ho conosciuto molte persone che sono state in carcere. Ad alcune ho voluto e voglio bene. Un giorno, molti anni fa, ho dato un passaggio a un uomo che camminava sulla statale appena fuori Milano: stava palesemente male, quasi si mise a piangere salendo in macchina e dopo un po’ mi disse che era appena uscito da San Vittore, e stava tornando a casa a piedi, vicino a Rho, perché appena fuori lo avevano avvicinato in tre e gli avevano rapinato tutti i soldi. Non so che cosa avesse fatto: ma la sua faccia e la sua voce erano come la mia o la vostra. Forse era un delinquente, ma mi sembrò sincero. E mi restò a lungo un senso di colpa per aver avuto istintivamente paura dopo la sua confessione.

Il carcere...

Ci spiegano che è una giusta, ineliminabile difesa della società da persone pericolose e incapaci di vivere “civilmente” con gli altri. Che la pena deve essere punizione ma non vendetta... Ci spiegano anche che il carcere deve essere un luogo di redenzione, recupero, ristrutturazione di una persona più o meno gravemente “deviante”, affinché possa (re)inserirsi fruttuosamente nella società.

Ma che cos’è “delitto”? Che cosa è “colpa”? Che cosa è “devianza”? Quando la “devianza” è “delitto”? Quando il “delitto” deve essere punito - al di là di uno spirito di vendetta - perché la “punizione” è utile per la società e possibilmente anche per il reo? Chi ha il diritto, la capacità, il potere di “recuperare”, “ristrutturare”, “redimere”? Quello che so - che credo di sapere - sul carcere fa spesso a pugni con quello che so - o credo di sapere - su ciò che è giusto e ingiusto, devianza o delitto, recupero o punizione, salvaguardia o vendetta.

Punizione come con i bambini, perché imparino a non farlo più. Ma questa punizione fa bene? O ci carica solo di rabbia verso gli altri e verso noi stessi, ci fa solo promettere: la prossima volta non mi farò beccare? Se impariamo a comportarci bene solo perché abbiamo paura, è una cosa buona?

Vendetta no, mai, perché in realtà nessuno ha il diritto di giudicare la mente e il cuore di un altro, né può sapere che cosa sta dietro, che cosa spinge un essere umano anche al più efferato delitto.

Difesa... forse a volte è inevitabile. E qui sta il punto più delicato: il rispetto umano del nostro “nemico pericoloso”, da cui noi che stiamo alle regole abbiamo il diritto di difenderci, ma che non abbiamo il diritto di giudicare.

Penso anche alle cose a cui non voglio pensare: al carcere come malvagio, demoniaco strumento della politica e del potere. Penso a San Giovanni della Croce, a Antonio Gramsci, al Mahatma Gandhi, e all’umile, sconosciuto dottor Thomas P. Ratigan. Penso a Patrice Lumumba, che dal carcere uscì per essere massacrato, e a Nelson Mandela, che, più fortunato, almeno oggi, conosce l’ammirazione e la gloria.

Ma penso anche alle cose banali di tutti i giorni, alle cose che ci appaiono ineluttabili, e che si addicono anche ai nostri delicati, civilissimi sentimenti di democratici e ai carceri di casa nostra. Penso ai disperati, a coloro che hanno rubato per fame, a coloro la cui unica colpa sociale è di cercare pace, serenità, o autostima in una droga-farmaco. A coloro che sono arrivati senza nulla, via terra, via mare, nel nostro ricco paese alla ricerca di un sogno, e finiscono ammassati in una cella con altri come loro, in una babele di lingue incomunicanti, derubati di tutto, definitivamente, anche della speranza. Penso alle violenze sui più indifesi e i più deboli, alle sopraffazioni e alle torture che spesso si aggiungono, per loro, alla perdita della libertà. E penso ai morti senza nome, a quelli che sono bruciati vivi perché credevano di attirare l’attenzione dando fuoco ai materassi. A quelli che si tagliano le vene, si soffocano con un sacchetto, si impiccano alle sbarre perché non vedono via di scampo.

Dico che sono fortunato perché so quanta gente non meno innocente, non più colpevole di me è stata sbattuta dentro solo per superficialità, per pigrizia, per formalismo. E magari passano vent’anni, e poi si scopre che quello che dicevano che avevi assassinato si era trasferito in Argentina.

In certi stati USA, 3 strikes and you’re out: alla terza condanna, magari per aver rubato un melone, è obbligatorio l’ergastolo. In certi stati USA, ancora oggi, si può comprare una mitraglietta al supermarket, ma non si può comprare una siringa senza prescrizione medica. Se ti trovano con la mitraglietta, puoi esibire lo scontrino. Se ti trovano la siringa, finisci dritto in carcere - questa è la war on drugs, la guerra alla droga.

Ricordo Marco Ciuffreda. Marco Ciuffreda che non doveva entrare né rimanere in carcere, ma che in carcere è entrato ed è morto, pochi mesi fa, per una crisi da astinenza da eroina. Caso rarissimo morire di astinenza da eroina, caso eccezionale, ma guarda, questa volta è successo. Marco Ciuffreda non doveva essere in carcere, e non doveva morire. Io penso alla sua solitudine, alla sua sofferenza, all’urlo del suo corpo a cui sarebbe bastato un po’ di morfina o metadone per sopravvivere, e al silenzio delle mura, dei compagni, degli agenti, dei funzionari, dei medici di Regina Coeli. Oggi, assolti dalla Legge, quelli che erano lì quel giorno si saranno fatti una ragione del perché le cose andarono in quel modo. Colpa di qualcun altro, colpa del sistema, colpa di nessuno. Maledetta sfortuna.

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scusate ma non capisco
by ccc Monday January 19, 2004 at 05:50 PM mail:  

che ci azzecca il post sui carceri con zanotelli, velatemente si spera che lo blindano?????

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gli spaghetti sei euro al kilo?
by Pensatore Tuesday January 20, 2004 at 02:13 PM mail:  

qui a milano un pacco di spaghetti di Libera da mezzo chilo quello col nastrino blu costa cinque euro, indi per cui dieci euro al chilo, un po caro!!!!!

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ALEX ZANOTELLI: paolista o gioannita?
by A Milkare fan Fani Tuesday January 20, 2004 at 07:16 PM mail:  

Le due Chiese cristiane
Tratto da: «Il Vangelo esoterico di San Giovanni»

Fin dall’inizio del Cristianesimo esistono due Chiese cristiane: quella di Pietro e quella di Giovanni. Esse sono rappresentate a Roma da due basiliche: quella di San Pietro e quella di S. Giovanni in Laterano. La prima riservata alle manifestazioni mondane e spettacolari; la seconda consacrata ai due S. Giovanni, è la vera cattedrale del cristianesimo. In essa hanno avuto luogo parecchi Concili e ivi Carlomagno fu proclamato imperatore.
Come abbiamo detto la Chiesa di Pietro è la Chiesa esoterica che si rivolge alla folla. La Chiesa di S. Giovanni è la Chiesa esoterica i cui insegnamenti sono riservati ai capi, alle guide, ai pastori che marciano in testa alle greggi.
Ne abbiamo una curiosa indicazione assistendo alla messa e vedendo che il prete, dopo aver congedato i fedeli, con l’ite missa est, per lui solo, il Prologo del Vangelo di Giovanni.
Fa qui un atto che lascia intendere che egli sa ciò che la folla ignara e si nutre di un altro nutrimento.
La chiesa di Pietro è la giudeo-cristiana; quella di Giovanni, l’elleno-cristiana.
La giudeo-cristiana parte dall’idea che Cristo non è venuto per abolire l’Antico Testamento. I giudaizzanti non possono affrancarsi delle nozioni israelite della legge esteriore e conservano l’idea del giudizio ultimo, seguito dal regno di Dio sulla terra per 1000 anni.
A questa concezione si oppone il cristianesimo ellenico di Stefano che rivendica lo spiritualismo universalistico di Cristo contro il gioco della legge mosaica e contro la Sinagoga; egli fu d’altronde lapidato.

All’infuori di queste due correnti rappresentanti una la Legge, l’altra la Fede, si colloca la corrente greca di Giovanni, alleanza tra misticismo che dichiara che Dio è amore e filosofia speculativa, con Platone, Plotino, Clemente d’Alessandria, ecc. che considera che Dio è Spirito.
La Chiesa di Pietro rappresenta il principio autoritario, la Legge, la lettera; essa s’appoggiò sulla forza della Roma dei Cesari.
La Chiesa di Giovanni fu più libera, più speculativa, il suo linguaggio ricorda quello dei filosofi d’Alessandria.
(…)
Mentre i Padri greci hanno amato e pensato, i Padri della Chiesa latina hanno coltivato lo spirito e dispotico. La fede in Gesù Cristo fu un mezzo per governare e al principio del IV secolo il cristianesimo romano divenne una potenza, essendo stato proclamato religione di Stato da Costantino.

I membri del clero godettero allora di numerosi privilegi. I costumi si addolcirono, i combattimenti dei gladiatori e i giochi del circo furono condannati; ma nel 382, la Chiesa decretò la pena di morte contro gli eretici. Questa decisione fu biasimata da Martino, vescovo di Tours, da Ambrogio, Agostino e Crisostomo, ma approvato da San Gerolamo e dal Papa Leone il Grande.
A partire dall’VIII secolo, la Chiesa di Roma tendeva a fare dell’Europa un vasto impero teocratico, sotto la sua dominazione. Pretendeva di nominare e deporre i re e gli imperatori (…) Essa perseguiva allora con rigore i delitti d’opinione qualificandoli eresia, sia con la scomunica che con la prigione, la confisca dei beni e la pena di morte.
Nel XIII secolo il Decretum di Graziano dichiarò che il mondo intero era sottomesso alla Chiesa di Roma, che aveva il diritto di mettere a morte gli eretici. (…)
Il Papa Gregorio IX decretò la pena di morte sul rogo contro gli eretici. Egli affidò ai Domenicani il compito di ricercarli e punirli.
(…)

Considerando come eretici i discepoli di Giovanni, la Chiesa di Roma li perseguitò con la scomunica, li imprigionò, confiscò loro i beni e li condannò a morte sul rogo. Tali furono le sorti degli Ariani, dei Nestoriani, dei Templari, dei Catari, degli Albigesi.
La Chiesa di Giovanni è quella dello Spirito, che è Conoscenza ed Amore. Le idee della violenza non esistono presso di essa e un San Francesco d’Assisi (probabilmente giovannita), la rappresenta meglio che un San Tommaso, un San Domenico o un Torquemada.
Per questo la basilica di S. Pietro di Roma è orientata in senso inverso dell’orientamento tradizionale; essa guarda verso l’Ovest, e non verso il sol levante. Essa dà così le spalle alla luce.
(...)

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Il 4° Evangelo contro il Giudaismo
by Zanottello rabbi? Tuesday January 20, 2004 at 07:21 PM mail:  

Il 4° Evangelo contro il Giudaismo
Tratto da libro: «Il Vangelo esoterico di Giovanni»


«Il Vangelo di Giovanni, ha scritto il comandante Lipman (Della Cena Cristiana,1913), ha deliberatamente gettato il giudaismo fuori bordo, come una zavorra ingombrante».
«Il 4° Evangelo, scrive da parte sua Albert Réville (Il 4° Evangelo) ha definitivamente emancipato il pensiero cristiano dalla teologia giudea e gli ha dato le sue lettere di naturalizzazione nella filosofia greca» .
«La maniera in cui l’evangelista, nel capitolo VII e in quello seguente, parla dei giudei e dei farisei, dice ancora, mostra chiaramente come egli non si consideri appartenente al popolo giudeo».
«In generale, ha parlato dei Giudei come d’una classe di uomini stranieri ai quali non si riattacca l’autore dell’Evangelo», dice Reuss (La Teologia gioannita) .
Secondo Henry Delafosse (Il 4° Evangelo, 1925), il Cristo dell’Evangelo Giovannita rigetta l’Antico Testamento; lo respinge con disprezzo. Dirà sdegnosamente ai Giudei, parlando della legge di Mosè: «Vostra legge». Essa non è dunque affatto la sua? Di conseguenza i riferimenti a Mosè, ai profeti, ai patriarchi che racchiude il 4° Evangelo sarebbero delle interpretazioni tendenziose.

L’idea dell’importanza dell’Antico Testamento è scartata dall’affermazione che i Giudei non hanno mai inteso la voce di Dio né visto la sua faccia (Giovanni V-37) e da questa dichiarazione, dice Reuss, che ha causato tanta insonnia ai teologi: «Tutti quelli che sono venuti prima di me sono dei ladri e dei briganti» (Giovanni X-8).
L’Evangelista dice che Cristo chiamava i giudei «i figli del diavolo» (Giovanni VIII-44) .
«Il padre da cui voi siete nati, è il diavolo, e voi volete compiere i desideri di vostro padre (condannarlo a morte). Egli è stato omicida dal principio e non è mai stato ancorato alla verità, perché la verità non è affatto in lui. Tutte le volte che egli dice menzogne, esprime se stesso, perché egli è mentitore e padre di menzogna».
Così per il redattore del 4° Evangelo, Jehovah sarebbe Satana. Cioè quello che dichiarano i Catari.
Secondo Déodat Roché (Il Genio d’Oc, Cahiers du Sud, 1943): «Gnostici, Manichei e Catari, respingevano della Bibbia le concezioni giudaiche che fanno di Jehovah un Dio assai potente, ma anche un Dio vendicatore e distruttore. Le concezioni giudaiche non distinguevano più il bene dal male ed il giudeo-cristianesimo che ne è risultato, ha falsato la dottrina cristiana. I Catari, pervasi di sentimento cristiano, ripudiavano tali nozioni della divinità, che causarono tutte le persecuzioni e le violenze inspirate dallo spirito religioso.
L’abate Douais, nelle sue istruzioni alla Somma delle Autorità ha riconosciuto che essi avevano il merito di sganciarsi da quello spirito giudaico che ispirava delle sette retrograde nel medio evo, e di dirigere i loro sguardi verso un cristianesimo sganciato dalle antiche leggi di coercizione e di vendette.

«Dall’epoca di Paolo, scrive C. Toussaint (La Gnosi Paolina) il cristianesimo si oppose in maniera feroce al giudaismo. Per Marcione (II secolo) vi è antitesi assoluta tra il cristianesimo e il giudaismo in quanto il secondo altera il primo. San Paolo ha dichiarato più volte che Gesù-Cristo ci aveva liberati dalla Legge di Mosé».
Ciononostante nel capitolo V-17 di Matteo troviamo la famosa frase sulla quale si appoggiano i giudeo-cristiani: «Io non sono venuto per distruggere la Legge, ma per attuarla».
Ma è attuare il termine giusto? Non sarà piuttosto la parola completare? In effetti, se leggiamo il seguito del capitolo, troviamo che è detto nella Legge: fate questo, ma che Cristo dichiara: fate quello. I sei casi messi a confronto, hanno lo scopo di modificare, di completare o d’annullare gli insegnamenti della Legge concernenti il giuramento, la vendetta, l’odio dei nemici, la donna adultera, ecc. si contraddice dunque l’insegnamento della Legge di Mosè. D’altra parte i Giudei, lo hanno condannato a morte perché tutta la dottrina di Cristo è contraria a questa legge, e per mettere fine alla predicazione.
Tutto il capitolo XXIII di Matteo è consacrato a maledire gli scribi, i farisei «assisi sulla cattedra di Mosé» a predicare le loro più terribili punizioni. «Essi percuoteranno ed uccideranno nello loro sinagoghe i profeti, i saggi che io invierò loro, ma tutto il sangue innocente che essi avranno fatto versare ricadrà su di essi».

D’altronde, nell’Evangelo gioannita, capitolo I, è scritto: «La legge è stata data a Mosé ma la Grazia e la Verità sono venuti da Gesù Cristo». Non dimentichiamo che i cristiani amavano ripetere questa formula: «Il Cristo ci ha affrancato con la sua morte, dal giogo della Legge»
Giudei furono gli avversari accaniti di Cristo e del Cristianesimo. Sotto la penna di Giovanni, il termine oi iousàioi (i Giudei) designa uniformemente gli avversari di Cristo (VII-I, II, 15-35, VIII-22-48-52-57-59, IX-18-22, ecc.) .
Egli disse che i Giudei non potevano ascoltare la parola di Cristo (VIII-43). In questo stesso capitolo, vediamo i Giudei «protestare contro un insegnamento che rovescia le basi stesse della religione nazionale» (Reuss).
Questa ostilità risulta da numerosi passi del 4° Evangelo. Sin dall’inizio (capitolo V) tutta la nazione ci è rappresentata come assolutamente ostile verso Cristo, e desiderosa di farlo morire. L’autore dell’Evangelo ci fa sapere che questi istinti omicidi verso Cristo sono permanenti (capitolo VII-I, 25, X-31).

«Gesù non voleva restare in Giudea, perché i giudei cercavano di farlo morire» (VII-I) .
Qualche abitante di Gerusalemme diceva: «Non è quello, colui che essi cercano di fare morire?» (VIII).
«Allora i Giudei presero nuovamente delle pietre per lapidarlo» (X-31) .
Coloro che avrebbero voluto avvicinarsi a Cristo non osavano farlo per timore dei Giudei.
«Nessuno tuttavia parlava deliberatamente di lui, per paura dei Giudei!» (VII-13).
Il nato cieco, guarito da Cristo, fu cacciato dalla sinagoga, per aver riconosciuto la missione divina di Cristo (IX-22) .
(…)

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Zanotelli scopino?
by onanista Tuesday January 20, 2004 at 07:23 PM mail:  

Documento segreto del vaticano sugli abusi sessuali
Fonte "Il Nuovo" del 17 agosto 2003 - inviato da Max

1962, il Vaticano ai vescovi: coprite gli abusi sessuali.
Documento choc scoperto da un avvocato texano e siglato da Papa Giovanni XXIII: in 69 pagine l'ordine ai vescovi di tutto il mondo perché nascondessero le storie di violenza sessuale.

