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http://italy.indymedia.org/news/2004/01/466106.php Nascondi i commenti.

Testi scolastici palestinesi: Israele ancora non esiste
by Squalo Tuesday, Jan. 20, 2004 at 2:59 PM mail:

A partire dal 2000 l'Autorita' Palestinese ha iniziato a sostituire i vecchi testi scolastici egiziani e giordani in uso nelle scuole palestinesi.


Tuttavia, secondo un rapporto diffuso lunedi' scorso dal Center for Monitoring the Impact of Peace (CMIP), condotto su 35 nuovi libri destinati alle scuole dell'Autorita' Palestinese dal terzo all'ottavo anno, i nuovi testi non sono molto meglio di quelli vecchi.
"Non si registrano cambiamenti per quanto riguarda gli elementi chiave al centro del conflitto fra ebrei e arabi, fra palestinesi e israeliani - afferma Yohanan Manor, vicedirettore del Centro israeliano - I nuovi testi non rispettano i criteri di base raccomandati dall'UNESCO, come il riconoscimento del valore dell'altro, l'onesta rappresentazione delle contese politiche, l'uso di un linguaggio che non crei pregiudizi".
In precedenza il Centro aveva gia' esaminato i testi pubblicati dall'Autorita' Palestinese nel 2002 e nel 2001 per gli anni scolastici primo, secondo, sesto, settimo e undicesimo. I testi analizzati nell'ultimo rapporto sono stati introdotti nelle scuole palestinesi nel novembre 2002 e nel febbraio 2003 e, secondo Manor, "non presentano sostanziali cambiamenti", anche se si registrano alcuni isolati elementi che fanno pensare all'inizio di un processo di correzione.
Lo studio mostra che nei libri di testo palestinesi non c'e' alcun riconoscimento della legittimita' di Israele in quanto stato ebraico. Una delle volte che viene citato il sionismo, in una lettura per i ragazzi dell'ottavo anno, si legge: "Il fuoco del crimine sionista ha infranto la terra palestinese". Il nome di Israele non appare mai nelle mappe geografiche, al suo posto compare la scritta Palestina.
I libri esaminati mostrano la tendenza ad aumentare le colpe attribuite a Israele. Finora a Israele veniva attribuita la responsabilita' per tutti i problemi di diritti umani, economia, ambiente, ma non necessariamente anche per i problemi interni palestinesi. Ora, invece, in un testo di educazione civica per l'ottavo anno di scuola, si legge: "Alcuni problemi di violenza nelle famiglie [palestinesi] scaturiscono dalle pratiche dell'occupazione e dal suo impatto distruttivo sulla nostra societa'."
Coerentemente con il rifiuto di riconoscere Israele, in nessun libro esaminato vengono mai citati i contenuti degli accordi di pace di Oslo. La soluzione comunemente prospettata per il conflitto in corso viene indicata come la "liberazione della Palestina" e il ritorno di tutti i profughi alle loro case. "Una volta su quattro la menzione della liberazione si riferisce ai confini pre-67 - spiega Manor - Le altre tre volte si riferisce alla situazione che precedeva la nascita di Israele nel 1948". La jihad [guerra santa] e il martirio vengono celebrati ne' piu' ne' meno come nei libri di testo precedenti.
Sebbene nei nuovi testi, per la prima volta, l'ebraismo venga riconosciuto come una religione "celeste" ovvero monoteista, tuttavia non compare nessun riconoscimento degli ebrei come un popolo legato alla terra d'Israele o ai suoi luoghi santi sul piano storico, culturale, religioso. Gli ebrei nel conflitto vengono tipizzati unicamente come "oppressori" e "carnefici".
Dei pochi elementi di cambiamento Manor dice che "e' difficile valutare quanto peso abbiano". Rispetto ai testi precedenti, i nuovi libri mostrano una concezione un po' piu' ampia della tolleranza e del pluralismo. Ma, dato il contesto, non e' chiaro se queste nozioni arrivino a comprendere anche gli ebrei. Notevole il fatto che un testo di grammatica per l'ottavo anno contenga la seguente affermazione: "Per un uomo e' bello morire per la patria, ma ancora piu' bello e' vivere per la patria". Si registrano anche alcune frasi contro il terrorismo a danno dei civili, puntualmente accompagnate tuttavia dalla celebrazione dei gruppi armati che praticano esattamente quel terrorismo.
Manor, che intende incontrare i responsabili per l'istruzione dell'Autorita' Palestinese, spera che il rapporto possa indurre maggiori cambiamenti nella societa' palestinese e nel dibattito in Europa e altrove. "La gente - conclude - deve capire che l'istruzione e' un elemento essenziale per garantire il successo della Road Map".