LONDRA – Sono sessantanove pagine, un documento che inchioda i vertici della Chiesa di Roma, che getta un’onta senza precedenti sul Vaticano. La rivelazione del quotidiano britannico "The Observer" è destinata a far esplodere una bufera inimmaginabile sull’istituzione più potente del mondo: un documento che risale al 1962 e che porta il sigillo di Papa Giovanni XXIII fu spedito a tutti i vescovi del mondo per istruirli a tenere ben nascosti i casi di violenza sessuale all’interno della Chiesa. Il testo, scritto in latino, si trovava negli archivi segreti del Vaticano. “Massima segretezza”: era questo quello che la Chiesa di Roma chiedeva ai propri prelati in materia di abusi sessuali. Nulla doveva venire a galla, tutto andava nascosto nei minimi dettagli. Con la minaccia di scomunica per coloro che non rispettavano l’imposizione.
A scoprire il documento shock, chiamato "Crimine Solicitationies", è stato Daniel Shea, avvocato texano impegnato in una serie di casi di abusi contro minori perpetrati da preti cattolici. La Chiesa cattolico-romana di Inghilterra e Galles ne conferma la genuinità.
In quelle 69 pagine, nero su bianco, c’è l’intenzione di mantenere il più stretto riserbo sugli atti dei prelati che potrebbero danneggiare la Chiesa e dettagliate raccomandazioni su come difendere la segretezza: le indicazioni “devono essere diligentemente nascoste negli archivi segreti della Curia come strettamente confidenziali – si legge nel testo – né dovranno essere pubblicate o in inserite in qualche commento”.
L’avvocato Shea commenta indignato: “Questi dettami sono arrivati ad ogni vescovo del pianeta. E’ la prova che ci fosse una cospirazione internazionale da parte della Chiesa per insabbiare le vicende legate agli abusi sessuali”. Ancora più deciso, Shea aggiunge: “Abbiamo sempre sospettato che la Chiesa cattolica coprisse i casi di abusi sessuali e cercasse di far tacere le vittime. Questo documento lo prova. Minacciare la scomunica a chiunque parli, mostra sino a dove le alte cariche del Vaticano erano pronte ad arrivare pur di evitare che le informazioni sugli abusi diventassero di pubblico dominio”.
Certo la vicenda rischia di diventare esplosiva. Da tempo la Chiesa cattolica è nella bufera per lo scandalo dei preti pedofili. L’arcivescovo di Boston, il cardinale Bernard Law, è stato costretto a dimettersi lo scorso anno dopo avere ammesso di aver coperto alcuni casi di pedofilia nella sua Curia.

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Zanotelli vende spaghetti esotericamente confezionati e celebra messe gnostiche?
by giovanni Tuesday January 20, 2004 at 07:25 PM mail:  

La parola di Gesù secondo l'Apostolo Didimo Giuda Tommaso

Queste sono le parole segrete che Gesù vivente ha pronunciato e Didimo Giuda Tommaso ha trascritto.
1. E lui disse, "Chiunque trova l'interpretazione di queste parole non conoscerà la morte".

2. Gesù disse, "Coloro che cercano cerchino finché troveranno. Quando troveranno, resteranno turbati. Quando saranno turbati si stupiranno, e regneranno su tutto."

3. Gesù disse, "Se i vostri capi vi diranno, 'Vedete, il Regno è nei cieli', allora gli uccelli dei cieli vi precederanno. Se vi diranno, 'È nei mari', allora i pesci vi precederanno. Invece, il Regno è dentro di voi e fuori di voi. Quando vi conoscerete sarete riconosciuti, e comprenderete di essere figli del Padre vivente. Ma se non vi conoscerete, allora vivrete in miseria, e sarete la miseria stessa."

4. Gesù disse, "L'uomo di età avanzata non esiterà a chiedere a un bambino di sette giorni dov'è il luogo della vita, e quell'uomo vivrà. Perché molti dei primi saranno ultimi, e diventeranno tutt'uno."

5. Gesù disse, "Sappiate cosa vi sta davanti agli occhi, e quello che vi è nascosto vi sarà rivelato. Perché nulla di quanto è nascosto non sarà rivelato."

6. I suoi discepoli gli chiesero e dissero, "Vuoi che digiuniamo? Come dobbiamo pregare? Dobbiamo fare elemosine? Quale dieta dobbiamo osservare?"

7. Gesù disse, "Non mentite, e non fate ciò che odiate, perché ogni cosa è manifesta in cielo. Alla fine, nulla di quanto è nascosto non sarà rivelato, e nulla di quanto è celato resterà nascosto."

7. Gesù disse, "Fortunato è il leone che verrà mangiato dall'umano, perché il leone diventerà umano. E disgraziato è l'umano che verrà mangiato dal leone, poiché il leone diventerà comunque umano."

8. E disse, "L'uomo è come un pescatore saggio che gettò la rete in mare e la ritirò piena di piccoli pesci. Tra quelli il pescatore saggio scoprì un ottimo pesce grosso. Rigettò tutti gli altri pesci in mare, e poté scegliere il pesce grosso con facilità. Chiunque qui abbia due buone orecchie ascolti!"

9. Gesù disse, "Vedete, il seminatore uscì, prese una manciata e seminò. Alcuni semi caddero sulla strada, e gli uccelli vennero a raccoglierli. Altri caddero sulla pietra, e non misero radici e non produssero spighe. Altri caddero sulle spine, e i semi soffocarono e furono mangiati dai vermi. E altri caddero sulla terra buona, e produssero un buon raccolto, che diede il sessanta per uno e il centoventi per uno."

10. Gesù disse, "Ho appiccato fuoco al mondo, e guardate, lo curo finché attecchisce."

11. Gesù disse, "Questo cielo scomparirà, e quello sopra pure scomparirà. I morti non sono vivi, e i vivi non morranno. Nei giorni in cui mangiaste ciò che era morto lo rendeste vivo. Quando sarete nella luce, cosa farete? Un giorno eravate uno, e diventaste due. Ma quando diventerete due, cosa farete?"

12. I discepoli dissero a Gesù, "Sappiamo che tu ci lascerai. Chi sarà la nostra guida?" Gesù disse loro, "Dovunque siate dovete andare da Giacomo il Giusto, per amore del quale nacquero cielo e terra."

13. Gesù disse ai suoi discepoli, "Paragonatemi a qualcuno e ditemi come sono." Simon Pietro gli disse, "Sei come un onesto messaggero." Matteo gli disse, "Sei come un filosofo sapiente." Tommaso gli disse, "Maestro, la mia bocca è totalmente incapace di esprimere a cosa somigli." Gesù disse, "Non sono il tuo maestro. Hai bevuto, e ti sei ubriacato dell'acqua viva che ti ho offerto." E lo prese con sé, e gli disse tre cose. Quando Tommaso tornò dai suoi amici questi gli chiesero, "Cosa ti ha detto Gesù?" Tommaso disse loro, "Se vi dicessi una sola delle cose che mi ha detto voi raccogliereste delle pietre e mi lapidereste, e del fuoco verrebbe fuori dalle rocce e vi divorerebbe."

14. Gesù disse loro, "Se digiunate attirerete il peccato su di voi, se pregate sarete condannati, e se farete elemosine metterete in pericolo il vostro spirito. Quando arrivate in una regione e vi aggirate per la campagna, se la gente vi accoglie mangiate quello che vi offrono e prendetevi cura dei loro ammalati. Dopo tutto, quello che entra nella vostra bocca non può rendervi impuri, è quello che viene fuori dalla vostra bocca che può rendervi impuri."

15. Gesù disse, "Quando vedrete uno che non è nato da una donna, prostratevi e adoratelo. Quello è il vostro Padre."

16. Gesù disse, "Forse la gente pensa che io sia venuto a portare la pace nel mondo. Non sanno che sono venuto a portare il conflitto nel mondo: fuoco, ferro, guerra. Perché saranno in cinque in una casa: ce ne saranno tre contro due e due contro tre, padre contro figlio e figlio contro padre, e saranno soli."

17. Gesù disse, "Vi offrirò quello che nessun occhio ha visto, nessun orecchio ha udito, nessuna mano ha toccato, quello che non è apparso nel cuore degli uomini."

18. I discepoli dissero a Gesù, "Dicci, come verrà la nostra fine?" Gesù disse, "Avete dunque trovato il principio, che cercate la fine? Vedete, la fine sarà dove è il principio. Beato colui che si situa al principio: perché conoscerà la fine e non sperimenterà la morte."

19. Gesù disse, "Beato colui che nacque prima di nascere. Se diventate miei discepoli e prestate attenzione alle mie parole, queste pietre vi obbediranno. Perché vi sono cinque alberi per voi in Paradiso: non mutano, inverno ed estate, e le loro foglie non cadono. Chiunque li conoscerà non sperimenterà la morte."

20. I discepoli dissero a Gesù, "Dicci com'è il Regno dei Cieli." E lui disse loro, "È come un seme di mostarda, il più piccolo dei semi, ma quando cade sul terreno coltivato produce una grande pianta e diventa un riparo per gli uccelli del cielo."

21. Maria chiese a Gesù, "Come sono i tuoi discepoli?" Lui disse, "Sono come bambini in un terreno che non gli appartiene. Quando i padroni del terreno arrivano, dicono, 'Restituiteci il terreno.' E quelli si spogliano dei loro abiti per renderglieli, e gli restituiscono il terreno. Per questo motivo dico, se i proprietari di una casa sanno che sta arrivando un ladro staranno in guardia prima che quello arrivi e non gli permetteranno di entrare nella loro proprietà e rubargli i loro averi. Anche voi, quindi, state in guardia nei confronti del mondo. Preparatevi con grande energia, così i ladri non avranno occasione di sopraffarvi, perché la disgrazia che attendete verrà. Che fra voi ci sia qualcuno che comprenda. Quando il raccolto fu maturo, lui arrivò subito con un sacco e lo mieté. Chiunque abbia due buone orecchie ascolti!"

22. Gesù vide alcuni neonati che poppavano. Disse ai suoi discepoli, "Questi neonati che poppano sono come quelli che entrano nel Regno." E loro gli dissero, "Dunque entreremo nel regno come neonati?" Gesù disse loro, "Quando farete dei due uno, e quando farete l'interno come l'esterno e l'esterno come l'interno, e il sopra come il sotto, e quando farete di uomo e donna una cosa sola, così che l'uomo non sia uomo e la donna non sia donna, quando avrete occhi al posto degli occhi, mani al posto delle mani, piedi al posto dei piedi, e figure al posto delle figure allora entrerete nel Regno."

23. Gesù disse, "Sceglierò fra voi, uno fra mille e due fra diecimila, e quelli saranno come un uomo solo."

24. Dissero i suoi discepoli, "Mostraci il luogo dove sei, perché ci occorre cercarlo." Lui disse loro, "Chiunque qui abbia orecchie ascolti! C'è luce in un uomo di luce, e risplende sul mondo intero. Se non risplende, è buio."

25. Gesù disse, "Amate il vostro amico come voi stessi, proteggetelo come la pupilla del vostro occhio."

26. Gesù disse, "Voi guardate alla pagliuzza nell'occhio del vostro amico, ma non vedete la trave nel vostro occhio. Quando rimuoverete la trave dal vostro occhio, allora ci vedrete abbastanza bene da rimuovere la pagliuzza dall'occhio dell'amico."

27. "Se non digiunate dal mondo, non troverete il Regno. Se non osservate il Sabato come Sabato non vedrete il Padre."

28. Gesù disse, "Ho preso il mio posto nel mondo, e sono apparso loro in carne ed ossa. Li ho trovati tutti ubriachi, e nessuno assetato. Il mio animo ha sofferto per i figli dell'umanità, perché sono ciechi di cuore e non vedono, poiché sono venuti al mondo vuoti, e cercano di andarsene dal mondo pure vuoti. Ma nel frattempo sono ubriachi. Quando si libereranno dal vino, cambieranno condotta."

29. Gesù disse, "Se la carne fosse nata a causa dello spirito sarebbe una meraviglia, ma se lo spirito fosse nato a causa del corpo sarebbe una meraviglia delle meraviglie. Eppure mi stupisco di come questa grande ricchezza si sia ridotta in tale miseria."

30. Gesù disse, "Dove ci sono tre divinità, esse sono divine. Dove ce ne sono due o una, io sono con lei."

31. Gesù disse, "Nessun profeta è benvenuto nel proprio circondario; i dottori non curano i loro conoscenti."

32. Gesù disse, "Una città costruita su un’alta collina e fortificata non può essere presa, né nascosta."

33. Gesù disse, "Quanto ascolterete con le vostre orecchie, proclamatelo dai vostri tetti ad altre orecchie. Dopo tutto, nessuno accende una lampada per metterla in un baule, né per metterla in un posto nascosto. Piuttosto, la mette su un lampadario così che chiunque passi veda la sua luce."

34. Gesù disse, "Se un cieco guida un cieco, entrambi cadranno in un fosso."

35. Gesù disse, "Nessuno può entrare nella casa di un uomo robusto e prenderla con la forza se prima non gli lega le mani. A quel punto uno può sottrargli la casa."

36. Gesù disse, "Non vi tormentate, dalla mattina alla sera, al pensiero di cosa indossare."

37. I suoi discepoli dissero, "Quando ci apparirai, e quando tornerai a visitarci?" Gesù disse, "Quando vi spoglierete senza vergognarvi, e metterete i vostri abiti sotto i piedi come bambini e li distruggerete, allora vedrete il figlio di colui che vive e non avrete timore."

38. Gesù disse, "Spesso avete desiderato ascoltare queste parole che vi dico, e non avevate nessuno da cui ascoltarle. Vi saranno giorni in cui mi cercherete e non mi troverete."

39. Gesù disse, "I Farisei e gli accademici hanno preso le chiavi della conoscenza e le hanno nascoste. Non sono entrati, e non hanno permesso a quelli che volevano entrare di farlo. Quanto a voi, siate furbi come serpenti e semplici come colombe."

40. Gesù disse, "Una vite è stata piantata lontano dal Padre. Poiché non è robusta, sarà sradicata a morrà."

41. Gesù disse, "Chiunque ha qualcosa in mano riceverà di più, e chiunque non ha nulla sarà privato anche del poco che ha."

42. Gesù disse, "Siate come passanti."

43. I suoi discepoli gli dissero, "Chi sei tu per dirci queste cose?" "Non comprendete chi sono da quello che dico. Invece, siete diventati come i Giudei, che amano l'albero ma odiano i frutti, o amano i frutti ma odiano l'albero."

44. Gesù disse, "Chiunque bestemmia contro il Padre sarà perdonato, e chiunque bestemmia contro il figlio sarà perdonato, ma chiunque bestemmia contro lo spirito santo non sarà perdonato, né sulla terra né in cielo."

45. Gesù disse, "L'uva non si coglie dai rovi, né i fichi dai cardi, poiché essi non danno frutti. I buoni producono bene da quanto hanno accumulato; i cattivi producono male dalla degenerazione che hanno accumulato nei loro cuori, e dicono cose malvagie. Poiché dal traboccare del cuore producono il male."

46. Gesù disse, "Da Adamo a Giovanni il Battista, fra quanti nacquero da donna nessuno è tanto più grande di Giovanni il Battista da non dover abbassare lo sguardo. Ma vi dico che chiunque fra voi diventerà un bambino riconoscerà il regno e diventerà più grande di Giovanni."

47. Gesù disse, "Un uomo non può stare in sella a due cavalli o piegare due archi. E uno schiavo non può servire due padroni, altrimenti lo schiavo onorerà l'uno e offenderà l'altro. Nessuno beve vino stagionato e subito dopo vuole bere vino giovane. Il vino giovane non viene versato in otri nuovi, altrimenti si guasta. Non si cuce un panno vecchio su un abito nuovo, perché si strapperebbe."

48. Gesù disse, "Se due persone fanno pace in una stessa casa diranno alla montagna 'Spostati!' e quella si sposterà."

49. Gesù disse, "Beati coloro che sono soli e scelti, perché troveranno il regno. Poiché da lì venite, e lì ritornerete."

50. Gesù disse, "Se vi diranno 'Da dove venite?' dite loro, 'Veniamo dalla luce, dal luogo dove la luce è apparsa da sé, si è stabilita, ed è apparsa nella loro immagine.' Se vi diranno, 'Siete voi?' dite, 'Siamo i suoi figli, e siamo i prescelti del Padre vivente.' Se vi chiederanno, 'Qual è la prova che il Padre è in voi?' dite loro, 'È il movimento e la quiete.' "

51. I suoi discepoli gli dissero, "Quando riposeranno i morti, e quando verrà il nuovo mondo?" Lui disse loro, "Quello che aspettate è venuto, ma non lo sapete."

52. I discepoli gli dissero, "è utile o no la circoncisione?" Lui disse loro, "Se fosse utile, il loro padre genererebbe figli già circoncisi dalla loro madre. Invece, la vera circoncisione nello spirito è diventata vantaggiosa da ogni punto di vista."

54. Gesù disse, "Beato il povero, perché suo è il regno dei cieli."

55. Gesù disse, "Chi non odierà suo padre e sua madre non potrà essere mio discepolo, e chi non odierà fratelli e sorelle, e porterà la croce come faccio io, non sarà degno di me."

56. Gesù disse, "Chi è arrivato a conoscere il mondo ha scoperto una carcassa, e di chiunque ha scoperto una carcassa il mondo non è degno."

57. Gesù disse, Il regno del Padre è come un uomo che ha dei semi. Il suo nemico di notte gli ha piantato erbacce fra i semi. L'uomo non ha voluto che i braccianti gli strappassero le erbacce, ma ha detto loro, 'No, altrimenti per strappare le erbacce potreste finire per strappare anche il grano.' Poiché il giorno del raccolto le erbacce saranno molte, e saranno strappate e bruciate."

58. Gesù disse, "Beato l'uomo che si è impegnato e ha trovato la vita."

59. Gesù disse, "Guardate colui che vive finché vivete, altrimenti potreste morire e poi cercare di scorgere colui che vive, e non ne sareste capaci."

60. Vide un samaritano che portava un capretto e andava in Giudea. Disse ai suoi discepoli, "Quell'uomo [...] del capretto." Loro gli dissero, "Così che possa ucciderlo e mangiarlo." Lui disse loro, "Non lo mangerà finché è vivo, ma solo dopo averlo ucciso e ridotto a cadavere." Loro risposero, "Non potrebbe fare altrimenti." Lui disse loro, "E così pure voi, cercatevi un posto per riposare, o potreste diventare cadaveri e venire mangiati."

61. Gesù disse, "In due si adageranno su un divano; uno morirà, l'altro vivrà." Disse Salomè, "Chi sei tu signore? Sei salito sul mio divano e hai mangiato dalla mia tavola come se qualcuno ti avesse inviato." Gesù le disse, "Sono quello che viene da ciò che è integro. Mi sono state donate delle cose di mio Padre." "Sono tua discepola." "Per questa ragione io ti dico, se uno è integro verrà colmato di luce, ma se è diviso, sarà riempito di oscurità."