(Jerusalem Post, 22.07.03)

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Non solo
by Lollo Tuesday, Jan. 20, 2004 at 3:03 PM mail:

avete letto sul corsera di ieri? Ai prossimi mondiali di nuoto in Giordania i nuotatori israeliani non sono ammessi.
Per andare alle olimpiadi occorre partecipare ai mondiali. Dunque i nuotatori israeliani non parteciperanno alle olimpiadi. Carini, no? Neppure tanto razzisti.....

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Bambini palestinesi fanno aquilone con testo in arabo e ebraico
by Tom Tuesday, Jan. 20, 2004 at 3:14 PM mail:

Bambini palestinesi ...
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I make kites.

Last Saturday, I flew this kite at the beach.

A woman approached me and asked me about it.

I explained that this is my art.

She told me she paints.

She told me that in Russia they were far away from all this.

Now she has a son who is a soldier, in the war. She worries a lot about him.

Then she asked me why I wrote the Arabic before the Hebrew.

I told her it was a design issue and then I thought some more and told her that after the war, we will not care which comes first, the Arabic or the Hebrew.

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X SQUALO E LOLLO
by cippi Tuesday, Jan. 20, 2004 at 3:21 PM mail:

poveri nuotatori israeliani! e ke dire dei libri cattivi cattivi dei palestinesi brutti e kamikaze?

ALè Bambocci trovatevi un altro sito per depositare le vostre scorie mentali!! aria!

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Emerson
by x cippi l'ipocrita Tuesday, Jan. 20, 2004 at 3:31 PM mail:

Se un qualsiasi paese del mondo occidentale avesse rifiutato l'ingresso ai nuotatori Giordani, qui in Indymedia avreste gridato allo scandalo, al razzismo, alla discrminazione, all'autodeterminazione x tutti i popoli, etc.

Come sempre, 2 pesi e 2 misure.

Ipocrita.

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...
by rome Tuesday, Jan. 20, 2004 at 4:21 PM mail:

Per curiosità, Emerson, fammi fare una domanda un po' off topic. C'è un uomo politico israeliano che stimi e nelle cui idee ti riconosci?


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Notizia interessante
by gui Tuesday, Jan. 20, 2004 at 4:28 PM mail:

A parte il fatto che non ci sarebbe troppo da ridire su certi argomenti trattati sui libri scolastici palestinesi (p.es. difficilmente vedrei chi potrebbe negare l'impatto dell'occupazione sulla nascita di problemi di violenza nelle famiglie palestinesi), e' chiaro che vengono poco rispettati i "criteri di base raccomandati dall'UNESCO".

Pero'...

Pero' qui stiamo parlando di un popolo che tira a campare sotto un occupazione militare dele piu' dure - e che va' sempre peggiorando. Quindi, prima di portare un giudizio sui testi scolastici in Palestina, mi piacerebbe sapere cosa dice il Center for Monitoring the Impact of Peace sui testi scolastici in Israele. Anzi, per andare sul concreto, vorrei proprio sapere p.es. come vengono menzionati i Territori Occupati (Palestina o Giudeo-Samaria?), quale sia la "soluzione comunemente prospettata per il conflitto in corso", se compaia qualche riconoscimento dei palestinesi come un popolo legato a quelle terre ecc.

Solo dopo potremmo discutere delle colpe della politica palestinese in materia didattica...

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squalo scemo e pedofilo
by antisqualo Tuesday, Jan. 20, 2004 at 5:17 PM mail:

L'EREDITà DEGLI ACCORDI DI OSLO
I manuali di storia palestinesi sotto accusa


Una delle prime misure prese dal nuovo governo israeliano è stata ritirare dalla lista dei manuali scolastici il libro «Un mondo di trasformazioni», che dava una visione a mezze tinte della storia dello stato ebraico. Qualche mese fa, una campagna mediatica internazionale ha accusato l'Autorità palestinese di usare libri scolastici con forti connotazioni antisemite. Un'inchiesta sul campo rivela che, al di là di biasimevoli «dimenticanze», ciò che si rimprovera principalmente a questi libri è il loro rifiuto della visione israeliana della storia della Palestina.

di ELISA MORENA*
«Non c'è alternativa alla distruzione di Israele». È con questa citazione, in lettere maiuscole e grassetto, che si apre il sito web della lobby americana Jews for Truth Now (Ebrei per la verità adesso) (1). Questo gruppo, tra il novembre e il dicembre scorso, ha pubblicato su diversi giornali americani e israeliani un inserto che riprendeva questo slogan e ne indicava la fonte: un'enciclopedia - Il nostro paese, la Palestina (2) - citata nei nuovi manuali scolastici palestinesi per la prima media. La lobby stabilisce quindi un chiaro collegamento tra l'Intifada e l'«indottrinamento antisemita» cui sono sottoposti i palestinesi fin dalla più tenera età. Ed esorta le Nazioni unite a costituire una commissione internazionale di inchiesta sulle «idee razziste diffuse dai libri dell'Autorità palestinese, che contengono anche appelli al genocidio».
Questa controversia, scatenata nell'autunno scorso mentre scoppiava la seconda Intifada, traeva origine da uno studio condotto da una Ong americana, il Cmip (Center for Monitoring the Impact of Peace - Centro di monitoraggio dell'impatto della pace) dal titolo «I nuovi manuali scolastici dell'Autorità Palestinese per la prima elementare e la prima media». I ricercatori che lo avevano redatto proclamavano che questi libri «non cercavano minimamente di insegnare una cultura di pace e di convivenza con Israele, ma esattamente il contrario (3)». La conclusione che si poteva trarre da questo rapporto, tradotto in varie lingue, era chiara: l'Autorità instilla una cultura dell'odio che spiegherebbe il «fanatismo» dei palestinesi.
Dopo la guerra del giugno 1967 e l'occupazione israeliana, gli alunni della Cisgiordania e della striscia di Gaza utilizzavano rispettivamente i manuali scolastici giordani ed egiziani, con alcune modifiche imposte da Israele per eliminare i riferimenti antisemiti e antisionisti.
Nel 1991, dopo l'inizio della Conferenza di Madrid, i palestinesi hanno cominciato a preparare la costituzione di quei ministeri che sarebbero sorti tre anni più tardi con l'instaurazione dell'Autorità palestinese. Ottanta palestinesi dei Territori e della diaspora hanno iniziato a lavorare su un programma scolastico unificato per tutta la Palestina (striscia di Gaza e Cisgiordania). Nel 1994, è stata proprio questa una delle principali preoccupazioni del professor Na'im Abul-Hommos, nuovo vice-ministro della pubblica istruzione: «Il sistema educativo che abbiamo ereditato versa in uno stato pietoso.
Classi sovraffollate, carenza di insegnanti e manuali scolastici obsoleti, scritti prima del 1967. Che, ad esempio, segnalano agli alunni di Gaza la grandiosità del regno d'Egitto [diventato repubblica nel 1953] e i suoi venti milioni di abitanti!». Per preparare il nuovo corso, sono stati consultati decine di insegnanti e di professionisti del settore pubblico e privato, ed è stato creato un centro dedicato allo scopo. Inoltre, sono stati sollecitati l'Unesco e altri paesi arabi, fra cui il Marocco. Risultato: un documento di settecento pagine è stato sottoposto al voto del Consiglio legislativo e approvato all'unanimità. Nel 1998, si sono cominciati a scrivere i primi manuali per le prime elementari e le prime medie, grazie ad una donazione fatta dall'Italia tramite la Banca mondiale. I nuovi libri sono stati messi a disposizione degli scolari nel settembre 2000, con l'intenzione di coprire tutte i livelli ad un ritmo di due classi l'anno. Nel frattempo, sono state utilizzate le nuove edizioni dei manuali giordani e egiziani. Yohanan Manor, vice-presidente del Cmip, nega ogni connessione con la lobby californiana Jews for Truth Now. Annuncia anche che la querelerà per aver utilizzato il rapporto in malafede (nel sito web di Jews for Truth Now c'è un link con il rapporto del Cmip). Tuttavia, lo studio del Cmip riprende la stessa citazione dell'enciclopedia Il nostro paese, la Palestina: «non c'è alternativa alla distruzione di Israele». I funzionari del ministero dell'educazione palestinese ribattono che il libro citato nel manuale scolastico è stato scritto nel 1947, quando Israele ancora non esisteva. Ma, secondo il responsabile del Cmip, di questo libro è stata fatta un'edizione riveduta nel 1965, che riporta effettivamente la citazione incriminata (la quale non è comunque espressamente menzionata nel manuale scolastico). Fatte le dovute verifiche, vediamo che l'edizione citata nel manuale palestinese è quella del 1947 e non può quindi fare alcun riferimento ad Israele, creato nel 1948.