62. Gesù disse, "Io rivelo i miei misteri a coloro che ne sono degni. Che la vostra mano sinistra non sappia cosa fa la destra."

63. Gesù disse, "C'era un ricco che aveva molto denaro. Disse, 'Investirò questo denaro così che io possa seminare, mietere e riempire i miei magazzini con il raccolti, e che non mi manchi nulla.' Queste erano le cose che pensava in cuor suo, ma quella stessa notte morì. Chi fra voi ha orecchie ascolti!"

64. Gesù disse, "Un uomo organizzò un ricevimento. Quando ebbe preparato la cena, mandò il suo servo a invitare gli ospiti. Il servo andò dal primo e gli disse, 'Il padrone ti invita.' E quegli disse, 'Ci sono dei mercanti che mi devono dei soldi, e vengono da me stasera. Devo andare a dargli istruzioni. Lo prego di scusarmi ma non posso venire a cena.' Il servo andò da un altro e disse, 'Il padrone ti ha invitato.' Quegli disse al servo, 'Ho comprato una casa, e devo assentarmi per un giorno. Non avrò tempo per la cena.' Il servo andò da un altro e gli disse, 'Il padrone ti invita.' Quegli disse al servo, 'Un mio amico si sposa, e devo preparargli il banchetto. Non potrò venire. Lo prego di scusarmi se non posso venire.' Il servo andò da un altro e gli disse, 'Il padrone ti invita.' Quegli disse al servo, 'Ho comprato una proprietà, e sto andando a riscuotere l'affitto. Non potrò venire, Lo prego di scusarmi.' Il servo ritornò e disse al padrone, 'Quelli che avevi invitato a cena chiedono scusa ma non possono venire.' Il padrone disse al servo, 'Vai per la strada e porta a cena chiunque trovi.' Acquirenti e mercanti non entreranno nei luoghi del Padre mio."

65. Lui disse, Un [...] uomo possedeva una vigna e l'aveva affittata a dei contadini, così che la lavorassero e gli cedessero il raccolto. Mandò il suo servo dai contadini per farsi consegnare il raccolto. Quelli lo afferrarono, lo picchiarono, e quasi l'uccisero. Poi il servo ritornò dal padrone. Il padrone disse, 'Forse non li conosceva.' Mandò un altro servo, e i contadini picchiarono anche quello. Quindi il padrone mandò suo figlio e disse, 'Forse verso mio figlio mostreranno un qualche rispetto.' Poiché i contadini sapevano che lui era l'erede della vigna, lo afferrarono e lo uccisero. Chi ha orecchie ascolti!"

66. Gesù disse, "Mostratemi la pietra scartata dai costruttori; quella è la chiave di volta."

67. Gesù disse, "Quelli che sanno tutto, ma sono carenti dentro, mancano di tutto."

68. Gesù disse, "Beati voi, quando sarete odiati e perseguitati; e non resterà alcun luogo, dove sarete stati perseguitati."

69. Gesù disse, "Beati quelli che sono stati perseguitati nei cuori: sono loro quelli che sono arrivati a conoscere veramente il Padre. Beati coloro che sopportano la fame, così che lo stomaco del bisognoso possa essere riempito."

70. Gesù disse, "Se esprimerete quanto avete dentro di voi, quello che avete vi salverà. Se non lo avete dentro di voi, quello che non avete vi perderà."

71. Gesù disse, "Distruggerò questa casa, e nessuno sarà in grado di ricostruirla [...]."

72. Un uomo gli disse, "Dì ai miei fratelli di dividere con me i loro averi." Lui disse all'uomo, "Signore, e chi mi ha nominato spartitore?" Si girò verso i discepoli e disse, "Non sono uno spartitore, vero?"

73. Gesù disse, "Il raccolto è enorme ma i braccianti sono pochi, perciò pregate il mietitore di mandare i braccianti nei campi."

74. Lui disse, "Signore, sono in molti attorno all'abbeveratoio, ma non c'è nulla nel pozzo."

75. Gesù disse, "In molti si affollano davanti alla porta, ma sarà il solitario ad entrare nella camera nuziale."

76. Gesù disse, "Il regno del Padre è come un mercante che ricevette un carico di mercanzia e vi trovò una perla. Il mercante fu accorto; vendette la mercanzia e si tenne solo la perla. Così anche voi, cercate il tesoro che è eterno, che resta, dove nessuna tarma viene a rodere e nessun verme guasta."

77. Gesù disse, "Io sono la luce che è su tutte le cose. Io sono tutto: da me tutto proviene, e in me tutto si compie. Tagliate un ciocco di legno; io sono lì. Sollevate la pietra, e mi troverete."

78. Gesù disse, "Perché siete venuti nella campagna? Per vedere una canna scossa dal vento? E per vedere un uomo vestito in abiti raffinati, come i capi e i potenti? Quelli sono vestiti in panni raffinati, e non sanno cogliere la verità."

79. Una donna nella folla gli disse, "Fortunato il grembo che ti generò e il seno che ti nutrì." Lui le disse, "Fortunati coloro che hanno ascoltato la parola del Padre e l'hanno veramente conservata. Poiché vi saranno giorni in cui direte, 'Fortunato il grembo che non ha concepito, e il seno che non ha allattato. ' "

80. Gesù disse, "Chi è arrivato a conoscere il mondo ha scoperto un cadavere, e chi ha scoperto un cadavere è al di sopra del mondo."

81. Gesù disse, "Lasciate che chi è diventato ricco regni, e che chi ha il potere vi rinunci."

82. Gesù disse, "Chi è vicino a me è vicino al fuoco, e chi è lontano da me è lontano dal regno."

83. Gesù disse, "Le immagini sono visibili alla gente, ma la loro luce è nascosta nell'immagine della luce del Padre. Lui si rivelerà, ma la sua immagine è nascosta dalla sua luce."

84. Gesù disse, "Quando vedete ciò che vi somiglia siete contenti. Ma quando vedrete le immagini che nacquero prima di voi e che non muoiono né diventano visibili, quanto dovrete sopportare!"

85. Gesù disse, "Adamo è partito da un grande potere e una grande ricchezza, ma non era degno di voi. Perché se fosse stato degno, non avrebbe conosciuto la morte."

86. Gesù disse, "Le volpi hanno tane e gli uccelli hanno nidi, ma gli esseri umani non hanno un posto dove stendersi e riposare."

87. Gesù disse, "Quanto è misero il corpo che dipende da un corpo, e quanto è misera l'anima che dipende da entrambi."

88. Gesù disse, "I messaggeri e i profeti verranno da voi e vi daranno ciò che vi appartiene. Voi, da parte vostra, date loro quello che avete, e dite a voi stessi, 'Quando verranno a prendere quello che gli appartiene?'"

89. Gesù disse, "Perché sciacquate l'esterno della coppa? Non capite che quello che ha creato l'interno è anche quello che ha creato l'esterno?"

90. Gesù disse, "Venite a me, perché il mio giogo è confortevole e il mio dominio è gentile, e troverete la vostra pace."

91. Gli dissero, "Dicci chi sei così che possiamo credere in te." Lui disse loro, "Voi esaminate l'aspetto di cielo e terra, ma non siete arrivati a comprendere colui che è di fronte a voi, e non sapete come interpretare il momento attuale."

92. Gesù disse, "Cercate e troverete. Nel passato, comunque, non vi ho rivelato le cose che allora mi chiedeste. Ora vorrei dirvele, ma voi non le chiedete più."

93. "Non date le cose sacre ai cani, perché potrebbero gettarle sullo sterco. Non gettate perle ai porci, o potrebbero [...]."

94. Gesù disse, "Colui che cerca troverà, e chi bussa entrerà."

95. Gesù disse, "Se avete denaro, non prestatelo a interesse. Piuttosto, datelo a qualcuno da cui non lo riavrete."

96. Gesù disse, "Il regno del Padre è come una donna. Prese un po’ di lievito, lo nascose nell'impasto, e ne fece grandi forme di pane. Chi ha orecchie ascolti!"

97. Gesù disse, "Il regno è come una donna che portava una giara piena di farina. Mentre camminava per una lunga strada, il manico della giara si ruppe e la farina le si sparse dietro sulla strada. Lei non lo sapeva; non si era accorta di nulla. Quando raggiunse la sua casa, posò la giara e scoprì che era vuota."

98. Gesù disse, "Il regno del Padre è come una persona che voleva uccidere un potente. Prima di uscire di casa sfoderò la spada e la infilò nel muro per provare se il suo braccio riusciva a trapassarlo. Poi uccise il potente."

99. I discepoli gli dissero, "I tuoi fratelli e tua madre sono qui fuori." Lui disse loro, "Quelli che fanno il volere del Padre mio sono i miei fratelli e mia madre. Sono quelli che entreranno nel regno di mio Padre."

100. Mostrarono a Gesù una moneta d'oro e gli dissero, "Gli uomini dell'imperatore romano ci chiedono le tasse." Lui disse loro, "Date all'imperatore quello che è dell'imperatore, date a Dio quello che è di Dio, e date a me quel che è mio."

101. "Chiunque non odia padre e madre come me non può essere mio discepolo, e chiunque non ama padre e madre come me non può essere mio discepolo. Poiché mia madre [...], ma la mia vera madre mi ha dato la vita."

102. Gesù disse, "Maledetti i Farisei! Sono come un cane che dorme nella mangiatoia: il cane non mangia, e non fa mangiare il bestiame."

103. Gesù disse, "Beati quelli che sanno da dove attaccheranno i ribelli. Possono organizzarsi, raccogliere le risorse imperiali, ed essere preparati prima che i ribelli arrivino."

104. Dissero a Gesù, "Vieni, oggi preghiamo, e digiuniamo." Gesù disse, "Quale peccato ho commesso, o di quale impurità mi sono macchiato? Piuttosto, quando lo sposo lascia la camera nuziale, allora lasciate che la gente digiuni e preghi."

105. Gesù disse, "Quando farete dei due uno diventerete figli di Adamo, e quando direte 'Montagna, spostati!' si sposterà."

107. Gesù disse, "Il regno è come un pastore che aveva cento pecore. Una di loro, la più grande, si smarrì. Lui lasciò le altre novantanove e la cercò fino a trovarla. Dopo aver faticato tanto le disse, 'Mi sei più cara tu di tutte le altre novantanove.'"

108. Gesù disse, "Chi berrà dalla mia bocca diventerà come me; io stesso diventerò quella persona, e tutte le cose nascoste gli si riveleranno."

109. Gesù disse, "Il regno del Padre è come una persona che aveva un tesoro nascosto nel suo campo ma non lo sapeva. E quando morì lo lasciò a suo figlio. Il figlio non ne sapeva nulla neanche lui. Diventò proprietario del campo e lo vendette. L'acquirente andò ad arare, scoprì il tesoro, e cominciò a prestare denaro a interesse a chi gli pareva."

110. Gesù disse, "Lasciate che chi ha trovato il mondo, ed è diventato ricco, rinunci al mondo."

111. Gesù disse, "I cieli e la terra si apriranno al vostro cospetto, e chiunque è vivo per colui che vive non vedrà la morte." Non dice Gesù, "Di quelli che hanno trovato se stessi, il mondo non è degno?"

112. Gesù disse, "Maledetta la carne che dipende dall'anima. Maledetta l'anima che dipende dalla carne."

113. I suoi discepoli gli chiesero, "Quando verrà il regno?" "Non verrà cercandolo. Non si dirà 'Guarda, è qui!', oppure 'Guarda, è lì!' Piuttosto, il regno del Padre è sulla terra, e nessuno lo vede."

Tratto da http://www.miseri.edu/users/davies/thomas/Tommaso.htm traduzione di Piero La Mura (piero@robotics.stanford.edu)

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"Dio non avrebbe mai scritto un libro come questo": ma chi lo ha detto, Alex Zan
by GIOVANNI L'APrOSTATA Tuesday January 20, 2004 at 07:28 PM mail:  

Come nacque la Bibbia
di David Donnini

Indagine critica sulle radici storiche del Vecchio Testamento

"Dio non avrebbe mai scritto un libro come questo"

Sommario:

1 - UN FARAONE PARTICOLARE.

Una ventina d'anni fa, mentre rovistavo nella vecchia libreria di mio padre, fra scaffali nei quali facevano bella mostra di sé le eleganti costole rilegate in tela di volumi degli anni trenta e quaranta, mi capitò fra le mani un testo di Sigmund Freud: "Mosè e il monoteismo".
Rimasi stupito del fatto che Freud si fosse occupato di quell'argomento; ero abituato a titoli come "Psicopatologia della vita quotidiana", o "L'interpretazione dei sogni", e pensavo che il padre della psicanalisi non si fosse mai interessato di questioni storiche o religiose. Iniziai a leggerlo e, devo confessare, fu un impatto travolgente; rimasi talmente affascinato da ciò che scoprii che mi domandai com'era possibile che certi significativi incontri dipendessero da circostanze così casuali. E se non ci fosse stato questo libro nella casa dei miei genitori? L'avrei mai letto?

Sigmund Freud era ebreo di nascita. Egli apparteneva ad una stirpe che, in seguito alla plurisecolare persecuzione subita da parte dei cristiani, ha sviluppato per reazione un fortissimo senso della propria identità e trasmette ai propri figli un orgoglio fiero, composto ma deciso, capace di lunga rassegnazione, ma anche di uno spirito di autodifesa e di combattimento com'è difficile trovarne in altre realtà etnico-religiose.

La prima parte del libro faceva spesso riferimento ad un faraone egiziano della XVIII dinastia, Amenofi IV. Costui fu il protagonista di una eccezionale riforma politico-religiosa del sistema egiziano. L'occidente cristiano non ha la benché minima idea di quanto sia debitore, nelle caratteristiche della propria identità culturale, al faraone Akhenaton e ai contenuti della sua riforma.

Sarà bene procedere con calma e ordine, cominciando da una brevissima premessa sulla situazione dell'Egitto nel periodo che precedette l'ascesa al potere di questo singolare faraone.

Sotto il regno di Amenofi III (negli anni dal 1405 al 1377 a.C.), quando Tebe era la città reale, una fortissima casta sacerdotale, custode e amministratrice del culto del dio Ammon, aveva sviluppato, in connubio con l'aristocrazia del paese, un grande potere, ed era entrata in una posizione conflittuale con l'egemonia della corte faraonica. Per questo motivo, ma anche per una propensione caratteriale e ideologica, allorché succedette ad Amenofi III il figlio che costui aveva avuto dalla regina Tiye, Amenofi IV (intorno all'anno 1377 a.C.), l'Egitto fu protagonista del suo più grande sconvolgimento, quale nemmeno le precedenti invasioni degli Hyksos avevano potuto produrre.

In breve tempo, a partire dalla sua nomina al trono, il nuovo faraone rivoluzionò la religione di stato, spodestò la classe sacerdotale, sostituì il molteplice panteon egizio con una curiosa fede monoteistica. Si trattava forse del primissimo esempio nella storia di monoteismo di stato, incentrato sul culto del disco solare, che era chiamato Aton. Anche la capitale fu spostata ad Akhet-aton, più a nord rispetto a Tebe, e il sovrano mutò il proprio nome da Amenofi ad Akhenaton, o Ekhnaton (amato da Aton).

Nell'insegnamento di Akhenaton possiamo notare la insistente ricorrenza del termine "maet" (verità), ed egli stesso si definiva "vivente nella verità", al punto da sovvertire la tradizione che, nelle opere d'arte, era solita presentare il sovrano in una forma stereotipata, coerente col formalismo celebrativo, e si faceva ritrarre in scene di vita familiare, mentre insieme alla moglie Nefertiti e alle figlie passeggiava e faceva offerte al dio sole.

Fu, probabilmente, un faraone dal volto umano; sappiamo che perseguì una politica pacifista, riducendo le spese militari e rinunciando alla difesa ad oltranza dei territori fuori dall'Egitto. Possiamo ragionevolmente ipotizzare che ciò comportasse una diminuzione del prelievo fiscale; possiamo anche avanzare l'idea che il popolo percepisse, nella figura del suo bizzarro faraone, qualcosa di meno lontano da sé di quanto non fossero stati i precedenti sovrani e sacerdoti. Ma queste, ci tengo a chiarirlo, sono speculazioni arbitrarie, senza un fondamento nelle prove storiche.

E' abbastanza immediato pensare che un sistema del genere difficilmente avrebbe potuto funzionare a lungo. Infatti gli hittiti premevano ai confini orientali del regno e sfruttarono la circostanza per espandere il loro dominio a spese dell'Egitto. Molti fra i sacerdoti spodestati e gli aristocratici intuirono i pericoli della circostanza e tramarono per preparare una restaurazione del precedente regime e riconquistare i privilegi perduti. Allorché Akhenaton morì (intorno al 1362 a.C.), la moglie Nefertiti si adoperò per far salire al trono il giovanissimo genero Tut-ankh-aton, ma, alla morte della stessa Nefertiti, sacerdoti ed aristocratici approfittarono della situazione instabile e dell'inesperienza del nuovo faraone, per iniziare una rapida controriforma e per rimettere in piedi gli antichi poteri e la religione tradizionale dell'Egitto. La città di Akhet-aton fu abbandonata e la capitale fu ristabilita a Tebe. Anche il nome del faraone fu opportunamente corretto in Tut-ankh-amon, coerentemente col culto restaurato del dio Ammon. Tutti conosciamo il famoso faraone, è l'unico di cui è stata scoperta la tomba intera, inclusa la mummia, e questo ritrovamento è stato l'evento più spettacolare dell'archeologia egiziana.

E' ovvio che, con l'avvento della restaurazione, una parte della società egiziana, che si era sviluppata alla corte di Akhenaton, visse un pesante tracollo. Possiamo facilmente immaginare in quale difficile situazione si siano trovati i suoi ex funzionari e sacerdoti, improvvisamente esautorati e, probabilmente, perseguitati.