Più in generale, il Cmip sottolinea il tentativo dei manuali di «delegittimare» Israele. Le citazioni riguardano la storia del conflitto, la «conquista» sionista della Palestina tra il 1917 e il 1948, l'espulsione dei palestinesi, ecc. Si tratta di capire se è necessario, per la pace, che i palestinesi rinuncino ad un loro approccio alla storia e si uniscano a coloro che considerano l'impresa sionista legittima. Chiunque parlerà - come fanno anche numerosi storici israeliani - dell'espulsione dei palestinesi sarà forse automaticamente accusato di «istigazione al genocidio»? Dobbiamo davvero rimproverare uno di questi manuali per la sua glorificazione di Ezz El Din El Qassam, uno degli eroi della lotta palestinese degli anni '30, solo perché il suo nome è stato ripreso dal braccio militare di Hamas? Più problematiche sono le «dimenticanze» dei manuali. Lo studio del Cmip nota che i manuali di geografia e di educazione civica per le prime medie presentano varie cartine della Palestina in cui non compare Israele, ma solo le città della Cisgiordania e di Gaza e quelle in cui, all'interno dello stato ebraico, era presente (Jaffa, Haifa) od è presente (Nazareth) una consistente comunità palestinese. Un'altra cartina segna chiaramente la striscia di Gaza e la Cisgiordania, mentre la posizione di Israele è lasciata all'immaginazione del lettore.
Quanto agli accordi di Oslo del 1993 tra Israele e l'Organizzazione per la liberazione della Palestina, sono citati appena (a proposito del ritorno dell'Olp in Palestina).
A queste osservazioni, Abul-Hommos risponde che per il momento Israele si rifiuta di definire le proprie frontiere: da qui la decisione del ministero di non indicarle. Con o senza frontiere, abbiamo tuttavia difficoltà a capire perché nella carta venga ignorata l'esistenza stessa dello stato ebraico, al punto che il suo nome nemmeno vi figura.
Rispetto agli accordi di Oslo, il ministro sottolinea: «Hanno portato solo delusioni e frustrazioni ai palestinesi. La maggior parte dei riposizionamenti israeliani non sono avvenuti nel modo previsto e la costruzione delle colonie ebraiche non è mai stata tanto prolifica.
Vorreste forse che li elogiassimo?». Ma, senza elogiarli, perché passarli (quasi) sotto silenzio?
Il Cmip ha finito per imporre la sua versione unilaterale dell'interpretazione dei manuali scolastici palestinesi. Nel dicembre scorso, l'Italia decideva, a seguito di forti pressioni parlamentari, di interrompere i finanziamenti al programma scolastico palestinese. La Banca mondiale informava il ministro della pubblica istruzione palestinese che il denaro destinato alla stesura e alla stampa dei manuali per le classi previste e alla formazione degli insegnanti sarebbe stato dirottato su altri progetti.
Altro argomento che ha provocato una levata di scudi è il capitolo sulla tolleranza inserito nel manuale Educazione nazionale per le prime medie. In un disegno si vedono due palestinesi, uno cristiano e uno musulmano, che si stringono la mano. Il Cmip deplora il fatto che nel disegno non ci sia anche un ebreo o un israeliano, asserendo che storicamente l'islam ha offerto protezione tanto ai cristiani che agli ebrei. Per Abul-Hommos, lo studio del Cmip non considera il fatto che questo manuale deve rendere conto della realtà nazionale della Palestina, ossia di un paese abitato da cristiani e musulmani.
La professoressa Ruth Firer, responsabile di un altro studio, finanziato dall'istituto di ricerca Truman per il progresso della pace (4), confuta le accuse proferite dai suoi colleghi del Cmip: «Questo capitolo non ha nulla di eccezionale e ha un approccio simile a quello della maggior parte dei manuali scolastici del mondo. Il che dimostra come il Cmip non abbia alcuna esperienza pedagogica o didattica e come questo studio sia motivato da considerazioni di stampo squisitamente politico. Mira cioè a mostrare che una pace con i palestinesi è impossibile».
Se riconosce che i risultati delle sue ricerche non sono molto diversi da quelli del Cmip, Ruth Firer si discosta dall'interpretazione che di essi è stata data e dall'uso che ne è stato fatto: «L'argomento della mia ricerca è il modo in cui viene raccontato il conflitto arabo-israeliano dai manuali scolastici adottati dai due popoli a partire della fine del XIX secolo; il mio obiettivo è mostrare la visione dell'Altro, capire come è cambiata e perché. Perché si cominciassero ad ammettere le responsabilità di Israele nell'esodo palestinese, ci sono voluti cinquant'anni. Per la prima volta, i palestinesi hanno potuto elaborare propri testi. Non è né giusto né intellettualmente onesto paragonarli a quelli oggi usati in Israele».
E rincara la dose: «È sempre più facile che l'occupante mostri segni di generosità verso l'occupato piuttosto che il contrario. Gli israeliani ignorano la realtà quotidiana nei territori occupati e non capiscono che gli accordi del 1993 non hanno fornito ai palestinesi la promessa prosperità». Aggiunge infine: «I nuovi manuali palestinesi contengono molti meno stereotipi negativi nei confronti degli ebrei e degli israeliani di quanti ne contenessero i manuali egiziani e giordani adottati in precedenza».
Firer precisa: «Fino agli anni '60, i manuali israeliani non erano altro che puri strumenti di propaganda sionista, zeppi di cliché razzisti nei confronti dei goyim [non ebrei] e anche degli ebrei orientali, senza contare che non prendevano neppure in considerazione l'esistenza di un popolo palestinese». L'attuale polemica va quindi inserita in questo contesto, segnato da profonde differenze di percezione e esperienze divergenti.
Yohanan Manor riconosce che i manuali israeliani, a suo avviso nettamente più favorevoli alla convivenza di quelli palestinesi, non sono comunque perfetti: «I libri scolastici normalmente adottati nelle scuole ultra-ortodosse contengono spesso passaggi estremamente scioccanti e razzisti nei confronti degli arabi (5)». Dice di averne informato il ministero della pubblica istruzione israeliano. Ma le sue constatazioni, a differenza di quelle relative ai manuali palestinesi, non hanno fatto il giro del mondo...
Sforzandosi di rompere stereotipi ben consolidati, Firer lavora con i suoi colleghi palestinesi ad un modello di manuale per la quinta elementare basato su valori comuni, che è già stato testato su alcuni alunni israeliani e palestinesi - ne esistono infatti due versioni distinte. «Questi manuali - ci spiega - potranno diffondersi solo nel momento in cui la situazione politica si sarà normalizzata».
Intanto, lei continuerà a favorire la cooperazione tra professori palestinesi e israeliani.
Un approccio che si situa agli antipodi da quello invocato da Yohanan Manor del Cmip: «Con la firma degli accordi di Oslo, palestinesi e israeliani hanno accettato di riconoscere il reciproco diritto di esistere. È deplorevole che i manuali palestinesi non rispecchino questa decisione storica e non riconoscano la legittimità di Israele.
Questo riconoscimento è forse sinonimo di sofferenza per loro, ma anche il nostro esilio è stato per noi fonte di sofferenza».
Al che Na'im Abul-Hommos ribatte: «Abbiamo incentivato e continueremo a garantire la pubblicazione di libri, realizzati da palestinesi per i palestinesi, miranti ad insegnare varie materie e soggetti a revisioni permanenti in funzione della realtà in cui viviamo, sia dal punto di vista scientifico che politico e culturale. I nostri libri non sono il Corano, possono essere sempre rivisti». Accusa poi il Cmip di essere un'organizzazione di estrema destra, opinione condivisa dalla professoressa Ruth Firer. Il relatore del rapporto, Itamar Marcus, è un noto colono di Efrat, colonia ebraica costituita nel 1982.
Quanto alle dieci classi per cui bisogna ancora scrivere i manuali, Abul-Hommos spera di trovare altri finanziamenti esteri: «A patto, però, di non subire censure o ingerenze di sorta. Altrimenti, dovremo contare solo sulle nostre forze». Ci dice che ogni alunno ha versato cinque shekel (circa 200 lire) al Centro per lo sviluppo del programma scolastico che dipende dal suo ministero; un gesto simbolico, che tuttavia consentirà al centro di continuare a funzionare ancora per qualche mese. Perché il Centro, come tutte le istituzioni pubbliche palestinesi, è asfissiato da una strategia repressiva che, più di qualsiasi manuale, contribuisce ad approfondire il fossato tra palestinesi e israeliani.