Ora, come spesso succede in questi casi, se sono i grandi poteri a stabilire certe tappe importanti del cammino storico, sono alcuni poteri meno appariscenti (oserei dire occulti) a dirigere il cammino definitivo della storia, anche se a lunga scadenza. Infatti è assolutamente certo che l'esperienza del regno di Akhenaton aveva lasciato una traccia profonda, non solo negli interessi politici e nei rancori di quanti erano stati colpiti dalla controriforma, ma anche, e forse soprattutto, nell'inconscio collettivo, grazie all'idea di una teologia monoteistica, che sostituiva le figure fantasiose delle numerose divinità col concetto affascinante di un principio creatore unico ed universale, irrimediabilmente superiore a quello delle immagini dall'aspetto antropomorfico o animale, simboleggiato dal disco solare; in cui chiunque riconosce istintivamente la paternità di ogni manifestazione della vita terrestre.

Sebbene non ci siano elementi per riportare alla luce, dall'oblio in cui sono stati definitivamente sepolti, i movimenti e le trame di coloro che, per interesse o per adesione ideologica, simpatizzavano con le concezioni dell'ormai sconfitto sistema politico-religioso di Akhenaton, possiamo essere certi che questo desiderio di ritorno alle novità di cui l'Egitto aveva avuto un assaggio, non ha mai più abbandonato almeno una parte della società di questo paese, e ha giocato un ruolo non indifferente nella dinamica delle conflittualità interne.

2 - GLI EBREI IN EGITTO.

A questo punto, nel nostro discorso, possiamo innestare la realtà dei popoli semitici che erano penetrati in Egitto, pur non essendo egiziani, in una condizione che troppo spesso è semplicisticamente rappresentata dal termine "schiavitù".

Già in precedenza i rozzi nomadi semiti avevano preso di mira, con le loro migrazioni di massa, altre grandi civiltà sedentarie, attratte dallo straordinario sviluppo tecnologico di cui queste erano depositarie, e della loro imponente organizzazione urbanistica e sociale. Mi riferisco ai sumeri, che furono letteralmente schiacciati da questa corrente migratoria. I semiti in questione erano gli accadi. Un grande condottiero di questi uomini (siamo intorno all'anno 2450 a.C.), protagonista di una clamorosa vittoria sui sumeri, fu Sargon. Di lui la leggenda accadica narra che era stato abbandonato dalla madre nelle acque del fiume, in un canestro di giunchi, per poi essere raccolto da un acquaiolo, su indicazione della dea Ishtar, che lo aiutò a diventare un re potente. E' una storia che già conosciamo, anche se con altri protagonisti.

Adesso, nell'Egitto degli ultimi faraoni della XVIII dinastia, e dei primi della XIX, succedeva qualcosa di somigliante a ciò che era successo nel paese dei sumeri mille anni prima; e che succede ancora oggi nei paesi opulenti dell'occidente cristiano. Le popolazioni circostanti, etnicamente diverse, socialmente e culturalmente meno evolute, economicamente più povere (potremmo considerarli gli extracomunitari dell'epoca), entravano in Egitto e qui si stabilivano in cerca di fortuna. Gli stessi Egiziani tolleravano la loro presenza perché, non ostante gli evidenti svantaggi del fenomeno immigratorio, questa gente offriva forza lavoro a basso costo, e poteva svolgere gli innumerevoli compiti che i contadini egizi non avrebbero potuto né voluto svolgere. La Bibbia li rappresenta come un popolo che aveva già maturato una sua identità nazionale, chiamandoli ebrei. Ma questa è pura leggenda. Infatti le popolazioni che si erano introdotte in Egitto per lavorare erano molte e diverse, così come oggi, da noi, sono diversi i marocchini dai senegalesi, gli albanesi dagli slavi...

E' probabile che, ad un certo punto, questa parte della varia umanità che componeva il tessuto sociale egiziano, abbia acquistato un certo peso e una certa coscienza di sé, maturando il bisogno di acquistare anche un senso della propria identità che, ovviamente, fino a quel momento non esisteva perché si trattava di un gruppo eterogeneo per lingua, razza e culti religiosi, in cui, probabilmente, prevaleva una componente semitica.

L'opinione di Freud, che egli illustra con grande chiarezza nel libro che abbiamo citato in precedenza, è quella che le conflittualità interne alla società egiziana e, in particolare, le opposizioni nei confronti della classe dominante, costituita dai faraoni della XIX dinastia e dalla classe sacerdotale fedele al culto restaurato del dio Ammon, abbiano potuto concentrarsi intorno alla nostalgia per la perduta riforma voluta da Akhenaton.

E' probabile che il monoteismo incentrato sulla figura divina del sole offrisse l'idea di un concetto universalistico che si prestava alle istanze di quanti, in seno alla società egiziana, erano collocati in una posizione fortemente emarginata e subordinata. Ed è anche probabile che gli ex funzionari e sacerdoti di Akhenaton, o i loro discendenti, abbiano trovato nelle popolazioni semitiche, che vivevano in Egitto in una condizione di pesante asservimento, una comunità disposta ad ascoltarli, interessata a seguirli, a dare loro peso e importanza. Si sarebbe così determinata una simbiosi fra la parte dissidente della società egiziana, costituita da quanti avevano subito il tracollo del sistema di Akhenaton, e le popolazioni immigrate, le quali, fino a quel momento, non erano state capaci di darsi né una identità né una forza come gruppo.

Freud si è spinto fino ad avanzare l'idea che l'uomo che noi conosciamo come Mosè fosse stato un ex funzionario di Akhenaton, anche se ciò dà adito a qualche obiezione. Una di queste, per esempio, riguarda i tempi; infatti una delle probabili datazioni dell'uscita delle popolazioni semitiche dall'Egitto è intorno al 1250 a.C., durante il regno del faraone Ramsete II. Sono passati cento anni dalla restaurazione del culto di Ammon e Mosè non potrebbe essere stato un protagonista in prima persona dell'esperienza del sistema di Akhenaton. Anche se, in realtà, la datazione dell'esodo è quanto di più incerto ci sia e non è possibile porre questa obiezione come decisiva. Personalmente non credo affatto che determinare una datazione certa per il cosiddetto esodo sia molto importante, ai fini del nostro discorso; infatti non è così fondamentale che Mosè sia stato, oppure no, un funzionario del faraone Akhenaton. A noi importa soprattutto introdurre un'idea: quella che gli egiziani accomunati da un interesse nostalgico per il sistema di Akhenaton e per la sua concezione monoteistica, da un lato, e la componente emarginata della società egiziana che aveva avuto origine nei trascorsi flussi immigratori, dall'altro lato, avessero trovato un'intesa che li poneva in serio conflitto con le classi dominanti e che li aiutava a maturare una identità di gruppo.

Ora, gli interpreti di questo più che verosimile processo possono essere stati sia gli ex protagonisti del sistema di Akhenaton, in un'epoca immediatamente successiva alla restaurazione (fra il 1350 e il 1300 a.C.), sia i loro discendenti (fra il 1300 e il 1200 a.C.), ovverosia all'epoca in cui siamo soliti ambientare l'esodo biblico.

3 - MOSE' EGIZIANO?

C'è un aspetto estremamente importante che Freud sottolinea con argomentazioni puntuali e, direi, piuttosto ineccepibili. Si tratta del fatto che Mosé sarebbe stato un egiziano e non, come si crede comunemente, un ebreo. Una delle basi di questa opinione risiede nel nome stesso: "...E' importante notare che il suo nome (il nome di questo capo), Mosè, è egiziano. Esso è semplicemente la parola egiziana "mose" che significa "fanciullo", ed è la contrazione di forme nominali più complesse, quali ad esempio "Amon-mose", che significa "Amon un fanciullo", o "Ptah-mose", che significa "Ptah un fanciullo", i quali nomi sono a loro volta abbreviazioni della forma piena "Amon ha donato un fanciullo", o "Ptah ha donato un fanciullo". L'abbreviazione "fanciullo" presto divenne una forma rapida più conveniente dell'ingombrante nome completo, ed il nome Mose, "fanciullo", non è infrequente sui monumenti egizi. Il padre di Mosé senza dubbio prefisse al nome del figlio quello di un dio egizio, quale Amon o Ptah, e questo nome divino si perdette gradualmente nell'uso corrente, finché il fanciullo venne chiamato "Mose"" [Citazione da History of Egypt, di J.H.Breasted, in Freud, Mosè e il monoteismo, Pepe Diaz, Milano, 1952].

"...nella lingua [egiziana] "Mosè" equivaleva a "bambino", "figlio", "discendente", sia in senso letterale che metaforico..." [J.Lehmann, Mosè l'egiziano, Garzanti, Milano, 1987].

E ancora: "...non ci resta perciò che il nome, il quale, malgrado la spiegazione giudaica "tratto dalle acque", riallaccia Mosè ai nomi egiziani Tutmosi o Ramesse (Rah-mose)" [F.Castel, Storia d'Israele e di Giuda, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo (Mi), 1987].

C'è poi un'altra importante considerazione da fare. Il Mosè biblico ha un abito del tutto leggendario, a sostegno dell'idea che la sua identità sia il frutto di una operazione artificiale finalizzata a rappresentarlo come il padre nazionale degli ebrei . Infatti il racconto della sua nascita, coerentemente con le leggende semitiche, è la copia esatta del racconto che riguarda la nascita del grande Sargon di Accad, che fu abbandonato nelle acque e poi salvato per diventare, infine, un grande re. Evidentemente, allorché fu redatta la storia del popolo che era sfuggito dall'Egitto, si voleva che il suo condottiero possedesse i requisiti che lo rendevano meritevole, a pieno titolo, di quella dignità. Il racconto non fu scritto da storici, animati da uno spirito scientifico di cronaca, ma da apologeti, che dovevano contribuire alla creazione di una coscienza nazional-religiosa.

Ora, esistono altri elementi di sostegno alla tesi del Mosé egiziano, seguace della teologia di Akhenaton: uno è il nome che gli ebrei utilizzano spesso per riferirsi al loro dio, al posto del termine tabù (indicato comunemente dal tetragramma YHWH) che nessuno poteva pronunciare ad alta voce. Si tratta della parola Adonai, che ha la stessa radice (Adon) del dio solare di Amenofi IV (Aton). I glottologi sanno bene che le lettere t e d sono del tutto intercambiabili nelle radici etimologiche, pertanto Adon e Aton sono esattamente lo stesso nome. Si osservi quanto afferma ancora Sigmund Freud: "Il credo ebraico, come è noto, recita: "Schema Jisroel Adonai Elohenu Adonai Echod". Se la somiglianza del nome dell'egizio Aton alla parola ebraica Adonai e al nome divino siriaco Adonis non è casuale, ma proviene da una vetusta unità di linguaggio e significato, così si potrebbe tradurre la formula ebraica: "Odi Israele il nostro Dio Aton (Adonai) è l'unico Dio"" [Sigmund Freud, Mosè e il Monoteismo, Milano, 1952].

L'altro elemento è l'aspetto della famosa "arca dell'alleanza" , che, nel racconto biblico (Es 25, 10-22), Dio aveva ordinato a Mosè di edificare e che, in seguito, sarebbe stata conservata nel tempio di Salomone fino all'invasione assira. Essa riproduce la "barca degli dei" dei templi egizi, anch'essa coi cherubini ad ali spiegate.

Ma c'è un altro elemento, senza dubbio quello di maggior peso: Mosè è comunemente considerato il padre del monoteismo, ma dobbiamo ammettere che la sua idea ha un precedente molto vicino nello spazio e nel tempo, e molto analogo, nella teologia di Akhenaton, pertanto ci rimane difficile credere che la sintesi monoteistica di Mosè non abbia alcun debito nei confronti della rivoluzione religiosa del faraone Amenofi IV.

Riassumendo:
1 - Mosè predica in Egitto, come Akhenaton 50 o 100 anni prima, una teologia monoteistica;
2 - Mosè ha un nome egiziano;
3 - Mosè ha, nel racconto biblico, una nascita assolutamente leggendaria;
4 - Un nome del dio ebraico (Adonai), ha la stessa radice del dio solare (Aton) di Amenofi IV;
5 - L'arca dell'alleanza degli ebrei è quasi identica alla "barca degli dei" dei templi egizi.

4 - UN POPOLO ETEROGENEO.

Ci troviamo davanti ad importanti constatazioni: le genti che uscirono dall'Egitto, attraverso quel processo che la Bibbia rappresenta nel libro dell'Esodo, erano costituite, per una componente, da una parte della società egiziana, quella dissidente, erede della riforma politico-religiosa di Akhenaton, fedele alla teologia monoteistica, e, per l'altra componente, da un insieme variegato di tribù, in prevalenza semitiche, che avevano trascorso in Egitto molti decenni, trovando interessi da condividere. Si trattava comunque di genti che parlavano lingue o dialetti diversi, con tradizioni religiose diverse, legate agli dei tribali. Non si trattava affatto di un popolo omogeneo, che potesse riconoscersi sotto il nome di ebrei. Ed è per questo che il racconto biblico ci testimonia la grande difficoltà di tenere unito questo insieme di persone ma, soprattutto, la difficoltà di Mosè a mantenere una egemonia su queste genti. Si ricordi a questo proposito il ritorno di Mosè dal monte Sinai, col popolo che, in sua assenza, aveva iniziato ad adorare il vitello d'oro, restaurando, chi lo sa, qualche culto tribale.

E' molto verosimile che la componente egizia di questo insieme di genti, ovverosia gli eredi del sacerdozio di Aton, fossero quelli che la tradizione ebraica chiama "Leviti" e che Mosè ne fosse il capo.

Volendo mantenere un atteggiamento storicamente onesto, noi dobbiamo dissociarci dall'immagine biblica e riconoscere che, all'epoca dell'esodo, non esistevano affatto, o ancora, gli ebrei, intesi come un popolo che potesse essere considerata tale a tutti gli effetti, ovverosia con una sua omogeneità etnica, linguistica, culturale e religiosa, e con una storia comune oltre al fatto di avere condiviso uno stato di emarginazione e di subordinazione in Egitto. Quello che la Bibbia ci rappresenta come il momento in cui gli ebrei realizzarono il loro riscatto dalla schiavitù egiziana è, in realtà, il primo momento in cui gli ebrei iniziano ad inventarsi come popolo. Mosè fu il loro punto di riferimento, come Maometto, 1800 anni più tardi, fu il punto di riferimento per la nascita di una nazione araba. Allora possiamo quasi affermare che la Bibbia non fu un prodotto degli ebrei ma, al contrario, furono gli ebrei un prodotto della Bibbia, nel senso che i principi teologici della Bibbia furono concepiti col fine primario di offrire una base adatta a creare e consolidare l'identità etnico-religiosa di quell'insieme di tribù che si era voluto far diventare popolo.

5 - DAVID, L'UNTO DI YHWH.

I fuoriusciti dall'Egitto, governati da una casta egiziana e da un capo che aveva riciclato il monoteismo di Akhenaton, ebbero vita difficile e peregrinarono in cerca di una casa finché non giunsero nei pressi di quella striscia di territorio che sta tra il fiume Giordano e il mar mediterraneo. In quel contesto di deserti infuocati (Sinai, Negev, penisola arabica...), dove in estate il sole, picchiando sulle rocce e sulle sabbie nude, produce comunemente temperature di 50 e persino 60 gradi che arrostiscono ogni creatura vivente, le colline della palestina, che sfiorano i mille metri d'altitudine, arrestano il vento che viene dal mare e facilitano le piogge, creano un ambiente assolutamente idilliaco. Clima temperato, boschi verdeggianti, erba adatta al pascolo, stambecchi che scorrazzano, sorgenti di acqua fresca e terra fertile.

Chi non avrebbe pensato che quella sorta di oasi incredibile era un giardino preparato apposta dal creatore come dote per un popolo che godeva di una sua particolare simpatia?

Ma, ahimé, altre genti occupavano questo suolo. Tribù che non erano molto intenzionate ad accettare l'intromissione di questa nuova banda di nomadi.

Certamente i fuoriusciti dall'Egitto ebbero da affrontare prove molto dure, come del resto è chiaramente testimoniato dal racconto biblico relativo al tutto il lungo periodo che separa Mosè da David (due o tre secoli). Un periodo di lotte interne e di conflitti esterni in cui queste genti, oltre a combattere con gli indigeni che trovavano sul loro cammino, dovevano anche combattere contro quella crisi di identità che non poteva non affliggere coloro che tentavano di comportarsi come popolo, pur essendo un miscuglio molto bastardo. Ed è per questo che la società di Israele ha sempre conservato nella sua struttura una molteplicità che, nei fatti, si è espressa nella suddivisione in dodici tribù.

Ovviamente, le vicende e i disagi che questo insieme di genti ha dovuto vivere nei due o tre secoli successivi all'uscita dall'Egitto, ha influito profondamente sulla maturazione della loro concezione religiosa. Infatti, sebbene l'eredità teologica della concezione monoteistica di Akhenaton fosse il concetto di un creatore unico per tutto l'universo e per tutti gli esseri, fu impossibile evitare che queste tribù, impegnate in una dura lotta per la sopravvivenza, non sviluppassero un'immagine del dio come "proprio" dio, un dio che amava intervenire a favore del suo popolo prediletto, un dio che determinava gli esiti delle battaglie e veniva definito per questo "dio degli eserciti".

Questa, filosoficamente parlando, è senz'altro una involuzione del monoteismo pacifista di Akhenaton, che sembrava accarezzare l'idea incredibilmente moderna di una religione universale, legata all'immagine di dio non come signore tribale, ma come signore della natura, depositario di quella potenza che elargisce e governa la vita di tutte le creature. Ma è anche vero che Akhenaton, in giovane età, come principe ereditario, si è trovato senza fatica sul trono di una antica e splendida civiltà. Per lui è stato facile immaginare una religione universale e pacifica, e non possiamo dimenticare che la sua politica idealista, in fin dei conti, è stata abbastanza rovinosa per l'Egitto.

Il dio unico di Israele non è più quel sole equanime che splende per tutti, i cui raggi scendono sulla terra come mani amorose che accarezzano tutte le creature. Il dio di Israele diventa molto partigiano, intende sterminare coloro che non vogliono essere suoi fedeli, incarica un popolo prediletto di farsi esecutore impietoso di questo piano finalizzato al risanamento spirituale dell'umanità. Questa è ovviamente la proiezione narcisistica eseguita da un gruppo umano che, a differenza di Akhenaton, non ha ereditato lo splendore di un antico e ricco paese, bensì non ha ancora una terra, non ha una storia comune, non ha altro che povertà, nemici ostili e crisi di identità collettiva.