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spiegazione
by Squalo Tuesday, Jan. 20, 2004 at 5:21 PM mail:

Che male c'è se scopo con i bambini di 6-8 anni?
Loro sono consezienti e io godo!

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Squalo fallito accannato dalla donna
by sbranasquali Tuesday, Jan. 20, 2004 at 5:30 PM mail:

Quei libri di testo palestinesi


Gianfranco Brusasco

Una delle più diffuse argomentazioni degli epigoni delle posizioni ufficiali israeliane riguarda il fatto che i testi scolastici editi dall'Autorità nazionale palestinese (Anp) predicherebbero la violenza, se non addirittura l'antisemitismo e inciterebbero alla distruzione dello stato d'Israele. Personalmente, ce lo siamo sentiti ripetere non solo durante dibattiti in Italia, ma anche in Israele sia da rappresentanti ufficiali di istituzioni pubbliche di vario genere sia da semplici cittadini. Un'aggravante, poi, viene considerato il fatto che i libri in questione sarebbero stati finanziati dall'Unione europea e dalla Cooperazione italiana. Questi enti, a suo tempo, hanno già risposto nel merito, con apposite e argomentate note di precisazione e smentita. Ciò che ora cerchiamo di documentare è che si tratta di un falso, probabilmente uscito da organi di disinformazione, a testimonianza della gravità cui è arrivata la contrapposizione frontale in Medio oriente.
In Israele opera una Onlus, il Center for Monitoring the Impact of Peace, registrata nel 1988 nello stato americano di New York, che ha studiato la questione e ha pubblicato due documentati rapporti - per un totale di oltre 200 pagine a stampa - su tutti i testi per le scuole attualmente utilizzati in Israele e su tutti quelli pubblicati dall'Anp negli anni 2000-2001. In un breve articolo non è possibile dilungarsi in analisi particolareggiate, ma ci pare di qualche utilità riferirne le conclusioni. Sarà anche interessante verificare il contenuto dei testi di quel 20% di studenti israeliani di lingua e cultura araba, quando il relativo Rapporto, come preannunciato, verrà reso noto.
Teniamo conto, innanzi tutto, che in Israele, per gli studenti ebrei, accanto ad un contesto scolastico statale, con un carattere più o meno marcatamente religioso, ne esiste uno gestito direttamente dalle scuole ultra ortodosse, cui in genere fanno riferimento i coloni. A fare della propaganda razzista e a incitare all'odio, sono proprio questi ultimi testi. Ma parliamo di quelli più "ufficiali" di entrambi i campi. In sostanza, ci troviamo in un quadro generale in cui sono molto diffusi gli atteggiamenti manichei: tutto il bene da una parte (la propria), tutto il male dall'altra. Omissioni, strumentalizzazioni, mancanza di rispetto verso "l'altro", distorsioni della storia e della realtà, sono speculari nei testi delle due comunità.
Una vera coesistenza pacifica tra i due popoli si sarebbe potuta conquistare solo con un lungo e paziente lavoro, anche nel caso di sviluppo ottimale del processo di pace. Come sappiamo, questo processo è in una crisi drammatica da più di due anni. Siamo in guerra. In questa situazione è difficile aspettarsi atteggiamenti amorevoli verso gli "altri". D'altronde anche da noi la narrazione storica ha fornito ai nostri studenti immagini raramente positive degli altri popoli. Anche nei testi scolastici di cui ci occupiamo tutto ciò si esplicita nell'esaltazione del proprio diritto e nella negazione di quello altrui, in modi assolutamente speculari, dall'uso della terminologia alla distorsione della storia e della stessa geografia. Così per gli uni esiste solo "Eretz Yisrael", come per gli altri esiste solo la Palestina, in entrambi i casi dal Mediterraneo al Giordano, o, spesso, fino al Tigri ed Eufrate (la toponomastica usa quasi solo le proprie dizioni e non quelle altrui, le carte geografiche sono parziali e tendenziose per entrambi). La stessa lingua dell'altro è quasi sempre ignorata, i dati demografici sono taciuti o interpretati capziosamente. In particolare, l'identità culturale e nazionale dei palestinesi non esiste: essi, decine di volte, nei testi israeliani, vengono chiamati semplicemente "arabi di Eretz Yisrael".
Lo stesso episodio storico assume connotazioni diverse a seconda che compaia su un testo israeliano o uno palestinese. Per gli uni, il conflitto del 1948-1949 è guerra di indipendenza e per gli altri "nakhba" (catastrofe). Così avviene anche per Gerusalemme e i Luoghi santi: ognuno sottolinea esclusivamente i propri diritti e nega quelli altrui, a volte esplicitamente, altre volte di fatto. Ciò è fatto con particolare virulenza nei testi delle scuole ultra ortodosse.
Se nei testi palestinesi non è frequente trovare il riconoscimento dello stato di Israele, in quelli israeliani non c'è mai, assolutamente mai, alcun riferimento allo stato palestinese da istituire, anche quando si parla di "accordi" già sottoscritti. Del resto si possono ancora oggi trovare - in quei testi - riferimenti all'Olp come "organizzazione terrorista". Posizione non molto lontana da quelle espresse dal governo di Sharon. I "rifugiati", per gli uni, sono stati semplicemente "espulsi con la forza" e devono automaticamente tornare a casa (come se non fosse successo nulla in questi decenni); per gli altri, sono stati fatti allontanare dai loro stessi capi, mentre avrebbero potuto continuare a vivere pacificamente accanto agli israeliani ma se hanno scelto di abbandonare quella terra, mai e poi mai vi torneranno.
Se tutti i testi palestinesi esaltano la lotta per la liberazione della propria terra - fino al sacrificio della vita - ma mai esaltando direttamente gli attacchi suicidi, non mancano testi israeliani che sostengono che il loro sistema scolastico deve essere finalizzato a educare i giovani ebrei a "essere pronti a sacrificare le proprie vite". Il Rapporto Cmip osserva anche che in qualche caso, poesie e inni patriottici palestinesi sono stati "autocensurati" proprio omettendo i versi più bellicosi. Quanto poi all'accusa più grave, quella di antisemitismo e di "incitamento allo sterminio", ebbene, di tutto ciò nei testi esaminati, secondo lo stesso Rapporto, non c'è traccia alcuna. L'unico possibile riferimento, in qualche modo riconducibile a posizioni di quel genere si trova in un'antologia palestinese dove viene citato un autore, il quale, nel 1964, in un suo scritto, aveva detto "non c'è alternativa alla distruzione di Israele". Affermazione certamente inaccettabile. Ma il particolare estremamente significativo è che questo brano, nell'antologia, non è stato riportato e sono gli uomini del Cmip che sono andati a cercarselo in un libro vecchio di quasi quarant'anni ripubblicandolo nel Rapporto, e permettendo a qualcuno di fare confusione o, peggio, di strumentalizzare il dato.
In conclusione, nonostante a volte sembri che gli stessi autori del Rapporto si vedano costretti ad ammetterlo a malincuore, nei testi palestinesi c'è esaltazione patriottica e nazionalistica sì, ma non in modo dissimile dai testi israeliani.

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vabbé, va'
by Lollo Wednesday, Jan. 21, 2004 at 8:22 AM mail:

http://www.edume.org/index.htm

fatevi un'idea da soli, se avete il tempo. Questo è il sito del CMIP. Enjoy.

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ecco qua'
by xxxxxxx Wednesday, Jan. 21, 2004 at 2:56 PM mail:

VEDETE LA DIFFERENZA?

Executive Summary - Main Findings

Despite the deterioration in the conflict between Israel and the Palestinians since September 2000, no negative changes were noted in the new textbooks with regard to the image of the Arabs, the description of the conflict, the presentation of Islam, questions of war and peace and education to tolerance and conciliation. On the contrary, the positive trends noted in the earlier report have, if anything, been strengthened.

There are some innovations, as in a textbook published by the Ministry of Education, which presents the pupils with information on an issue little known even to the majority of the Jews: those Arabs who are the "absent present" (1) . The textbook also deals with the Israel Lands Law, 5720-1960, and its implications for the Arabs of Israel.

A number of textbooks have aroused public controversy by certain groups, who have accused them of "post-Zionism" and "self-hatred". These textbooks were reviewed in the previous report and with one exception,(2) are still included in the list approved by the Ministry of Education.




A: State and State Religious Stream
Education to reconciliation, tolerance and peace.
In no book is there any call for war or violence against the Arabs. Peace is presented not only as a Utopian aspiration, but also as a reachable political goal.

The majority of the textbooks place responsibility for the outbreak of the Arab-Israeli wars on the Arabs. Two textbooks contain a critique of Israeli policy regarding the Yom Kippur War and the battle on the Golan heights during the Six-Day War.