Che altro può fare, un gruppo umano come questo, se non inventarsi un orgoglio nazional-religioso, anzi, una missione spirituale, un patto privilegiato col creatore, colmare il proprio immaginario collettivo con l'idea di essere, fra tutti i popoli, il favorito del creatore e di legittimare il proprio interesse promuovendolo al rango di una causa di giustizia universale? Non solo è una idea necessaria, ma si tratta di una idea geniale, assolutamente vincente e, sebbene il presunto favore di dio sia solo una invenzione narcisistica, chi, in Israele, avrebbe osato metterlo in dubbio? Ed è così che l'idea di un monoteismo di stato, presa in prestito da Akhenaton, che non si era rivelata utile per il vecchio Egitto, si rivelò utile per il giovane Israele; adattando però una parte della sua filosofia alle necessità di questo popolo nascente e assumendo tinte di spiccato nazionalismo.

6 - IL REGNO DI DIO.

Uno dei momenti più gloriosi della sua storia Israele l'ha vissuto quando, a seguito di brillanti vittorie contro i popoli indigeni della palestina, si è trasformato in un regno, prima sotto Shaul, capo della tribù di Beniamino, e subito dopo sotto David, un umile pastorello della tribù di Giuda, che era andato in sposa alla figlia di Shaul.

Shaul era riuscito a riunire sotto lo stesso regno solo tre tribù e non aveva stabilito una capitale, mentre David, un individuo affascinante, abile, spregiudicato, anzi, decisamente cinico, seppe riunire tutte e dodici le tribù sotto un grande regno. E poiché si trattava del regno di un popolo che aveva ormai maturato la convinzione di essere depositario di una missione affidatagli direttamente da dio, o meglio, che era cresciuto e aveva vinto proprio perché aveva trovato la sua identità e la sua forza inventandosi tale convinzione, quel regno non poteva essere altro che il "regno di dio". E il suo compito era quello di splendere davanti a tutti i popoli della terra come luce di verità.

David fu l'unto del signore, messia (mashiah in ebraico, che si traduce christos in greco e cristo in italiano). Le sue umili origini devono in qualche modo essere promosse e la Bibbia ci racconta del profeta Samuele che va a Betlemme (città natale di Davide) e, ispirato da dio, lo riconosce come colui che regnerà su Israele e lo cosparge con l'olio dell'unzione.

David esprime un disegno ambizioso: dare una capitale grandiosa al regno di dio e erigervi un tempio monumentale, che potesse competere con la memoria degli splendori egiziani, sumeri, babilonesi... E' sua la scelta felice di Gerusalemme come capitale, sopra uno dei colli più fortunati della palestina, fra i boschi, a ottocento metri di altitidine, dove i nemici non possono sorprendere con attacchi imprevedibili, dove zampillano sorgenti rigogliose e dove il clima estivo è quello, delizioso, di una località di vacanze di mezza montagna.

Ma David dovette anche affrontare un problema che non era per niente risolto e che dimostra, in modo inequivocabile, quanto eterogeneo fosse questo popolo e come fosse difficile tenerlo unito. David dovette superare gravi difficoltà interne, fra cui una ribellione voluta da uno dei suoi figli, Assalonne, che egli non esitò a far uccidere.

E così David non riuscì a edificare il tempio, sarà uno dei suoi figli, Salomone, che egli ebbe da Betsabea, a realizzare questa ambizione, ma i costi di tale impresa furono talmente elevati, in termini umani e fiscali, da far precipitare il problema della coesione interna, che non poteva non essere sempre minaccioso in un popolo che si era inventato tale, appiccicando insieme tribù diverse e dalle origini più varie.

E così il sedicente "regno di dio" si sfasciò troppo presto sotto il proprio peso e si trasformò in due regni: quello di Israele, nelle regioni della attuale Samaria (palestina centro settentrionale), e quello di Giuda, nelle regioni a ovest del Mar morto (palestina centro meridionale). Il regno di dio durò meno di un secolo, né mai più trovò il suo antico splendore. Furono uomini come quello che Pilato fece crocifiggere alla vigilia di una festività pasquale che, mille anni dopo David, tentarono di replicarne l'impresa, ma fallirono e finirono puntualmente i loro giorni con le mani e coi piedi inchiodati.

7 - UN LIBRO SACRO CHE RACCONTI LA NOSTRA GLORIOSA STORIA.

L'ideale monoteista, in associazione con la convinzione di essere toccati da una scelta di dio, e quindi di essere gli affidatari di una missione spirituale e i destinatari di una terra promessa, è l'ideologia che ha consentito agli ebrei di inventarsi come popolo, di svilupparsi, di risolvere i suoi problemi di sopravvivenza, di mantenere una difficile coesione, per quanto traballante essa sia stata. Ed è per questo che gli ebrei, ad un certo punto della loro storia, fra le tante altre cose geniali che hanno fatto, hanno deciso di darsi come punto di riferimento delle scritture.

Naturalmente una buona parte dei contenuti che tali scritture avrebbero dovuto esprimere era già preesistente alla loro stesura in forma grafica e, come è normale nei popoli antichi, la loro conservazione e trasmissione era stata affidata ad una tradizione orale di cui i saggi erano i depositari. Ma una scrittura da leggere in pubblico, le cui frasi fossero da imparare a memoria e da ripetere innumerevoli volte, intorno alla quale la gente si sarebbe potuta incontrare, avrebbe offerto al popolo qualcosa di assai più concreto e tangibile che non la sapienza custodita da una ristretta elite di iniziati.

Quand'è che questa necessità si presentò con una urgenza irrinunciabile? La risposta è senz'altro all'epoca della formazione del regno, quando David tolse alla tribù di Beniamino l'egemonia per darla alla tribù di Giuda e scelse, o impose, Gerusalemme come capitale. E' questo il momento in cui gli scribi si sono rimboccati le maniche e hanno redatto i primi libri. Come minimo è questo il momento in cui diventano bianco su nero le storie di Abramo e di Isacco e, forse, molte altre cose.

Ovviamente gli scribi del "regno di dio" appena nato, sono spinti da una serie di esigenze molto precise. La coesione fra le genti del regno è precaria, la scrittura deve eliminare questo vizio congenito di Israele, essa non solo deve raccontar loro che essi sono figli dello stesso dio, ma figli di uno stesso padre umano, e Abramo, figura di cui non sapremo mai se è prodotta dalla fantasia o dalla storia, vince questo ruolo. A lui dio chiede delle prove molto dure, infine lo sceglie per dare origine al popolo a cui sarà affidata la missione.

Nel redigere queste scritture gli scribi compiono una sintesi colossale e fanno man bassa di tutto il materiale che possono raccogliere per rendere la loro opera nobile, grandiosa, venerabile, prestigiosa, autorevole. Oggi la Bibbia ci si presenta come parola di dio perché i suoi redattori furono spinti dalla necessità ideologica di farla apparire tale al giovane popolo di Israele.

Una parte abbondante della mitologia del vicino oriente confluisce in questa sintesi, non solo quella accadica, ovverosia quella dei popoli che condividevano con Israele la radice semitica, ma anche quella sumera, una etnia completamente diversa, con cui gli accadi avevano avuto a che fare a lungo. E così il quadro della genesi si apre con una scena assolutamente sumera, ovverosia con il racconto della trasgressione primordiale compiuta da Adamo e Eva nel giardino dell'Eden. E poi continua con il racconto del diluvio, che è letteralmente sottratto all'epopea sumera di Gilgamesh, poi ripresa dai babilonesi, in cui Noè si chiamava Ziusudra, Uta-napishtim, Atrahasis. Ed anche il racconto della torre di Babele ha come punto di riferimento gli ziggurat mesopotamici, mentre la confusione delle lingue sta senz'altro a rappresentare il disagio dovuto all'imbastardimento della società sumerica in seguito alla consistente infiltrazione accadica.

Un presupposto di grande importanza è la creazione fittizia di una continuità, o meglio, di una linearità. Una delle principali mistificazioni prodotte da questa esigenza è, per esempio, il fatto che gli ebrei avessero questa radice etnica unitaria e fossero un popolo prima ancora delle vicende dell'esodo. Sarebbero stati un popolo già in Egitto, un popolo schiavo e prigioniero da raffigurare con una buona dose di vittimismo ma, a parte il fatto che gli immigrati e gli emarginati della società egiziana non avranno certamente avuto vita facile né molto privilegi da condividere, si tratta di una rappresentazione del tutto falsata. Infatti non si trattava di un popolo omogeneo; né il loro stato poteva definirsi schiavitù secondo quella accezione del termine a cui siamo stati abituati dall'immagine latina, ovverosia dello schiavo inteso come oggetto subumano, che è proprietà privata del suo padrone, su cui quest'ultimo ha pieno diritto di vita e di morte. Abbiamo una subordinazione del tutto diversa, che non rispecchia questo cliché romano.

Al fine di ottenere l'effetto della continuità storica, le scritture abbondano di lunghi elenchi di patriarchi i quali, posti in fila in lunghe paginate, offrono una efficace suggestione didattica. E molti imparano a memoria, e ripetono all'infinito questi elenchi, finché essi realizzano un condizionamento psicologico che infonde nell'immaginario collettivo l'idea di appartenere ad un popolo che ha radici antiche, che ha una messaggio da trasmettere, che ha una eredità da salvaguardare.

Dopo avere costruito la figura chiave del padre della razza, Abramo, è necessario costruire quella del padre della nazione, Mosè. Ed è così che l'egiziano diventa ebreo, gli si innesta artificialmente la mitologia accadica del "salvato dalle acque", lo si fa salire sul monte Sinai per incontrare personalmente il dio dell'universo e prendere da lui le tavole della legge. E, sebbene una componente considerevole della teologia di Mosè abbia una derivazione dal monoteismo di Akhenaton, questa radice è completamente recisa e abbandonata nell'oblio. Esattamente come mille anni dopo, quando dal monoteismo ebraico, attraverso la sintesi sincretistica di San Paolo, si stacca la fede cristiana, che recide il suo cordone ombelicale e rinnega l'ebraismo, pur avendo derivato da quello una mole fondamentale del suo bagaglio teologico e scritturale.

Il leit motiv di questa base dell'identità etnico religiosa di Israele deve essere, senza mezzi termini, la continua regia di dio dietro le quinte del teatro storico. E così è, attraverso i suoi frequenti interventi. Quando manda le piaghe in Egitto, quando apre le acque del mar rosso, quando fa scendere la manna, quando ferma il sole in pieno cielo durante una battaglia, o guida la mano del pastorello David a colpire il gigante Golia.

I protagonisti umani che svolgono un ruolo fondamentale in questa storia sono quasi sempre ammantati da una cornice miracolosa, le loro nascite sono annunciate, le loro madri partoriscono pur essendo sterili, le loro gesta non sono completamente umane. Il prodigio è la chiave di autentificazione della scrittura, il sigillo di riconoscimento dell'autorità.

Le figure di Abramo e di Mosé si completano con quella di David, il padre politico, il messia, il costruttore del "regno di dio".

Anche in seguito, dopo lo scisma dei due regni che avvenne alla morte di Salomone, e quando il paese iniziò a subire un plurisecolare destino di dominazioni straniere, sotto gli assiri, i babilonesi, i persiani, i greci e i romani, le scritture sono caratterizzate da un fine primario: salvaguardare l'eredità nazionale, continuare a dimostrare che Israele è sempre, malgrado tutto, il popolo di dio, che il suo futuro gli riserva un riscatto. Il profetismo messianico, ovverosia l'attesa di un liberatore che ripeta la figura di David e ricostruisca il "regno di dio", diventa un motivo ricorrente, finché si trasforma in autentica ossessione e porterà, sotto la dominazione romana, ad una crisi fatale. L'imperatore Tito, interprete della esasperazione romana nei confronti di questo popolo, visto come affetto da una patologia teocratica maniacale, farà strage e rovina degli ebrei e della loro capitale, ed essi ricadranno improvvisamente nella condizione in cui si trovavano in Egitto, come emarginati vittime di una diaspora penosa.

E' il momento in cui l'eredità monoteistica di Akhenaton, che aveva subito una prima grande trasformazione con la sintesi biblica, subisce una seconda grande trasformazione con la sintesi cristiana. Occorreranno ancora cinquecento anni perché maturino in medio oriente le condizioni per la terza sintesi: quella coranica.

Adesso non vorrei essere accusato di ambizioni profetiche, perché è solo la ragione, e non la visione mistica, che mi suggerisce quando sarà la prossima tappa del monoteismo: quando il sistema commerciale globalistico avrà mostrato in modo drammatico la stridente contraddizione che esiste fra la promessa del benessere tecnologico e la crescita inarrestabile dei problemi planetari (demografici, economici, politici ed ecologici), facendoci vivere tragedie di dimensioni bibliche che oggi non abbiamo nemmeno il coraggio di immaginare. Allora nascerà una nuova sintesi religiosa e potrebbe addirittura darsi che l'essere supremo sia di nuovo rappresentato come un disco solare, circondato da una corona di raggi che scendono sulla terra e terminano con mani affettuose che carezzano le creature. E' una visione non lontanissima da ciò che accadrà realmente, nel millennio che sta nascendo.

Io, personalmente, sono già pronto. Ma il momento è ancora prematuro.

Firenze, 15/11/1999

David Donnini

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scheletri nellarmadio e troppi pure di brontosauri !!!
by studioso di resti fossili Tuesday January 20, 2004 at 08:10 PM mail:  

Cari amici,

intervengo in questo interessantissimo dibattito,anche se un po confuso perche qualcuno ha scritto:

<<Negli anni sessanta il card.casimiru marcincus che nonostante il nome è americano, insegnava nell'unico istituto teologico che c' è a cincinnati e, un trentino, un giovane seminarista del profondo nord che vuole farsi prete per vocazione, chiedetevi usando la logica dove logicamente si può iscrivere, a roma, nelle migliori facoltà cattoliche della santa sede, no il nostro futuro missionario intraprendente si imbarca, si inscrive al suo corso di marcincus alla facoltà di economia creativa, ed è per questo che zanotelli continua a predicare di commercio e banche equosolidari, ha capito la lezione è disposto a sorvolare su tutte le questioni di principio ma non sui denari vostri, li vuole nelle sue banche etiche, li vuole nei suoi negozietti equosolidari, li vuole fino all'ultimo centesimo, per caso il cardinale capo indiscusso dell' I. O . R, nomina direttore della più importante rivista dei missionari un suo allievo che sempre per caso contrasta con articoli il traffici (delle armi )concorrenti agli affari che il cardinale nel frattempo intratteneva col banco ambrosiano, con gelli e la sua p2 e con l'onorata società, sempre per caso zanotelli nella sua rivista diventata sempre più prestigiosa non scrive mai niente sulla santa mafia, ancora oggi cercatevi un articolo una conferenza in cui il leader dei lillipuziani attacca i loschi traffici della santa mafia o della banca del vaticano, e chiedetevi, se è un caso che sia il maestro che l'allievo vadano a finire nei casini nello stesso anno,chiedetevi come è possibile che gli stessi ambienti politici e vaticani, gli stessi uomini li contrastano e li spediscono all'esilio, nello stesso anno, troppe coincidenze, per i dubbi andate a cercarvi il curriculum di marcincus e confrontatelo con la carriera di zanotelli, coincidono dalle stelle alle stalle; una carriera in discesa contro tutti i loschi traffici ma mai contro la BANCA DEL VATICANO che investe su tutti gli strumenti di morte!!>>.

Ebbene, e senza voler apportare ulteriore confusione a questa sana disquisizione, citero' cio' che io stesso apresi da indy in questi ultimi Tempi ...

Sembra un gioco di scatole cinesi, perché alla fine tutto sembra tenersi e i nodi inestricabili sono sempre quelli della politica e dell’alta finanza vaticana.

L’improvvisa morte di Papa Luciani, gli affari oscuri dello IOR di Paul Marcinkus con faccendieri e banchieri senza scrupoli, la fine di Michele Sindona, l’oscura morte di Roberto Calvi, l’attentato al Papa ed i suoi risvolti internazionali, la scomparsa di Emanuela Orlandi e anche di Mirella Gregori fino alla strage delle guardie svizzere, passando anche per gli angoli bui di istituzioni di prestigio come l’Opus Dei.
Negli ultimi 30 anni di vita italiana il Vaticano ha accumulato un’infinità di segreti e misteri, difficilmente decifrabili.
Sembra un gioco di scatole cinesi, perché alla fine tutto sembra tenersi e i nodi inestricabili sono sempre quelli della politica e dell’alta finanza vaticana.
Se affrontare la questione israelo-palestinese può esporre chi ne scrive a risibili accuse di antisemitismo, come non pensare che occuparsi di affari e problemi - solo all’apparenza interni al Vaticano - non faccia piovere sull’indagatore di turno anatemi di anticlericalismo?
Nulla di più sbagliato.
La storia dello Stato papale attuale è anche storia italiana, prima ancora che internazionale. E non è un caso che molti degli interrogativi disseminati lungo la storia della nostra Repubblica finiscano, prima o poi, con l’intrecciarsi con le vicende di un altro Stato, a noi molto vicino: il Vaticano, per l’appunto.
Da qui il senso di queste pagine.

1°- la morte di un PAPA. http://www.misteriditalia.com/segreti-vaticano/morte-luciani/

Ora della morte: sconosciuta.
Causa della morte: sconosciuta.
Venerdì 29 settembre 1978, ore 4.30: come faceva ogni giorno, da 33 giorni, suor Vincenza lascia sulla scrivania dello studio, comunicante con la stanza dove dorme Papa Giovanni Paolo I, un bricco di caffè. Un istante dopo la suora compie un altro gesto abituale: bussa alla porta della stanza da letto. E pronuncia una frase altrettanto usuale: "Buongiorno, Santo Padre". Suor Vincenza lavorava per Albino Luciani dal 1959, quando ancora il Papa era vescovo a Vittorio Veneto. Prima di rinnovare i suoi servigi in Vaticano, suor Vincenza era abituata a posare il bricco del caffè sul comodino del prelato. Ma la Curia vaticana aveva subito stigmatizzato questa usanza: suor Vicenza era pur sempre una donna e perché mai una donna deve entrare nella stanza da letto di un uomo, sia pur esso un Papa? Ore 4.45: suor Vincenza torna nello studio e nota che il bricco del caffè non è stato toccato. Sapendo che mai, in quasi vent’anni, Luciani si era alzato dopo le 4.30, la suora bussa ancora alla porta, prima timidamente e poi con maggior insistenza. Poi, preoccupata, apre la porta e vede il Papa sadraiato sul letto, la testa reclinata a destra, le labbra dischiuse, gli occhiali poggiati sul naso e con in mano delle carte. Sul comodin la lampada è ancora accesa. Allarmata, suor Vincenza tocca il polso del Papa e si accorge che Giovanni Paolo I è morto.
Di quella notte e di quella morte questo è tutto quello che sappiamo. Nulla di più. Qualcosa che, oltretutto, diverge dalla versione ufficiciale. Non sappiamo altro. Neppure l’ora del trapasso, figurarsi le cause del decesso: sul corpo del Papa non verrà fatta alcuna autopsia.
Ma sappamo che strani movimenti, strane sparizioni si verificano nei momenti successivi alla scoperta del corpo senza vita di papa Luciani: scompaiono le medicine che il Pontefice era solito tenere sul comodino da letto; spariscono anche le carte che il papa aveva ancora in mano; non si trova più il suo ultimo testamento; e non c’è più traccia né delle pantofole che era solito calzare, né degli occhiali che il Papa aveva ancora indosso al momento del trapasso.
L’annuncio della morte di Papa Giovanni Paolo I – salito al soglio Pontificio il 26 agosto dopo la morte di Paolo VI (6 agosto) - è comunicata ufficialmente al mondo con un ritardo di quasi tre ore, per l’esattezza alle ore 7.27, ma con alcune varianti di versione sia su chi ha materialemnte trovato il Papa morto, sia sul modo in cui giaceva il corpo del santo Padre.
Sparizioni, versioni contrastanti, ritardi che da quel 29 settembre 1979 continuano a lasciare aperte le porte ad un sospetto: quello che Papa Giovanni Paolo I non sia morto di morte naturale (la diagnosi ufficiale parla di "infarto acuto del miocardio"), ma sia stato assassinato.
Assassinato perché?
Forse – come in molti sostengono – perché Papa Luciani era un innovatore che in quei pochi giorni del suo papato sìtava tracciando a grandi linee il suo programma di innovazione teso ad ammodernare la Chiesa, liberandola, soprattutto, da affarismi e affaristi, a cominciare dal quel monsignor Paul Marcinkus coinvolto in alcune delle storie più brutte del nostro Paese: dal caso Sindona al caso Calvi, passando per la Loggia P2 di Licio Gelli.

Dopo di lui sulla sedia di Pietro siederà a lungo un Papa polacco, Carol Woityla, con il nome di Giovanni Paolo secondo. Quel che ècerto e che Marcinkus resterà a lungo alla guida dello IOR, la Banca vaticana. Con l’accentuato potere assunto dall’Opus Dei, l’affarsimo della Chiesa - se possibile – aumenterà a dismisura. E la morte - che si trascina sempre dietro un carico di sospetti - farà di nuovo il suo trionfante ingresso tra le mura vaticane. Questa volta sotto forma di una strage. Un triplice, oscuro, delitto: quello delle guardie svizzere.

http://www.misteriditalia.com/segreti-vaticano/morte-luciani/comunicato-ufficiale/

Furono necessarie tre ore prima che la Santa Sede si decidesse a rendere nota al mondo la notizia della morte di Papa Albino Luciani. Tre ore durante le quali non sapremo mai cosa accadde, anche perché molti dei protagonisti di quella vicenda – a cominciare dal potente segretario di Stato, il cardinale Jean Villot - sono scomparsi.
Tre ore durante le quali – questo è certo – la verità fu ampiamente truccata, a volte su aspetti e particolari di quella tragica vicenda che – almeno all’apparenza – non avrebbero meritato alcuna attenzione.
Il corpo senza vita di Papa Giovanni Paolo I venne trovato da suor Vincenza, la sua "governante", alle 4.45.
Perché nel comunicato ufficiale l’ora viene spostata in avanti di 45 minuti?
Perché la figura di suor Vincenza viene sostituita con quella del segretario privato del papa, Padre John Magee?
Con quale certezza, nel primo comunicato, si afferma che la morte sarebbe avvenuta attorno alle 11 della sera prima?
Perché alle 5.30 il Papa sarebbe dovuto essere – come afferma il comunicato – "nella cappella del suo appartamento privato", quando era noto in Vaticano che il lasso di tempo tra le 5.30 e le 7.00 Papa Luciani lo trascorreva in meditazione e preghiera (e spesso per mezz’ora rinfrescava il suo inglese con un corso in audiocassette), mentre la messa nella cappella privata non si svolgeva mai prima delle ore 7.00?
Cosa fa dire al comunicato che il Papa venne trovato morto "come se fosse intento a leggere"?
Per avvalorare quest’ultimo particolare nei successivi bollettini vaticani si affermerà un’altra bugia: il Papa, nel momento del suo trapasso, stava leggendo L’imitazione di Cristo, un’opera del XV secolo, attribuita a Tommaso da Kempis, uno dei libri preferiti da Luciani. Peccato – si scoprirà in seguito – che in tutto il Vaticano non esisteva un sola copia di quel testo, mentre la copia personale del Papa era rimasta a Venezia, nella residenza di quando Albino Luciani era il Patriarca della città.

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altri scheletri fossili
by opus deista pentito Tuesday January 20, 2004 at 08:21 PM mail:  

A chi dice
mostra solo un documento che metta in relazione banca etica con lo ior, please.
e comunque la banca etica NON promette interessi stellari anzi esplicitamente promette interessi bassi.

Quanto ai prezzi del commercio equo non sono altro che i prezzi a cui e' giusto pagare la merce. Tutti i prezzi dovrebbero essere cosi' alti,e ricordati che quando sono piu' bassi stai scaricando il prezzo sulla collettivita' ed in particolare sull'ambiente. Non so che lavoro fai (sempre che tu ne faccia uno) ma se fai un lavoro vuoi essere pagato il giusto no? e allora perche' uno deve produrre cacao ed essere pagato un decimo del giusto? il signorino ha(a)cke vuole la cioccolata a prezzi bassi, poverino. ma lo sai che uno dei principi dell'anarchia e' l'autogestione, che fra le altre cose significa anche pagare in prima persona ? vuoi la cioccolata? te la paghi. oppure te la coltivi. se no, stai zitto.

eccolo servito: qui c'e' parte della storia.....infinita.

Una delle pagine più oscure dell'Italia dei misteri e sulla quale - nonostante le tante inchieste della magistratura siciliana - poco o nulla è stato fatto per gettarvi un po' di luce, riguarda il viaggio di Michele Sindona in Sicilia nell'estate del 1979, l'anno di svolta per Cosa nostra, l'anno in cui nasce e si ramifica una nuova forma di mafia, la stessa che, con ogni probabilità, ancora impera ai giorni nostri. Quante volte abbiamo sentito fare riferimento - soprattutto dai magistrati della procura di Palermo - al viaggio di Sindona in Sicilia? Ma chi è Michele Sindona? Originario di Patti (Messi- na), diventa nel corso degli anni Sessanta uno dei più aggressivi banchieri del mondo. Secondo Giulio Andreotti, addirittura "il salvatore della Lira". La sua abilità? Legare in un nodo inestricabile di affari quattro pilastri della società italiana (non solo dell'epoca): potere politico (demo- cristiano), Vaticano, massoneria e mafia. L'impero di Sindona (arriverà a controllare un numero incalcolabile di banche e società finanziarie e a controllare la metà dei titoli quotati a Piazza Affari) comincia a scricchiolare nel 1974, con il fallimento della Franklin Bank e l'accusa di bancarot- ta mossagli dal governo americano. Fuggito in Sicilia nel 1979, dove resterà per 75 giorni, per evitare l'arresto delle autorità d'oltreoceano, accusato di essere il mandante dell'omicidio Ambrosoli, il liquidatore di uno dei suoi istituti, ricompare negli Stati Uniti, inscenando un finto sequestro e con una ferita ad una gamba. Condannato e poi estradato in Italia, morirà nel supercarcere di Voghera (dove è guardato a vista giorno e notte), sorseggiando un caffè al cianuro. Suicidio od omicidio? Ma chi è stato veramente Michele Sindona? In Sicilia, in quella lontana estate, cerca alleanze e protezioni oppure è solo un prigioniero in ostaggio? Come mai, indagando proprio su Sindona, la magistratura, questa volta milanese, arriverà a scoprire la loggia P2 di Licio Gelli? Che legame esiste tra i due misteriosi "suicidi" di Michele Sindona e Roberto Calvi? I segreti della mafia moderna, i misteri dei delitti politici degli anni Ottanta, gli enigmi delle stragi mafiose degli anni Novanta nascono da qui. Dal mistero Sindona.

http://www.misteriditalia.com/casosindona/


Tra il 2 agosto ed il 16 ottobre 1979 Michele Sindona mette in atto una complicatissima messinscena caratterizzata da quattro elementi:
- la sua "fuga" in Sicilia
- la presenza costante al suo fianco di massoni e mafios
- un'immensa produzione di scritti, spesso contorti ed oscuri, dal fine chiaramente ricattatorio
- l'eliminazione del suo più diretto avversario: l'avv. Giorgio Ambrosoli, curatore fallimentare della Banca privata di sua proprietà. Il tutto inquadrato nella sceneggiata del suo finto rapimento, attuato da un fantomatico gruppo terroristico di sinistra e conclusosi con un altro inganno: il ferimento dello stesso Sindona. Ancora oggi nessuno è riuscito a chiarire fino in fondo non tanto i contorni di questa vicenda, quanto il suo esatto scopo.
Di seguito pubblichiamo alcuni documenti tratti dall'attività istruttoria della magistratura di Milano, conclusasi il 17 luglio 1984, e che è
stata alla base della condanna all'ergastolo inflitta a Michele Sindona, il 18 marzo 1986, dalla Corte di Assise di Milano.
Si tratta di materiale che punta a fare luce sull'essenza del mistero Sindona: il suo viaggio in Sicilia.

http://www.misteriditalia.com/casosindona/grandericatto/index.htm

Michele Sindona muore il 22 marzo 1986,dopo 56 ore di agonia. Due giorni prima, il 20 marzo, alle 8.30 del mattino, nel supercarcere di Voghera, come tutte le mattine, aveva bevuto un caffè nella chiuso della sua cella e pochi istanti dopo era stramazzato sulla sua branda, gridando: "Mi hanno avvelenato, mi hanno avvelenato". Nella tazzina di carta che conteneva il caffè i periti troveranno tracce di cianuro, un veleno dalle caratteristiche asfissianti perché blocca l’afflusso di ossigeno al cervello.

Suicidio od omicidio?

Il 23 luglio 1987 la magistratura di Pavia archivierà la morte di Sindona, sposando la prima tesi: uccidendosi, colui che era stato il banchiere italiano più potente del mondo – "il salvatore della Lira", secondo una definizione di Giulio Andreotti – aveva attuato una sorta di messinscena, quasi una vendetta postuma contro coloro che, dopo averne avuto ampi favori, lo avevano abbandonato al suo destino giudiziario: una condanna a 25 anni da scontare negli Stati uniti per bancarotta, ma soprattutto un ergastolo per l’assassinio del curatore fallimentare di una sua banca, Giorgio Ambrosoli. Quest’ultima condanna gli era stata comminata in primo grado due giorni prima , il 18 marzo, dalla corte di Assise di Milano.
Per tutelare la sua incolumità, dal 25 settembre 1984 Michele Sindona era stato rinchiuso nel penitenziario di Voghera, un carcere femminile di massima sicurezza che oltre a lui ospitava 24 terroriste rosse.
Nella sua cella il detenuto viveva in assoluto isolamento, guardato a vista - giorno e notte - da 15 secondini, nessuno dei quali – secondo il rigido regolamento del penitenziario - poteva sapere se sarebbe stato destinato a fare la guardia a Sindona fino al momento di prendere servizio. La consegna dei pasti (colazione compresa) avveniva seguendo un rituale complesso, destinato a garantire che solo poche persone, tutte identificabili, maneggiassero le vivande le quali arrivavano nella cella di Sindona in contenitori di acciaio, chiusi da un lucchetto.
Eppure la mattina del 20 marzo 1986 Sindona muore avvelenato, sorseggiando un caffè. Com’è arrivato il cianuro nella cella di quel detenuto eccellente? Chi lo ha messo nel suo caffè?

Suicidio od omicidio?

Qui sotto riproduciamo l’articolo apparso sul quotidiano La Repubblica all’indomani del suo avvelenamento ed un breve commento a caldo di Giorgio Bocca. Oltre ad un elenco dettagliato di dubbi e misteri ancora oggi rimasti tali.

http://www.misteriditalia.com/casosindona/morte/index.htm

http://www.misteriditalia.com/casosindona/morte/download/Il%20giorno%20della%20fine%20(down).doc

http://www.misteriditalia.com/casosindona/morte/download/Ancorta%20torppi%20interrogativi%20(down).doc

http://www.misteriditalia.com/casosindona/grandericatto/download/A%20Palermo.doc

http://www.misteriditalia.com/casosindona/grandericatto/download/Interr.%20Sindona.doc

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mammamia
by giovannita Tuesday January 20, 2004 at 08:34 PM mail:  

Ed a chi posta ..............<<scheletri nell'armadio>>:

comunque zanotelli ha studiato a cincinnati, ha battezzato con furore, lo racconta nelle sue memorie parla di dozzine di battesimi al giorno di sante messe che durano tre ore, di miseria e dolore che ti squamano gli occhi come succede ai serpenti e ti avvicinano a gesu e al suo messaggio che attraverso la fame e la malattia del prossimo, alla visione dei morti di fame del continente africano ti illumini d'immenso, nello stesso periodo negli stessi anni in congo ci stava anche il CHE, andate a leggere i suoi diari confrontateli, leggete quello che ernesto scriveva dei missionari, Zanotelli rientra in italia e di botto diventa direttore di nigrizia un'antica e prestigiosa rivista delle missioni la ristruttura una rivista parrocchiale la chiama lui, è convinto che prima della sua direzione era una fetecchia e la lancia a livello nazionale, dove prendeva nel 74 i soldi? E dove li prende adesso che insieme ad un ristretto cenacolo gestisce 230 negozietti equosolidari che vendono a prezzi salatissimi, e i fondi per le banche etiche che sta tirando su, da dove piovono? una struttura dai piedi di argilla, basata su volontari e fedelissimi reclutati in parrocchia, il vice di zanotelli francisco gesualdi il cucciolo di don milani dopo aver passato la sua vita in oratorio si è improvvisato economista bancario e consiglia come e dove spendere e investire i quattro soldi dei volontari e i seguaci dell' amore pace e fantasia, promettendo investimenti trasparenti e interessi alle stelle;se fosse vero avrebbero centinaia di sportelli , invece...provaate a sfogliare l'elenco del telefono, cercate gli indirizzi della banca etica nella vostra città, anzi invitiamo gli amici di zanotelli a dirci dive sono gli sportelli della banca etica, gli indirizzi, la sede; ma tanto non rispondono; non mi sembra etico portare i soldi, gli ultimi risparmi in parrocchia si finisce di diventare clienti dell' IOR la banca del vaticano senza volerlo, zanotelli e gang sono degli avvoltoi che vogliono banchettare sui vostri miseri resti, i resti mensili che ancora chiamiano risparmi;okkio che zanotelli ha studiato da marcincus a cincinnati e marcincus era un luminare dell'economia è riuscito a tener testa a sindona, a liquidare il banco ambrosiano, a fottersi tanti di quei faccendieri e mandare sul lastrico migliaia di risparmiatori, era un genio dell'economia era il presidente della BANCA DEL VATICANO, e zanotelli in quel periodo giovanile, ha studiato economia con lui in america e per questo insiste, ne conosce il valore, per questo che apre negozi, e banche andate a navigare su rete lilliput vendono di tutto dalle bandiere ai seminari,è tutto un business, ma perchè visto che sono così attenti a dividere le banche tra buone e cattive non mettono nella lista nera delle banche da boicottare anche lebanche del circuito dell' IOR, adesso scopriamo che il san paolo, l' intesa sono coinvolti nei loschi traffici del parmacrak, ma nella lista da boicottare fornitaci dai lillipuziani non ci sono, come mai? SANTA MAFIA???????


ECCO ALTRE ATTUALIZZAZIONI !!!!!!!!!!!


P2 UNA LOGGIA MASSONICA SEGRETA:nel meandro dei poteri occulti
http://www.misteriditalia.com/loggiap2/

L’esistenza di una loggia massonica coperta, denominata "Propaganda 2", emerge nel marzo del 1981 quando, indagando sul caso Sindona, i magistrati di Milano, Turone e Colombo, sequestrano molti documenti nella villa e negli uffici aretini di Licio Gelli, grande maestro della massoneria, un personaggio dal passato quanto mai ambiguo.Tra quei documenti una lista di 953 nomi, per lo più di esponenti politici, alti ufficiali, personaggi del mondo economico e uomini dei servizi segreti, tutti raccolti in una loggia segreta, potente strumento di intervento nella vita del Paese. Licio Gelli ed alcuni suoi consulenti avevano anche stilato un "piano di Rinascita Democratica" che, attraverso il controllo dei mass media, mirava alla normalizzazione dei sindacati, al controllo della magistra- tura e al rafforzamento in senso autoritario del potere istituzionale.La Loggia P2 si delinea così come un potere parallelo forse addirittura in grado di promuovere e gestire la strategia della tensione,mirata a minare la struttura democratica del Paese. Il dubbio che a tutt’oggi rimane è che in realtà quella che è stata scoperta è soltanto una parte, la meno influente, della loggia e che il potere cospirativo ed occulto della massoneria riservata sia continuato negli anni.

IL PIANO DI RINASCITA DEMOCRATICA DELLA P2
http://www.misteriditalia.com/loggiap2/ilpiano/ilpiano.html

Il Piano di rinascita democratica fu sequestrato all’aeroporto di Fiumicino nel sottofondo malamente camuffato di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia di Licio, che stava tornando in Italia da Nizza. Il documento è databile attorno al 1976. Dopo averli fatti rinvenire, Gelli ha avuto cura di introdurre nuovi elementi di confusio- ne precisando, nel giugno del 1984, che il Piano di rinascita non è mai esistito. Esso era solo un insieme di appunti che dovevano servire da scaletta per una serie di articoli e relazioni. "Non era altro – dirà lo stesso Gelli - che un'esposizione sullo stato della nazione, lecita per qualsiasi cittadino che voglia esprimere il suo punto di vista sull'andamento generale del paese". Sta di fatto che – a ben vedere – alcuni obiettivi contenuti in quel Piano di Rinascita risultano oggi applicati. Lasciamo al lettore il giusto e la curiosità di scoprire quali.