The new textbooks give information about the peace agreements between Israel and Arab countries and the Palestinians, in particular on the question of the borders between Israel and the Palestinian Authority.


Factual presentation of the Arab and Palestinian political position.

The Palestinians' struggle is presented as that of a national movement whilst not identifying with their aims.
The conflict between the Israelis and the Palestinians continues to be presented as a clash between two national movements, thus legitimizing the existence of the Palestinian national movement. None of the new textbooks contains indoctrination against the Palestinians as a people.


Islam is presented in a positive light and its doctrines facrtually explained.

Information is provided about Muslim holy places and sites holy to both Muslims and Jews.
Places holy to the Jews and also held holy by the Muslims or Christians are mentioned. Traditions that have developed around Jewish holy sites or personalities that are shared by both Jews and the Muslims are depicted in one of the textbooks.


No instance of education to hatred of the Arabs or of any other people was found.
In the new editions of literature readers, stories depicting Arabs in a positive light continue to appear. The textbooks approved by the Ministry of Education still include literature readers that contain stories written by Palestinian and other Arab authors.


No illustrations or caricatures depicting Arabs in a negative light are to be found in the books.

New elements are introduced to heighten the pupils understanding of the Arab point of view concerning the conflict.
Textbooks approved by the Ministry of Education continue to present the Palestinian point of view both with regard to the unfolding of the conflict and responsibility for the refugee problem. Some textbooks blame the Arab leadership for bringing about the flight of the Arabs. A new dimension is the reference to towns of mixed Jewish and Arab population and the chain of events that led to the flight of the Arabs from these towns.


Civics textbooks present the pupil with details of the debate over the national character of the State of Israel: Israel as a Jewish state vis-?-vis Israel as a state for "all its citizens".

The national and cultural identity of the Israeli Arabs is discussed in detail.

The main atlases provide information on Palestinian Authority areas.
The atlas most commonly used in the State and State Religious schools continues to include a map which shows the area of the West Bank with its division into Areas A, B and C. In the 2002 edition the map of the areas of the Autonomy is updated to include the latest changes. (see Appendix I)


In the other atlas the "Area of the Palestinian Autonomy" is colored gray within the map of Israel. On the physical maps in both atlases the political borders with Jordan and Egypt are marked, without any indication of the green line.


Use of multidisciplinary textbooks
There is a growing tendency to use multi-disciplinary textbooks that integrate history, geography, environmental studies, archeology and Jewish thought in an effort to encompass multi-faceted and complex issues.




B: Ultra-Orthodox Stream
There is a marked difference between the textbooks of the State and State Religious schools and those of the ultra-Orthodox stream, whose approach to sensitive issues continues to highlight trends contrary to those listed above.
The differences detailed in the previous report still exist.

Language is used that conveys an air of superiority and negative expressions appear.

The map of Israel always includes all of the territory between the Mediterranean Sea and the River Jordan. Many of the textbooks show maps of the Middle East on which only Israel's name appears, the territories of the surrounding Arab countries being depicted without indication of their names.



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Notes


1) Inhabitants of Arab villages who, out of security considerations, were during the War of Independence in 1948 evacuated to neighboring villages with the intention of remaining there until the end of the war, but were in fact never allowed to return to their original villages.

2) "World of Change", a history book for the ninth grade, dealing with the period between the end of the First World War and the assassination of Yitzhak Rabin, published by the Ministry of Education and Ma'alot. This textbook was removed after a committee of academic experts severely criticized its quality.

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non è la sola
by ma dai Wednesday, Jan. 21, 2004 at 4:07 PM mail:

.. vi siete dimenticati della cartina israeliana sul touring senza la palestina?

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no
by xxxx Wednesday, Jan. 21, 2004 at 5:18 PM mail:

nonl'ho vista.
ma chi e' che pubblica le cartine sul touring? gli israeliani?

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no
by risposta Wednesday, Jan. 21, 2004 at 6:57 PM mail:

..ma non hanno protestato...pensa se fosse avvenuto il contrario. poi questo è materiale ormai vecchio: c'è stata la road map, c'è stata ginevra e allora a che serve tutto ciò?

PS: inoltre


1) Israele non ha mai annesso Cisgiordania nè Gaza;
2) La comunità internazionale considera tali territori, + Gerusalemme Est, NON parte di Israele.
Pertanto la decisione del Touring di segnare tutta la Palestina come Israele mi pare speculare alle cartine OLP che non segnano Israele.

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