LA LISTA DELLA P2 SEQUESTRATA A LICIO GELLI
http://www.misteriditalia.com/loggiap2/elencop2/elencop2.html

Questo è l’elenco alfabetico dei nomi di 962 presunti iscritti alla "Loggia P2" della massoneria sequestrato il 17 marzo 1981 a Licio Gelli (distribuito dalla presidenza del Consiglio il 21 maggio 1981). La relazione della Commissione parlamentare d'in- chiesta, consegnata ai presidenti della Camera e del Senato il 12 luglio 1984, afferma che: "le liste se- questrate a Castiglion Fibocchi sono da considerare: a) auten- tiche: in quanto documento rappresentativo dell'organizzazione massonica denominata Loggia P2 considerata nel suo aspetto soggettivo; b) attendibili: in quanto sotto il profilo dei conte- nuti, è dato rinvenire numerosi e concordanti riscontri relativi ai dati contenuti nel reperto". Ciononostante, dal momento che questo elenco è stato contestato, con successo, da diverse persone i cui nominativi figurano nello stesso e che si sono rivolte alla magistratura, è necessario avvertire il lettore che la presenza di un nominativo in questa lista non significa l’acclarata appar- tenenza dello stesso alla Loggia massonica P2. C’è infine da tenere conto del fatto che la Corte d'Assise romana ha recentemente negato la fondatezza della accusa di cospi- razione mediante associazione, escludendo quindi che la P2 sia stata una struttura in grado di interferire ad un livello diverso da quello (di bassissimo profilo) dello scambio di favori e di raccomandazioni. Quella che segue, quindi, è solo la lista degli appartenenti alla P2 così com’è stata sequestrata a Licio Gelli.

GLI ISCRITTI ALLA LOGGIA P2 DIVISI PER CATEGORIE LAVORATIVE
http://www.misteriditalia.com/loggiap2/categorie/categorie.html

Su 972 iscritti alla loggia P2 di Licio Gelli ben 177 sono militari, tutti ufficiali. Ad essi vanno aggiunti 6 ufficiali del corpo delle guardie di PS, 5 prefetti e vice prefetti, 11 questori e 5 funzionari di polizia. Per un totale di 204 persone che, prima del giura- mento massonico, avevano giurato fedeltà allo Stato. Come dire che più del 20% della Loggia massonica segreta era composta da servitori dello stato.Ecco, comunque, un elenco per categorie lavorative degli aderenti alla massoneria del venera- bile maestro Licio Gelli:
GLI ISCRITTI ALLA LOGGIA P2 DIVISI PER CATEGORIE LAVORATIVE
Mamma mia, quanti militari….


Su 972 iscritti alla loggia P2 di Licio Gelli ben 177 sono militari, tutti ufficiali. Ad essi vanno aggiunti 6 ufficiali del corpo delle guardie di PS, 5 prefetti e vice prefetti, 11 questori e 5 funzionari di polizia. Per un totale di 204 persone che, prima del giuramento massonico, avevano giurato fedeltà allo Stato. Come dire che più del 20% della Loggia massonica segreta era composta da servitori dello stato.

Ecco, comunque, un elenco per categorie lavorative degli aderenti alla massoneria del venerabile maestro Licio Gelli:

MILITARI E FORZE DELL’ORDINE: 208
Esercito 50
Marina 29
Aeronautica 9
Carabinieri 52
Guardia di Finanza 37
Prefetti e Vice 5
Questori e Vice 11
Funzionari PS 5
Ufficiali PS 6

MAGISTRATI: 18

UOMINI POLITICI: 67
Ministri 3
Deputati 38
Senatori 4
Presidenti e Vice di regione 2
Pres. Provincia 1
Sindaci 3
Partiti politici 16

SEGRETARI PARTICOLARI (politici) 11

FUNZIONARI REGIONALI: 7

DIRIGENTI COMUNALI: 8

INDUSTRIALI: 47

DIRIGENTI INDUSTRIALI: 23

IMPRENDITORI: 18
Edili 9
Altri 9

SOCIETA’ PRIVATE (Presidenti): 12

SOCIETA’ PUBBLICHE (Presidenti): 8

SOCIETA’ PUBBLICHE (Dirigenti): 12

DIRIGENTI MINISTERIALI: 52
Lavori Pubblici 5
Pubblica Istruzione 7
Trasporti 1
Finanze 10
Agricoltura 2
Giustizia 1
Sanità 2
Industria 2
Esteri 1
Commercio estero 2
Tesoro 10
Difesa 7
Partecipazioni statali 2

SINDACALISTI: 2

DIPLOMATICI: 9

DOCENTI UNIVERSITARI: 36

PROVVEDITORI AGLI STUDI: 2

BANCHE: 49
Presidenti: 10
Direttori generali: 10
Funzionari e Direttori: 26
Membri Cons. d’amm.: 3

COMMERCIANTI: 1

COMMERCIALISTI: 28

CONSULENTI FINANZIARI: 4

COMPAGNIE AEREE: 8

EDITORI: 4

DIRIGENTI EDITORIALI: 6

GIORNALISTI: 27
Direttori 5
Altri 22

SCRITTORI 3

DIRIGENTI RAI-TV: 10


COMPAGNIE DI ASSICURAZIONE: 6

MEDICI: 38
Primari ospedalieri 22
Medici 16

ENTI ASSISTENZIALI E OSPEDALIERI: 10
(dirigenti e funzionari)

ARCHITETTI: 7

AVVOCATI: 27

NOTAI: 4

LIBERI PROFESSIONISTI: 17

ANTIQUARI: 6

ALBERGHI (Direttori): 4

ASSOCIAZIONI VARIE: 10

ATTIVITA’ VARIE: 12

LIONS CLUB: 4

ROTARY CLUB 7

NB: il totale supera la cifra di 972 perché alcuni sono stati inseriti in più

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e per MAL finire mai finire ....
by hac(H)er Tuesday January 20, 2004 at 08:45 PM mail:  

e per MAL finire mai...
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LA LOGGIA P2
http://www.misteriditalia.com/loggiap2/commissionestragi/commstragi.html

Sono i concetti di "doppia appar- tenenza", di "doppia lealtà" e di "oltranzismo atlantico" quelli che vengono analizzati nella relazione Pellegrino.
Concetti ricavabili dall’esame dei documenti della P2, primo fra tutti il piano di rinascita democratica.

LA LOGGIA P2
Nell’analisi della Commissione Stragi (relazione Pellegrino)

Sono i concetti di “doppia appartenenza”, di “doppia lealtà” e di “oltranzismo atlantico” quelli che vengono analizzati nella relazione Pellegrino. Concetti ricavabili dall’esame dei documenti della P2, primo fra tutti il piano di rinascita democratica.
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AVVERTENZA: La relazione Pellegrino non va letta come una sorta di maxi-sentenza definitiva, ma soltanto come <<la formulazione di un giudizio storico-politico globale>>.
Come ogni analisi storico-politico essa è, comunque, soggetta a integrazioni e mutamenti.

I netti contorni della svolta del 1974 si possono cogliere anche nel raffronto tra i contenuti di ben noti documenti provenienti da Licio Gelli e più in generale dalla Loggia massonica P2.
Sull'analisi di tale fenomeno e sul suo intrecciarsi con le vicende politiche, la relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta presieduta dall'onorevole Anselmi ha fissato punti fermi che mantengono ancora oggi la loro validità, avendo trovato nel tempo addirittura ulteriori conferme.
E' pur vero che sul piano valutativo le conclusioni cui si è giunti in sede parlamentare sembrano aver trovato smentita in ambito giudiziario, dove la Corte d'Assise romana ha recentemente negato la fondatezza della accusa di cospirazione mediante associazione, escludendo quindi che la P2 sia stata una struttura in grado di interferire ad un livello diverso da quello (di bassissimo profilo) dello scambio di favori e di raccomandazioni.
E' vero peraltro, da un lato, che si tratta di un accertamento penale ancora provvisorio, essendo stato impugnato dalla pubblica accusa, dall'altro, che sussistono differenze strutturali tra l'accertamento giudiziario penale e la valutazione storico-politica, in cui consiste il proprium di un'inchiesta parlamentare.
Infatti, mentre in sede giudiziaria assume fondamentale importanza la verifica della riconducibilità di ogni specifico aspetto ai comportamenti concreti dei singoli imputati, in sede di valutazione politica diventa centrale esclusivamente l'esame di insieme del sistema delle connessioni.
Può dunque, ovviamente, non solo confermarsi l'esistenza di un progetto politico modificatosi e adattatosi nel tempo allo sviluppo degli avvenimenti, ma anche la sua inerenza alla ragione d'essere stessa dell'organizzazione, che esiste proprio quale strumento di realizzazione di quel progetto.

Il fatto che, come osservato dalla Commissione Anselmi, la logica ispiratrice della P2 fosse quella del controllo e non quella del governo dei processi politici attraverso un'articolazione trasversale ai partiti e particolarmente attenta agli apparati, crea una perversa sinergia tra le diverse anime della P2 - quella del condizionamento politico, quella della fratellanza massonica e quella degli affari - che solo un'ottica miope può tendere a schiacciare sul suo profilo più basso. E' un giudizio che appare quindi opportuno riconfermare nella sede parlamentare dell'inchiesta affidata a questa Commissione, dai cui specifici oggetti di indagine la Loggia P2 può solo ad una prima approssimazione ritenersi estranea una volta che - come si è già evidenziato - affiliati alla Loggia assumono rilievo centrale, in qualche modo collegandole, in numerose vicende di sicura competenza della Commissione. La P2 sta quindi all'interno del contesto occulto che viene investigato; e la circostanza che la maggior parte dei suoi affiliati fossero personalità investite da responsabilità istituzionali di elevato rilievo focalizza ancora una volta l'attenzione sul tema della "doppia appartenenza" o della "doppia lealtà", canale attraverso cui il piano occulto degli eventi reagisce su quello apparente, a volte con risultati di vera e propria torsione.
E' un profilo che appare di indubbia rilevanza afferendo ad uno dei temi conduttori delle inchieste, e che non viene né smentito, né sminuito dalla considerazione della P2 come un luogo di "oltranzismo atlantico", come autorevolmente suggerito dall'ex Capo dello Stato Francesco Cossiga, perché “oltranzismo atlantico” richiama appunto il tema della "doppia lealtà" arricchito dal vincolo di fratellanza massonico che operava come filtro selettivo del riferimento.
Non diversamente - e sia pure per altro profilo - le più recenti acquisizioni che incrinano un'immagine monolitica della P2, evidenziando le dinamiche di forte contrapposizione esistenti al suo interno, non escludono la possibilità di ritenere che progetti politici siano stati nel tempo elaborati all'interno della Loggia P2, cogliendone le differenze e quindi le linee evolutive.

In tal senso assumono rilevanza i documenti provenienti da Gelli fra i quali il "Memorandum sulla situazione politica del paese" ed il "Piano di rinascita democratica" che furono rinvenuti all'aeroporto di Fiumicino nel sottofondo malamente camuffato di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia di Licio, in arrivo da Nizza. Si tratta di due documenti databili intorno al 1976 di diverso contenuto, pure se complementari tra loro.
Dopo averli fatti rinvenire, Gelli ha avuto cura di introdurre nuovi elementi di confusione precisando, nella memoria trasmessa dall'avvocato Dean al Presidente della Commissione Anselmi nel giugno del 1984, che:

"il Piano di rinascita democratica non è mai esistito, posto che ciò che fu trovato nella borsa di mia figlia Maria Grazia non era altro che una quantità di appunti, che dovevano servire da scaletta per una serie di articoli e relazioni sul tipo del mio "Piano R", che consegnai nelle mani del Presidente della Repubblica Giovanni Leone; non era altro che un'esposizione sullo stato della nazione, lecita per qualsiasi cittadino che voglia esprimere il suo punto di vista sull'andamento generale del paese".

Lo "schema R", verrà poi pubblicato da Gelli nel suo libro "La verità", mentre il Presidente Leone, che non fu ascoltato in audizione dalla Commissione Anselmi, ma che ebbe con l'Ufficio di Presidenza un incontro il cui contenuto fu reso noto al plenum negò recisamente di aver avuto qualsiasi documento da Gelli; al contrario del presidente Cossiga che, in sede di deposizione processuale, anche questa resa fuori udienza, ha ricordato di aver avuto da Gelli, in un incontro, materiale documentale che ragionevolmente potrebbe essere quello dei documenti programmatici, senza aver dato ad esso soverchio rilievo.
Il contenuto di tali documenti smentisce con evidenza l'ipotesi di un Gelli solitario elaboratore di appunti personali su fantasiose ingegnerie costituzionali per diletto o per la soddisfazione di qualche accolito nostalgico e sprovveduto.
Lo stile dei documenti, pur infarciti di luoghi comuni cari alla tradizione più gretta e reazionaria, non è riconducibile né allo stile stentato che Gelli dimostra possedere negli scritti a lui sicuramente attribuibili, né al livello assai mediocre della sua preparazione culturale anche sul piano istituzionale.
Peraltro ciò che ora interessa è il raffronto contenutistico tra lo "schema R" da un lato, ed il "Memorandum" ed il "Piano di rinascita" dall'altro. E ciò perché nel loro collegamento cronologico (lo "schema R" è almeno di qualche tempo anteriore rispetto al "Memorandum" ed al "Piano di rinascita", i quali appaiono il frutto di una elaborazione databile intorno al 1976) i documenti consentono di cogliere anche all'interno della P2 il passaggio di fase che si colloca a cavaliere della metà del decennio. Il senso di insieme che è dato cogliere dal raffronto del documento più antico con i due più recenti è appunto quello dell'evoluzione, da un'idea di colpo di Stato per la costruzione di un assetto politico e sociale autoritario e paternalista, ad un progetto di conquista del controllo dello Stato con mezzi più morbidi e secondo una visione più moderna di un assetto sociale "ordinato", che si connota di efficientismo, meritocrazia, esaltazione dei valori individuali ed esasperazione della preminenza delle esigenze economiche, ma che conserva una sostanziale continuità con le impostazioni autoritarie precedenti.

Lo "Schema di massima per un risanamento generale del paese", che fu pubblicato da Gelli, è un progetto politico di taglio decisamente golpista.
Il documento si fonda su un'analisi politica assai più grossolana e datata di quella relativa al "Piano di rinascita nazionale" (ed al "Memorandum" a questo allegato).
L'anticomunismo (inteso come contrasto all'ideologia e insieme all'espansionismo anche militare dell'URSS) e l'avversione alla formula politica del centro-sinistra richiamano in parte i documenti del convegno dell'Istituto Pollio (di circa un decennio anteriori), assumendo un notevole rilievo sul piano storico specie con riferimento al succedersi e all'intrecciarsi delle istanze golpiste che vanno esaurendosi proprio tra il 1974 ed il 1975 e al loro stretto concatenarsi con la P2.
Dal punto di vista cronologico lo "Schema" si direbbe immediatamente successivo alla tornata elettorale del 1975, e precedente di qualche tempo il "Memorandum" che contiene una lettura assai più articolata della situazione generale.
Per queste ragioni desta qualche perplessità, peraltro priva oggi di conseguenze sul piano pratico, l'affermazione di Gelli secondo la quale sarebbe stato questo e non il "Piano" il documento sottoposto all'attenzione del Presidente della Repubblica.
Come già accennato il pericolo di una eccessiva ascesa del partito comunista in Italia è il dato politico ispiratore di tutta la parte introduttiva del documento, che paventa la possibilità di un assorbimento dell'Italia nell'area di influenza del mondo comunista e vede nella crisi della Democrazia Cristiana il venir meno di un possibile baluardo a tale ascesa.
La soluzione per una tale possibile catastrofica degenerazione della situazione politica italiana, che determinerebbe imprevedibili reazioni anche in campo internazionale per la impossibilità, da parte degli Stati Uniti, di prendere atto passivamente di una così rilevante modifica degli equilibri concordati dopo la fine della guerra, è condensata in un programma di interventi affidati all'iniziativa del Presidente della Repubblica, il quale dovrebbe varare immediatamente tre provvedimenti urgenti indispensabili:

-revisione della Costituzione con la trasformazione dell'Italia in Repubblica presidenziale; - proclamazione dello stato di "armistizio sociale" per un periodo non inferiore a due anni;
-nomina ed insediamento di un "comitato di coordinamento" composto da non più di undici membri, scelti tra tecnici di provata esperienza e capacità nelle rispettive specializzazioni con il compito immediato e principale di studiare e proporre eventuali riforme all'attuale Costituzione.

In epoca immediatamente successiva si dovrebbero concedere al Comitato di coordinamento i poteri necessari per poter esaminare, analizzare ed eventualmente modificare gli schemi di riforme sociali ed economiche, nonché tutti i progetti di legge da rimettere al Parlamento.
Inoltre il predetto Comitato dovrebbe avere pieni poteri per poter procedere al riesame di tutta la legislazione attualmente in vigore.
Il meccanismo di accentramento del potere, di sospensione delle garanzie fondamentali e di creazione di una sorta di Comitato di salute pubblica risponde proprio ai principi elementari della manualistica del colpo di Stato ed il resto del documento non delude le aspettative in questa direzione. La limitazione del diritto di sciopero, la modifica della legge elettorale, l'aumento dei poteri delle forze dell'ordine e l'impiego dell'esercito nelle operazioni di ordine pubblico, la predisposizione di un piano di richiamo in servizio dei carabinieri ausiliari e di un piano di ripiegamento dell'arma territoriale con

"raggruppamento in centri di raccolta opportunamente scelti in base a criteri operativi per fronteggiare eventuali esigenze di ordine pubblico e per evitare che le forze restino inoperose ed inutilizzabili...",

la trasformazione dell'esercito da esercito di leva in esercito di volontari ed una serie di misure a favore delle forze armate e di rafforzamento del principio di autorità al loro interno, il ripristino della pena di morte, la riduzione del numero dei quotidiani, i provvedimenti in tema di "moralità pubblica", di economia e di istruzione costituiscono infatti lo sviluppo, che si articola in ben cinquantaquattro punti, delle premesse poste con il preambolo e con l'enunciazione dei provvedimenti urgenti necessari.

Di contenuto e natura diversa sono invece i documenti sequestrati a Fiumicino e cioè il "Piano di rinascita democratica" ed il "Memorandum", che lo integra e lo motiva.
Il contenuto dei documenti è tale da escludere che si sia trattato, come Gelli
afferma, di una serie di appunti elaborati in vista di successivi interventi sulla stampa. Si tratta invece, come già osservato, di un progetto politico complessivo, frutto evidente di un'elaborazione collettiva; e cioè documenti programmatici che assumono rilievo non tanto in sé, ma in virtù della loro esatta coincidenza con l'accertata attività concreta della Loggia, e con comportamenti assunti nel tempo dai suoi affiliati.
Vuol dirsi cioè che, analizzando i comportamenti concreti e i criteri con cui
furono individuate le persone da reclutare, si evidenzia in controluce un piano di azione non molto dissimile da quello rinvenuto nella valigia di Maria Grazia Gelli e composto, come già più volte ricordato, dal "Piano di rinascita democratica" e dall'allegato "Memorandum".
Quest'ultimo è un documento di analisi della situazione politica che parte dalla constatazione della situazione di crisi della Democrazia cristiana.
La soluzione a tale problema potrebbe venire dalla creazione di due nuovi movimenti politici, uno social-laburista e l'altro liberal-moderato o conservatore, in grado di catalizzare, a destra ed a sinistra della D.C. le aree
moderate che stentatamente convivono all'interno del partito impegnandosi in una lotta interna esiziale.
Ma poiché tale progetto appare troppo ambizioso in termini di costo e di tempo necessari per la realizzazione, non rimane che avviare un processo di
rifondazione della Democrazia cristiana che passi anche attraverso il ringiovanimento dei quadri e la sostituzione di almeno l'80% della dirigenza del partito.
E' necessario poi che la D.C. prenda atto della "cetimedizzazione" della società italiana abbandonando perciò la sua anima più radicatamente popolare che solo nella contrapposizione all'ideologia comunista trovava la sua giustificazione, in favore di una "morale fondata sull'equilibrio fra diritti e doveri, sul principio del neminem ledere", sulla libertà di scelta economica quale presupposto di quella politica, sul dovere di solidarietà cristiana e umana che ha inizio nel momento fiscale. Anche l'apparato del partito deve adattarsi con radicali cambiamenti articolandosi in clubs territoriali e settoriali destinati a funzionare come centri propulsori nel campo della propagazione delle idee mentre il ricambio ai vertici del partito deve essere garantito dall'eliminazione di gran parte dei vertici nazionali e periferici e la sostituzione con nuove leve provenienti dal mondo esterno.
Solo una struttura di questo tipo sarebbe in grado di realizzare il programma contenuto nel "Piano di rinascita", che costituisce una sorta di allegato al "Memorandum", mentre d'altro canto non avrebbe senso lo sforzo necessario per la creazione della struttura, se non per la realizzazione di cambiamenti prospettati nel piano.
Significativamente il documento termina con una previsione di spesa di una decina di miliardi, necessari per inserirsi nel sistema di tesseramento per "acquistare il partito" mentre una cifra altrettanto consistente appare necessaria per provocare la scissione del sindacato, altra condizione indispensabile per la realizzazione del progetto.
Il "Piano di rinascita democratico" fissa, dandosi obiettivi a breve, medio e lungo termine, i punti necessari per il raggiungimento dello scopo e indica gli obiettivi da tenere presenti: i partiti, i sindacati, il Governo, la Magistratura, il Parlamento, Partiti, stampa e sindacati possono fin da subito essere oggetto di quella opera di "penetrazione" da parte di persone di fiducia che, con un costo prevedibile di trenta o quaranta miliardi, potrebbe assicurare il controllo degli apparati rendendoli disponibili all'operazione di salvataggio contenuta nel piano.
Il resto del documento analizza partitamente ogni settore, individuando gli obiettivi da raggiungere immediatamente o in tempi più lunghi e tale disamina è preceduta da una premessa:

"Primario obiettivo e indispensabile presupposto dell'operazione è la costituzione di un club (di natura rotariana per l'omogeneità dei componenti) ove siano rappresentati, ai migliori livelli, operatori imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori e magistrati, nonché pochissimi e selezionati uomini politici, che non superi il numero di trenta o quaranta unità. Gli uomini che ne fanno parte devono essere omogenei per modo di sentire, disinteresse, onestà e rigore morale, tali cioè da costituire un vero e proprio comitato di garanti rispetto ai politici che si assumeranno l'onere dell'attuazione del piano e nei confronti delle forze amiche nazionali e straniere che lo vorranno appoggiare. Importante è stabilire un collegamento valido con la massoneria internazionale".

In questo paragrafo è in qualche modo condensata la filosofia essenziale del "Piano di rinascita", che è quella di una visione fortemente economicista della società che relega in un angolo la politica, i cui rappresentanti hanno necessità di una garanzia che non gli viene dalla legittimazione ma dai rappresentanti delle élite, attribuendogli un ruolo di strumento di mediazione tanto ineliminabile quanto sgradito e quindi relegato in una posizione fortemente marginale e in buona sostanza appena tollerato per conservare il carattere democratico del sistema.
Per quanto riguarda i procedimenti si può brevemente dire che l'obiettivo deve essere, nei partiti, nella stampa e nel sindacato, quello del controllo delle persone che in ogni formazione o in ogni giornale siano ritenute sintoniche con gli obiettivi del "Piano" e della creazione di strutture (formazioni politiche e giornali) che se ne facciano strumento di realizzazione.
Per il sindacato in particolare, deve essere prioritario l'obiettivo della scissione dell'unità sindacale per poi consentire la riunificazione con i sindacati autonomi di quelle componenti confederali sensibili all'attuazione del "Piano".
Tale obiettivo è preferibile (e meno costoso in termini economici) rispetto a quello, pur esso positivo, del rovesciamento degli equilibri di forze all'interno della confederazione.
Per quanto riguarda i programmi, il documento si articola con l'illustrazione di una serie di interventi, sul piano delle istituzioni, dell'istruzione e dell'economia, coerenti con le premesse date e idonee alla realizzazione del progetto sia nel breve termine che nei tempi medi e lunghi. Il risultato finale di tutta l'operazione avrebbe dovuto restituire una magistratura più controllata (con la diversa regolamentazione degli accessi e delle carriere) e meno autonoma (con la modifica del CSM); un pubblico ministero separato e legato alla responsabilità politica del Ministro di giustizia; un Governo il cui presidente viene eletto dalla Camera, libero da condizionamenti del Parlamento e i cui decreti non sono emendabili; un sistema della rappresentanza congelato con elezioni a scadenza rigida e simultanee per il Parlamento ed i consigli regionali e comunali; un Parlamento profondamente modificato e ridimensionato nella composizione e nelle funzioni; una Corte costituzionale ricondotta in argini più ristretti attraverso il divieto delle sentenze cosiddette additive; una amministrazione forte nei suoi apparati da contrapporre alla fragilità del controllo politico esercitato su di essa, una struttura sociale più rigida e meritocratica, una stampa più controllata, un'economia libera da eccessivi condizionamenti.
Abbastanza agevole è quindi cogliere, così chiarendo il senso del "passaggio di fase", una distinzione tra il "Piano R", vero schema di colpo di Stato, ed il programma di rinascita che assumeva i profili dell'illiceità con riferimento non al contenuto del Piano (a parte l'inciso sulla possibile sua realizzazione per decreto), quanto ai mezzi che ci si proponeva di utilizzare (non la legittimazione del voto, ma ad esempio le cosiddette "operazioni finanziarie" di controllo dei meccanismi della rappresentanza). Tuttavia, anche all'interno del "Piano" e del "Memorandum", è possibile ritrovare tracce testuali di una continuità di elaborazione che collega tali documenti posteriori allo "Schema R" e che testimonia della non episodicità e della non individualità delle riflessioni dell'organizzazione P2 sul tema.
Anche lo "Schema" contiene infatti riferimenti al divieto di sentenze additive per la Corte costituzionale, alla necessità di abolire le province e di fissare una data comune e inderogabile per le elezioni del Parlamento e per quelle regionali e comunali, all'accertamento dei poteri di programmazione attraverso la riforma del Ministero delle partecipazioni statali (che nel "Piano" diventa Ministero dell'economia).

Su tali basi è quindi possibile rilevare come ben relativo fosse il carattere democratico del "Piano di rinascita" che pure i suoi estensori pretesero di attestare in limine, e cioè nell'incipit della premessa:

"l'aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente Piano ogni movente o intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema".

Ad asseverare tale dichiarazione di intenti potrebbe valere il rilievo che gli obiettivi del "Piano" ben potrebbero considerarsi rientranti nel programma politico di un partito conservatore, soprattutto oggi che almeno parte di essi sono nel dibattito politico oggetto di una condivisione abbastanza ampia.
Ma è l'analisi dei mezzi (e non dei fini) ad escludere, come già ricordato, il carattere democratico del Piano, affidato ad un'operazione occulta degli affiliati all'interno delle istituzioni, dei movimenti politici, del sistema dell'informazione e dell'economia.
D'altro canto tutta la storia della P2 dimostra un tentativo di occupazione del potere e si realizza attraverso la distribuzione di uomini "propri" (VEDERE IL NANO DI ARCORE CAVALIERE DEL "LAVORO IN NERO" DOTTOR SILVIO BERLUSCONI !!!!!) in ogni posto di responsabilità e se questo è nella logica storicamente consolidata della massoneria di tutte le "fratellanze" di qualsiasi matrice, si fonde nella P2 con lo sforzo di realizzazione di un progetto politico e di un assetto istituzionale che stravolge radicalmente quello esistente impossessandosene da dentro e violando i suoi principi fondamentali.
A riprova che il carattere democratico di un ordinamento riposa non soltanto sul profilo statico di istituzioni che fondano e recuperano la loro legittimazione nel consenso popolare, ma anche (e in maniera non meno intensa) sul profilo dinamico dei metodi, caratterizzati da trasparenza e visibilità, ai quali l'ordinamento stesso affida le prospettive di una sua possibile riforma.

LA RELAZIONE DELLA COMMISSIONE
PARLAMENTARE SULLA P2
http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/

Il 12 luglio 1984 la deputata democristiana Tina Anselmi invia alle Camere il testo di un documento. E’ la relazione di maggioranza che conclude i lavori della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulla loggia massonica P2, commissione che la stessa Anselmi aveva presieduto per quasi tre anni.
La Commissione d’inchiesta era stata, infatti, costituita dal Parlamento con un’apposita legge il 23 settembre 1981, esattamente sei mesi e sei giorni dopo la scoperta da parte della magistratura di Milano dell’esistenza di una loggia massonica segreta, denominata, appunto, loggia Propaganda 2, cioè P2.
I giudici milanesi, temendo gli interventi del potere amico di Gelli, fanno fare una copia di tutti i documenti, la mettono al sicuro e solo allora informano il governo della scoperta. L'opposizione chiede che gli elenchi siano pubblicati ed inutilmente il governo cerca di trincerarsi dietro il segreto istruttorio. I giudici milanesi trovano un modo per superarlo: mandano i documenti alla commissione parlamentare che si occupa del caso Sindona, ben sapendo che da lì le fughe dei documenti avvengono facilmente. In poche ore lo scandalo della P2 diventa di pubblico dominio. E uno scandalo nazionale. Con una buona dose di ipocrisia.
Scriverà Giorgio Bocca: "La caccia ai piduisti minori, le epurazioni discriminate, contradditorie esprimono un fatto grave: il vecchio Stato, primo responsabile di un fenomeno come la P2, si salva buttando a mare i pesci piccoli e sacrificando qualcuno dei suoi pesci grossi per dare un contentino alla opinione pubblica, ma rifiuta o elude una autocritica impietosa. Si arriva come al solito alla commissione parlamentare di inchiesta, affidata alla democristiana Tina Anselmi: lo strumento adatto per diluire lo scandalo all'infinito, per sotterrare le verità più scottanti sotto un numero enorme di testimonianze in gran parte false".
Noi riteniamo, invece, che a qualcosa quella Commissione d’Inchiesta sia servita.
Ed è per questo che ne pubblichiamo di seguito, integralmente, la relazione di maggioranza.

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alcuni link dai quali poter scaricare documenti x adobe reader acrobat
by lettore archivi elettronici Tuesday January 20, 2004 at 09:02 PM mail:  

Alcuni link dai quali poter scaricare alcuni archivi in formato *.PDF trattanti queste sporche vicende !!!

La composizione della commissione parlamentare d’inchiesta

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/COMPOSIZIONE%20DELLA%20COMMISSIONE%20P2.pdf

LA RELAZIONE DI MAGGIORANZA


Introduzione

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/introduzione.pdf

- CAPITOLO I -
L’ORIGINE E LA NATURA


La massoneria di Palazzo Giustiniani e le altre "famiglie" massoniche

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2001%20-%20La%20massoneria%20di%20Palazzo%20Giustiniani%20e%20le%20altre.pdf

La prima fase della Loggia P2: dal 1965 al 1974

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2002%20-%20La%20prima%20fase%20della%20Loggia%20P2.pdf

La seconda fase della Loggia P2: dal 1974 al 1981

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2003%20-%20La%20seconda%20fase%20della%20loggia%20P2.pdf

Licio Gelli, la loggia Propaganda 2 e la massoneria

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2004%20-%20Licio%20Gelli,%20la%20loggia.pdf


- CAPITOLO II -
L’ORGANIZZAZIONE E LA CONSISTENZA


Il sequestro di Castiglion Fibocchi

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2005%20-%20Il%20sequestro%20di%20Castiglion%20Fibocchi.pdf

Autenticità ed attendibilità delle liste

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK-06-Autenticitadelleliste.pdf

La struttura associativa della Loggia P2

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2007%20-%20LA%20STRUTTURA%20ASSOCIATIVA%20DELLA%20LOGGIA%20P2.pdf

La posizione personale degli iscritti

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2008%20-%20LA%20POSIZIONE%20PERSONALE%20DEGLI%20ISCRITTI.pdf

- CAPITOLO III -
I MEZZI IMPIEGATI E LE ATTIVITA’ SVOLTE


SEZIONE I - GLI APPARATI MILITARI E I SERVIZI SEGRETI

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2009%20-%20GLI%20APPARATI%20MILITARI%20E%20I%20SERVIZI%20SEGRETI.pdf

La documentazione anteriore all'informativa COMINFORM


L'informativa COMINFORM ed i suoi sviluppi

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2010%20-%20l'informativa%20Cominform%20ed%20i%20suoi%20sviluppi.pdf

La documentazione successiva all'informativa COMINFORM

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2011%20-%20LA%20DOCUMENTAZIONE%20SUCCESSIVA%20ALL.pdf

Analisi dei documenti

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2012%20-%20ANALISI%20DEI%20DOCUMENTI.pdf

Gli apparati militari

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2013%20-%20GLI%20APPARATI%20MILITARI.pdf


SEZIONE II - I COLLEGAMENTI CON L’EVERSIONE

I contatti con l’eversione nera

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2014%20-%20CONTATTI%20CON%20L'EVERSIONE%20NERA.pdf

Considerazioni conclusive

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2015%20-%20CONSIDERAZIONI%20CONCLUSIVE.pdf

L'Affare Moro

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2016%20-%20L'affare%20Moro.pdf


SEZIONE III - LA LOGGIA P2, LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E LA MAGISTRATURA.

I rapporti con la pubblica amministrazione

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2017%20-%20i%20rapporti%20con%20la%20pubblica%20amministrazione.pdf

I rapporti con la magistratura

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2018%20-%20I%20RAPPORTI%20CON%20LA%20MAGISTRATURA.pdf


SEZIONE IV – LE ATTIVITA’ ECONOMICHE

Il mondo degli affari e dell'editoria

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2019%20-%20Il%20mondo%20degli%20affari%20e%20dell'Editoria.pdf

I rapporti internazionali

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2020%20-%20I%20rapporti%20internazionali.pdf

- CAPITOLO IV -
LE FINALITA’ PERSEGUITE

La loggia P2 e il mondo politico

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2021%20-%20LA%20LOGGIA%20P2%20E%20IL%20MONDO%20POLITICO.pdf

La loggia P2 come associazione politica

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2022%20-%20LA%20LOGGIA%20P2%20COME%20ASSOCIAZIONE%20POLITICA.pdf

Il Piano di Rinascita Democratica ed il principio del controllo

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2023%20-%20IL%20PIANO%20DI%20RINASCITA%20DEMOCRATICA.pdf

Conclusioni

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2024%20-%20CONCLUSIONI.pdf

CAPITOLO V

Considerazioni finali e proposte

http://www.misteriditalia.com/loggiap2/relazione-commissione/download/OK%20-%2025%20-%20CONSIDERAZIONI%20FINALI%20E%20PROPOSTE.pdf

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bravo bravo
by ccc Wednesday January 21, 2004 at 12:28 AM mail:  

Vedo che hai un fracco di tempo da perdere. io pero' non ho altrettanto tempo da perdere a leggere tutta questa roba che hai postato, quindi vorresti farmi il piacere di essere breve e conciso e dirmi dove posso trovare un collegamento fra lo ior e la banca etica o fra la banca etica e i traffici di armi o fra zanottelli e lo ior?


p.s.: stai pur tranquillo che tutto il lavoro che hai fatto a postare tutta 'sta roba non e' servito a niente perche' NESSUNO ha il tempo o la voglia di leggere (soprattutto davanti allo schermo di un computer) tutto 'sto po'po' di roba. quindi ti consiglio di ripassarti la buona vecchia teoria della proporzionalita' fra mezzi e fini (inutile uccidere un topo con una bomba nucleare), e magari di leggerti qualcosa di piu' recente sui meccanismi psicologici dell'utente di internet, sui tempi medi di permanenza dell'occhio ed altre simili fressate che a te a quanto par non interessano particolarmente...

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Sei un grande!!!
by Federico Tuesday February 24, 2004 at 05:49 PM mail: Federicoandre@ tiscali.it 

Ciao, sei un grande!! ti ammiro tantissimo
e vorrei aitarti. Sei una speranza, uno slancio,
una vittoria. Si una vittoria, perchè tutti quelli
che pensano che nella vita occorre vincere, accumumulare
non hanno capito che senza Cristo e sui insegnamenti
tutto è vano. Grazie di esistere Alex.

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Ti ringrazieremo ancor di piu'...
by kloro al klero Tuesday February 24, 2004 at 09:10 PM mail:  

....quando SPARIRAI dalla terra.
PORCODIO (e Gesu' suo figlio bastardo).

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